mercoledì 31 dicembre 2014

Chi sono gli statali fannulloni da licenziare

 Se penso che aspettavo un libro che mi aveva spedito un amico e che da 20 giorni non arriva, e forse non arriverà mai,  mi viene voglia di dare retta a Renzi quando parla di licenziamento degli “statali fannulloni”.
Ma i postini sono statali?  Un quesito mica da poco. Da quando l’ente Posta è diventato una SPA, gli stessi postini non lo sanno. Allego qua il link di un dibattito in rete:
Ora un postino che non sa neanche lui chi è può portare la posta a giusta destinazione?
 Un postino con tale crisi d’identità conosce l’articolo 15 della Costituzione che parla dell’obbligo della custodia della posta e della tutela della sua segretezza?
 Un tempo il postino era considerato “Ufficiale postale”, oggi molto spesso è un precario;  una funzione costituzionale è stata ridotta a ben poca cosa.
 Nel gennaio 2009 scrissi una lettera al Presidente della Repubblica sul mal funzionamento della posta nella mia regione, e forse la Presidenza o la sua segreteria intervenne, perché mi arrivò successivamente una lettera di scuse di un dirigente dell’ufficio postale regionale che dava la colpa alla neve.  Questo il link sulla diatriba
Ma nulla cambiò, e ora di fronte a nuovi disservizi non oso fare più reclami;  anche perché dopo la Presidenza della Repubblica mi rimane il Padre Eterno che ha cose ben diverse da fare.
Quando si parla di Statali fannulloni da licenziare allora è necessaria qualche precisazione:
prima di tutto chi sono gli Statali che fanno parte del pubblico impiego e chi sono quelli che non sono né carne né pesce;
poi come si spiega che non sono state applicate misure disciplinari esistenti dal 1957 (DPR. 10 gennaio n.3).  L’art. 78 di tale legge dice: Sanzioni. L'impiegato che viola i suoi doveri è soggetto alle seguenti sanzioni disciplinari:
1) la censura;
2) la riduzione dello stipendio;
3) la sospensione dalla qualifica;
4) la destituzione
Il licenziamento per gli statali, Presidente Renzi, esiste dal 1957 e si chiama destituzione. 
I dipendenti pubblici debbono fare bene il proprio lavoro; per affrontare i disservizi non è tanto la minaccia del licenziamento (già esistente) che risolve i problemi,  ma l’applicazione immediata delle sanzioni minori.
Allora diciamola bene:  molti dirigenti per quieto vivere preferiscono le disfunzioni del servizio rispetto alle grane con i dipendenti e i politici  sono ben tolleranti con i dirigenti inadeguati.  Gli anatemi che i politici, ogni tanto,  hanno sollevato contro gli statali sono state forme di propaganda elettorale. Dare la colpa ai sindacati per eccesso di tutela è un po’ come dare la colpa agli avvocati per il loro ruolo di difensori.    L’equazione è quasi matematica: a politici corrotti stanno dirigenti inadeguati, a dirigenti inadeguati stanno dipendenti pubblici distratti.
 Non è con le eliminazione delle tutele che si raggiungono i risultati ma facendo ogni giorno tutti bene il proprio lavoro.

