SAN MARTINO SULLA MARRUCINA - Ball conferma il proprio impegno a portare a termine la chiusura dello stabilimento di San Martino sulla Marrucina (Chieti).
Per i 70 addetti procedura di licenziamento scadrà il 25 dicembre prossimo
martedì 18 dicembre 2018
morire di Gig economy ... per un lavoro di m...
Correre veloci in bicicletta per consegne veloci ... e ... ogni tanto qualcuno ci lascia la pelle ... per un lavoro di m...
sabato 1 dicembre 2018
REDDITO DI CITTADINANZA – appunti di viaggio
Non so
a che punto siano Di Maio e quelli del suo staff che studiano l’attuazione del
Reddito di cittadinanza, comunque mi auguro che facciano un discreto provvedimento, perché trattasi di qualcosa d’importante
per tanta gente che non ce la fa a tirare avanti.
Sulla questione Reddito di cittadinanza, non
voglio stare dalla parte di quelli che esultano e non voglio stare tra quelli
che si augurano che il Governo possa sbagliare; e neanche con quelli che sanno
già tutto e prevedono già tutto.
Va fatto un Reddito di cittadinanza perché va ribadito che si lavora per il pane e
che se il pane c’è va in qualche modo distribuito. Va fatto perché un lavoro la
società può costruirlo se vuole: c’è da ripulire l’Italia da tutta l’immondizia
lasciata in giro, c’è da avviare tutto il riciclo dei rifiuti, c’è da fare
argine ad un territorio sempre più disastrato, c’è da fornire servizi a cittadini
in difficoltà. Ci sono anche da produrre nuovi beni che non inquinano
e c’è anche da dividere il carico di lavoro di tanti vessati da orari pesanti
che non lasciano spazio al godimento della vita. C’è tanto da fare e il lavoro si può trovare; e se il Privato stenta a trovarlo deve darsi
da fare il Pubblico. Ma nel tempo di attesa nessuno deve essere gettato nella
disperazione di un’assoluta mancanza di reddito, nella povertà.
Magari questo Governo potrà sbagliare la
misura e farla con qualche difetto, ma
va fatta; va iniziato un processo di consapevolezza; occorre arrivare alla
coscienza che nessuno deve restare abbandonato se vive in una società.
Per
quel poco che so sul problema e che ho cercato in questi anni di affrontare nel
blog
ho
inviato una lettera a Di Maio –
via mail ed anche via Raccomandata con
ricevuta di ritorno.
So che
la lettera è arrivata a destinazione perché ho la ricevuta di ritorno e so che la
spedizione mi è costata € 8,10. So
anche, che essendo nessuno, non posso pretendere alcun segno di
ricevimento, tranne quello postale che ho pagato; so purtroppo che Uno non vale Uno.
Francesco
Zaffuto
martedì 13 novembre 2018
La Madonna non ha mobili IKEA
Il Tribunale
di Milano, sezione Lavoro, ha confermato la legittimità del licenziamento operato
da Ikea di Marica Ricutti– la
donna, separata è madre di due figli piccoli di cui uno disabile –, per la
gravità dei comportamenti tenuti. Aveva
osato chiedere con forza un orario di lavoro più flessibile e più umano.
(Per commentare
questa notizia non trovo sufficienti parole e mi affido
all’immagine della Madonna di Giovanni
Battista Salvi detto il Sassoferrato fr.z.)
venerdì 2 novembre 2018
L’ultimo morto su lavoro di ieri aveva 18 anni
L’ultimo morto su lavoro di ieri aveva 18 anni
nell’anno
2018 – già numeri terribili di morti sul lavoro
Per i
numeri spaventosi di morti sul lavoro di quest’anno
IL LINK
dell’ Osservatorio che con cura li raccoglie
Qui sotto solo alcune parole
Morti
bianche
Parlando
sotto un bianco lenzuolo
un filo di voce:
non c’era la guerra
non ero un eroe,
si stava in pace
e quel giorno
non c’erano
bimbi da salvare dall’incendio,
non avevo neanche
una famiglia da sfamare.
Lavoravo solo per me
e per quei miseri trenta denari.
Ora sono sotto
questo bianco lenzuolo.
Quale croce
volete
ch’io indossi?
(fr.z.)
sabato 27 ottobre 2018
Grano duro, difendere la produzione agricola in Sicilia
Un Decreto
ministeriale stabilisce, di fatto, che il Mezzogiorno dovrà produrre meno grano
duro biologico. Provvedimento che colpisce, in particolare, la Sicilia, prima
Regione italiana nell’agricoltura biologica.
