giovedì 11 ottobre 2018

REDDITO DI CITTADINANZA E DINTORNI




E’ l’ipotesi di una lettera a Luigi Di Maio.
Che dite, la invio?

Questo blog nel maggio del 2013 intervenne sull’argomento (reddito di cittadinanza) con una bozza sui centri per l’impiego e le liste di collocamento che fu inviata a 640 parlamentari, ovviamente il risultato dell’interlocuzione fu minimo. Non essendo un luminare di un’università, non avendo un partito alle spalle, e non potendo corredare la proposta con migliaia di firme,  era velleitario aspettarsi congrui risultati.
 Speravo che già dal 2013 si cominciasse ad affrontare il problema, confidavo sulla nascita di un governo Bersani/5stelle che poteva iniziare ad affrontare l’argomento, e non decollò. Ciò nondimeno: insediato il governo Letta inviai la bozza al ministro Giovannini;  e dopo la nascita del governo Renzi mi affrettai ad inviarla,  sempre con lettera raccomandata,  al ministro Poletti (certo ero un po’ pazzo nel pensare che poteva essere letta da quei Ministri).
 Ebbene oggi, faticosamente arrivato al 2018 e 70 anni di età, e avendo votato per i 5stelle per il solo punto del programma del Reddito di cittadinanza, non mi sono precipitato ad inviare una lettera a Di Maio, ancora non oso farlo;  perché quando si raggiungono i 70 anni la possibile mancata interlocuzione pesa come un macigno.
Allora parlo da solo in questo blog.
Ci sono tre possibilità di affrontare in dottrina, in Italia,  il Reddito di cittadinanza:
quella che avevo cercato di esporre in quella bozza che si basava su un effettivo funzionamento dei Centri per l’impiego capaci di gestire delle Liste di Collocamento con aspetti di obbligatorieta in toto o in parte;
quella di Reddito di base incondizionato che fu portato in referendum in Svizzera nel 2016;
e quella della proposta dei 5stelle del 2013,  che cerca di contemplare un reddito di cittadinanza generalizzato con l’esistenza di Centri per l’impiego efficienti.
 Scartata la seconda ipotesi di Reddito di base incondizionato, non perché sia sbagliata, ma perché ci vuole un coraggio da leoni per affrontarla, e non l’hanno avuto gli stessi svizzeri che in quanto a welfare e denaro a disposizione stanno molto meglio di noi; rimangono le altre due . E poiché la prima, che è la mia,  non fa dottrina mi concentro su quella dei 5stelle.
 Prima questione:  i Centri per l’impiego. Certo, possono essere resi più efficienti e collegati con sistemi informatici per tutto il territorio nazionale.  E ciò è possibile, e di conseguenza la disponibilità di un posto di lavoro in provincia di Biella di aiuto cuoco può essere sottoposta ad un aspirante aiuto cuoco di Canicattì. Detto questo, diventa essenziale cominciare a capire quale obbligo potrà derivare alle aziende di effettuare  offerta di lavoro al Centro per l’impiego e quale obbligo può derivare alle aziende di assumere tramite l’ordine di una Lista di collocamento.
 Attualmente il datore di lavoro se vuole assumere, prima  prova a vedere se ci sta disponibile un suo parente, poi se ci sta disponibile un suo amico, poi se ci sta disponibile un parente o un amico di un suo amico, poi comincia a rivolgersi ad una agenzia Privata di collocamento che può soddisfare al meglio le sue esigenze, e solo alla fine ricorre ad un Centro pubblico per l’impiego. Aggiungiamo, inoltre,  che non ha alcun obbligo di assumere la persona che viene segnalata dal Centro per l’impiego perché la facoltà di assunzione è riservata all’azienda stessa.
·        In Italia le Liste di collocamento,  che nel dopoguerra avevano graduatorie d’attesa che dovevano essere rispettate,  sono state demolite. In un primo momento le assunzioni divenmero al 50% con chiamata diretta dell’azienda e in un secondo momento sono diventate al 100% con chiamata diretta (fatta esclusione per le categorie di invalidi).
Di conseguenza, non dando alcun obbligo alle aziende di ricorrere ai Centri per l’impiego per l’offerta di lavoro e non dando nessuna percentuale obbligatoria di rispetto delle liste di collocamento, si può ipotizzare che il disoccupato che si è iscritto al Centro non venga a ricevere offerte di lavoro o pochissime e con estreme difficoltà di assunzione. Certo, per continuare a percepire l’assegno del Reddito di cittadinanza dovrà dimostrare che sta cercando anche in proprio, e starà soggetto a controlli, ad obblighi di formazione, a disponibilità presso i Comuni per servizi essenziali; ma rischia di stare in quella deprimente situazione per anni, e si sentirà anche accusato di essere un mangiapane a tradimento.
 I cinque stelle, mi pare che, non vogliono inserire l’obbligo di assunzione (almeno in percentuale) per le aziende tramite gli uffici di collocamento. Una tale misura li renderebbe odiosi a tante aziende che non vogliono rinunciare alla potestà di decidere, e quindi i nuovi Centri per l’impiego vengono a nascere un po’ costosi e un po’ monchi per autorevolezza. Il fare il confronto con Centri per l’impiego tedeschi, non basta,  perché occorre fare i conti con una mentalità diversa dalla nostra  riguardo alle assunzioni,  da noi rimarrà prevalente  la raccomandazione amicale e  il “mi dice la testa”.
 Quindi una qualche norma sarebbe necessaria per  dare una funzione autorevole alle  Liste di collocamento dei nuovi Centri per l’impiego: magari in percentuale, oppure riservandola alle grandi aziende, oppure riservandola a lavori che non necessitano di una eccessiva specializzazione. Si può anche percorrere la strada di dare un qualche beneficio alle aziende che intenderanno optare per assunzioni fatte rispettando l’ordine di priorità dato dai  Centri pubblici per l’impiego. Ma qualcosa in questa direzione va fatto.
