Un tempo
a Milano, quando si celebrava il Primo Maggio, era tutto chiuso; c’era un po’
di lavoro in più e c’era un po’ più di rispetto per il riposo dei lavoratori
dipendenti.
Da
qualche anno a questa parte il Primo Maggiò è diventata una giornata lavorativa
come tutte le altre per i lavoratori del settore commercio.
“Cosa
volete, c’è la crisi”
“E poi lo
fanno volontariamente, nessuno li obbliga”
Queste le frasi che si sentono dire; come se un lavoratore precario e ricattato
potrebbe facilmente rifiutare.
Ieri,
alcuni rappresentanti sindacali dell’Usb (unione sindacati di base) ha
inscenato, dinanzi a un grande magazzino di Milano,
rimasto aperto per il 1* maggio, uno spogliarello dei diritti; ovviamente la
protesta ha messo in allarme gestori e poliziotti privati del magazzino; con il
tentativo di allontanare e pestare chi protestava. QUI la cronaca di Repubblica…
Occorre dire con chiarezza
e forza che i centri commerciali non
sono servizi essenziali come gli ospedali e i treni, non c’è nessuna
giustificazione per restare aperti il 1* Maggio. La questione non può essere vista neanche
sotto il profilo della propria libertà, perché non si tratta del singolo
esercizio di un lavoratore autonomo che può decidere di restare aperto, si
tratta di centri con lavoratori dipendenti che hanno diritto a festeggiare la propria
festa.
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