mercoledì 29 agosto 2018

Operaio ucciso da un robot


Operaio ucciso da un robot
…all'improvviso, il braccio meccanico del robot pare sia ripartito e l'operaio, colto di sorpresa, è rimasto schiacciato alla testa…
SALGAREDA (Treviso)- È morto schiacciato dal braccio meccanico di un robot, davanti agli occhi del fratello e del nipote, che da anni lavoravano assieme a lui alla 3B di Salgareda, un'azienda con più di 500 dipendenti che produce pannelli in legno per il settore dell'arredamento. Shpeijtim Gashi, 44 anni di Ponte di Piave, kosovaro, sposato e padre di tre figli, è la tredicesima vittima sul lavoro in provincia di Treviso dall'inizio dell'anno. +
Un caso analogo di un operaio ucciso da un robot è accaduto in Germania nel 2015

giovedì 2 agosto 2018

Il no all’art. 18 di M5S e Lega


La maggioranza M5Stelle+Lega ha detto no alla reintroduzione dell’articolo 18  nel caso di licenziamento illegittimo ed ha  votato contro un emendamento, presentato dal deputato di Liberi e Uguali Guglielmo Epifani, che puntava a recepire, nel decreto Dignità all'esame della Camera. L'emendamento - sul quale si erano dichiarati contrari sia il governo che i relatori di maggioranza - è stato respinto con 317 no, 191 astensioni e i soli 13 voti a favore dei deputati di Leu.
 Il Movimento 5 Stelle, approdato al Governo dello Stato si è dimenticato delle sue posizioni in difesa dell’art. 18.
 Dopo questo ultimo atto,  l’addio all’art. 18 rischia di essere definitivo nel panorama delle garanzie sul lavoro.
 Perdere il Lavoro senza una motivazione legittima darà diritto ad una retribuzione compensativa ma non farà scattare la riassunzione. In un mercato del lavoro dove ritrovare un lavoro è facile può essere una misura digeribile;  ma in una realtà dove ritrovare un lavoro stabile è difficilissimo la retribuzione compensativa è una beffa.



Sud d’Italia: 600mila famiglie senza lavoro


Secondo i dati anticipati dal Rapporto Svimez 2018: la leggera crescita nel Sud d’Italia, manifestatasi nel triennio 2015-2017, rischia di scomparire;  nel 2019 “si rischia un forte rallentamento dell’economia meridionale: la crescita del prodotto sarà pari a +1,2% nel Centro-Nord e +0,7% al Sud”.
I dati della mancanza di lavoro al Sud  sono sempre più allarmanti: il numero di famiglie meridionali con tutti i componenti in cerca di occupazione è raddoppiato tra il 2010 e il 2018, da 362 mila a 600 mila (nel Centro-Nord sono 470 mila)”.   Per i  giovani under 35: il saldo negativo di 310 mila occupati tra il 2008 e il 2017.
 Nel corso del 2017 l’incremento dell’occupazione meridionale è dovuta quasi esclusivamente alla crescita dei contratti a termine (+61 mila, pari al +7,5%) mentre sono stazionari quelli a tempo indeterminato (+0,2%).
C’è, inoltre,  una forte disomogeneità tra le regioni del Mezzogiorno: nel 2017, Calabria, Sardegna e Campania registrato un tasso di crescita che non si è avuto in Sicilia.
  Negli ultimi 16 anni hanno lasciato il Mezzogiorno 1 milione e 883mila residenti: la metà giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati, il 16% dei quali si è trasferito all’estero. Quasi 800 mila non sono tornati. Anche nel 2016, quando la ripresa economica ha manifestato segni di consolidamento, si sono cancellati dal Mezzogiorno oltre 131 mila residenti.

mercoledì 1 agosto 2018

Record contratti a termine: 3 milioni 105 mila


Nel giugno 2018, secondo l’Istat  c’è stato il record storico dei contratti a termine: 3 milioni 105 mila
Mentre il Parlamento sta discutendo sul decreto Di Maio che vuole porre un argine ai contratti a termine, arrivano i dati Istat che mostrano l’entità del fenomeno.
Il dibattito sembra strutturarsi tra due posizioni:
quelli che,  con Di Maio,  sostengono che il fenomeno del lavoro a tempo determinato vada contenuto e non si può accettare che generazioni di giovani vivano tutta la vita lavorativa da precari;
e
quelli che sostengono la tesi del meglio un lavoro precario che niente, perché le aziende potrebbero rinunciare anche a questo criterio di assunzione.
Pare mancare una terza ipotesi: quella di far leva sull’intervento pubblico per la creazione di nuove possibilità di lavoro.


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