Gli sfruttati di oggi sono tanti:
operai,
contadini,
pastori,
pescatori,
lavoratori precari,
disoccupati,
disoccupati con reddito di cittadinanza e senza,
lavoratori in nero sempre ricattati,
migranti appena arrivati,
migranti arrivati da tempo e e che vivono come gli italiani più sfruttati,
impiegati di livello retributivo basso,
insegnanti malpagati,
pensionati ai livelli di sussistenza,
partite IVA che spuntano come lavoratori in proprio ma nei fatti sono dipendenti ricattati con orari di lavoro pesanti,
professionisti marginali,
imprenditori sull'orlo di chiudere la propria impresa.
Il fatto è che non sono uniti, ma divisi lottano spesso l'un contro l'altro.
PROLETARI DI TUTTO IL MONDO CERCATE DI CAPIRE CHI SIETE E UNITEVI.
mercoledì 1 maggio 2019
giovedì 14 marzo 2019
Il salario minimo in Italia è un’urgenza
Abbiamo bisogno di una norma dove si dice con chiarezza che
se un lavoratore viene pagato 3 euro all’ora
per raccogliere pomodori trattasi di riduzione in schiavitù e vanno perseguiti
penalmente il datore di lavoro e il mediatore di lavoro.
Vediamo cosa dice
Landini segretario CGIL
“Non siamo contrari
al salario minimo come concetto ma, visto che tra l'80 e il 90 per cento
dei lavoratori italiani è coperto dai contratti nazionali, noi proponiamo di
rendere quei contratti ‘erga omnes’, che valgano cioè per tutti. In questo modo,
oltre al salario, anche altri aspetti come le ferie diventerebbero per legge i
minimi sotto cui non si può andare, minimi non fatti dal Parlamento, ma dalla
contrattazione tra le parti. Basterebbe recepire gli accordi interconfederali”.
A dirlo è il segretario
generale della Cgil Maurizio Landini, in un'intervista rilasciata al settimanale L'Espresso: “Se invece il Parlamento stabilisce un salario che
prescinde dalla contrattazione, e che può essere persino più basso dei limiti
contrattuali, diventa una norma di legge che contrasta la contrattazione
collettiva.
Non sono s’accordo
con Landini su questo aspetto: la retribuzione minima di un’ora di lavoro non contrasta con la contrattazione collettiva,
perché la contrattazione collettiva può essere sempre migliorativa del minimo.
E in tutte le situazioni organizzate il sindacato può esercitare il suo ruolo.
Qui si tratta di tutelare i lavoratori che non riescono ad organizzarsi
sindacalmente. Il minimo va considerato
come soglia per evitare le condizioni di supersfruttamento, e la norma sulla
retribuzione minima va accompagnata dalla funzione di controllo degli
ispettorati del lavoro.
Quanto all’allargamento
dei contratti “erga omnes”,
istituto già previsto, questo non riesce ad influire nelle situazioni di lavoro
marginale; e in molti casi, specie per
lavori occasionali e piccolissime aziende, è pressoché inapplicabile. (fr.z)
LINK
SALARIO MINIMO
IN GERMANIA
Francia
IN EUROPA
La proposta 5 stelle
IMMAGINE DA http://contropiano.org/news/politica-news/2015/03/11/arriva-il-salario-minimo-da-fame-naturalmente-029609
mercoledì 13 febbraio 2019
Il Reddito di cittadinanza e gli ultimi
Il
Reddito di cittadinanza rischia di lasciare fuori gli ultimi, i più bisognosi,
i cosiddetti clochard, i senza fissa dimora.
La
mancanza di una residenza può diventare l’ostacolo più forte per determinare
l’esclusione.
Ma se
ciò accade, questa volta non si può dare la cola allo Stato; sono i Comuni che
conoscono il fenomeno sul loro territorio, che hanno a disposizione i vigili
urbani e che possono censire l’entità del fenomeno.
I comuni debbono dare una residenza ai senza
fissa dimora che dormono all’aperto o in luoghi di transito coperti per
ripararsi dal freddo. Queste persone vanno censite e gli va dato un posto dove
dimorare, e se il Comune non riesce a provvedere subito, deve almeno
urgentemente dare una residenza virtuale presso lo stesso Comune, o una
qualsiasi sede comunale, per permettere a queste persone di accedere al reddito
di cittadinanza.