  Una seconda questione:  è quella di non scoraggiare coloro che vogliono mettersi a lavorare in proprio. Una normativa sul reddito di cittadinanza non può avere come solo riferimento coloro che cercano un lavoro subordinato. L’esistenza di cittadini giovani e meno giovani che vogliono provare costruire un lavoro in proprio è fonte di grande ricchezza per il paese ed è fonte possibile di nascita di nuovo lavoro e nuovo reddito. Se diventa prevalente il beneficio di starsene ad aspettare un lavoro subordinato.  diventa difficile che qualcuno scelga di rinunciare al Reddito di cittadinanza per sopportare tutto il rischio di provarci a costruire un lavoro da solo. La misura del Reddito di cittadinanza dovrebbe decollare insieme ad una serie di misure che spingono a costruire un lavoro da soli. E possono essere le più varie. Anche i centri per l’impiego potrebbero avere una sezione di consulenza per spingere il lavoratore verso la costruzione di un lavoro in proprio. Il Reddito di cittadinanza in tal caso sarebbe  in funzione di assistere l’impresa del cittadino in fase di decollo, e si chiederebbe al cittadino la massima trasparenza in materia di fatturazione del lavoro che potrà acquisire nella libera professione.
 Una terza questione è l’ammontare del reddito di cittadinanza e la sua distanza con salari di lavoro molto bassi. Il reddito di cittadinanza nella misura di 780 euro è equo, ma in ogni caso va fatto decollare anche per un ammontare non eccessivamente lontano da questa cifra. Va, altresì, accompagnata la normativa sul reddito di cittadinanza con una misura che venga a determinare nel nostro paese la Paga oraria minima per Legge,  allo scopo di evitare livelli salariali troppo bassi e al limite dello schiavismo.
 Una quarta questione;  è quella che l’utilizzo richiesto ai Comuni ed agli enti locali. di cittadini posti in reddito di cittadinanza, può andare ben oltre le otto ore settimanali;  si possono fare convenzioni con gli enti territoriali per progetti di lavoro anche produttivi di più lungo periodo. I comuni ne avrebbero un notevole beneficio per l’utilizzo di mano d’opera a costi contenuti. Ma attenzione: a chi è posto in reddito di cittadinanza e viene impiegato per un numero superiore alle otto ore settimanali, va dato qualche euro in più.
 Una quinta questione: evitare che la formazione diventi soprattutto impiego e reddito e guadagno per formatori e aziende che praticano la formazione.  Abbiamo in Italia esperienze negative: corsi costosi, inutili, che non hanno portato ad assunzioni; ed in diversi casi ci sono stati sprechi e truffe attorno a corsi di formazione regionali.  Occorre  puntare soprattutto sulla formazione diretta fatta dalle aziende nel periodo che precede un’assunzione e in vista di una vera e propria di assunzione; e riguardo ad altri corsi generici di formazione farli decollare con la massima attenzione,  oculatezza nella spesa e previsione ben certa in settori specifici.  Se si vuole puntare in formazione è necessari  vedere quanta parte è già affrontata ed  affrontabile con la scuola pubblica, specie quella professionale,  che già assorbe una  parte della spesa pubblica.
A queste cinque questioni vanno aggiunti due punti pratici ma necessari per demolire le insidie che si pongono sulla strada del reddito di cittadinanza.
Primo punto: la riserva del reddito di cittadinanza ai cittadini italiani va meglio  chiarita. Chi non è cittadino italiano e non ha trovato lavoro in Italia fa parte di altri Istituti assistenziali che fanno riferimento all’Accoglienza. Chi, pur non essendo cittadino italiano, ha trovato lavoro in Italia ed ha partecipato con il suo lavoro a contributi previdenziali ed al pagamento  d’imposte, va tutelato in quanto lavoratore in Italia e va assimilato, se perde il lavoro, a tutti gli altri lavoratori italiani.  Quindi la normativa del reddito di cittadinanza lo deve in qualche modo contemplare.
 Secondo punto, i lavoratori che attualmente sono tutelati dalla cosiddetta indennità di disoccupazione debbono mantenere le attuali garanzie di tutela e vanno solo successivamente rinviati nel regime di reddito di cittadinanza. Vanno però  corretti alcuni aspetti applicativi dell’indennità di disoccupazione che si prestano a raggiri (esempio in alcuni casi di bracciantato agricolo).  
  Riguardo a questo secondo punto è necessario il rapporto con il Sindacato per trovare un accordo. Il Sindacato va posto nella condizione di piena collaborazione per l’impianto del reddito di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza può  essere un istituto che trova il finanziamento prevalente dai lavoratori e dai datori di lavoro, oltre che dallo Stato in generale. In fin dei conti il Reddito di cittadinanza è una forma di civilizzazione del mercato del lavoro.
 Infine la penalizzazione di chi abusa del Reddito di cittadinanza senza averne diritto deve avere misure agili di penalizzazione, piccole, e immediatamente applicative e con un risvolto economico. Minacciare grandi pene e galera non fa bene all’Istituto del Reddito di cittadinanza che si vuol fare decollare, apre la stura a lunghi processi, alla vittoria dei furbi o alla punizione eccessiva di qualche disgraziato.
 E proprio infine,  faccio i  miei migliori auguri al Ministro Luigi Di Maio,
che possa riuscire in questa impresa di civiltà e solidarietà.
Francesco Zaffuto

