martedì 28 maggio 2013

Nazionalizzare l’ILVA

 Di nazionalizzazione se ne comincia a parlare dopo le dimissioni del CDA dell’ILVA; ecco come si è espresso Francesco Boccia, presidente della Commissione bilancio alla Camera : “Se la famiglia Riva non è in grado di mantenere gli impegni presi, ovvero fare le bonifiche che erano state concordate con lo Stato, non vedo alternative che un intervento dello Stato” … “quando non ci sono privati in grado di produrre un bene ritenuto essenziale dal Paese è giusto nazionalizzare e in questo caso temo non ci siano”.
 Per troppa indecisione del precedente Governo Monti di tempo se ne è perso tanto, ora cominciano le incertezze del governo Letta.
  La mancata attuazione di provvedimenti di disinquinamento ha già determinato il sequestro degli impianti deciso dai magistrati di Taranto e la famiglia Riva, che dovrebbe mantenere gli impegni industriali presi con il Governo,  si trova con  gli arresti domiciliari  confermati dalla Corte di Cassazione.  Non c’è più tempo da perdere.
  L’ILVA un tempo era Italsider ed era pubblica
 Nel 1995 si portò a compimento uno dei più grandi fallimenti dello Stato. L’Italsider era un fiore all’occhiello della rinascita italiana post bellica, era un’azienda risanata e potenziata dai finanziamenti statali e fu regalata ai privati. Se restava pubblica i controlli sui danni ambientali sarebbero stati più agevoli,  i dirigenti dell’industria pubblica potevano essere licenziati se inquinavano, e come l’industria pubblica non aveva il problema di fare utili e guadagnare sulla pelle della popolazione locale. Aveva però  il dovere di mantenere i conti in pareggio e sindacati e operai potevano essere chiamati a collaborare.
 Lo Stato,  per tutelare la salute pubblica garantita dall’articolo 32 della Costituzione poteva e può fare un decreto di requisizione. La strada è quella di una nazionalizzazione tramite requisizione per gravi danni provocati, avvio immediato dell’opera di disinquinamento e ripresa della produzione con le dovute garanzie sulla salute;  alla fine dell’opera di disinquinamento si potranno anche pagare i proprietari,  se rimane qualcosa.

 Le concezioni liberiste che si sono diffuse in Europa non impediscono l’intervento dello Stato nell’industria siderurgica, qui non si tratta di alterare la libera concorrenza, si tratta di rispettare tre obblighi costituzionali dell’Italia: difendere l’occupazione, difendere la salute, difendere l’ambiente.

3 commenti:

  1. Sono stanca ma ti seguo. Questi argomenti sono tosti e non sempre ho commenti da fare ma cerco di farli miei.

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  2. Mi manda Sari.
    Sì, sono d'accordo con la requisizione
    non sono d'aordo con l'ultima riga e mezzo
    "alla fine dell’opera di disinquinamento si potranno anche pagare i proprietari, se rimane qualcosa"
    Questa è gente che s'è arricchita a scapito della salute
    e della vita dei cittadini
    va fatta pagare fino in fondo, vanno requisiti tutti i beni
    fino alla concorrenza delle spese per il disinquinamento
    e al risarcimento dei malati e delle famiglie dei morti
    causati dalla loro avidità.
    Se non si comincia da qui ho idea che prima o poi
    si vedranno le ghigliottine in piazza.

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  3. sempre ottimo esprimere e divulgare la propria opinione.
    vedo difficile coniugare la difesa dell'occupazione con quelle dell'ambiente e della salute. sicuramente si può fare meglio di quel che si è fatto finora in questo senso. ma non sono un esperto. ciao

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