Ricordo che mio padre faceva seminare un anno fave ed
un anno grano e che bastava per rigenerare il terreno. Ho chiesto ad un mio
amico Agronomo, Liborio Mastrosimone, un parere tecnico. (fr.z)
Il parere sell’Agronomo
Ricordi bene
– per tutelare la fertilità del terreno esistono 1000 tecniche la migliore per
mia esperienza personale era il DEBBIO” Pratica di bruciare le stoppie dei
cereali dopo la mietitura, interrando poi le ceneri per migliorare il terreno”
che sicuramente ricordi – oggi vietata - il Ministro Leghista Centinaio copre
interessi industriali e di commercio internazionale – nella realtà siciliana il
biologico ha permesso il proliferare di piccole aziende che producono prodotti
trasformati biologici compresa la pasta(che non richiede grossi impegni
finanziari) che venduta a prezzi vicini alla pasta tradizionale €0, 60/0,70 per
gr.500 – contro € 1,20 per gr.500 di Voiello preparata con grano italiano
prodotto anche al Nord, crea concorrenza
martedì 16 ottobre 2018
Niente straordinari in Danimarca
Ufficialmente l’orario di lavoro settimanale è di
37 ore, ma una nuova indagine dell’OCSE mostra che il danese medio lavora
appena 33 ore circa alla settimana.
Quasi nessuno
fa gli straordinari, a
nessuno viene in mente di restare sul posto di lavoro più a lungo del necessario
solo per fare bella figura.
E
con un orario ridotto i danesi sono più efficienti e più produttivi del
12%.
Continua
su…
immagine
– Copenaghen da http://www.valledaostaglocal.it/2017/10/20/leggi-notizia/argomenti/cultura-2/articolo/perche-studiare-in-danimarca-lesperienza-di-una-studentessa.html
sabato 13 ottobre 2018
REDDITO DI CITTADINANZA - LETTERA A DI MAIO
Ecco la Lettera inviata da Francesco Zaffuto, sulla questione Reddito di cittadinanza, al Ministro del Lavoro Luigi Di Maio - via mail e tramite sito internet sezione contatti. Verrà successivamente inviata Lunedì 15/10/2018 via posta - raccomandata.
Al Ministro del Lavoro Luigi Di Maio
Oggetto: Un contributo sul Reddito di cittadinanza
Mi scuso per la lunghezza che purtroppo è
necessaria, data l’importanza dell’argomento.
Nel maggio del 2013 intervenni sull’argomento
(Reddito di cittadinanza) con una bozza sui centri per l’impiego e le liste di collocamento che fu inviata a 640 parlamentari, ovviamente
il risultato dell’interlocuzione fu poco significativo.
Inviai
la bozza anche al ministro
Giovannini; e dopo la nascita del
governo Renzi, al ministro Poletti.
Ebbene
oggi, faticosamente arrivato al 2018 e 70 anni di età, e avendo votato per i
5stelle per la centralità nel programma del Reddito di cittadinanza, mi sembra
doveroso inviarLe questa nota.
Mi scuserà se fra qualche giorno la riceverà
anche per Raccomandata, non è per mancanza di fiducia sul ricevimento
di questa mail, ma per seguire la stessa procedura di cortesia che
ho usato con i Ministri precedenti.
Vengo al dunque.
Ci sono tre possibilità di affrontare in
dottrina, in Italia, il Reddito di
cittadinanza:
quella che avevo cercato di esporre in quella
bozza che si basava su un effettivo funzionamento dei Centri per l’impiego
capaci di gestire Liste di Collocamento
con aspetti di obbligatorietà in toto o in parte;
e quella della proposta dei 5stelle del 2013, che
cerca di contemplare un reddito di cittadinanza generalizzato con l’esistenza
di Centri per l’impiego efficienti.
Scartata
la seconda ipotesi di Reddito di base incondizionato, non perché sia sbagliata,
ma perché ci vuole un coraggio da leoni per affrontarla, e non l’hanno avuto
gli stessi svizzeri che in quanto a welfare e denaro a disposizione stanno
molto meglio di noi; rimangono le altre due . E poiché la prima, che è la
mia, non fa dottrina mi concentro su
quella dei 5stelle.
Prima questione: i
Centri per l’impiego, possono essere resi più efficienti e collegati con sistemi
informatici, un posto di lavoro in provincia di Biella di aiuto cuoco potrà
essere sottoposto ad un aspirante aiuto cuoco di Canicattì. Diventa però essenziale capire quale obbligo
può derivare alle aziende per effettuare
l’offerta di lavoro al Centro pubblico per l’impiego e quale obbligo può
derivare alle aziende di assumere tramite l’ordine di una Lista di collocamento
del Centro Pubblico.
Attualmente il datore di lavoro, che deve
assumere, prova in prima istanza tra le
sue conoscenze parentali ed amicali, poi comincia a rivolgersi ad una Agenzia
Privata di collocamento, e solo alla fine ricorre ad un Centro pubblico per
l’impiego. Aggiungiamo, inoltre, che non
ha alcun obbligo di assumere la persona che viene segnalata dal Centro per
l’impiego perché la facoltà di assunzione è riservata all’azienda stessa, visto
che le leggi di assunzione obbligata del
dopoguerra sono state tutte abrogate.
