Avanza il
Jobs Act in modo alquanto strano: l’argomento
chiave che doveva essere quello di assumere si è trasformato nell’argomento
chiave di licenziare. I nuovi assunti del settore privato (se ci saranno) avranno meno garanzie di conservazione del
posto e le imprese, adducendo
motivazioni economiche, potranno
licenziare senza tante preoccupazioni di
ricorsi al Giudice. Si comincia a
prospettare l’ipotesi di allargare le nuove regole sul licenziamento anche ai
lavoratori statali (ipotesi fino ad ora solo prospettata perché il Governo dice che deve
essere il Parlamento a decidere in merito).
Ci sono degli strani amanti dell’uguaglianza che
vorrebbero portare tutti i lavoratori allo stesso stato di degradazione e che
sostengono che gli statali sono dei privilegiati ed è giusto sarebbe sottoporli
alla pratica del licenziamento. Ma il datore di lavoro Stato non è la stessa
cosa di un’impresa: l’impresa ha un suo
limite territoriale e può avere anche un limite temporale, l’impresa può avere difficoltà
economiche che possono portarla alla chiusura; lo Stato con i suoi enti di
decentramento è pur sempre un ente
unico, non ha un limite temporale, è un
ente che dura nel tempo, non ha un limite spaziale, il suo spazio coincide con
il territorio della nazione, non può chiudere, perché se lo Stato fallisce e chiude vuol dire
che siamo alle porte di un capovolgimento catastrofico di immane portata.
Allora finiamola di cianciare sull’ipotesi di licenziamento degli statali; i
lavoratori in sovrannumero in un settore possono essere trasferiti sul piano
territoriale o per modifica di mansioni, il problema di licenziamento non
esiste, al massimo possono esistere le dimissioni dello statale che non accetta
il trasferimento. Parlare di licenziamento degli statali è solo un esercizio di
cattiveria ammantato di uguaglianza.
28/12/14
francesco zaffuto
Qualche notizia collegata
Immagine – vaso greco – Procuste
giustiziato da Teseo. Procuste, per un
suo strano senso dell’uguaglianza, sottoponeva malcapitati passanti a particolari
sevizie, li metteva su un letto e se troppo bassi li stirava a forza, se troppo
lunghi gli amputava i piedi che sporgevano dal letto. http://it.wikipedia.org/wiki/Procuste
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