31/12/14 francesco zaffuto

domenica 28 dicembre 2014

Gli statali e la strana uguaglianza nei licenziamenti

Avanza il Jobs Act in modo alquanto strano:  l’argomento chiave che doveva essere quello di assumere si è trasformato nell’argomento chiave di licenziare. I nuovi assunti del settore privato (se ci saranno)  avranno meno garanzie di conservazione del posto e le imprese,  adducendo motivazioni economiche,  potranno licenziare senza tante preoccupazioni  di ricorsi al Giudice.  Si comincia a prospettare l’ipotesi di allargare le nuove regole sul licenziamento anche ai lavoratori statali (ipotesi fino ad ora solo  prospettata perché il Governo dice che deve essere il Parlamento a decidere in merito).
 Ci sono degli strani amanti dell’uguaglianza che vorrebbero portare tutti i lavoratori allo stesso stato di degradazione e che sostengono che gli statali sono dei privilegiati ed è giusto sarebbe sottoporli alla pratica del licenziamento. Ma il datore di lavoro Stato non è la stessa cosa di un’impresa:  l’impresa ha un suo limite territoriale e può avere anche un limite temporale, l’impresa può avere difficoltà economiche che possono portarla alla chiusura; lo Stato con i suoi enti di decentramento  è pur sempre un ente unico,  non ha un limite temporale, è un ente che dura nel tempo, non ha un limite spaziale, il suo spazio coincide con il territorio della nazione, non può chiudere,  perché se lo Stato fallisce e chiude vuol dire che siamo alle porte di un capovolgimento catastrofico di immane portata. Allora finiamola di cianciare sull’ipotesi di licenziamento degli statali; i lavoratori in sovrannumero in un settore possono essere trasferiti sul piano territoriale o per modifica di mansioni, il problema di licenziamento non esiste, al massimo possono esistere le dimissioni dello statale che non accetta il trasferimento. Parlare di licenziamento degli statali è solo un esercizio di cattiveria ammantato di uguaglianza.
28/12/14 francesco zaffuto
Qualche notizia collegata

Immagine – vaso greco – Procuste giustiziato da Teseo. Procuste,  per un suo strano senso dell’uguaglianza,  sottoponeva malcapitati passanti a particolari sevizie, li metteva su un letto e se troppo bassi li stirava a forza, se troppo lunghi gli amputava i piedi che sporgevano dal letto.  http://it.wikipedia.org/wiki/Procuste

venerdì 19 dicembre 2014

UN COMUNE SENZA DISOCCUPATI, SI PUO’ FARE

Si chiama Marinaleda, è un comune spagnolo di 2.645 abitanti situato nella comunità autonoma dell'Andalusia. Questo piccolo comune, ispirandosi agli ideali del socialismo storico, ha costruito nell'arco di 30 anni un sistema economico e sociale che garantisce la sussistenza dell'intera comunità. Grazie alla cooperativa Humar, il 70% della popolazione residente ha un reddito sufficiente prodotto dal lavoro nei campi e dall'industria della trasformazione. Il resto della popolazione lavora in piccoli esercizi commerciali e ovviamente qualche impiego pubblico in scuole e uffici. Disoccupazione 00,00%
A questo link il servizio

martedì 16 dicembre 2014

Una mano a Patrizia

L'art. 18 si avvia ad essere modificato, ma già il licenziamento per motivazioni economiche e senza giustificazioni fa le sue vittime, figuriamoci quando non si potrà ricorrere al giudice. DIAMO UNA MANO A PATRIZIA
QUI IL LINK PER FIRMARE LA PETIZIONE
Il mio nome è Patrizia e sono stata licenziata da LyondellBasell, una società chimica americana che produce polipropilene e opera all'interno del petrolchimico dell'area industriale di Brindisi.
Il licenziamento sarebbe avvenuto per ragioni legate al riassetto economico dell'azienda, o almeno questa è la spiegazione ufficiale. Su questi licenziamenti non si discute di possibilità di reintegro, è la strategia per opporsi alle impugnazioni davanti ai magistrati del lavoro. Tuttavia io ritengo di esser stata licenziata perchè affetta da cancro. Sono diventata insomma il simbolo di una logica che non è solo quella della prevalenza delle ragioni del profitto sulla vita delle persone, ma è anche il simbolo della logica dell'eccedenza e della rottamazione.
L’agonia è durata oltre due anni, senza parole ma solo ombre apparse improvvisamente nella stanza 22, il 17 novembre 2014 alle 15, ombre armate di un foglio.
Erano in due, uno dei due leggeva velocemente, le parole mi sfuggivano, chiedevo spiegazioni ma quella voce continuava a farsi sentire finendo tutto di un fiato la lettura del testo per concludere: “tutto è irrevocabile e non ci sono margini di conciliazione”.
Pochi istanti per capire di essere soli e di aver perso tutto.
Il rullino della vita si riavvolgeva su se stesso, si sgretolava anche quel tetto costruito con tanti sacrifici, con i risparmi di tutta una vita e con tanti impegni futuri.
In ottobre 2014, l’impianto di Brindisi festeggiava il record di produzione. Posso solo dire “uno su mille non ce la fa” sono infatti oltre mille i dipendenti della società in Italia.
E quindi a 52 anni, dopo 25 anni di servizio, vengo licenziata in tronco, perchè non rientro più "nei piani economici ed organizzativi dell'azienda". Un licenziamento senza avviso di apertura, nonostante io per il mio lavoro abbia dato l’anima e negli anni scorsi lo abbia fatto nonostante una malattia che non può dirsi risolta definitivamente.
In questi giorni aspetto la lettera definitiva di licenziamento, ma chiedo a tutti voi di firmare per chiedere a Basell di gettarla nel cestino quella lettera e darmi un’altra possibilità.
Ringrazio con forte emozione tutti coloro che hanno manifestato in mio favore solidarietà e affetto; tutti quelli che mi hanno circondato con innumerevoli testimonianze di sincero affetto e calore umano e quanti sono stati presenti in un momento della vita in cui ci si chiedono tanti perchè senza trovare una risposta.
Ho bisogno di ritornare al lavoro, anche perché è statisticamente provato che svolgere la normale attività lavorativa riduce significativamente le probabilità di recidiva della malattia oncologica. 
QUI IL LINK PER FIRMARE LA PETIZIONE