Non
dando alcun obbligo alle aziende di ricorrere ai Centri per l’impiego per
l’offerta di lavoro e non dando nessuna percentuale obbligatoria di rispetto
delle Liste di collocamento, si può ipotizzare che il disoccupato iscritto al
Centro non venga a ricevere offerte di lavoro o pochissime e con estreme
difficoltà di assunzione. Certo, per continuare a percepire l’assegno del
Reddito di cittadinanza dovrà dimostrare che sta cercando lavoro anche in
proprio, e starà soggetto a controlli, ad obblighi di formazione, a
disponibilità presso i Comuni per servizi; ma rischia di stare in quella
deprimente situazione per anni, con gravi effetti psicologici, e si sentirà
anche accusato di essere un mangiapane a tradimento.
Il
Vostro progetto di Reddito di cittadinanza, mi pare che, non preveda l’obbligo di assunzione per le aziende tramite le Liste dei Centri di
collocamento; forse perché una tale misura
contrasta con l’attuale visione delle aziende che non vogliono rinunciare
alla potestà di decidere. Quindi i nuovi Centri per l’impiego, anche se meglio efficienti, resteranno monchi
per autorevolezza. Fare un confronto con
Centri per l’impiego tedeschi, può essere utile, ma non basta, perché occorre fare i conti la nostra
mentalità che prevede la raccomandazione
amicale e il “mi dice la testa”.
Quindi
una qualche norma sarebbe necessaria per
dare una funzione autorevole alle
Liste di collocamento dei nuovi Centri per l’impiego: magari in
percentuale, oppure riservandola alle grandi aziende, oppure riservandola a
lavori che non necessitano di una eccessiva specializzazione. Si può anche
percorrere la strada di dare un qualche beneficio alle aziende che intenderanno
optare per le assunzioni fatte attraverso l’ordine di priorità dato dai Centri pubblici per l’impiego. Qualcosa in
questa direzione va fatto, in modo che Liste di collocamento vengano ad avere
una priorità di collocamento per le persone che hanno carichi di famiglia e per
le persone che stanno in condizione di disoccupazione da più tempo.
Una seconda questione: è quella di creare una necessaria duttilità
nelle Liste di collocamento dei Centri per l’impiego, che tenga conto dei titoli di studio e della
formazione già conseguiti dal lavoratore. Il lavoratore dovrebbe essere posto nella
condizione di iscriversi su almeno due tipologie di Liste di
collocamento: una tipologia, che si può
chiamare A, che corrisponde a mansioni congruenti con i titoli di studio più elevati
già conseguiti; ed una tipologia B che corrisponda a mansioni più ordinarie (o
meno elevate), ma più agevoli per trovare
lavoro. Se il lavoratore troverà lavoro
tramite i Centri per l’impiego nella
tipologia B, e prende lavoro, non dovrà essere cancellato dalle Liste d’attesa
di collocamento per la tipologia A; e qualora si dovesse presentare una
successiva possibilità di lavoro nella tipologia A, avrà il diritto di cambiare
lavoro per optare per la tipologia più elevata.
Una terza questione: è quella di non scoraggiare coloro che
vogliono mettersi a lavorare in proprio. L’esistenza di cittadini giovani e
meno giovani che vogliono provare a costruire un lavoro in proprio è fonte di
grande ricchezza per il paese ed è fonte possibile di nascita di nuovo lavoro e
nuovo reddito. Se diventa prevalente il beneficio di starsene ad aspettare un
lavoro subordinato, diventa anche difficile che qualcuno scelga di
rinunciare a un Reddito di cittadinanza
sicuro per sopportare tutto il rischio
di costruire un lavoro in proprio. La misura del Reddito di cittadinanza
dovrebbe decollare insieme ad una serie di misure che spingono a costruire un lavoro
in proprio. E possono essere le più varie. Anche i centri per l’impiego
dovrebbero avere una sezione di consulenza per spingere il lavoratore verso la
costruzione di un lavoro in proprio. Il Reddito di cittadinanza in tal caso
sarebbe funzionale ad assistere
l’impresa del cittadino in fase di decollo, e si dovrà chiedere al cittadino la
massima trasparenza in materia di fatturazione. Ciò potrà servire per normalizzare tanto lavoro in nero, e combattere quella parte di
evasione fiscale marginale e diffusa.