Una
volta ottenuto il Reddito di cittadinanza presso il Comune, il comune stesso potrà
trattenere una parte di tale reddito per provvedere ad un alloggio provvisorio
o definitivo. E visto che i comuni non sono tutti così solleciti verso gli Ultimi,
lo Stato deve dare una Direttiva ai Comuni anche sotto la forma di Dispositivo applicativo
della Legge sul reddito di cittadinanza.
Non va accettata la critica che alcuni
esponenti politici cominciano a fare al reddito di cittadinanza che non ha
pensato agli ultimi; c’è la possibilità di provvedere subito e con urgenza.
(fr. z.)
Immagine da:
mercoledì 30 gennaio 2019
reddito di cittadinanza in gazzetta ufficiale
Il
reddito di cittadinanza nella versione Di Maio del Governo 5stelle/lega è in
Gazzetta Ufficiale
Trattandosi di un decreto il provvedimento
è entrato in vigore. Successivamente,
il testo arriverà alle Camere, che avranno i consueti 60 giorni di tempo per l’iter di conversione.
E non si esclude che il passaggio parlamentare possa apportare modifiche al provvedimento.
Qui di seguito il
decreto in copia dalla Gazzetta – questo blog in post successivi esaminerà
alcuni punti di forza e di debolezza di questa misura.
domenica 27 gennaio 2019
Ad un passo dal reddito di cittadinanza, quali riflessi sulla domanda interna
Forse approda
il cosiddetto reddito di cittadinanza nella versione voluta da Di Maio, e ad
aprile ci dovrebbero essere le circolari applicative della nuova normativa.
E’ una
riforma, che sia pure con tutte le contraddizioni, viene a portare un
cambiamento importante nel welfare in Italia.
Una delle bordate degli acerrimi oppositori è
quella di dire che non porterà nuovo lavoro.
Questa affermazione non è vera. Non si riesce a quantificare l’entità di
lavoro che potrà generare, ma
sicuramente l’incrementare la domanda
interna di beni porta ad avere un riflesso sulla produzione con il conseguente
aumento di lavoro.
I circa sei
miliardi che arriveranno a cittadini
attualmente sprovvisti di reddito saranno sicuramente spesi in beni soprattutto
di prima necessità, e non saranno tesaurizzati e messi da parte, non solo per i
marchingegni delle tessere di Di Maio, ma perché quei cittadini hanno immediati
bisogni di spesa. Ma non tutto avrà un
riflesso sulla produzione nazionale, e per comprenderlo può servire un esempio:
se il percettore del reddito comprerà un chilo di limoni di Sicilia, si avrà un
riflesso su un produttore nazionale, se
comprerà un chilo di limoni spagnoli il riflesso si avrà in parte sulla rete di
commercializzazione nazionale e in parte sul produttore estero, Ma ciò è normale e dipende dalla condizione
dei mercati aperti.
Quindi il riflesso positivo sulla domanda
interna ci sarà e in qualche modo inciderà sull’incremento della produzione e
sull’incremento di posti di lavoro. Quanti è in quanto tempo, non è facile da
valutare. E se sarà poco dipende soprattutto dal fatto che sei miliardi sono
ben pochi.
Vediamo cosa potrebbe accadere se questi sei
miliardi, al posto di andare verso
persone povere prive di redditi, andassero verso persone che già percepiscono
redditi medio alti: una parte andrebbe verso lo sviluppo dei consumi ed un’altra
parte verrebbe tesaurizzato o messo da parte in previsione di consumi futuri, l’incremento
della domanda sarebbe sicuramente inferiore.
Certo non può essere solo questa misura a
generare nuovo lavoro, deve essere
accompagnata da più misure. Ma in ogni caso è una misura che ha un duplice
aspetto: quello di sostegno ai ceti più poveri per diminuire il malessere
sociale e quello di sostegno della domanda interna per il suo aspetto
economico. (fr. z.)
lunedì 14 gennaio 2019
In appello ha vinto Lisa, era stata licenziata per aver “rubato” un monopattino dai rifiuti
Comunicato di Change.org
12 GEN
2019 —
Cari amici/amiche,
grazie a tutti per le vostre firme e i vostri sforzi. E' con
grande piacere che vi annuncio che la vicenda di Lisa ha avuto un lieto fine.