lunedì 15 dicembre 2014

Il dopo sciopero



Il 12 dicembre, c’è stata un’adesione allo sciopero generale superiore al 60% in tutti i settori,
milioni di lavoratori hanno sacrificato un giorno di paga con la speranza di
essere ascoltati; un milione e mezzo, oltre a scioperare, sono scesi in piazza
in 54 manifestazioni disseminate per il paese.
Dopo uno sciopero c’è un dopo sciopero: ci si aspettano delle reazioni, delle aperture di dialogo o almeno un atteggiamento di ascolto. Da quel poco che hanno riportato i giornali
ecco come ha reagito il presidente Renzi: "massimo rispetto" per
chi sciopera, ma "non sono tipo da farmi impressionare. C'è un Paese da
cambiare e lo cambierem
o. Non ci facciamo impressionare: a testa alta
andiamo avanti nell'unica direzione possibile per salvare l'Italia". E
"da domani si torna a lavorare sempre fianco a fianco con i sindacati per
le crisi aziendali, ma quanto alla valutazione sulle leggi, le leggi si fanno
in Parlamento: non siamo un governo che cambia opinione perché c'è una
piazza".
Un po’ come dire “io so io e voi ….
Con questo tipo di reazioni,  cosa ci si può aspettare dai lavoratori che hanno scioperato? 

giovedì 11 dicembre 2014

Lo sciopero è sciopero


12 dicembre Sciopero generale

 Il Presidente Renzi smorza i toni: "C'è profondo rispetto per i sindacati, non la pensiamo come loro, cambieremo paese anche per loro ma garantiamo la massima collaborazione istituzionale e mi auguro che si risolvano in poche ore le polemiche tra Lupi e Camusso".  
Lupi, che aveva precettato i ferrovieri, ritira la precettazione. Da parte del sindacato viene  decisa una rimodulazione dello stop da 8 a 7 ore (dalle ore 9 alle 16).

 Toni smorzati o no, lo sciopero è sciopero, costa mediamente circa 60 euro ai lavoratori e non è poca cosa per chi deve far quadrare i conti con la paga di un mese. 
 Si tratta di uno sciopero contro la politica del Governo sul lavoro. 
 I lavoratori dei buoni o cattivi rapporti tra  Renzi e Camusso se ne fanno un baffo: ci vuole un welfare che protegga dalla crisi, ci vuole garanzia per i licenziamenti arbitrari, ci vuole lavoro.