Una quarta questione: è l’ammontare del reddito di cittadinanza e la
sua distanza con salari da lavoro molto bassi. Il reddito di cittadinanza nella
misura di 780 euro è equo, ed in ogni caso va fatto decollare anche per un
ammontare non eccessivamente lontano da questa cifra. Va, altresì, accompagnato
con una misura normativa che venga a determinare
la Paga oraria minima per Legge; allo
scopo di evitare livelli salariali troppo bassi e al limite dello schiavismo. La collaborazione su questa questione con i Sindacati è fuori di dubbio necessaria;
credo condivideranno che il sostegno ai
lavoratori per la disoccupazione involontaria (oggi chiamato Reddito di
cittadinanza) e il diritto alla paga
minima stanno nella tradizione di tutto il movimento di lavoratori . Si possono
trovare con i sindacati stessi tutte le condizioni normative per non vanificare i contratti collettivi che prevedono
paghe orarie superiori; ma la paga minima per legge è sacrosanta per evitare lo
schiavismo in questo paese.
Una quinta questione; è
quella sull’utilizzo che potranno fare i
Comuni e gli Enti locali, di cittadini
posti in reddito di cittadinanza. Può andare ben oltre le otto ore settimanali; si possono fare convenzioni con gli enti
territoriali per progetti di lavoro anche produttivi di lungo periodo. I Comuni
ne avrebbero un notevole beneficio per l’utilizzo di mano d’opera a costi
contenuti. Ma attenzione! Chi è posto in
reddito di cittadinanza, se viene impiegato per un numero superiore alle otto
ore settimanali deve ricevere qualche euro in più.
Una sesta questione: evitare che la formazione, durante il periodo
di fruizione del Reddito di cittadinanza, diventi spreco di risorse. Abbiamo in Italia esperienze negative di corsi
costosi e inutili, che non hanno portato ad assunzioni (la gestione di alcuni
corsi di formazione regionali è stata accompagnata da sprechi e truffe). Occorre
puntare soprattutto sulla formazione diretta fatta dalle aziende nel
periodo che precede un’assunzione e in vista di una vera e propria di
assunzione. Riguardo a corsi generici di formazione vanno fatti decollare con
la massima attenzione per la spesa e per le previsione di possibili assunzioni. Occorre pure vedere quanta parte di
formazione è già affrontata o affrontabile con la Scuola pubblica, specie
quella professionale, che già assorbe una
parte della Spesa pubblica.
A queste sei questioni vanno aggiunti due punti
necessari per fare chiarezza sul piano
applicativo.
Primo punto: la riserva del reddito di cittadinanza
ai cittadini italiani va meglio
chiarita. Chi non è cittadino italiano e non ha trovato lavoro in Italia
può far parte di altri Istituti assistenziali che fanno riferimento all’Accoglienza.
Chi, pur non essendo cittadino italiano, ha trovato lavoro in Italia ed ha
partecipato con il suo lavoro a contributi previdenziali ed al pagamento d’imposte, va tutelato in quanto lavoratore
in Italia e va assimilato, se perde il lavoro, a tutti gli altri lavoratori
italiani. Quindi la normativa del Reddito
di cittadinanza lo deve in qualche modo contemplare.
Secondo
punto, i lavoratori che attualmente sono tutelati dalla cosiddetta indennità di
disoccupazione debbono mantenere le attuali garanzie di tutela e vanno solo
successivamente rinviati nel regime di reddito di cittadinanza. Vanno però corretti alcuni aspetti applicativi
dell’indennità di disoccupazione che si prestano in alcuni casi a raggiri
(esempio alcuni casi di uso dell’indennità nel settore del bracciantato
agricolo – il collocamento nel lavoro
dei braccianti va eseguito da Centri comunali
per l’impiego, e reso trasparente, per eliminare lo schiavismo del Caporalato).
Riguardo a questo secondo punto è
necessario il rapporto con il Sindacato per trovare un accordo.
Il Sindacato va posto nella condizione di
piena collaborazione per l’impianto del Reddito di cittadinanza. Il Reddito di
cittadinanza può essere un istituto che
trova il finanziamento prevalente dai lavoratori e dai datori di lavoro, oltre
che dallo Stato in generale. In fin dei conti il Reddito di cittadinanza è una
forma di civilizzazione del mercato del lavoro.
Infine
la penalizzazione di chi abusa del Reddito di cittadinanza senza averne diritto
deve avere misure agili di penalizzazione, piccole, immediatamente applicative
e con un risvolto economico. Minacciare grandi pene e galera non fa bene all’Istituto
del Reddito di cittadinanza che si vuol fare decollare, apre la stura a lunghi
processi, alla vittoria dei furbi o alla punizione eccessiva di qualche
disgraziato.
E
proprio infine, faccio i miei migliori auguri a Lei Signor Ministro Luigi Di Maio, e che possa riuscire
in questa impresa di civiltà e solidarietà.
