venerdì 10 luglio 2020

Metodi di licenziamento all'epoca del coronavirus

«Il suo rapporto di lavoro è terminato».
Alcuni imprenditori hanno agito velocemente, all’inizio dell’emergenza, subito dopo il caso di Codogno, prima dell’arrivo del decreto Cura Italia che ha bloccato i licenziamenti.

Il blocco dei licenziamenti - prorogato fino al 17 agosto - ha probabilmente evitato i danni peggiori.  La diga legislativa, però, non ha tenuto fino in fondo. Dimissioni volontarie - a volte forzate -, risoluzioni consensuali dei rapporti di lavoro, fino a casi, che sfiorano l’assurdo, di “sospensioni” da lavoro e stipendio. Un limbo, questo, che ha colpito, ad esempio, le lavoratrici delle mense scolastiche comunali di Roma.

La gran parte delle aziende ha scelto di non anticipare gli ammortizzatori sociali, scaricando l’onere sull’Inps. E l’istituto, come è ormai noto, è andato in tilt, accumulando ritardi nei pagamenti.   
L’osservatorio dell’Inps nell’ultimo rapporto pubblicato qualche giorno fa ha evidenziato un saldo negativo di 359 mila contratti non rinnovati nel solo mese di marzo    Continua sull'Inchiesta dell'ESPRESSO

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