domenica 7 dicembre 2014

Più lavoro se siamo meno cattivi con gli animali

Più lavoro se siamo meno cattivi con gli animali, se passiamo ad un allevamento rispettoso degli animali. Circa 175 milioni di conigli sono macellati ogni anno,  il 99% di questi animali viene allevato in gabbie di batteria; non solo saranno uccisi per diventare alimento per gli uomini, ma per tutto il tempo  della loro vita non potranno vivere la loro vita. Animali che in natura corrono e saltano costretti a vivere prigionieri in uno spazio microscopico. Non mancano certo appezzamenti di terra per fare un allevamento meno cattivo e rispettoso per la vita, non mancano lavoratori visto che c’è tanta disoccupazione. Certo la carne di coniglio potrà costare di più e ne mangeremo di meno, ma ne avrà un beneficio anche la nostra salute perché la poca che mangeremo sarà sicuramente più buona. Qualche regola pubblica e una certificazione obbligatoria per gli allevamenti può creare lavoro e rispetto per gli altri esseri viventi.
07/12/14 francesco zaffuto
Qui il link per aderire alla campagna per un allevamento rispettoso degli animali

venerdì 5 dicembre 2014

Reddito di cittadinanza, una questione centrale

Arriverà in Parlamento in gennaio il disegno di legge sul reddito di cittadinanza del Movimento 5 stelle. Si tratta di una questione centrale per sconfiggere la povertà e per porre rimedio a una società espulsiva. E' importante che si sviluppi dibattito e interesse su questa questione, altrimenti l’argomento verrà archiviato …
Qui il testo integrale

giovedì 4 dicembre 2014

AST TERNI – fatto l’accordo

Non ci saranno licenziamenti, ci saranno solo 290 uscire di lavoratori anticipare volontariamente dietro compenso monetario.

E’ un buon accordo per i lavoratori della AST TERNI, ma in qualche modo riduce complessivamente gli occupati.

mercoledì 3 dicembre 2014

Eredi nel lavoro

Su huffintonpost una notizia esemplare

Vicenza, lascia l'azienda in eredità ai 25 operai. Il funerale in fabbrica di Leonardo Martini, patron della Dioma


Non aveva figli, i parenti più prossimi e più bisognosi erano gli operai. L’augurio ora è quello che questi eredi possano continuare collettivamente nella strada tracciata da Leonardo Martini

martedì 2 dicembre 2014

ILVA pubblica, sì ma non lo stesso film

Questa la dichiarazione del Presidente Renzi tratta da huffingtonpost
"Rimettere in sesto quell'azienda per due o tre anni, difendere l'occupazione, tutelare l'ambiente e poi rilanciarla sul mercato. Ci sono tre ipotesi. L'acquisizione da parte di gruppi esteri, da parte di italiani e poi l'intervento pubblico. Non tutto ciò che pubblico va escluso. Io sono perché l'acciaio sia gestito da privati. Ma se devo far saltare Taranto, preferisco intervenire direttamente per qualche anno e poi rimetterlo sul mercato".
Questo blog ha auspicato per l’ILVA la nazionalizzazione e non può che  salutare positivamente le frasi di Renzi.  Non si può però rifare l’esperimento Italsider.

 Va bene l’ILVA gestita da un soggetto pubblico, che deve risanare l’ambiente, produrre con criteri umani che non danneggiano la salute e sopportabili per l’ambiente;  arrivare a produrre economicamente in pareggio e senza oneri per lo Stato e restare pubblica. Non si può ripetere lo stesso film, ha avuto un pessimo finale, quello di risanare per regalare a privati. 

lunedì 1 dicembre 2014

Svizzeri e migranti, tra il sì e il no

In questo ultimo referendum di fine novembre 2014 gli svizzeri hanno respinto con 73% dei votanti l’ipotesi di mettere un tetto super rigido all’immigrazione. Il referendum promosso dagli estremisti ambientalisti di Ecopop proponeva non più dello 0,2 per cento di nuovi immigrati all'anno. In un referendum sullo stesso tema del febbraio 2014  gli svizzeri si erano espressi per mettere un limite agli immigrati. Apparentemente può sembrare una contraddizione ma rivela che gli svizzeri non hanno problemi razziali nei confronti degli immigrati e che sono disposti ad accettarli purché non stravolgano quel benessere e quel tenore di vita a cui sono abituati. Una immigrazione sì ma in qualche modo ben integrabile nel sistema.
 Come potrebbero rispondere a referendum di questo tipo gli italiani? E’ molto probabile che risponderebbero come gli svizzeri. L’aspetto diverso è che in Italia non ci sta il benessere diffuso che c’è in Svizzera e che la questione migrazione deve fare i conti con l’appartenenza all’Europa comunitaria. Paradossalmente le contraddizioni in Italia sulla questione migranti sono diventate più complesse di quelle svizzere e  su queste contraddizioni i politici preferiscono cavalcare consensi al posto di indicare soluzioni possibili.


