sabato 29 marzo 2014

Nei posti da laureato della Pubblica amministrazione, solo metà ha il titolo


Nel 2012 tra il personale amministrativo e tecnico della Pa ''nel gruppo degli occupati che svolgono lavori per i quali è richiesta la laurea solo la metà all'incirca (51%) ha effettivamente la laurea''. Lo rileva l'Aran analizzando il personale impiegatizio (1,2mln). Pesano criteri di anzianità e deroghe, accumulati nel tempo.
L'Aran riscontra ''evidenti segnali di una complessiva debolezza del 'capitale umano' della pubblica amministrazione, accentuatasi negli ultimi anni anche per effetto delle politiche di blocco del turn-over''. I segnali, spiega, si ''colgono innanzitutto, nella prevalenza di mestieri a bassa o media qualificazione professionale''.
Qui un link sui battibecchi tra ministri del governo Renzi

mercoledì 26 marzo 2014

dimissioni in bianco dei lavoratori e voto alla Camera

Roma, 25 mar. - Con 300 voti a favore, 101 contrari e 21 astensioni l’Aula della Camera ha approvato la nuova legge che vieta la pratica diffusa delle dimissioni in bianco fatte firmare a lavoratrici e lavoratori al momento dell’assunzione e conservate dal datore di lavoro per la durata del rapporto.  A favore hanno votato Pd, Forza Italia, Sel, Psi, Cd, Fdi e Per l'Italia. Contrari M5s, Nuovo Centrodestra e Scelta Civica.  Una maggioranza ben diversa da quella che sostiene il Governo in carica, vediamo alcune prese di posizione e la legge votata.

Presa di distanza del Movimento 5 stelle
………….
Fin dal 2001 esiste l'ottimo istituto della convalida: quando una lavoratrice dà le dimissioni, deve poi confermarle presso i Centri per l'Impiego o le Direzioni territoriali del Lavoro, in modo da certificare ufficialmente che non sia stata costretta. Questo vale in particolare per
 donne giovani, neospose o neomamme.
……….
Su pressioni della lobby di Confindustria, vista nei corridoi della Camera a ronzare intorno ai deputati della maggioranza, infatti, ecco che a Montecitorio passa una legge che neutralizza la convalida... indovinate per quale categoria? Proprio per le lavoratrici giovani, neospose e neomamme! 
Le quali potranno ora, con comodo, firmare un moduletto in azienda e via andare. Con comodo del datore di lavoro, naturalmente, che
 potrà buttarle fuori senza dover più dare spiegazioni a nessuno.
E intanto, qualcuno continuerà a spellarsi le mani in TV per altre bugie sulla pelle delle donne. Altro che quote rosa.

Ecco la replica di SEL
Titti di Salvo risponde: «…. La legge contro le dimissioni in bianco che stiamo discutendo in aula, che introduce il modulo con numerazione progressiva previsto nel 2007 e eliminato dall’allora ministro del governo Berlusconi Sacconi, previene l’abuso e il ricatto. La convalida di cui parla a sproposito Grillo (e ovviamente i suoi deputati) prevede che il ricatto sia già avvenuto e che con un questionario presso l’ispettorato del lavoro si riesca a capire l’intenzione del lavoratore o della lavoratrice. Solo in 30 casi su decine di migliaia di verifiche e di convalide l’ispettorato del lavoro ha stabilito che c’era un abuso. Grillo può dirci se secondo lui i casi di dimissioni in bianco erano soltanto 30? Il punto è proprio questo: il modulo numerato (a costo zero scaricabile da internet) che ha una scadenza di 15 giorni, previene il ricatto, tutto il resto (cioè la legge Fornero) è un tortuoso meccanismo di verifica ex post, di cui l’onere della prova è a carico della lavoratrice e del lavoratore».

Qui il link del testo Integrale della legge proposta da SEL

Nota del blog Crea pane e lavoro

L’introduzione di un modulo che dà la certezza temporale è utile per evitare l’abuso di dimissioni date al momento dell’assunzione; forse, vista la delicatezza del problema , l’introduzione del nuovo modulo si può conciliare mantenendo gli aspetti di controllo dell’ispettorato;  ma non volere porre un rimedio alla situazione attuale non è certo una buona cosa.  Chissà se questa legge passerà al Senato,  e come voteranno gli alleati di governo  in quell’aula ?