Monza 13/10/2018 Francesco Zaffuto
giovedì 11 ottobre 2018
REDDITO DI CITTADINANZA E DINTORNI
E’ l’ipotesi di una lettera a Luigi Di Maio.
Che dite, la invio?
Questo blog nel maggio del 2013 intervenne sull’argomento
(reddito di cittadinanza) con una bozza sui centri
per l’impiego e le liste di collocamento che fu inviata a 640 parlamentari, ovviamente
il risultato dell’interlocuzione fu minimo. Non essendo un luminare di
un’università, non avendo un partito alle spalle, e non potendo corredare la proposta
con migliaia di firme, era velleitario
aspettarsi congrui risultati.
Speravo che
già dal 2013 si cominciasse ad affrontare il problema, confidavo sulla nascita
di un governo Bersani/5stelle che poteva iniziare ad affrontare l’argomento, e
non decollò. Ciò nondimeno: insediato il governo Letta inviai la bozza al
ministro Giovannini; e dopo la nascita
del governo Renzi mi affrettai ad inviarla, sempre con lettera raccomandata, al ministro Poletti (certo ero un po’ pazzo
nel pensare che poteva essere letta da quei Ministri).
Ebbene
oggi, faticosamente arrivato al 2018 e 70 anni di età, e avendo votato per i
5stelle per il solo punto del programma del Reddito di cittadinanza, non mi
sono precipitato ad inviare una lettera a Di Maio, ancora non oso farlo; perché quando si raggiungono i 70 anni la
possibile mancata interlocuzione pesa come un macigno.
Allora parlo da solo in questo blog.
Ci sono tre possibilità di affrontare in
dottrina, in Italia, il Reddito di
cittadinanza:
quella che avevo cercato di esporre in quella
bozza che si basava su un effettivo funzionamento dei Centri per l’impiego
capaci di gestire delle Liste di Collocamento con aspetti di obbligatorieta in
toto o in parte;
e quella della proposta dei 5stelle
del 2013, che cerca di contemplare un reddito di
cittadinanza generalizzato con l’esistenza di Centri per l’impiego efficienti.
Scartata
la seconda ipotesi di Reddito di base incondizionato, non perché sia sbagliata,
ma perché ci vuole un coraggio da leoni per affrontarla, e non l’hanno avuto
gli stessi svizzeri che in quanto a welfare e denaro a disposizione stanno
molto meglio di noi; rimangono le altre due . E poiché la prima, che è la mia, non fa dottrina mi concentro su quella dei
5stelle.
Prima
questione: i Centri per l’impiego. Certo,
possono essere resi più efficienti e collegati con sistemi informatici per
tutto il territorio nazionale. E ciò è
possibile, e di conseguenza la disponibilità di un posto di lavoro in provincia
di Biella di aiuto cuoco può essere sottoposta ad un aspirante aiuto cuoco di
Canicattì. Detto questo, diventa essenziale cominciare a capire quale obbligo
potrà derivare alle aziende di effettuare
offerta di lavoro al Centro per l’impiego e quale obbligo può derivare
alle aziende di assumere tramite l’ordine di una Lista di collocamento.
Attualmente il datore di lavoro se vuole
assumere, prima prova a vedere se ci sta
disponibile un suo parente, poi se ci sta disponibile un suo amico, poi se ci
sta disponibile un parente o un amico di un suo amico, poi comincia a
rivolgersi ad una agenzia Privata di collocamento che può soddisfare al meglio
le sue esigenze, e solo alla fine ricorre ad un Centro pubblico per l’impiego.
Aggiungiamo, inoltre, che non ha alcun
obbligo di assumere la persona che viene segnalata dal Centro per l’impiego
perché la facoltà di assunzione è riservata all’azienda stessa.
·
In Italia le Liste
di collocamento, che nel dopoguerra
avevano graduatorie d’attesa che dovevano essere rispettate, sono state demolite. In un primo momento le assunzioni
divenmero al 50% con chiamata diretta dell’azienda e in un secondo momento sono
diventate al 100% con chiamata diretta (fatta esclusione per le categorie di
invalidi).
Di conseguenza, non dando alcun obbligo alle
aziende di ricorrere ai Centri per l’impiego per l’offerta di lavoro e non
dando nessuna percentuale obbligatoria di rispetto delle liste di collocamento,
si può ipotizzare che il disoccupato che si è iscritto al Centro non venga a
ricevere offerte di lavoro o pochissime e con estreme difficoltà di assunzione.
Certo, per continuare a percepire l’assegno del Reddito di cittadinanza dovrà
dimostrare che sta cercando anche in proprio, e starà soggetto a controlli, ad
obblighi di formazione, a disponibilità presso i Comuni per servizi essenziali;
ma rischia di stare in quella deprimente situazione per anni, e si sentirà anche
accusato di essere un mangiapane a tradimento.