Immagine -  foto del lago di Lugano

sabato 29 novembre 2014

L’EUROPEO CAMERUN

L’europeo Camerun, che da poco si è rincuorato dalla possibile scissione della Scozia,  dice che gli immigrati in Gran Bretagna sono troppi; e quando dice questo ci mette dentro anche gli immigrati europei e i circa 550 mila giovani italiani che hanno scelto il suo paese per migliorare il loro destino.  Camerun pensa  all’introduzione di misure che permettano di non garantire il welfare ai cittadini di altri paesi europei per i primi 4 anni di residenza e di rimpatriare chi è disoccupato da oltre sei mesi.
Dimentica l’europeo Camerun che tanti immigrati,  europei e non,  hanno scelto il suo paese “obtorto collo” per imparare l’inglese,  e che tanti portano anche quattrini al suo paese.  Essere europei quando conviene e non esserlo quando non conviene è lo sport più praticato dai politici europei (italiani compresi).
 Riguardo al welfare, come italiani, non abbiamo niente da insegnare a Camerun, visto che ancora non lo abbiamo ipotizzato neanche per gli italiani; il nostro presidente Renzi ci sta provando, ma intanto l’unica cosa sicura e che si chiamerà con due parole inglesi Jobs Act.
 Riguardo al trovare lavoro c’è da dire che né  Camerun e né Renzi ipotizzano un collocamento ordinato con qualche regola data alle aziende.
 Qualche regola sul collocamento darebbe ai cittadini del proprio paese qualche garanzia nel trovare lavoro e farebbe diminuire quella tensione che si sta cominciando a creare tra lavoratori immigrati e disoccupati del paese ospitante.
29/11/2014 francesco zaffuto

Immagine – il gallo di Trafalgar Square

venerdì 28 novembre 2014

ad ottobre 3 milioni e 400 mila disoccupati

ritorna a salire la disoccupazione  al 13,2% in ottobre, tre milioni e 400 mila disoccupati + 90.000 in un solo mese. Lo comunica l'Istat nelle stime. Si tratta del massimo storico, il valore più alto sia dall'inizio delle serie mensili, gennaio 2004, sia delle trimestrali, ovvero dal 1977 (ben 37 anni fa). Il tasso di disoccupazione sorpassa così la soglia del 13%, a settembre infatti si era fermato al 12,9% (dato rivisto dall'Istat, rispetto al 12,6 precedentemente comunicato).
Altri dati su

immagine – Malevic il quadrato nero


PRECARI E SENTENZA UE, QUALCHE PRESISAZIONE IN Più

La Sentenza UE è sicuramente una vittoria della lotta portata avanti in tanti anni dai precari della scuola ,  ma se ci  si vuole rivolgere a un Tribunale italiano  per l’esecutività della sentenza è necessario vedere a quale casistica di precariato si appartiene.  La sentenza non chiude con il problema precariato nella scuola italiana, dice al Governo italiano  che se ci sono i posti disponibili non può ricorrere ad assunzioni a tempo determinato. Quindi è necessario vedere con attenzione quale è il campo di applicazione, non dimenticare che una cosa è l’organico di diritto,  un’alta cosa è l’organico di fatto, ed un’altra cosa ancora è la supplenza per momentanea assenza del docente in carica. Qui il link di un articolo di precisazioni + il link del testo integrale della sentenza + il link del comunicato della Corte UE.
TESTO
COMPLETO DELLA SENTENZA
COMUNICATO
DELLA SENTENZA

Il Zibibbo di Pantelleria nel patrimonio dell’Unesco

La vite ad alberello di uva Zibibbo che caratterizza l'isola di Pantelleria, in Sicilia, entra nella Lista dei patrimoni culturali dell'Umanità. Voto all'unanimità. "Nessun Paese, prima dell'Italia, è mai riuscito ad iscrivere nella Lista una pratica agricola" commenta con soddisfazione da Parigi il comitato che ha proposto la candidatura …… continua a leggere su …….


