Il 5 giugno 2016 la Svizzera si esprimerà con un
referendum sul
REDDITO DI BASE INCONDIZIONATO
Riportiamo qui dal
sito http://bien.ch/it/node le spiegazioni
della proposta di legge.
Questa proposta è diversa
da quella qui lanciata dal blog “Crea pane e lavoro”, diversa dalle proposte che
ancora non hanno approdato al Parlamento italiano di 5 stelle e Sel; è una proposta molto interessante e
rivoluzionaria dal punto di vista della cultura del lavoro. E’ necessario
conoscerla, riflettere e parlarne.
Il reddito di base, che cosa è?
Il reddito di base incondizionato (RBI) è un versamento
mensile, erogato da un ente pubblico, ad ogni individuo, di una somma di denaro
sufficiente a coprire i bisogni di base e consentire la partecipazione alla
vita sociale, come un vitalizio. Si tratta della realizzazione di un diritto
umano fondamentale.
Personalità di ogni credo politico, fede religiosa e
nazionalità hanno sostenuto nei secoli questa idea, a cui sono stati dati vari
nomi: sussidio universale, reddito di sussistenza, reddito di cittadinanza,
reddito universale, reddito sociale garantito, dividendo universale, rendita a
vita, ecc.
Il Reddito di Base non è un sussidio sociale e non deve
essere confuso con il salario minimo, il sussidio di disoccupazione,
l'assistenza sociale o qualsiasi altra prestazione erogata in maniera
condizionale. Il Reddito di Base è automatico, incondizionato e inalienabile. È
erogato a tutti, ricchi o poveri, dalla nascita alla morte. L'importo è
sufficiente a garantire a tutti una vita dignitosa - qualunque cosa succeda. È
cumulabile con altri redditi (da lavoro e non).
Il Reddito di Base è
dunque:
corrisposto ai singoli individui e non ai nuclei familiari
cumulabile con altri redditi
corrisposto senza l'obbligo di intraprendere un'attività
lavorativa
sufficiente a coprire i bisogni fondamentali e consentire la
partecipazione alla vita sociale
Il reddito di base rende la giustizia sociale compatibile
con l'efficienza economica. È il principio di solidarietà più liberale che si
possa immaginare: assicura infatti l'esistenza individuale e la coesione
sociale senza la rigidità dell'interventismo e la pesantezza della burocrazia.
Molteplici sono state le varianti discusse in merito alla sua implementazione.
Il Reddito di Base non è appannaggio di una parte politica: trova infatti
supporto e resistenze da una parte come dall'altra degli schieramenti politici
tradizionali.
Separare l'attività
professionale dal reddito: una necessità
Né il lavoro retribuito, né le rendite da capitale, né le le
prestazioni sociali riescono ormai a garantire il diritto all'esistenza di ognuno,
così come definito dall'articolo 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti
Umani.
Incondizionato com'è, il Reddito di Base spezza la catena
che unisce la copertura delle necessità di base alle prestazioni di lavoro
retribuito. Questa separazione parziale tra lavoro e reddito è resa necessaria
dalla scomparsa della stabilità nel mondo del lavoro. La disoccupazione e la
precarietà del lavoro sono in gran parte il risultato di una dinamica di
razionalizzazione e automatizzazione che rende l'obiettivo del ritorno alla
piena occupazione obsoleto - quantomeno alle condizioni che abbiamo conosciuto
nei 50 anni successivi al secondo dopoguerra. La flessibilità organizzativa
delle imprese moderne comporta attualmente una crescente instabilità del lavoro
dipendente. In Svizzera, grazie all'elevata competitività internazionale del
paese, il tasso di disoccupazione e la quota di contratti precari restano
relativamente limitati. Tuttavia, sarebbe illusorio considerare la Svizzera
come un'isola separata dal resto del mondo.
A queste condizioni,
chi continuerà a lavorare?
Nella maggior parte dei casi, la fruizione del Reddito di
Base non incoraggerà le persone a lasciare il proprio impiego, soprattutto
perché l'importo non basterebbe a coprire tutti i loro desideri di consumo.
Ricordiamo che l'importo del RdB proposto è di soli CHF
2'500 al mese. Il salario minimo richiesto dai sindacati è di CHF 4'000. Il
salario medio è di CHF 6'000.-.
D'altra parte, sono molti i lavori utili e necessari che
contribuiscono alla produzione di ricchezza e che non sono remunerati:
famiglia, volontariato, associazioni, ecc.
Lungi dall'incoraggiare all'ozio, il Reddito di Base
permetterà a ciascuno, nella misura delle proprie capacità e del proprio
desiderio, di impegnarsi in modo sereno, libero e responsabile in attività
lavorative essenziali per l’interesse generale, che però gli impieghi
tradizionali tendenzialmente trascurano. Il lavoro è sempre d'attualità ed il
suo compito enorme. È più che mai necessario che ognuno possa impegnarsi: a
prendersi cura di se stesso, dei propri genitori, dei propri figli e della
propria famiglia; a lavorare per il bene pubblico comune (la conoscenza, le
arti, la cultura, il software, ecc); e infine a lavorare per sviluppare e
applicare a tutti i livelli i mezzi che permetteranno di lasciare in eredità
alle generazioni future un pianeta vivibile.
