mercoledì 30 gennaio 2019

reddito di cittadinanza in gazzetta ufficiale


Il reddito di cittadinanza nella versione Di Maio del Governo 5stelle/lega è in Gazzetta Ufficiale
Trattandosi di un decreto il  provvedimento è entrato in vigore.  Successivamente, il testo arriverà alle Camere, che avranno i consueti 60 giorni di tempo per l’iter di conversione. E non si esclude che il passaggio parlamentare possa apportare modifiche al provvedimento.

Qui di seguito il decreto in copia dalla Gazzetta – questo blog in post successivi esaminerà alcuni punti di forza e di debolezza di questa misura.

domenica 27 gennaio 2019

Ad un passo dal reddito di cittadinanza, quali riflessi sulla domanda interna


Forse approda il cosiddetto reddito di cittadinanza nella versione voluta da Di Maio, e ad aprile ci dovrebbero essere le circolari applicative della nuova normativa.
E’ una riforma, che sia pure con tutte le contraddizioni, viene a portare un cambiamento importante nel welfare in Italia.
 Una delle bordate degli acerrimi oppositori è quella di dire che non porterà nuovo lavoro.  Questa affermazione non è vera. Non si riesce a quantificare l’entità di lavoro che  potrà generare, ma sicuramente  l’incrementare la domanda interna di beni porta ad avere un riflesso sulla produzione con il conseguente aumento di lavoro.
I circa sei miliardi che  arriveranno a cittadini attualmente sprovvisti di reddito saranno sicuramente spesi in beni soprattutto di prima necessità, e non saranno tesaurizzati e messi da parte, non solo per i marchingegni delle tessere di Di Maio, ma perché quei cittadini hanno immediati bisogni di spesa.  Ma non tutto avrà un riflesso sulla produzione nazionale, e per comprenderlo può servire un esempio: se il percettore del reddito comprerà un chilo di limoni di Sicilia, si avrà un riflesso su un produttore nazionale,  se comprerà un chilo di limoni spagnoli il riflesso si avrà in parte sulla rete di commercializzazione nazionale e in parte sul produttore estero,  Ma ciò è normale e dipende dalla condizione dei mercati aperti.
 Quindi il riflesso positivo sulla domanda interna ci sarà e in qualche modo inciderà sull’incremento della produzione e sull’incremento di posti di lavoro. Quanti è in quanto tempo, non è facile da valutare. E se sarà poco dipende soprattutto dal fatto che sei miliardi sono ben pochi.
 Vediamo cosa potrebbe accadere se questi sei miliardi,  al posto di andare verso persone povere prive di redditi, andassero verso persone che già percepiscono redditi medio alti: una parte andrebbe verso lo sviluppo dei consumi ed un’altra parte verrebbe tesaurizzato o messo da parte in previsione di consumi futuri, l’incremento della domanda sarebbe sicuramente inferiore.
 Certo non può essere solo questa misura a generare nuovo lavoro,  deve essere accompagnata da più misure. Ma in ogni caso è una misura che ha un duplice aspetto: quello di sostegno ai ceti più poveri per diminuire il malessere sociale e quello di sostegno della domanda interna per il suo aspetto economico. (fr. z.)

lunedì 14 gennaio 2019

In appello ha vinto Lisa, era stata licenziata per aver “rubato” un monopattino dai rifiuti


Comunicato  di Change.org 
12 GEN 2019 — 
Cari amici/amiche,
grazie a tutti per le vostre firme e i vostri sforzi. E' con grande piacere che vi annuncio che la vicenda di Lisa ha avuto un lieto fine.
I giudici in appello hanno dato ragione a Lisa che dovrà essere riassunta dalla sua azienda.
Vi auguro un buon week-end!
Grazie ancora.
Sergio
La recente notizia di stampa
i due precedenti post di questo blog


venerdì 4 gennaio 2019

2018 l’orribile normalità dei morti sul lavoro


L’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
comunica dati che dovrebbero allarmare:  i morti sul lavoro nel corso del 2018 sono aumentati:
Sono 703 i morti sui luoghi di lavoro del 2018. Con i morti sulle strade e in itinere, considerati dallo Stato e dall’INAIL come morti sul lavoro, arriviamo a oltre 1450 lavoratori morti per infortuni. Mai stati così tanti da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio, che monitora tutti i morti sui luoghi di lavoro, anche i non assicurati INAIL e tutti quelli che non dispongono di un’assicurazione. 
Rispetto al 2017 registriamo un aumento del 9,7%.
L’Agricoltura registra il 33,3% di tutti i morti sui luoghi di lavoro (è così tutti gli anni); il dato impressionante è quello dei 149 agricoltori che hanno perso la vita guidando un trattore rimanendone schiacciati. Nessuno ha mosso un dito neppure quest’anno per arginare e informare sulla pericolosità del trattore, oltre che mettere a disposizione fondi per renderli più sicuri.
La seconda categoria con più morti è l’Edilizia che conta il 15,2% di tutti i morti sui luoghi di lavoro. Questa categoria, forse a causa della crisi dell’edilizia, registra un calo delle morti di oltre il 5% rispetto al 2017. 
Gli autotrasportatori (li monitoriamo tutti assieme, anche se fanno parte di categorie diverse) sono percentualmente il 12,1% di tutti i morti sul lavoro. L’Industria, di tutte le categorie (esclusa l’edilizia) ha complessivamente il 7,8% di tutti i morti sul lavoro. Pur avendo milioni di addetti ha percentualmente pochi morti, questo perché ha ancora un sindacato forte che riesce a dialogare e a far rispettare più di altri comparti la Sicurezza sul lavoro. A morire per infortuni sono quasi tutti lavoratori in appalto: dipendenti di altre aziende, spesso artigianali, muoiono per infortuni nelle aziende stesse. Nemmeno i Sindacati non s’interessano di questi lavoratori figli di un “dio minore” che non hanno articolo 18 e lavorano in insicurezza senza nessun controllo.  Continua su   https://cadutisullavoro.blogspot.com/

giovedì 3 gennaio 2019

chi arriva e chi parte per un lavoro - le valige del capitalismo


Migranti dall’Africa che arrivano disperati in Italia – Migranti Italiani in cerca di lavoro che lasciano l’Italia – si chiama CAPITALISMO

Nel 2017 se ne sono andati dall’Italia circa 285 mila cittadini. È una cifra che si avvicina al record di emigrazione del Dopoguerra, quello degli anni ‘50, quando a lasciare il Paese erano in media 294 mila Italiani l’anno.

Chi espatria, va principalmente in Europa (Germania e Gran Bretagna in testa). E se fino al 2002 il 51% degli emigrati con più di 25 anni aveva al massimo la licenza media, ora quasi un terzo sono laureati. Questa “fuga di cervelli” per il Paese rappresenta una perdita in tutti i sensi. Ogni emigrato istruito è infatti come un investimento che se ne va: mediamente 164 mila euro per un laureato...
Secondo il “Rapporto italiani nel mondo” della Fondazione Migrantes, la maggior parte continua a trovare impiego in occupazioni poco qualificate, ristoranti e pizzerie in cima alla lista.