DOPO IL SUCCESSO INTERNAZIONALE AD AWARDS DEL PARMIGIANO REGGIANO ORA  E’ LA VOLTA DELLO ZIBIBBO. LA DIFESA DELLA QUALITA’ DEI PRODOTTI AGRICOLI ITALIANI E’ FONTE DI LAVORO 

giovedì 27 novembre 2014

PRECARI DELLA SCUOLA LA SENTENZA è ESECUTIVA



Il comunicato della Gilda degli
insegnanti
"Subito
una diffida al Governo e poi, entro dicembre, al via in tutta Italia le
iniziative giudiziarie per la stabilizzazione dei precari. E' questo il piano
di azione deciso dalla Gilda degli Insegnanti dopo la sentenza con cui questa
mattina la Corte di Giustizia europea ha condannato l'Italia per la violazione
della Direttiva 1999/70/CE e giudicato illegittima la reiterazione, da parte
della Pubblica amministrazione, dei contratti a tempo determinato oltre i 36
mesi. Nella diffida indirizzata a Palazzo Chigi e al ministero
dell'Istruzione – spiega l'avvocato Tommaso De Grandis, legale rappresentante
della Gilda nella causa alla Corte europea - verrà fissato un termine breve
entro cui dare esecuzione alla sentenza emessa questa mattina dai giudici di
Lussemburgo, perché vogliamo sapere quando e come l’Esecutivo intenderà
provvedere alla stabilizzazione dei precari della scuola. In seconda
istanza,entro il mese di dicembre, - prosegue De Grandis - verranno impartite
istruzioni operative a tutte le nostre sedi provinciali per intraprendere
iniziative, anche giudiziarie, volte alla stabilizzazione del precariato
pubblico.Le province che hanno già presentato ricorso al giudice del lavoro,
dovranno allegare, a verbale di udienza, la sentenza della Corte di Lussemburgo
e chiedere la disapplicazione delle norme interne che contrastino con la
Direttiva comunitaria”. “Siamo molto soddisfatti – commenta Rino Di
Meglio, coordinatore nazionale della Gilda – perché la sentenza della Corte
europea sancisce una vittoria per il nostro sindacato che dal 2007 ha
intrapreso la strada giudiziaria con ricorsi che richiamavano le norme europee
contro l'abuso dei contratti a termine nel pubblico impiego. Per questa
battaglia non abbiamo chiesto un centesimo ai precari, perché il peso economico
è stato sostenuto interamente dal sindacato che si è costituito parte civile
nel procedimento. Adesso – conclude Di Meglio – ci auguriamo che il Governo,
come ha annunciato nelle linee guida sulla Buona scuola con il piano di
assunzioni dei 148mila precari inseriti nelle Gae, dia rapidamente seguito alla
sentenza dei giudici europei”.

