2009, siamo nel pieno della crisi economica, nata negli USA comincia
ad espandersi in Europa, il dato di disoccupazione in Italia nel dicembre 2009
è dell’ 8,2%,
E’ indubbio che tutto il 2010 sia un anno di piena crisi, ebbene
il dato di disoccupazione al gennaio 2011 è dell’ 8,6%.
Si invocano cure contro la crisi, cominciano le cure ed in
agosto 2012 il dato diventa 10,7%
Continuano le cure ed in maggio 2013 il dato diventa 12,2%, fino
ad arrivare al fatidico 13% del febbraio 2014 comunicato in questi giorni dall’Istat.
Vediamo le cure attuate: aumento della flessibilità, aumento
della precarizzazione, aumento dell’età per andare in pensione, aumento dei
corsi di riqualificazione.
Flessibilità: se flessibilità significa spostarsi da un settore produttivo
in difficoltà ad un altro in espansione sicuramente la flessibilità è
utile; ma se flessibilità significa
lavorare pochi mesi all’anno e per gli altri mesi starsene a casa senza neanche
una indennità di disoccupazione, questo tipo di flessibilità può solo avere una
ripercussione negativa sulla domanda di beni di consumo con tutti gli effetti
negativi sull’economia.
Precarizzazione: l’aumento di giovani con lavori precari ha una forte incidenza
sulla domanda, grava come risparmio forzato verso le famiglie di origine dove i
genitori vedono i figli ancora non sistemati,
impedisce la formazione di nuove famiglie in grado di avere una propria
autonomia di spesa. Le nuove famiglie sono il traino per lo sviluppo dei
consumi in tanti settori e se hanno difficoltà a formarsi anche l’economia ne
risente.
Aumento dell’età pensionabile: se da un lato ha
l’effetto positivo di diminuire la spesa previdenziale, dall’altro impedisce l’ingresso di giovani nei
lavori stabili. Se si considera che gli anziani hanno una propensione ai
consumi molto ridotta rispetto a quello che possono avere le nuove famiglie, anche questa soluzione ha
inciso in modo negativo sulla domanda di beni.
Aumento dei corsi di riqualificazione: la maggior parte dei
corsi di formazione sono stati una specie di posteggio per i disoccupati; i corsi di riqualificazione sono utili solo se
sono in vista di una nuova collocazione nel mondo produttivo, altrimenti sono
solo una spesa inutile.
Le cure sono state pessime. Il contenimento del costo del lavoro
può dare una boccata di ossigeno alle aziende,
ma se le aziende che producono (anche a costi di lavoro più bassi) non
riescono a vendere i loro prodotti, CHIUDONO lo stesso.
L’idea di diminuire il cuneo fiscale e fare arrivare più soldi
alle buste paga sperando in una ripresa della domanda, promossa dal governo Renzi
con i cosiddetti 80 euro, può avere un effetto positivo; non è facilmente misurabile per la sua entità
degli effetti, ma quantomeno va in una direzione diversa dalle precedenti cure. Il richiamo nuovamente alla flessibilità,
dello stesso governo Renzi, invece, può continuare a produrre effetti negativi,
il recente decreto
del Governo sui contratti a tempo
determinato va nella stessa direzione delle vecchie cure.
Se la flessibilità è un
bene per le imprese, le stesse imprese debbono pagare un qualche centesimo in
più rispetto al lavoro a tempo indeterminato.
03/041/14 – francesco zaffuto
Immagine fuori testo – la cura con le
sanguisughe probabilmente meno dannosa -
http://sanguisugheamedicinalis.blogspot.it/p/salasso-terapeutico.html
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