Nostalgia
della concertazione questo paese certo no ne può avere. Per concertazione si è
inteso un confronto tra Governo e parti sociali (sindacati confederali e confindustria)
prima di mettere mano a questioni rilevanti sul pano dell’economia e del lavoro.
Il modello della
concertazione si affermò nel nostro paese soprattutto negli anni novanta; uno dei risultati fu il non brillante
protocollo del 23 luglio 1993. Grandi sostenitori del modello concertativo sono
stati Ciampi e Prodi. La prima botta al
modello concertativo la diede l’esecutivo di Berlusconi, la botta definitiva
pare che la intende dare l’esecutivo di Renzi.
Era auspicabile il
superamento del modello della concertazione per passare a un modello di dialogo
sociale diffuso dove i diversi soggetti si assumessero in pieno le loro
responsabilità.
Certo non fa una grinza l’affermazione di
Renzi quando dice che è il Governo che propone le leggi e che deve fare i conti
con il Parlamento massimo organo legislativo; ma il Soggetto Politico (Governo
e Parlamento) ha il dovere di sentire le componenti sociali, le leggi non
possono nascere per ispirazione divina.
Quando Renzi viene a dire “ascolteremo ma tireremo
dritti per la nostra strada” è solo un modo provocatorio per dire una
affermazione senza senso; si ascolta per
raccogliere tutte le possibilità di migliorare una legge, e partire dalla
pregiudiziale che non ci saranno modifiche non è di certo un ascolto.
Passiamo ai metodi di ascolto: non è certo un buon modo convocare i sindacati
per un’oretta giusto per dire cosa il Governo intende fare.
Vediamo come si prendono le decisioni: non è
certo un buon modo fare approvare la Legge delega sul lavoro al Parlamento con un voto di fiducia.
Riguardo poi ai contenuti di tutta la materia
sulla riforma del mercato del lavoro possiamo dire che siamo all’oscuro: da
parte del Governo giusto le minacce di togliere definitivamente l’art. 18 e
niente di preciso sul welfare generalizzato; da parte dei sindacati solo
diverse sfumature do no con assenza di proposte forti.
Si può dire che siamo passati dalla
concertazione allo sconcerto. Certo resta lo sciopero ma anche in questo caso è
necessario un ascolto, altrimenti il dispotismo illuminato si trasforma in
dittatura.
28/10/2014 francesco
zaffuto
Immagine – vecchia
immagine di sciopero nel film Tempi moderni
Di sconcerto in sconcerto. Alla Leopolda appena conclusa, Davide Serra ha ventilato l'abolizione del diritto di sciopero all’interno del pubblico impiego e questo è un gran brutto segnale. E le cose giuste che andrebbero dette da una sinistra che fa il suo dovere, le proclamano persone di estrema destra a cui non si può fare a meno di dire che hanno ragione. Brutta aria... però tengo a mente il tuo "conservare il pessimismo della ragione senza perdere l'ottimismo della speranza".
RispondiEliminaCiao