TESTO
COMPLETO DELLA SENTENZA

COMUNICATO
DELLA SENTENZA


mercoledì 26 novembre 2014

Il quadro del Jobs Act

Malevic: bianco su sfondo bianco

Il Jobs Act è stato approvato dalla Camera,  tornerà al Senato per il via libera definitivo e subito dopo inizierà la stesura dei decreti attuativi che daranno la forma finale al provvedimento. In pratica è stata predisposta una cornice, è stato predisposto uno sfondo, è stato predisposto un foglio bianco con delle misure, poi il Governo dovrà scrivere i decreti attuativi dentro tali limiti.
 Provo ad entrare nei diversi aspetti di questo quadro, mi sono permesso di aggiungere qualche nota in viola.
 Cambiano cassa integrazione e ammortizzatori sociali.
Ci saranno modifiche a costo zero perché gli ammortizzatori sociali saranno finanziati dalla progressiva scomparsa della cassa integrazione in deroga.  Il nuovo sussidio di disoccupazione, che si chiamerà Naspi, dovrebbe coprire tutti coloro che perdono il lavoro, compresi i circa 400mila collaboratori a progetto che oggi non hanno alcun sostegno. Il sussidio pare che spetterà  a tutti coloro che perdono il posto e hanno lavorato almeno tre mesi. I dettagli saranno elencati dai decreti attuativi, ma pare che nelle intenzioni del governo la Naspi durerà la metà dei mesi lavorati negli ultimi 4 anni per un massimo di due anni e al massimo sei mesi, invece per i lavoratori atipici. Se ciò non basta per ritrovare trovare lavoro: l'idea è quella di aggiungere un assegno di disoccupazione a tutela di chi esaurisce la Naspi: un sussidio che dovrebbe essere garantito solo a chi si trova in condizioni di effettivo bisogno sulla base dell'Isee.
Siamo di fronte a un sussidio di disoccupazione ben limitato, che non si può considerare universale, e con una fonte di finanziamento limitata. Certo le risorse che erano disponibili per l’operazione 80 euro non ci sono più, e il Governo per la megariforma chiamata Jobs Act va a grattare il fondo del barile della cassa integrazione.
Agenzia unica e garanzia giovani.
 Agenzia unica federale che dovrà servire a sviluppare la "Garanzia per i Giovani" chiesta dalla Ue che ha invitato tutti gli Stati membri ad assicurare ai giovani con meno di 25 anni un'offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato, tirocinio o altra misura di formazione, entro 4 mesi dall'uscita dal sistema di istruzione.
Attenderemo i decreti attuativi ma fino ad ora Garanzia Giovani è servita a ben poco e le nuove premesse son sono di ampie vedute.   C’è da considerare che con questi anni di crisi i giovani sono invecchiati è hanno superato i trenta anni anche senza aver iniziato un lavoro. Sono necessarie liste di collocamento pubbliche legate a un qualche obbligo di assunzione dato alle aziende almeno per il 50%, e lavori socialmente utili promossi da Stato ed Enti locali per i disoccupati in sussidio di disoccupazione.
Contratto unico di lavoro a tutele crescenti e articolo 18.
Riduzione della giungla dei contratti di lavoro, oggi ne esistono circa 40, e introduzione di un  contratto unico a tempo indeterminato e a tutele crescenti. Come cresceranno tali tutele lo vedremo nei decreti attuativi, attualmente possiamo vedere quali saranno le possibili modifiche all’art. 18. Il lavoratore sarà incoraggiato a non fare ricorso al giudice con  "buonuscite" più ricche. Se ricorre potrà avere un reintegro in caso di licenziamento discriminatorio o in caso di licenziamento disciplinare, se la misura disciplinare non risulta adeguata ai fatti accaduti. Se il licenziamento avviene per motivi economici dell’azienda, non ci sarà reintegro ma solo un indennizzo più o meno cospicuo a seconda degli anni di lavoro.
Anche in questo caso occorrerà attendere i decreti attuativi, ma già si possono prevedere gli effetti. Quale azienda ha mai esplicitato i motivi discriminatori? In futuro per ogni licenziamento si cercheranno giustificati motivi economici. Se i motivi economici sono difficoltà economiche dell’azienda sono comprensibili, ma se i motivi economici sono una qualsiasi ristrutturazione aziendale siamo solo alla ricerca di un maggior profitto o a un camuffato motivo discriminatorio.  Se il giudice non può reintegrare per fasulli motivi economici in effetti si introduce un libero licenziamento.
Controllo a distanza.
Riordino del controllo a distanza "sugli impianti e sugli strumenti di lavoro".
Tema che può entrare in contrasto con la tutela della privacy: può essere utile se trattasi  se trattasi di mappatura degli strumenti aziendali e per intervenire nelle difficoltà  della posizione del dipendente; può essere una forma di violazione della privacy   se diventa una telecamera sulla testa del lavoratore e lo sorveglia ovunque vada. Anche qui i dettagli verranno disciplinati dai decreti attuativi e occorre fidarsi del Governo. 
Maternità e ostacolo alle dimissioni in bianco  
La delega prevede l'introduzione universale dell'indennità di maternità e il diritto per le lavoratrici madri parasubordinate all'assistenza anche in caso di mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro. Per contrastare la pratica delle cosiddette "dimissioni in bianco" sono previste "modalità semplificate per garantire data certa nonché l'autenticità della volontà del lavoratore in relazione alle dimissioni o alla risoluzione consensuale del rapporto di lavoro"
Finalmente e raramente qualcosa di buono
Ferie solidali.
Viene data, infine, ai lavoratori la possibilità di cedere parte delle loro ferie annuali retribuite a colleghi con figli minori malati gravi.
Un po’ come dire: noi non vi diamo un gran che ma  se volte essere solidali tra di voi ve lo permettiamo. Grazie!
Ora dobbiamo attendere i decreti attuativi. Informazioni e commenti non sono certo esaustivi, ma era necessario un primo esame veloce.
26/11/2014 francesco zaffuto