I cinque
stelle, mi pare che, non vogliono inserire l’obbligo di assunzione (almeno in
percentuale) per le aziende tramite gli uffici di collocamento. Una tale misura
li renderebbe odiosi a tante aziende che non vogliono rinunciare alla potestà
di decidere, e quindi i nuovi Centri per l’impiego vengono a nascere un po’
costosi e un po’ monchi per autorevolezza. Il fare il confronto con Centri per
l’impiego tedeschi, non basta, perché
occorre fare i conti con una mentalità diversa dalla nostra riguardo alle assunzioni, da noi rimarrà prevalente la raccomandazione amicale e il “mi dice la testa”.
Quindi
una qualche norma sarebbe necessaria per
dare una funzione autorevole alle Liste di collocamento dei nuovi Centri per l’impiego:
magari in percentuale, oppure riservandola alle grandi aziende, oppure
riservandola a lavori che non necessitano di una eccessiva specializzazione. Si
può anche percorrere la strada di dare un qualche beneficio alle aziende che
intenderanno optare per assunzioni fatte rispettando l’ordine di priorità dato
dai Centri pubblici per l’impiego. Ma
qualcosa in questa direzione va fatto.
Una
seconda questione: è quella di non
scoraggiare coloro che vogliono mettersi a lavorare in proprio. Una normativa
sul reddito di cittadinanza non può avere come solo riferimento coloro che
cercano un lavoro subordinato. L’esistenza di cittadini giovani e meno giovani
che vogliono provare costruire un lavoro in proprio è fonte di grande ricchezza
per il paese ed è fonte possibile di nascita di nuovo lavoro e nuovo reddito.
Se diventa prevalente il beneficio di starsene ad aspettare un lavoro
subordinato. diventa difficile che
qualcuno scelga di rinunciare al Reddito di cittadinanza per sopportare tutto
il rischio di provarci a costruire un lavoro da solo. La misura del Reddito di
cittadinanza dovrebbe decollare insieme ad una serie di misure che spingono a
costruire un lavoro da soli. E possono essere le più varie. Anche i centri per
l’impiego potrebbero avere una sezione di consulenza per spingere il lavoratore
verso la costruzione di un lavoro in proprio. Il Reddito di cittadinanza in tal
caso sarebbe in funzione di assistere
l’impresa del cittadino in fase di decollo, e si chiederebbe al cittadino la
massima trasparenza in materia di fatturazione del lavoro che potrà acquisire
nella libera professione.
Una
terza questione è l’ammontare del reddito di cittadinanza e la sua distanza con
salari di lavoro molto bassi. Il reddito di cittadinanza nella misura di 780
euro è equo, ma in ogni caso va fatto decollare anche per un ammontare non
eccessivamente lontano da questa cifra. Va, altresì, accompagnata la normativa
sul reddito di cittadinanza con una misura che venga a determinare nel nostro
paese la Paga oraria minima per Legge, allo scopo di evitare livelli salariali troppo
bassi e al limite dello schiavismo.
Una
quarta questione; è quella che l’utilizzo
richiesto ai Comuni ed agli enti locali. di cittadini posti in reddito di
cittadinanza, può andare ben oltre le otto ore settimanali; si possono fare convenzioni con gli enti territoriali
per progetti di lavoro anche produttivi di più lungo periodo. I comuni ne
avrebbero un notevole beneficio per l’utilizzo di mano d’opera a costi
contenuti. Ma attenzione: a chi è posto in reddito di cittadinanza e viene
impiegato per un numero superiore alle otto ore settimanali, va dato qualche
euro in più.
Una
quinta questione: evitare che la formazione diventi soprattutto impiego e
reddito e guadagno per formatori e aziende che praticano la formazione. Abbiamo in Italia esperienze negative: corsi
costosi, inutili, che non hanno portato ad assunzioni; ed in diversi casi ci
sono stati sprechi e truffe attorno a corsi di formazione regionali. Occorre puntare soprattutto sulla formazione diretta
fatta dalle aziende nel periodo che precede un’assunzione e in vista di una
vera e propria di assunzione; e riguardo ad altri corsi generici di formazione
farli decollare con la massima attenzione, oculatezza nella spesa e previsione ben certa
in settori specifici. Se si vuole
puntare in formazione è necessari vedere
quanta parte è già affrontata ed affrontabile con la scuola pubblica, specie
quella professionale, che già assorbe una
parte della spesa pubblica.
A queste cinque questioni vanno aggiunti due
punti pratici ma necessari per demolire le insidie che si pongono sulla strada
del reddito di cittadinanza.
Primo punto: la riserva del reddito di
cittadinanza ai cittadini italiani va meglio
chiarita. Chi non è cittadino italiano e non ha trovato lavoro in Italia
fa parte di altri Istituti assistenziali che fanno riferimento all’Accoglienza.
