domenica 19 gennaio 2014

Scoraggiati nuovo record


In Italia ci sono quasi 3,3 milioni di persone che sarebbero disponibili a lavorare ma non cercano impiego: il 13,1% della forza lavoro, oltre tre volte la media Ue-28 (4,1%). Lo rileva l'Eurostat in uno studio sul terzo trimestre 2013
 L'Italia detiene il record assoluto di coloro che sarebbero disponibili a lavorare ma non cercano, con il 13,1% della forza lavoro (appena l'1,3% in Germania, il 2,5% nel Regno Unito e il 5,1% in Spagna


Quando si sono inviati centinaia di curriculum senza avere ricevuto una risposta, quando si sono frequentati corsi di riqualificazione che non sono serviti a nulla … essere scoraggiati è il minimo … altrimenti resta la nevrosi e la depressione …

Immagine – il pensatore – dettaglio del bronzo di Auguste Rodin

domenica 12 gennaio 2014

lettera a Renzi

Matteo Renzi ha pubblicato sul suo blog le premesse per la sua proposta di jobsact (detta in lingua italiana sul lavoro)
Su questo blog è stata inserita sul post precedente
http://creapaneelavoro.blogspot.it/2014/01/le-premesse-del-jobsact-di-renzi.html

QUESTA é LA LETTERA INVIATA DAL BLOG "crea pane e lavoro" via mail a Renzi.

Gent. Matteo Renzi

leggo molte cose condivise e mi auguro che vadano in porto. Voglio puntualizzare due cose.
1 Assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro.
Sacrosanto, perché va dato un sostegno a chi cerca il lavoro e si rende disponibile a prendere immediatamente il lavoro offerto.  Ma se non vengono considerati coloro che cercano lavoro in prima istanza si commette di nuovo una grave ingiustizia specie nei confronti dei giovani. Allora a chi si scrive, anche per la prima volta,  con le nuove regole  ai nuovi centri d’impiego, e si rende effettivamente disponibile e non rinuncia all’offerta di collocamento,  va datato un minimo di sostegno vitale che compensi la sua disponibilità.
2 Agenzia Unica Federale che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali.
 Ottimo,  perché si possono utilizzare in pieno tutti gli strumenti di informatizzazione.  Ma dovrebbe derivare un obbligo di iscrizione per tutti coloro che cercano il lavoro ed un obbligo d’iscrizione per tutti coloro che offrono lavoro.  Se la collettività si fa carico di un sostegno ai lavoratori disoccupati ed anche alle imprese, è anche giusto che le imprese siano gravate da un minimo obbligo di assunzione  delle persone in attesa da più tempo.  La percentuale di questo obbligo può essere contenuta ma è necessaria per il funzionamento dell’agenzia stessa.  Non si tratta di fare un ritorno alle antiche regole del collocamento,  si tratta di costruire un nuovo strumento effettivamente agile per collocare al lavoro chi aspetta da più tempo.
Qui il link di una proposta che in maggio 2013 fu inviata a tutti i parlamentari e al ministro del lavoro inserita in questo blog http://creapaneelavoro.blogspot.it/2013/06/bozza-proposta-di-legge-su-collocamento.html
Qui il link sulle vostre proposte doverosamente pubblicate sullo stesso blog  http://creapaneelavoro.blogspot.it/2014/01/le-premesse-del-jobsact-di-renzi.html
cordiali saluti

francesco zaffuto

sabato 11 gennaio 2014

le premesse del jobsact di Renzi


Qui di seguito sono inserite le premesse del jobsact di Renzi - come apparse sul suo blog
http://www.matteorenzi.it/enews-381-8-gennaio-2014/