3 commenti:

  1. Intervento bellissimo ed estremamente chiaro. Oltre che intelligente.
    Per queste qualità temo (sono sicuro) che non solo non sarà preso in considerazione ma neppure esaminato. I precedenti per questa ipotesi parlano chiaro; e purtroppo il sistema operativo di tutti i governanti: viceré delegati da un partito o da un gruppo che ha già le idee chiare su dove vuole arrivare ma molto meno sul come. Questa tua idea, così bene esposta qui e oggi, mi par di capire che risale al 2013, aggiornata a cifre e situazioni odierne.
    Da allora, come sappiamo, molte cose sono cambiate. La più importante è chiaramente la salta al vertice di chi, da allora e da prima ancora, aveva prospettato questa idea del RdC. Ecco, in questi anni di "maturazione" mi pare si sia puntato al risultato finale senza tener conto di considerazioni che oggi rendono l'applicazione del RdC un puzzle cui mancano di volta le cartelle angolari, la cui mancanza dà l'impressione di un disegno incompiuto. In cinque e più anni era presumibile che la piattaforma di base fosse stata spianata come un panno da biliardo. Invece, siamo ancora all'esame del minimo indispensabile per portare a buon fine il progetto.
    La prima considerazione, che tu hai bene accennato, è stata il non tener presente che, nel confronto con altri Paesi, ignorare che siamo in Italia in nome di un falso nazionalismo, credo sia un bendarsi gli occhi di fronte a una realtà storica.
    La seconda: sempre seguendo il tuo lucido ragionamento, è stato ignorato il peso dei centri per l'impiego, tuttora allo sfascio, a cui si dovrebbero caricare compiti non definiti per lo svolgimento dei quali manca totalmente l'organizzazione umana e tecnica; che, ammesso che sia nei piani, richiederà tempi lunghi per l'applicazione.