Chi, pur non essendo cittadino italiano, ha trovato lavoro in Italia ed ha
partecipato con il suo lavoro a contributi previdenziali ed al pagamento d’imposte, va tutelato in quanto lavoratore
in Italia e va assimilato, se perde il lavoro, a tutti gli altri lavoratori
italiani. Quindi la normativa del
reddito di cittadinanza lo deve in qualche modo contemplare.
Secondo
punto, i lavoratori che attualmente sono tutelati dalla cosiddetta indennità di
disoccupazione debbono mantenere le attuali garanzie di tutela e vanno solo successivamente
rinviati nel regime di reddito di cittadinanza. Vanno però corretti alcuni aspetti applicativi
dell’indennità di disoccupazione che si prestano a raggiri (esempio in alcuni
casi di bracciantato agricolo).
Riguardo
a questo secondo punto è necessario il rapporto con il Sindacato per trovare un
accordo. Il Sindacato va posto nella condizione di piena collaborazione per
l’impianto del reddito di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza può essere un istituto che trova il finanziamento
prevalente dai lavoratori e dai datori di lavoro, oltre che dallo Stato in
generale. In fin dei conti il Reddito di cittadinanza è una forma di
civilizzazione del mercato del lavoro.
Infine
la penalizzazione di chi abusa del Reddito di cittadinanza senza averne diritto
deve avere misure agili di penalizzazione, piccole, e immediatamente
applicative e con un risvolto economico. Minacciare grandi pene e galera non fa
bene all’Istituto del Reddito di cittadinanza che si vuol fare decollare, apre
la stura a lunghi processi, alla vittoria dei furbi o alla punizione eccessiva
di qualche disgraziato.
E
proprio infine, faccio i miei migliori auguri al Ministro Luigi Di
Maio,
che possa riuscire in questa impresa di civiltà
e solidarietà.
Francesco Zaffuto
venerdì 28 settembre 2018
Reddito di cittadinanza diventa una priorità di governo
Ieri 27
settembre 2018 pare che si sia arrivati ad un accordo di governo sul Def, ed il
Reddito di cittadinanza è stato posto nelle priorità di governo.
„"Una nota al Def 'non coraggiosa' e senza reddito di cittadinanza, pensione di cittadinanza, quota 100 Fornero, risarcimento dei truffati dalle banche non avrà i voti del M5S” aveva spiegato Di Maio.
„"Una nota al Def 'non coraggiosa' e senza reddito di cittadinanza, pensione di cittadinanza, quota 100 Fornero, risarcimento dei truffati dalle banche non avrà i voti del M5S” aveva spiegato Di Maio.
L'accordo sul Def sarebbe stato raggiunto fissando
l'asticella del rapporto deficit/Pil
al 2,4%.
La manovra finanziaria in deficit dovrebbe
contemplare anche un inizio di flat tax voluta dalla Lega; e questa è
sicuramente la contraddizione più evidente: più uscite e meno entrate.
Comunque un primo
passo verso il Reddito di cittadinanza è stato avviato, e il dibattito su
questo punto è all’ordine del giorno su tutti gli organi di stampa. Il 10 ottobre
l’accordo arriverà in Parlamento.
Sul Reddito di cittadinanza
è prevedibile che si comincerà a discutere sicuramente sulla base della
proposta del disegno di legge 5 stelle dell’ottobre 2013: 780 euro, accompagnati da una serie di
obblighi ai cittadini che vogliono fruire di tale misura – e riforma dei centri
per l’impiego per costruire un sistema efficiente di controllo e stimolo alla
ricerca del lavoro.
Inizia una
battaglia difficile che ha un valore
anche dal punto di vista culturale:
“dare pane in attesa di dare un lavoro”
Questo blog, che
ha dedicato all’argomento tanti post negli ultimi anni saluta con speranza questo
inizio.
Tutto il testo
del testo del disegno 5stelle ottobre 2013 in questo link
mercoledì 26 settembre 2018
il jobs act per gli indennizzi nei licenziamenti è incostituzionale
La Corte costituzionale ha deciso di dichiarare
"illegittimo l'articolo 3, comma 1, del Decreto legislativo n.23/2015 sul
contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, nella parte che
determina in modo rigido l'indennità (ancorata agli anni di anzianità) spettante al lavoratore ingiustificatamente
licenziato.
