martedì 1 dicembre 2015

JOBS ACT: CENTRI PER L’IMPIEGO INEFFICENTI


Nel 2013, l’Italia ha speso lo 0,03% del Pil in servizi per il lavoro rispetto allo 0,36% della Germania, allo 0,25%
Nel 2014 sono calati i beneficiari delle politiche attive, quelle misure pubbliche che aiutano chi non ce l’ha a trovare un lavoro
Lo riporta l’Inps, che spiega come l’anno scorso gli utenti di questi servizi siano stati 936.640: un calo del 5,2% rispetto al 2013 e addirittura del 21% rispetto al 2010.
In pratica il datore di lavoro non si rivolge ai Centri d’impiego e il lavoratore scoraggiato sa di non trovare offerte di lavoro nei centri pubblici. Allora i centri privati, il porta a porta, le conoscenze, questo è il modo di trovare lavoro in Italia e soprattutto il modo per non trovarlo.
La riforma del settore, annunciata da Renzi con il Jobsa act, è rima sta sulla carta;  i Centri si caratterizzano per bassa copertura del territorio e servizi scarsi.
Per non parlare che nessun obbligo è fatto al datore di lavoro di fare una qualche comunicazione delle disponibilità di lavoro ai centri di impiego.
 L’ufficio di collocamento che un tempo prevedeva forme di collocamento obbligatorie è un tabù, e continua ad esserlo per governo e imprenditori, per i sindacati è una memoria perduta.
 Il collocamento in italia è un disastro, è pensare che con i nuovi strumenti informatici si potrebbe redigere UNA BANCA DATI NAZIONALI di tutta l’offerta e domanda di lavoro, far arrivare in ogni parte d’Italia informazioni, almeno per le poche prospettive di lavoro esistenti. Magari a Treviso cercano un panettiere e ce ne sta uno bravo e disoccupato a Monza; ma l’informazione non arriverà, e a Treviso si dirà: non ci sono italiani che vogliono fare i panettieri.

   La norma, entrata in vigore nel giugno 2015, prevede l’istituzione dell’Anpal, Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. Questo organismo deve riportare allo Stato le competenze sui centri per l’impiego che prima erano in capo alle Regioni. E soprattutto deve dare il via a quel “patto di servizio personalizzato” che delinei il percorso del disoccupato nella riqualificazione e nella ricerca di una nuova occupazione. Per gestire la nuova mole di dati, è prevista la creazione di un sistema informativo unico. Eppure, a cinque mesi dal varo del provvedimento, manca lo strumento telematico, mancano i patti di servizio e manca anche l’Anpal, in attesa di nuovi decreti attuativi. 


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