I giudici in appello hanno dato ragione a Lisa che dovrà essere riassunta dalla sua azienda.
Vi auguro un buon week-end!
Grazie ancora.
Sergio
La recente notizia di stampa
i due precedenti post di questo blog
lunedì 7 gennaio 2019
Rider: un esempio di supersfruttamento
Tutto sincronizzato: consegne – velocità e
supersfruttamento
L’Espresso ha intervistato un addetto al
controllo – continua su …
http://espresso.repubblica.it/attualita/2018/12/19/news/rider-controllo-foodora-1.329793?fbclid=IwAR1Hdd9TRw9Cek0DgONHI6TKT-PoIVKRmqE4zEel_Kz8gVC0XFsGvGLR4ng
venerdì 4 gennaio 2019
2018 l’orribile normalità dei morti sul lavoro
L’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
comunica dati che
dovrebbero allarmare: i morti sul lavoro nel corso del 2018 sono
aumentati:
Sono 703 i
morti sui luoghi di lavoro del 2018. Con i morti sulle strade e in itinere,
considerati dallo Stato e dall’INAIL come morti sul lavoro, arriviamo a oltre
1450 lavoratori morti per infortuni. Mai stati così tanti da quando il 1°
gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio, che monitora tutti i morti sui
luoghi di lavoro, anche i non assicurati INAIL e tutti quelli che non
dispongono di un’assicurazione.
Rispetto al
2017 registriamo un aumento del 9,7%.
L’Agricoltura registra
il 33,3% di tutti i morti sui luoghi di lavoro (è così tutti gli anni); il dato
impressionante è quello dei 149 agricoltori che hanno perso la vita guidando un
trattore rimanendone schiacciati. Nessuno ha mosso un dito neppure quest’anno
per arginare e informare sulla pericolosità del trattore, oltre che mettere a
disposizione fondi per renderli più sicuri.
La seconda
categoria con più morti è l’Edilizia che conta il 15,2% di tutti i morti sui
luoghi di lavoro. Questa categoria, forse a causa della crisi dell’edilizia,
registra un calo delle morti di oltre il 5% rispetto al 2017.
Gli
autotrasportatori (li monitoriamo tutti assieme, anche se fanno parte di
categorie diverse) sono percentualmente il 12,1% di tutti i morti sul lavoro.
L’Industria, di tutte le categorie (esclusa l’edilizia) ha complessivamente il
7,8% di tutti i morti sul lavoro. Pur avendo milioni di addetti ha
percentualmente pochi morti, questo perché ha ancora un sindacato forte che
riesce a dialogare e a far rispettare più di altri comparti la Sicurezza sul
lavoro. A morire per infortuni sono quasi tutti lavoratori in appalto:
dipendenti di altre aziende, spesso artigianali, muoiono per infortuni nelle
aziende stesse. Nemmeno i Sindacati non s’interessano di questi lavoratori
figli di un “dio minore” che non hanno articolo 18 e lavorano in insicurezza
senza nessun controllo. Continua su https://cadutisullavoro.blogspot.com/
giovedì 3 gennaio 2019
chi arriva e chi parte per un lavoro - le valige del capitalismo
Migranti dall’Africa
che arrivano disperati in Italia – Migranti Italiani in cerca di lavoro che
lasciano l’Italia – si chiama CAPITALISMO
Nel 2017 se ne sono andati dall’Italia circa 285 mila cittadini. È una cifra che si avvicina al record di emigrazione del Dopoguerra, quello degli anni ‘50, quando a lasciare il Paese erano in media 294 mila Italiani l’anno.
Chi espatria, va principalmente in Europa (Germania e Gran Bretagna in testa). E se fino al 2002 il 51% degli emigrati con più di 25 anni aveva al massimo la licenza media, ora quasi un terzo sono laureati. Questa “fuga di cervelli” per il Paese rappresenta una perdita in tutti i sensi. Ogni emigrato istruito è infatti come un investimento che se ne va: mediamente 164 mila euro per un laureato...
Secondo il “Rapporto italiani nel mondo” della Fondazione Migrantes, la maggior parte continua a trovare impiego in occupazioni poco qualificate, ristoranti e pizzerie in cima alla lista.
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