Il recente Decreto dignità ha ritoccato il quantum minimo e massimo degli indennizzi (alzandoli nella nuova forchetta da 6
a 36 mesi), ma non il meccanismo di determinazione che è rimasto legato
all'anzianità di servizio. Motivo per cui il problema originario rilevato dalla
Corte non è stato risolto. Per la Consulta, si spiega, "la previsione di
un'indennità crescente in ragione della sola anzianità di servizio del
lavoratore è, secondo la Corte, contraria ai principi di ragionevolezza e di
uguaglianza e contrasta con il diritto e la tutela del lavoro sanciti dagli
articoli 4 e 35 della Costituzione"
sabato 22 settembre 2018
4 laureati su 10 senza lavoro o sottoccupati
a 30 anni 4 laureati su 10 sono senza lavoro o
sottoccupati. E' quanto risulta dai dati dell'Osservatorio statistico dei
consulenti del lavoro secondo il quale nel 2017 degli oltre 1,7 milioni di
trentenni con la laurea, il 19,5% (344.000) è privo di occupazione, e un
ulteriore 19% (circa 336.000) opera in posizioni professionali che non
richiedono laurea. Prosegui su …
mercoledì 29 agosto 2018
Operaio ucciso da un robot
Operaio ucciso da un robot
…all'improvviso, il braccio meccanico del robot
pare sia ripartito e l'operaio, colto di sorpresa, è rimasto schiacciato alla
testa…
SALGAREDA
(Treviso)- È morto schiacciato dal braccio meccanico di un robot, davanti agli
occhi del fratello e del nipote, che da anni lavoravano assieme a lui alla 3B
di Salgareda, un'azienda con più di 500 dipendenti che produce pannelli in
legno per il settore dell'arredamento. Shpeijtim Gashi, 44 anni di Ponte di
Piave, kosovaro, sposato e padre di tre figli, è la tredicesima vittima sul
lavoro in provincia di Treviso dall'inizio dell'anno. +
Un
caso analogo di un operaio ucciso da un robot è accaduto in Germania nel 2015
http://www.laltrapagina.it/mag/robot-uccide-un-operaio-alla-volkswagen/ (immagine tratta da questo link)
giovedì 2 agosto 2018
Il no all’art. 18 di M5S e Lega
La maggioranza
M5Stelle+Lega ha detto no alla reintroduzione dell’articolo 18 nel caso
di licenziamento illegittimo ed ha votato contro un emendamento, presentato dal
deputato di Liberi e Uguali Guglielmo Epifani, che puntava a recepire, nel
decreto Dignità all'esame della Camera. L'emendamento - sul quale si erano
dichiarati contrari sia il governo che i relatori di maggioranza - è stato
respinto con 317 no, 191 astensioni e i soli 13 voti a favore dei deputati di
Leu.
Il Movimento 5 Stelle, approdato al Governo
dello Stato si è dimenticato delle sue posizioni in difesa dell’art. 18.
Dopo questo ultimo atto, l’addio all’art. 18 rischia di essere
definitivo nel panorama delle garanzie sul lavoro.
Perdere il Lavoro senza una motivazione
legittima darà diritto ad una retribuzione compensativa ma non farà scattare la
riassunzione. In un mercato del lavoro dove ritrovare un lavoro è facile può
essere una misura digeribile; ma in una
realtà dove ritrovare un lavoro stabile è difficilissimo la retribuzione
compensativa è una beffa.
Sud d’Italia: 600mila famiglie senza lavoro
Secondo i dati anticipati dal Rapporto Svimez
2018: la leggera crescita nel Sud d’Italia, manifestatasi nel triennio
2015-2017, rischia di scomparire; nel
2019 “si rischia un forte rallentamento dell’economia meridionale: la crescita
del prodotto sarà pari a +1,2% nel Centro-Nord e +0,7% al Sud”.
I dati della mancanza di lavoro al Sud sono sempre più allarmanti: il numero di
famiglie meridionali con tutti i componenti in cerca di occupazione è
raddoppiato tra il 2010 e il 2018, da 362 mila a 600 mila (nel Centro-Nord sono
470 mila)”. Per i giovani under 35: il saldo negativo di 310
mila occupati tra il 2008 e il 2017.
Nel corso del 2017 l’incremento
dell’occupazione meridionale è dovuta quasi esclusivamente alla crescita
dei contratti a termine (+61 mila, pari al +7,5%) mentre sono stazionari
quelli a tempo indeterminato (+0,2%).
C’è, inoltre, una forte disomogeneità tra le regioni del Mezzogiorno: nel 2017, Calabria, Sardegna e Campania registrato un tasso di crescita che non si è avuto in Sicilia.
C’è, inoltre, una forte disomogeneità tra le regioni del Mezzogiorno: nel 2017, Calabria, Sardegna e Campania registrato un tasso di crescita che non si è avuto in Sicilia.
Negli
ultimi 16 anni hanno lasciato il Mezzogiorno 1 milione e 883mila
residenti: la metà giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un
quinto laureati, il 16% dei quali si è trasferito all’estero. Quasi 800 mila
non sono tornati. Anche nel 2016, quando la ripresa economica ha manifestato
segni di consolidamento, si sono cancellati dal Mezzogiorno oltre 131 mila
residenti.
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