giovedì 14 marzo 2019

Il salario minimo in Italia è un’urgenza


Abbiamo bisogno di una norma dove si dice con chiarezza che se un lavoratore viene pagato 3 euro allora per raccogliere pomodori trattasi di riduzione in schiavitù e vanno perseguiti penalmente il datore di lavoro e il mediatore di lavoro.
Vediamo cosa dice Landini segretario CGIL
“Non siamo contrari al salario minimo come concetto ma, visto che tra l'80 e il 90 per cento dei lavoratori italiani è coperto dai contratti nazionali, noi proponiamo di rendere quei contratti ‘erga omnes’, che valgano cioè per tutti. In questo modo, oltre al salario, anche altri aspetti come le ferie diventerebbero per legge i minimi sotto cui non si può andare, minimi non fatti dal Parlamento, ma dalla contrattazione tra le parti. Basterebbe recepire gli accordi interconfederali”. A dirlo è il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, in un'intervista rilasciata al settimanale L'Espresso: “Se invece il Parlamento stabilisce un salario che prescinde dalla contrattazione, e che può essere persino più basso dei limiti contrattuali, diventa una norma di legge che contrasta la contrattazione collettiva.

 Non  sono saccordo con Landini su questo aspetto: la retribuzione minima di unora di lavoro non contrasta con la contrattazione collettiva, perché la contrattazione collettiva può essere sempre migliorativa del minimo. E in tutte le situazioni organizzate il sindacato può esercitare il suo ruolo. Qui si tratta di tutelare i lavoratori che non riescono ad organizzarsi sindacalmente.  Il minimo va considerato come soglia per evitare le condizioni di supersfruttamento, e la norma sulla retribuzione minima va accompagnata dalla funzione di controllo degli ispettorati del lavoro.
Quanto allallargamento dei contratti erga omnes, istituto già previsto, questo non riesce ad influire nelle situazioni di lavoro marginale;  e in molti casi, specie per lavori occasionali e piccolissime aziende, è pressoché inapplicabile. (fr.z)

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La proposta 5 stelle