Di nazionalizzazione se ne
comincia a parlare dopo le dimissioni del CDA dell’ILVA; ecco come si è
espresso Francesco Boccia, presidente della Commissione bilancio
alla Camera : “Se la famiglia Riva non è in grado di mantenere gli
impegni presi, ovvero fare le bonifiche che
erano state concordate con lo Stato, non vedo alternative che un intervento
dello Stato” … “quando non ci sono privati in grado di produrre un bene
ritenuto essenziale dal Paese è giusto nazionalizzare e in questo caso temo non
ci siano”.
Per
troppa indecisione del precedente Governo Monti di tempo se ne è perso tanto,
ora cominciano le incertezze del governo Letta.
La mancata attuazione di provvedimenti di
disinquinamento ha già determinato il sequestro degli impianti deciso dai
magistrati di Taranto e la famiglia Riva, che dovrebbe mantenere gli impegni
industriali presi con il Governo, si
trova con gli arresti domiciliari confermati dalla Corte di Cassazione. Non c’è più tempo da perdere.
L’ILVA un tempo era
Italsider ed era pubblica
Nel 1995 si portò a compimento uno dei più
grandi fallimenti dello Stato. L’Italsider era un fiore all’occhiello della
rinascita italiana post bellica, era un’azienda risanata e potenziata dai
finanziamenti statali e fu regalata ai privati. Se restava pubblica i controlli sui danni
ambientali sarebbero stati più agevoli, i dirigenti dell’industria pubblica potevano
essere licenziati se inquinavano, e come l’industria pubblica non aveva il
problema di fare utili e guadagnare sulla pelle della popolazione locale.
Aveva però il dovere di mantenere i conti in pareggio e sindacati
e operai potevano essere chiamati a collaborare.
Lo Stato, per tutelare la salute pubblica garantita dall’articolo
32 della Costituzione poteva e può fare un decreto di requisizione. La strada è
quella di una nazionalizzazione tramite requisizione per gravi danni provocati,
avvio immediato dell’opera di disinquinamento e ripresa della produzione con le
dovute garanzie sulla salute; alla fine
dell’opera di disinquinamento si potranno anche pagare i proprietari, se
rimane qualcosa.
Le concezioni liberiste che si sono diffuse in
Europa non impediscono l’intervento dello Stato nell’industria siderurgica, qui
non si tratta di alterare la libera concorrenza, si tratta di rispettare tre
obblighi costituzionali dell’Italia: difendere l’occupazione, difendere la
salute, difendere l’ambiente.
Sono stanca ma ti seguo. Questi argomenti sono tosti e non sempre ho commenti da fare ma cerco di farli miei.
RispondiEliminaMi manda Sari.
RispondiEliminaSì, sono d'accordo con la requisizione
non sono d'aordo con l'ultima riga e mezzo
"alla fine dell’opera di disinquinamento si potranno anche pagare i proprietari, se rimane qualcosa"
Questa è gente che s'è arricchita a scapito della salute
e della vita dei cittadini
va fatta pagare fino in fondo, vanno requisiti tutti i beni
fino alla concorrenza delle spese per il disinquinamento
e al risarcimento dei malati e delle famiglie dei morti
causati dalla loro avidità.
Se non si comincia da qui ho idea che prima o poi
si vedranno le ghigliottine in piazza.
sempre ottimo esprimere e divulgare la propria opinione.
RispondiEliminavedo difficile coniugare la difesa dell'occupazione con quelle dell'ambiente e della salute. sicuramente si può fare meglio di quel che si è fatto finora in questo senso. ma non sono un esperto. ciao