lunedì 24 novembre 2014

La piena occupazione è possibile e auspicabile

L’economista Hyman Minsky, che ha insegnato all’università di Bergamo ed ha lavorato nel 1978 con il Centro Studi Confindustria di Guido Carli, è stato uno dei primi promotori dei programmi di lavoro garantito. Secondo Minsky, il migliore strumento per sviluppare una strategia di piena occupazione che non porti all’instabilità, all’inflazione e alla sperequazione del reddito è la creazione di un’ente che sia disposto ad assumere tutti coloro che vogliono e siano in grado di lavorare. Si tratta quindi di creare una domanda infinitamente elastica di lavoro ad un salario di base, prefissato dal governo, che non dipenda dalle aspettative di profitto di breve e lungo periodo del settore privato. Solo il governo infatti può separare la capacità di offrire un impiego dalla profittabilità attesa di questo investimento.
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domenica 23 novembre 2014

alla Nestlè effetti deterrenti del Totem


L’articolo 18, oltre ad avere effetti nella sua applicazione, ha soprattutto effetti di deterrenza, basta guardare questo recente esempio:
una lavoratrice posta sul suo profilo facebook  un post poco gradito dai superiori della sua azienda, viene licenziata, il sindacato evidenzia la mancanza di giusta causa, l’azienda ci ripensa  ed annulla il licenziamento.

Oggi è così perché c’è l’art. 18, che con un linguaggio denigratorio viene chiamato “totem”,  se si annullano tutti gli effetti di questo “totem”, l’azienda potrebbe semplicemente dire “non ci servi” senza aggiungere altra motivazione. E se la motivazione economica non può essere sottoposta al giudizio del giudice ai fini del reintegro  qualsiasi licenziamento discriminatorio può essere fatto utilizzando  una motivazione economica. 

sabato 22 novembre 2014

lo sciopero e le parole

Tremendo! Landini ha offeso gli elettori del PD. Landini si scusa e precisa
Renzi parla dei lavoratori che intendono scioperare e dei loro sindacati in modo sprezzante,  non si scusa e tira avanti per la sua strada
Ma a parte le parole occorre guardare ai fatti:
uno sciopero a chi lo fa costa la trattenuta sullo stipendio.
Lo sciopero è una scelta difficile per il lavoratore ed anche per il sindacato che deve giustificare al lavoratore il motivo di una scelta così dura.
Presidente Renzi, se vuole dire la sua al sindacato lo faccia pure, ma abbia la compiacenza di rispettare coloro che per protesta sono disposti a farsi trattenere una giornata di paga in questi tempi di magra.
Chi sciopera non può essere considerato come un abbindolato dal sindacato.

Lei, Presidente Renzi, ha il dovere di ascoltare i lavoratori in sciopero  nelle loro rappresentanze sindacali, dopo potrà fare la strada che crede;  non può dire che uno sciopero non serve a nulla, perché lo sciopero è la forma pacifica di lotta più difficile. 
francesco zaffuto

immagine - Quarto stato - Giuseppe Pellizza da Volpedo