L’obiettivo è creare posti di lavoro, rendendo semplice il sistema, incentivando voglia di investire dei nostri imprenditori, attraendo capitali stranieri (tra il 2008 e il 2012 l’Italia ha attratto 12 miliardi di euro all’anno di investimenti stranieri. Metà della Germania, 25 miliardi un terzo della Francia e della Spagna, 37 miliardi). Per la Banca Mondiale siamo al 73° posto aal mondo per facilità di fare impresa (dopo la Romania, prima delle Seychelles). Per il World Economic Forum siamo al 42° posto per competitività (dopo la Polonia, prima della Turchia). Vi sembra possibile? No, ovviamente no. E allora basta ideologia e mettiamoci sotto
Parte A – Il Sistema
  1. 1.  Energia. Il dislivello tra aziende italiane e europee è insostenibile e pesa sulla produttività. Il primo segnale è ridurre del 10% il costo per le aziende, soprattutto per le piccole imprese che sono quelle che soffrono di più (Interventi dell’Autorità di Garanzia, riduzione degli incentivi cosiddetti interrompibili).
  2. 2.  Tasse. Chi produce lavoro paga di meno, chi si muove in ambito finanziario paga di più, consentendo una riduzione del 10% dell’IRAP per le aziende. Segnale di equità oltre che concreto aiuto a chi investe.
  3. 3.  Revisione della spesa. Vincolo di ogni risparmio di spesa corrente che arriverà dalla revisione della spesa alla corrispettiva riduzione fiscale sul reddito da lavoro.
  4. 4.  Azioni dell’agenda digitale. Fatturazione elettronica, pagamenti elettronici, investimenti sulla rete.
  5. 5.  Eliminazione dell’obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio. Piccolo risparmio per le aziende, ma segnale contro ogni corporazioni. Funzioni delle Camere assegnate a Enti territoriali pubblici. 
  6. 6.  Eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince concorso. Un dirigente no. Stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali.
  7. 7.  Burocrazia. Intervento di semplificazione amministrativa sulla procedura di spesa pubblica sia per i residui ancora aperti (al Ministero dell’Ambiente circa 1 miliardo di euro sarebbe a disposizione immediatamente) sia per le strutture demaniali sul modello che vale oggi per gli interventi militari. I Sindaci decidono destinazioni, parere in 60 giorni di tutti i soggetti interessati, e poi nessuno può interrompere il processo. Obbligo di certezza della tempistica nel procedimento amministrativo, sia in sede di Conferenza dei servizi che di valutazione di impatto ambientale. Eliminazione della sospensiva nel giudizio amministrativo.
  8. 8.  Adozione dell’obbligo di trasparenza: amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati hanno il dovere di pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro, preciso e circostanziato.
Parte B – I nuovi posti di lavoro
Per ognuno di questi sette settori, il JobsAct conterrà un singolo piano industriale con indicazione delle singole azioni operative e concrete necessarie a creare posti di lavoro.
a) Cultura, turismo, agricoltura e cibo.
b) Made in Italy (dalla moda al design, passando per l’artigianato e per i makers)
c) ICT
d) Green Economy
e) Nuovo Welfare
f) Edilizia
g) Manifattura
Parte C – Le regole
  1. Semplificazione delle norme. Presentazione entro otto mesi di un codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti e sia ben comprensibile anche all’estero.
  2. Riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile. Processo verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti.
III. Assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro.
IV. Obbligo di rendicontazione online ex post per ogni voce dei denari utilizzati per la formazione professionale finanziata da denaro pubblico. Ma presupposto dell’erogazione deve essere l’effettiva domanda delle imprese. Criteri di valutazione meritocratici delle agenzie di formazione con cancellazione dagli elenchi per chi non rispetta determinati standard di performance.
V.  Agenzia Unica Federale che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali.
VI. Legge sulla rappresentatività sindacale e presenza dei rappresentanti eletti direttamente dai lavoratori nei CDA delle grandi aziende.

Su questi spunti, nei prossimi giorni, ci apriremo alla discussione. Con tutti. Ma con l’idea di fare. Certo ci saranno polemiche, resistenze. Ma pensiamo che un provvedimento del genere arricchito dalle singole azioni concrete e dalla certezza dei tempi della pubblica amministrazione possa dare una spinta agli investitori stranieri. E anche agli italiani. Oggi stimiamo in circa 3.800 miliardi di euro la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane. Insomma, ancora qualcuno ha disponibilità di denari. Ma non investe perché ha paura, perché è bloccato, perché non ha certezze.
Noi vogliamo dire che l’Italia può ripartire se abbandoniamo la rendita e scommettiamo sul lavoro. In questa settimana accoglieremo gli stimoli e le riflessioni di addetti ai lavori e cittadini (matteo@matteorenzi.it). Poi redigeremo il vero e proprio Jobs Act.

giovedì 2 gennaio 2014

QUANDO IL LAVORO DIVENTA MOSTRUOSITA’


La tragedia accaduta alla fine dell’anno in una famiglia del Piemonte (nel comune di Collegno) ha avuto aspetti raccapriccianti; un uomo di 57 anni ha sterminato tutta la sua famiglia e poi si è suicidato. Per la cronaca si rinvia a questo link de La Stampa
Lo stesso cronista, nel commentare il fatto, ha trovato una qualche relazione tra l’episodio di follia e la nuova condizione di disoccupazione in cui si era venuto a trovare da tre mesi l’uomo di 57 anni.  In un caso limite come questo non è facile porre delle relazioni; ma se si fa memoria di altri casi limite e se si aggiungono i tanti casi di suicidio connessi alla perdita del lavoro, possiamo dire che i casi limite sono la punta di un grande malessere.
La disoccupazione spesso è vissuta come annientamento e come impossibilità a potersi ricostruire una immagine della propria esistenza per sopportare l’esistenza stessa.
Se il lavoro è l’unica fonte di reddito per la sopravvivenza, se con il lavoro ci si identifica in tutto, se quando il lavoro cessa viene a cessare anche l’uomo: il lavoro è una mostruosità e la disoccupazione è un aspetto della mostruosità stessa del lavoro.
 In questa società dominata da una tecnologia avanzata che tende ad espellere la forza lavoro  non è facile difendersi. Non basta il sogno di una ripresa della crescita per riprodurre le stesse condizioni precedenti alla crisi economica. Non basta un obolo di carità dato a chi non lavora per tenerlo in stato di espulsione.
 Occorre che si costruiscano strumenti inclusivi sul piano economico e una cultura che ponga al centro la persona umana.
 Lo strumento inclusivo più importante è quello del “lavorare meno lavorare tutti”; quello che può sembrare un vecchio slogan utopistico è il progetto umano per la società del futuro.
  Sul piano culturale quelle domande costanti che incontriamo nella nostra vita quotidiana: “che lavoro fai?” e “quanto denaro hai?” dovranno essere sostituite da un sostanziale “chi sei?” e “come stai?”.

2 gennaio 2014 francesco zaffuto

immagine - coercizione - fotocomposizione di Liborio Mastrosimone - http://libomast1949.blogspot.com/