venerdì 3 maggio 2013

Non si può uscire dalla crisi come se nulla fosse mai accaduto


 

La crisi, iniziata come crisi finanziaria negli USA, ha investito l’Europa e ancora nel  2013 non dà cenni di diminuzione,  si parla di crescita con le vecchie ricette di sempre, si vuole rimettere l’orologio indietro come se niente fosse accaduto, ricominciare da capo con lo stesso sistema capitalistico che ha generato la crisi .  

  Dalla crisi del 1929 si uscì con regole dettate al sistema bancario per separare la funzione del credito dalla speculazione e dal rischio d’impresa. Oggi  non si vuole neanche  mettere i discussione la grande concentrazione bancaria.  
 Il capitalismo americano e quello europeo aveva  dimenticato la lezione del 1929; i banchieri alla fine del 900 (e in questo primo scorcio del 2000) avevano ripreso ad operare come prima del ’29: costruendo masse di titoli speculativi, spacciati come titoli di rendimento a tutela del risparmio, e immettendoli su tutti i mercati internazionali, la borsa ha continuato ad inventare  titoli speculativi con diverse forme di  derivati trasformando il mercato di borsa in un specie di casinò di Las Vegas.
  Dopo  quattro anni di crisi non si è fatto ordine sul mercato dei derivati e neanche si è fatta decollare la Tobin Tax.  Le banche vogliono restare con le mani libere per amministrare un capitale finanziario enorme; le assicurazioni private vogliono dettare legge ed osteggiare la mutualità pubblica;  i manager, vestali di un capitalismo senza scrupoli, vogliono continuare a godere di appannaggi esorbitanti.
 La crisi continua a strisciare  comprimendo salari e domanda di beni e si espellono dalla produzione milioni di lavoratori. Per uscire da questa crisi è necessario un cambiamento della società, non basta qualche investimento in più e ritornare a come si  era prima, il come si  era prima era il frutto dell’errore stesso.  
 Il lavoro va visto come mutualità e ricchezza e va diviso come il pane in una società solidale; vanno abbandonate le logiche industriali di tipo distruttivo del territorio, dell’aria e delle acque e puntare su uno sviluppo industriale delle  energie pulite con i relativi investimenti nella ricerca, va dato un peso essenziale alla produzione agricola, la cultura e l’arte vanno visti come accrescimento della ricchezza umana.

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