Il reddito di base, inoltre, modifica le condizioni di chi
attualmente beneficiano di prestazioni sociali basate su criteri di reddito o
di pensioni di invalidità. Il reddito di base è in effetti cumulabile con la
remunerazione da attività lavorativa, che così preserva la propria attrattiva
finanziaria. Il ritorno al lavoro retribuito non è penalizzato dal rischio di
perdere alcuna prestazione sociale.
Per quale stipendio?
Il Reddito di Base cambia la natura del mercato del lavoro.
Per la prima volta nella storia economica e sociale, lo stipendio versato dal
datore di lavoro non deve più coprire le necessità primarie del lavoratore, dal
momento che questo compito viene assolto dal Reddito di Base . Allo stesso
modo, fornendo una base d'indipendenza economica, consente agli aspiranti
dipendenti di recuperare la libertà contrattuale e rende così quello del lavoro
un vero e proprio mercato.
È soprattutto per i salari più modesti che il Reddito di
Base rinforza la posizione dei candidati nella fase di negoziazione dello
stipendio, poiché questi avranno la possibilità di rifiutare un'offerta
ritenuta insufficiente (il che si tradurrà in una rivalutazione dei suddetti posti
di lavoro). Per l'azienda, l'introduzione del Reddito di Base Incondizionato
non comporta cambiamenti: a seconda dei modelli di finanziamento presi in
considerazione, la massa salariale resterà grosso modo invariata (in questo
caso il contributo alla cassa del Reddito di Base sarà prelevato direttamente
ed unicamente dai salari), oppure, se è l'impresa in quanto tale ad essere
tassata, la diminuzione relativa della massa salariale in senso stretto (i
salari netti) sarà compensata dal contributo dell'impresa al finanziamento del
Reddito di Base.
Quali che siano i casi, l'ammontare del reddito complessivo
del dipendente non cambia (salvo nel caso indicato sopra). Infine, in una certa
misura, la nuova libertà contrattuale del dipendente legittima quella del
datore di lavoro; a quest'ultimo infatti consente di meglio adattare i propri
bisogni di forza lavoro secondo l'andamento dell'attività imprenditoriale.
Il valore etico del
lavoro
Sarebbe sbagliato limitare il valore del lavoro a quello di
puro mercato, come accade sempre più spesso. Dopo la scomparsa dei lavori
ripetitivi e noiosi svolti in ambienti austeri, ora le forze che tendono a
distruggere il senso umano e creativo del lavoro sono la pressione, lo stress e
le costanti minacce. Al contrario, il Reddito di Base ripristina il valore
etico del lavoro, sia nei confronti della società che con sé stessi.
D'altra parte, la pigrizia non risiede nel genoma umano: è
soltanto una reazione al lavoro forzato. Donare la possibilità ai lavoratori di
rifiutare le proposte di lavoro è una forma di responsabilizzazione. Si
abbandona il pretesto della necessità. Senza libertà non c'è una vera etica del
lavoro.
Un diritto
fondamentale
Il Reddito di Base non è una forma di assistenza, ma un
diritto umano. Per questo è corrisposto a tutti, indipendentemente dalla
necessità particolari di ogni individuo.
Contrariamente alle forme di sussidio, il Reddito di Base
non è “stigmatizzante” perché è concesso a tutti. Riconosce il valore della
partecipazione sociale di ciascuno ed elimina l'idea del lavoro retribuito come
criterio secondo cui chi non ha un posto di lavoro sarebbe meno importante
degli altri. Il Reddito di Base rimuove quindi la pressione che grava su
disoccupati, gli "assistiti", e su tutti coloro che un giorno potrebbe
diventarlo.
Finanziamento
A parte gli “effetti dinamici”, difficili da stimare, dal
punto di vista economico il Reddito di Base Incondizionato è un gioco a somma
zero: il valore aggiunto del paese non cambia di un solo franco, mentre la
distribuzione cambia in maniera significativa. Prima di essere distribuita
sotto forma di salari e rendite di capitale, parte della ricchezza prodotta va
a tutta la popolazione residente sotto forma di Reddito di Base Incondizionato.
Per il dipendente, il reddito complessivo non cambia in modo
significativo, ma si compone ora di un salario diretto e del Reddito di Base.
Per l'azienda, i costi non aumentano: se da un lato pagano meno salari netti,
dall'altro pagano un importo approssimativamente equivalente alla cassa del Reddito
di Base. Il nodo che resta da sciogliere riguarda il canale attraverso il quale
l'operazione viene eseguita.
Se prendiamo per esempio come base di calcolo per un Reddito
di Base la cifra di 2'500 al mese per un adulto e 625 al mese (un quarto) per un
minorenne, il costo complessivo è pari a circa 200 miliardi all'anno, ossia un
terzo del Prodotto Interno Lordo (il P.I.L. nel 2011 è stato di circa 600
miliardi di franchi svizzeri). Ma come vedremo in seguito, solo una piccola
parte di questa somma resta da finanziare, dal momento che la gran parte di
essa è semplicemente riallocata senza oneri aggiuntivi per lo Stato.