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    1. (Costretto al doppio invio per superamento dei caratteri immettibili. Scusa).
      Nel progetto presentato in campagna elettorale, non erano state prospettate le limitazioni che oggi, via via che si procede, sono prospettate alla partecipazione a un RdC. I voti raccolti in una parte dell'Italia credo siano dovuti in buona parte all'assenza di specifiche nella sua presentazione.
      I fondi per affrontare il problema: troppo vaghi, e prenderli a prestito avrà un valore simbolico solo per un brevissimo periodo, a fronte della mancanza assoluta di investimenti che possano indurre a sperare in un aumento delle risorse prese dal portafoglio di casa.
      Le pene per chi indebitamente dovesse percepire questo "reddito": si può anche prevedere l'ergastolo o una pena esemplare che potrebbe piacere al popolo che, almeno nelle piazze, esulta a ogni arresto dei cosiddetti furbetti. Leggevo proprio stamattina (12 ottobre) di un cieco che scorrazzava in motorino; pare che con questo suo agire abbia indignato tutto il web, sarà additato al pubblico ludibrio e dato in pasto a gente che, potendo, lo lincerebbe. È pleonastico pensare che dietro a costui c'è stata una rete di connivenze molto prossime al reato di truffa aggravata. Bene, questo signore pare abbia percepito sui 100.000 € nel corso di questo suo malanno, elargitegli per la sua invalidità. E non è la punta di un iceberg, ma un granello di sabbia in un deserto...
      A 780 € al mese, il furbetto che li dovesse ottenere illegittimamente, potrebbe contare su più di dieci anni di impunità... Uno, e i granelli temo sarebbero veramente molti; perlomeno quanti ritenendo ben fondate le promesse elettorali ha deciso di dare il suo voto.
      In chiusura, una cosa mi fa più paura di questo debito di cui ci andiamo a caricare: l'altra parte d'Italia ha votato per una coalizione (nel frattempo ridotta a un unico partito) che prometteva ordine e disciplina, un "prima noi" che ha convinto a seguire idee e piani molto più ben congegnati di quelli del Movimento. Temo, e credo di non essere il solo, che il nazionalismo spregiudicato, in caso di ritorno al voto (a mio parere cercato e fortemente voluto alla luce degli ultimi sondaggi) farà premio sulla promessa di un RdC fortemente ridimensionato e quindi delusivo delle aspettative che avevano spinto in alto il Movimento stesso. E quanto a ritorsioni nelle urne siamo maestri: non si vuole, forse manco si può, tornare al passato, l'unica alternativa sarà l'adeguamento all'altra parte d'Italia. Ecco, questo "unica alternativa" a me fa paura...
      Quanto alla tua età: fattelo dire, sei un ragazzino che gioca a farsi credere vecchio. I tuoi ragionamenti non ti fanno ragazzino, al limite sei un giovane saggio. Credimi.

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    2. Grazie Gattonero anche per la lunghezza. Fra qualche giorno lo invio a Di Maio ma non mi faccio illusioni su una possibile attenta lettura, e forse neanche su una distratta. Sono lieto solo di una cosa la questione: "il diritto di vita dei disoccupati" comincia faticosamente ad entrare nel dibattito in questo paese dove ognuno è bravo a "farsi i cazzi propri". Ciao e ancora grazie.

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