venerdì 21 marzo 2014

da un Ministro all’altro


Sì, è vero, capisco che sia un atto inutile, come lo fu il primo ma …
Questa proposta fu inviata l'8 maggio 2013  via mail a 640 parlamentari  e per  raccomandata al Ministro del lavoro Giovannini;  visto che il Ministro del lavoro è cambiato è stata inviata all’attuale  Ministro Poletti  con la lettera qui sotto allegata.
Disponibilità al lavoro, collocamento e welfare
1
Ai fini dell’applicazione degli articoli 1, 4 e 38 della Costituzione italiana sono istituiti presso i Centri di impiego regionali le Liste di Collocamento al Lavoro con carattere obbligatorio e pubblico.
2
Ogni cittadino in condizione di disoccupazione e che cerca con urgenza un’occupazione può chiedere l’iscrizione alle Liste di Collocamento e sarà iscritto in base alle proprie capacità e formazione a diverse tipologie di mansioni, oltre a una di generica iscrizione di disponibilità a lavori di pubblica utilità predisposti dal Comune di appartenenza e comuni viciniori. Sono da considerare cittadini in stato di disoccupazione: tutti coloro che hanno perso un precedente lavoro a tempo indeterminato, determinato, a progetto e di qualsiasi altra forma; tutti i cittadini che cercano il lavoro come prima collocazione; tutti i cittadini che hanno chiuso una partita IVA per l’impossibilità di esercitare un lavoro autonomo.
3
Tutte le ditte private che assumono personale sono obbligate a farlo tramite le liste di collocamento pubbliche per almeno il 70% delle assunzioni, sia per le assunzioni a tempo indeterminato e sia per le assunzioni a tempo determinato. Tutti gli organismi pubblici sono obbligati ad assumere tramite dette liste per il 100% delle assunzioni a tempo indeterminato e determinato, tranne per i posti soggetti a concorso pubblico. Le percentuali indicate sono comprensive delle quote previste per le categorie protette.
4
 Solo le ditte che dimostrano di assumere per il 70% tramite le Liste di Collocamento pubbliche potranno godere di incentivi per l’occupazione e potranno detrarre gli emolumenti corrisposti ai lavoratori dalla base imponibile IRAP.
5
Le assunzione avverranno sulla base delle seguenti priorità: carichi di famiglia e precedenza per maggior tempo di attesa in collocamento.
6
 Durante il tempo di attesa verrà riconosciuta una indennità di disponibilità al lavoro di 20 euro al giorno a carico dello Stato  esente da ogni tassazione e tributo. Ai fini previdenziali e pensionistici i periodi di permanenza di iscrizione alle liste di collocamento sono riconosciuti come lavoro effettivo.
7
 Il Centro di impiego comunicherà al lavoratore in disponibilità il primo lavoro disponibile e il lavoratore sarà obbligato a prendere servizio. La mancata presa di servizio viene a comportare la cancellazione dalle liste per mesi tre e la sospensione dell’indennità per lo stesso periodo.
8
 Durante il periodo di permanenza in disponibilità i Comuni possono utilizzare gli iscritti alle liste per lavori socialmente utili. In tal caso i comuni provvederanno a pagare al lavoratore altri 20 euro per l’effettiva utilizzazione giornaliera.
9
 Ai fini del finanziamento di questi dispositivi vengono sospese tutte le pensioni superiori a 5.000 euro netti mensili e tutti gli emolumenti pubblici del personale in attività  non potranno  superare il doppio di tale riferimento;  in caso di mancata capienza finanziaria si farà riferimento ad un tributo di scopo con carattere solidale,  proporzionale e progressivo,  e con vincolo di destinazione al solo finanziamento degli oneri derivanti da questi dispositivi. 

Egregio Signor Ministro del Lavoro Giuliano Poletti
Via Veneto, 56 - 00187 Roma 

Le allego una bozza di proposta su collocamento e welfare  che è stata condivisa in rete sul blog  http://creapaneelavoro.blogspot.it/  e che fu inviata al precedente Ministro Giovannini l’8 maggio 2013. Considerato che la SV ora è a capo di codesto Ministero si ritiene doveroso ripetere l’invio.
 Chi cerca lavoro è lasciato solo dallo Stato  in una disperazione che può durare mesi e anni.  E’ estremamente necessario che i tempi di attesa producano una forma  di precedenza per evitare gesti estremi di disperazione.
  Cercare un lavoro con gli attuali Centri di impiego si rivela inutile; cercarlo con centri privati o su internet è deprimente, spesso si tratta di meri annunci fatti allo scopo di accantonare curriculi e dati.  
Liste di collocamento pubbliche e centralizzazione informatica  della offerta di lavoro sono essenziali.  
Per la gestione di tali liste è necessaria una collaborazione delle aziende.  I benefici fiscali vanno dati solo alle aziende che sono disposte ad assumere per una percentuale tramite le liste pubbliche.  Il 70 per cento per assunzioni tramite liste pubbliche e il 30 per cento tramite chiamata diretta può essere un buon equilibrio tra funzione pubblica e privata nel criterio delle assunzioni.
  Retribuire la disponibilità al lavoro e ancorare questa retribuzione ad un meccanismo di controllo è il modo meno umiliante con cui concedere un reddito minimo di cittadinanza ed evitare  la dispersione delle risorse.
 La retribuzione della disponibilità al lavoro  va considerata come riconoscimento di una attività produttiva potenziale  e non come un mero atto di carità. Altre forme di sostegno per carichi di famiglia, per assenza di ogni altra forma di reddito e per  la casa è opportuno che vengano considerati a parte.
 Gli esborsi monetari per tale welfare avranno la caratteristica di ritornare immediatamente nel circuito della domanda dei beni e determineranno la riduzione di altri costi sociali: si sottrae manodopera alla malavita, si fa diminuire l’evasione con il lavoro in nero, si riducono costi di altra assistenza, e soprattutto si riduce la disperazione.
 Distinti Saluti

