L’idea di usare il lavoro per affrontare e
risolvere le questioni di immigrazione regolare e clandestina è sicuramente una
buona idea; ma non deve diventare un
occasione di sfruttamento improprio d’immigrati, di arricchimento per qualche
azienda; e soprattutto non deve diventare fonte di divisione tra italiani
disoccupati e immigrati.
Il Governo ha presentato un piano di razionalizzazione
sugli immigrati che presenta qualche spunto positivo e dei pericoli se non
vengono ben chiariti alcuni aspetti.
Si parla di utilizzo degli immigrati (in
attesa di chiarire la loro posizione) per lavori socialmente utili in modo
gratuito.
Intanto
occorre ribadire che non si tratta di lavoro gratuito: l’immigrato ha un costo sociale di
mantenimento che attualmente si aggira sui 32 euro pro capite; in qualche modo il lavoro prestato verrebbe a
compensare tale costo. Ma chiederlo in forma volontaria e gratuita verrebbe a
determinare una differenza tra chi accetta di farlo e chi invece preferirà
non farlo. Posizioni differenti che vanno
trattate in modo differente; di conseguenza è giusto che chi si offre per un
lavoro abbia almeno una minima paga riconosciuta in più. Il costo non
varierebbe di molto e di fronte all’esercizio di una buona volontà verrebbe
corrisposto un compenso che incentiva la scelta.
Poi c’è da dire che va ribadito che il lavoro nel
nostro paese va sempre riconosciuto e compensato. IL LAVORO SI PAGA SEMPRE.
INFINE è ESSENZIALE
che l’opportunità di lavori socialmente utili vada data all’immigrato e
vada data all’italiano disperato in cerca di un’occupazione. Se questo non si
fa si rischia di creare odio, divisione, razzismo, dentro il popolo italiano.
Se chi governa non capisce questo ci sono due interpretazioni: o vuole di
proposito aumentare le contraddizioni in seno al popolo o non sa governare.
Francesco Z.
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