Il
12 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato la prima parte del Jobs Act di Renzi.
E’ stato approvato un decreto legge che rimaneggia le regole del
precariato. L’allora ministro Fornero
aveva emanato norme che dovevano tendere alla stabilizzazione del precariato e
poi nei fatti non avevano avuto il successo sperato, le norme del nuovo
ministro del lavoro Poletti ora tendono a prendere atto che il precariato è uno
dei pochi modi di trovare lavoro.
Vediamo
sinteticamente gli aspetti di questo primo atto.
E’
stata alzata da 12 a 36 mesi la durata
dei contratti a tempo determinato senza causale, (in pratica senza nessuna
specificazione di una necessità aziendale di ricorrere a contratti a tempo
determinato). Viene indicata invece una percentuale, la forza lavoro assunta con contratti a tempo
determinato non potrà essere più del 20
per cento del totale degli assunti.
I
contratti a tempo determinato si potranno rinnovare fino ad un massimo di otto
volte in tre anni, basterà confermare la situazione preesistente e salta
l’obbligo di pausa tra un contratto e l’altro.
Meno
vincoli sui contratti di apprendistato, per assumere nuovi apprendisti non sarà
obbligatorio confermare i precedenti apprendisti alla fine del percorso
formativo. La busta paga base degli apprendisti sarà pari al 35 per cento della
retribuzione del livello contrattuale di inquadramento.
Il Durc (Documento unico di regolarità
contributiva), il documento sugli obblighi legislativi e contrattuali delle
aziende nei confronti di Inps, Inail e Cassa edile, viene sostituito da un modulo da compilare su
internet.
Praticamente i precari passano da precariato a
precariato, con la speranza che almeno possano essere toccati da un miracolo di
precariato lungo tre anni e poi alla fine essere assunti.
Questo primo atto sul Jobs act si distanzia dalle aspettative di una nuova tipologia di
contratto che doveva incrementare nel tempo i diritti. La parte più “bella” del
Jobs act viene rinviata al futuro e lo
stesso 12 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge
delega al governo che dovrebbe affrontare i temi degli ammortizzatori
sociali e i servizi per il lavoro,
dall’introduzione di un sussidio di disoccupazione al salario minimo, dalla
riduzione delle forme contrattuali alla tutela per le donne in maternità. Per
tutte le “ belle cose” c’è il
rinvio a un disegno di legge con tutti i tempi e i ritardi parlamentari. Siamo
ben lontani dal dare un sussidio di sopravvivenza con urgenza a chi sta in gravi difficoltà.
19/03/14
francesco zaffuto
Immagine fuori testo – il dipinto di Domenico Beccafumi sul
miracolo della “mula” da
http://it.wikipedia.org/wiki/Miracolo_eucaristico_di_Rimini
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