Renzi
difende a spada tratta il lavoro fatto con il Jobs Act, come "tutti i tre
anni di grandi passi avanti", ma è un tassello al quale ne vanno aggiunti
altri per rispondere alla questione di fondo: come sostenere un sistema di
protezione a chi resta fuori dal processo di innovazione.
"Fermare
il progresso e la tecnologia o pensare di rallentare è assurdo", sostiene
l'ex premier: "Le invenzioni, dalla stampa all'automobile, hanno avuto
sempre ricadute sociali. Compito della politica è ora affrontare i problemi che
derivano dalla rivoluzione digitale e i costi in termini di perdita di posti di
lavoro". Ma, aggiunge, "contesto la risposta grillina al problema.
Garantire uno stipendio a tutti non risponde all'articolo 1 della nostra Costituzione che parla di lavoro non di stipendio. Il lavoro non è solo stipendio, ma anche dignità. Il reddito di cittadinanza nega il primo articolo della nostra Costituzione", invece "serve un lavoro di cittadinanza".
Garantire uno stipendio a tutti non risponde all'articolo 1 della nostra Costituzione che parla di lavoro non di stipendio. Il lavoro non è solo stipendio, ma anche dignità. Il reddito di cittadinanza nega il primo articolo della nostra Costituzione", invece "serve un lavoro di cittadinanza".
Dichiarazioni riportate da: http://www.huffingtonpost.it/2017/02/26/matteo-renzi-lavoro-di-cittadinanza_n_15020652.html
Vogliamo subito dirle che siamo d’accordo con Lei, signor ex Presidente Renzi, un lavoro dignitoso per tutti. Ma nel frattempo che facciamo se non abbiamo i mezzi di sopravvivenza.
Signor ex
Presidente Renzi le ricordiamo che oltre all’articolo 1 della Costituzione,
esiste anche l’articolo 38. ,,, I lavoratori hanno diritto che
siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso
di infortunio, malattia, invalidita` e vecchiaia, disoccupazione involontaria.
,,,
Ci pare
addirittura ovvio ribadire che sono
lavoratori quelli che perdono un lavoro e sono lavoratori anche i giovani e
meno giovani che cercano una prima occupazione che non hanno mai trovato.
Il problema
essenziale è che chi versa in stato di disoccupazione spesso non ha i mezzi
necessari alla sopravvivenza; ci sono lavoratori che sono assistiti dall’istituto
dell’indennità di disoccupazione e ci sono lavoratori che non sono assistiti da
tale istituto. Il perdurare per mesi e
spesso per anni in condizione di disoccupazione porta a disagi fisici e psichici che possono
determinare stati elevatissimi di disperazione fino al suicidio; come possono determinare scelte di lavoro in
nero e scelte di attività criminose. La condizione di disoccupazione è
umiliante e mortificante, ma l’ulteriore
miseria che ne deriva è mortale per gli individui e per la stessa
società.
La società capitalista ha sempre considerato
la disoccupazione come una condizione frizionale necessaria per oliare il
meccanismo del mercato del lavoro; ed ha
considerato un 5% di disoccupazione come tollerabile per il meccanismo; il
cosiddetto “esercito di riserva” da mantenere in un perenne stato di povertà. Ora
che la percentuale è diventata così elevata anche molti capitalisti cominciano
ad essere preoccupati. Ma la nostra, disapplicata Costituzione, ha sempre
previsto l’art. 1 e l’art. 38; articoli che non tollerano nessuna percentuale di miseria per chi vive in
stato di disoccupazione.
Applichiamola la nostra Costituzione, signor
ex Presidente Renzi, e diamo ai disoccupati un lavoro dipendente pubblico o
privato che sia, oppure aiutiamoli a trovare un modo per avviarsi verso una
attività di lavoro autonomo. Facciamo di
tutto per trovare un lavoro ai nostri cittadini, ma dobbiamo dare una mano a
chi è sprovvisto di ogni reddito e non lasciarlo nella miseria.
Non è una questione di nomi ma di contenuto, possiamo chiamare quella mano di aiuto: reddito
di cittadinanza, indennità di disoccupazione generalizzata, o addirittura
reddito di base incondizionato. Certo ci sono diverse sfumature in questi nomi,
diversi approcci, diversi modi
organizzativi. Ma al momento dobbiamo registrare che durante il periodo della Sua
permanenza come Presi dente del Consiglio non è decollato neanche il misero
reddito di povertà di 300 euro al mese, come non si affrontata neanche a
livello di studio una indennità di disoccupazione generalizzata a chi cerca un
primo lavoro, come non si è neanche costruito uno strumento informatico
pubblico per raccogliere tutta la domanda ed offerta di lavoro a livello
nazionale.
Mi scusi, signor
candidato a ritornare Presidente, se ho usato il Noi rivolgendomi a Lei, ma
parlavo dalla parte dei disoccupati e non mia.
Cordialmente la saluto, ma questa lettera non so se gliela invierò, ci
sto pensando. La inserisco intanto in
questo blog con la logica del naufrago che mette il messaggio nella bottiglia e lo getta nel
grande mare di internet.
Questo blog anni fa inviò al Governo e a quasi tutti i Deputati
e Senatori una proposta minimale, che ebbe deboli riscontri. La inseriamo qui
per memoria.
Inviata al
Governo Letta – raccomandata RR
Le deboli
attenzioni parlamentari
Inviata dopo al
Governo Renzi – raccomandata RR
Comunque non
mancano altre proposte ben articolate:
quella di Sel
e quella del
Movimento 5 stelle, che non riescono ad approdare al dibattito parlamentare.
La foto allegata al post è di Louis Blanc, un politico che
nel 1848 fece realmente qualcosa per costruire un LAVORO DI CITTADINANZA; ma forse conoscere quell’esperienza della
storia è chiedere troppo per i nostri politici. Si allegano alcuni link.
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