Bisogna distinguere
tre fonti di finanziamento:
Le prime due sono semplicemente un trasferimento di costi,
mentre l'ultima richiede nuove fonti. La principale fonte di finanziamento è il
trasferimento dei costi assicurativi e dell'insieme di prestazioni sociali,
agevolazioni ed altri sussidi che il Reddito di Base renderà inutili. A seconda
dei punti di vista, l'importo di questo trasferimento si situa intorno ai 60
miliardi. La seconda fonte di finanziamento, stimata attorno ai 110 miliardi, è
il trasferimento della quota del reddito da lavoro sostituito dal RBI. Tale
importo sarà finanziato dalle imprese, e corrisponderà grossomodo alla quota
salariale che queste che non dovranno più versare ai dipendenti, i quali, a
loro volta, la riceveranno sotto forma di RBI. Infine, la terza fonte di
finanziamento è la differenza tra il costo totale del RBI e la cifra già
disponibile (il totale dei trasferimenti di cui sopra) ovverosia 200 miliardi -
60 miliardi - 110 miliardi = 30 miliardi. Tale somma rappresenta
approssimativamente lo sforzo reale per finanziare il RBI, che corrisponde
all'aumento reale del reddito per una parte della popolazione.
Anche se l'equazione è stata posta in maniera un po'
semplificata, dobbiamo in buona sostanza renderci conto che i vari canali di
finanziamento sono interdipendenti. Qualunque sia il meccanismo specifico che
verrà scelto, il finanziamento sarà basato su un nuovo principio di
distribuzione del valore creato dalle attività economiche. Che non sarà più
diviso in due parti, ma in tre: i salari, i profitti e il RBI.
Il finanziamento renderà necessario un adeguamento della
sistema fiscale per il quale diversi canali ora sono attualmente già in
discussione. Nel nostro libro Il Finanziamento del Reddito
di Base Incondizionato(FR/DE), vengono prospettate tre soluzioni: la
compensazione salariale (addebito diretto sullo stipendio), l'IVA (che potrebbe
ripercuotersi in parte sui prezzi dei beni di consumo), e infine l'IVA
accompagnata da una revisione dell'imposta federale diretta (FDT) per
correggere la graduale diminuzione dell'effetto indiretto delle imposte sul
reddito. Un'ulteriore soluzione sarebbe quella di prendere la parte del RBI
direttamente sul “valore aggiunto netto” (VAN) delle imprese, ossia il valore
calcolato dopo l'ammortamento degli investimenti, dell'IVA e delle eventuali
tasse di importazione. In questo caso, non vi sarebbe alcun impatto sui prezzi.
Molto probabilmente, la soluzione finale sarà un insieme di queste diverse
possibilità.
In sintesi, non è necessario finanziare il costo totale del
RBI, perché si tratta in gran parte dello stesso denaro pubblico speso in modo
diverso. Per la maggior parte dei dipendenti, il reddito complessivo non cambia
in modo significativo, componendosi quindi di un salario diretto e del Reddito
di Base Incondizionato. Solo le persone il cui reddito complessivo aumenta
grazie al RBI (le famiglie e le persone che esercitano poca o nessuna attività
di lucro) genereranno dei costi supplementari. Siamo in grado di stimare questi
costi a circa 30 miliardi l'anno. Per le imprese, infine, i costi operativi
dovrebbero essere sostanzialmente gli stessi.
Troppo Stato?
Secondo la soluzione presa in considerazione, il
finanziamento del Reddito di Base può passare attraverso un prelievo obbligatorio
sulla creazione di valore economico, oppure appoggiarsi sulle imposte dirette o
indirette. Ma in ogni caso, bisogna distinguere il finanziamento del Reddito di
Base dall'azione dello Stato. Anche facendo ricorso alle imposte, nel caso del
Reddito di Base la pressione fiscale non apporta alcun beneficio
all'amministrazione pubblica o ad una qualsiasi politica interventista. Si
tratta di denaro che si trasferisce dalla economia privata all’economia privata
attraverso la soddisfazione dei bisogni fondamentali della popolazione; lo
Stato svolge solo un ruolo di fiduciario, mentre la libertà individuale, come
viene esercitata in un'economia di mercato, rimane intatta. Estendendo la
libertà contrattuale ai lavoratori su di un mercato del lavoro finalmente degno
del questo nome, il Reddito di Base muove chiaramente nella direzione della
libertà individuale.
D'altra parte il Reddito di Base permetterà sicuramente di
ridurre il peso e il costo della burocrazia sociale restituendo nel contempo al
lavoro sociale tutta la sua dimensione di sostegno ed assistenza. Infine, da un
punto di vista prettamente politico, riducendo l'influenza dello Stato sulla
vita privata dei cittadini, in particolar modo su coloro che vivono in
condizioni modeste, il Reddito di Base contribuirà allo sviluppo della
democrazia e della libertà individuale.
foto dal sito citato - la presentazione della proposta
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