Il TFR è una mensilità che si matura per ogni anno di lavoro e che
viene accantonata per essere corrisposta al momento della cessazione del
rapporto di lavoro. Perciò per chi guadagna 1.200 euro al mese ci sono circa
1.200 euro l’anno; trovarseli in busta paga mensilmente equivale a non più di
cento euro da spendere subito; spenderli subito equivale a non trovarli più al
momento della cessazione del rapporto di lavoro.
La cessazione del rapporto di lavoro si può avere in tre casi: per
maturata età di pensione, per dimissioni, per licenziamento. I più fortunati
ricevono il TFR al momento della pensione; si ritrovano un
gruzzoletto con cui non si possono fare grandi cose, ma si può far fronte a
qualche problema di salute in vecchiaia o aiutare un
figlio in difficoltà o farsi finalmente qualche vacanza. Se
hai perso il lavoro prima della pensione il TFR è una specie di margine che ti
aiuta per qualche mese prima di entrare in disperazione.
Il TFR è stato nella dinamica salariale un fondo di riserva per
il lavoratore che ha difficoltà a mettere qualche soldo da parte, e nella
logica del fondo è stata data la possibilità di utilizzare un anticipo del TFR
in momenti importanti come l’acquisto o la ristrutturazione della casa o
qualche problema di salute in famiglia.
Qualche anno fa si è consigliato ai lavoratori di mettere il TFR in
un fondo pensione, paventando pensioni più magre nel futuro perché calcolate
con il nuovo sistema contributivo. Oggi i consigli cominciano a cambiare e
spicca quello del: mangiatelo subito mese per mese, così fai alzare la domanda
e tiri su l’economia, cosa importa se alla fine non avrai più il gruzzoletto.
La proposta di inserire il TFR in busta paga al momento è allo studio delle
menti grigie dello staff di Renzi, il paradosso è quello di fare questo studio
insieme a quello di liberalizzare i licenziamenti.
Dare la facoltà ai lavoratori, se
vogliono, di utilizzare in certi periodi
il TFR come paga mensile può diventare una opportunità per far fronte a
immediate ristrettezze, e questa facoltà
di utilizzo può essere intesa nell’ambito della libertà di utilizzo di un bene
proprio. La perversità non sta nel lavoratore che può avere bisogno e
desiderare un aumento della paga immediatamente percepita, sta in chi la spaccia come un rimedio per far
ripartire la domanda e superare la crisi. E’ solo un raschiare il fondo del barile.
La sottrazione di denaro ai consumi con conseguente caduta della
domanda interna va ricercata nei fattori che l’hanno determinato; la
tesaurizzazione di strumenti monetari non è il comportamento di chi ha un
reddito molto basso; la tesaurizzazione è il
comportamento di chi percepisce redditi molto alti. La stessa grande insicurezza che si è diffusa in tutte le famiglie per la
disoccupazione dei figli ha determinato un ulteriore prudenza nei consumi per
paura del futuro. Quando si dice che è necessario eliminare
pensioni che vanno oltre i 5.000 euro ed è necessario istituire una indennità
di disoccupazione generalizzata, non è perché si vuole riproporre un
egualitarismo demodé ma perché sono strumenti necessari per aggredire questa
crisi.
02/10/14 francesco zaffuto
Un'analisi lucida e informata, la tua, e la condividerei totalmente se non avessi un esempio di TFR non corrisposto dopo cinque anni di lotte portate aventi sia singolarmente che con altri lavoratori. La legge pare tutelare, nei fatti, il datore di lavoro che rimanda continuamente il pagamento piuttosto che il lavoratore che ha diritto a riscuotere denari suoi che l'azienda ha speso invece allegramente.
RispondiEliminaI consumi ripartiranno, secondo me, solo quando tutti avranno un posto di lavoro e ci sarà una giustizia a garantirci il futuro.
ti ringrazio per questa precisazione. Lasciare in azienda il TFR non è una sicurezza per il lavoratore che attende in futuro il pagamento di questo debito. La soluzione di versare il TFR all'INPS, già prevista per le aziende più grandi dovrebbe essere a mio avviso allargata a tutti. La disponibilità va lasciata in capo al lavoratore per un utilizzo immediato o per un utilizzo successivo. Non credo nei miracoli della ripresa dei consumi e concordo con la tua considerazione finale.
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