Francesco Zaffuto  per conto di    http://creapaneelavoro.blogspot.it/

mercoledì 19 marzo 2014

il miracolo del precariato e il nuovo governo

Il 12 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato la prima parte del Jobs Act di Renzi. E’ stato approvato un decreto legge che rimaneggia le regole del precariato.  L’allora ministro Fornero aveva emanato norme che dovevano tendere alla stabilizzazione del precariato e poi nei fatti non avevano avuto il successo sperato, le norme del nuovo ministro del lavoro Poletti ora tendono a prendere atto che il precariato è uno dei pochi modi di trovare lavoro.
Vediamo sinteticamente gli aspetti di questo primo atto.
E’ stata  alzata da 12 a 36 mesi la durata dei contratti a tempo determinato senza causale, (in pratica senza nessuna specificazione di una necessità aziendale di ricorrere a contratti a tempo determinato). Viene indicata invece una percentuale,  la forza lavoro assunta con contratti a tempo determinato  non potrà essere più del 20 per cento del totale degli assunti.
I contratti a tempo determinato si potranno rinnovare fino ad un massimo di otto volte in tre anni, basterà confermare la situazione preesistente e salta l’obbligo di pausa tra un contratto e l’altro.
Meno vincoli sui contratti di apprendistato, per assumere nuovi apprendisti non sarà obbligatorio confermare i precedenti apprendisti alla fine del percorso formativo. La busta paga base degli apprendisti sarà pari al 35 per cento della retribuzione del livello contrattuale di inquadramento.
 Il Durc (Documento unico di regolarità contributiva), il documento sugli obblighi legislativi e contrattuali delle aziende nei confronti di Inps, Inail e Cassa edile,  viene sostituito da un modulo da compilare su internet.
 Praticamente i precari passano da precariato a precariato, con la speranza che almeno possano essere toccati da un miracolo di precariato lungo tre anni e poi alla fine essere assunti.  
 Questo primo atto sul  Jobs act  si distanzia  dalle aspettative di una nuova tipologia di contratto che doveva incrementare nel tempo i diritti. La parte più “bella” del Jobs act  viene rinviata al futuro e lo stesso 12 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge delega al governo che dovrebbe affrontare i temi degli ammortizzatori sociali  e i servizi per il lavoro, dall’introduzione di un sussidio di disoccupazione al salario minimo, dalla riduzione delle forme contrattuali alla tutela per le donne in maternità. Per tutte le  “ belle cose”  c’è  il rinvio a un disegno di legge con tutti i tempi e i ritardi parlamentari. Siamo ben lontani dal dare un sussidio di sopravvivenza con urgenza a chi sta in gravi difficoltà.
19/03/14 francesco zaffuto

Immagine fuori testo – il dipinto di Domenico Beccafumi sul miracolo della “mula”  da
http://it.wikipedia.org/wiki/Miracolo_eucaristico_di_Rimini

martedì 18 marzo 2014

ALLUCINANTE

Il bilancio drammatico pare sia di 12 morti e decine di feriti. E' successo in Nigeria, nella città di Abuja, dove si sono presentati in 140 mila per soli 30 posti pubblici,  nello stadio si doveva svolgere il concorso, avevano chiuso anche le porte …….
«Sono arrivato per la prova di selezione. A loro servivano 30 persone ma hanno venduto sei milioni di moduli di richiesta», ha detto un testimone all’Afp.

Qui il link del video (Corriere della Sera)

Quello accaduto in Nigeria e stato allucinante, ma se domani fosse bandito un concorso pubblico in Italia ... 

venerdì 14 marzo 2014

una priorità per i miracoli del “fare”


Che Renzi abbia fatto un elenco dei suoi buoni propositi è legittimo. Che si voglia “fare”, dopo anni d’attesa, è legittimo. Anche la voglia di “fare” miracoli è legittima.

 Ma anche nell’ambito dei miracoli esiste una qualche priorità: chi non ha un lavoro e non ha mezzi di sussistenza va aiutato con urgenza e non può aspettare con pazienza gli effetti degli altri miracoli.