Gli sfruttati di oggi sono tanti:
operai,
contadini,
pastori,
pescatori,
lavoratori precari,
disoccupati,
disoccupati con reddito di cittadinanza e senza,
lavoratori in nero sempre ricattati,
migranti appena arrivati,
migranti arrivati da tempo e e che vivono come gli italiani più sfruttati,
impiegati di livello retributivo basso,
insegnanti malpagati,
pensionati ai livelli di sussistenza,
partite IVA che spuntano come lavoratori in proprio ma nei fatti sono dipendenti ricattati con orari di lavoro pesanti,
professionisti marginali,
imprenditori sull'orlo di chiudere la propria impresa.
Il fatto è che non sono uniti, ma divisi lottano spesso l'un contro l'altro.
PROLETARI DI TUTTO IL MONDO CERCATE DI CAPIRE CHI SIETE E UNITEVI.
mercoledì 1 maggio 2019
giovedì 14 marzo 2019
Il salario minimo in Italia è un’urgenza
Abbiamo bisogno di una norma dove si dice con chiarezza che
se un lavoratore viene pagato 3 euro all’ora
per raccogliere pomodori trattasi di riduzione in schiavitù e vanno perseguiti
penalmente il datore di lavoro e il mediatore di lavoro.
Vediamo cosa dice
Landini segretario CGIL
“Non siamo contrari
al salario minimo come concetto ma, visto che tra l'80 e il 90 per cento
dei lavoratori italiani è coperto dai contratti nazionali, noi proponiamo di
rendere quei contratti ‘erga omnes’, che valgano cioè per tutti. In questo modo,
oltre al salario, anche altri aspetti come le ferie diventerebbero per legge i
minimi sotto cui non si può andare, minimi non fatti dal Parlamento, ma dalla
contrattazione tra le parti. Basterebbe recepire gli accordi interconfederali”.
A dirlo è il segretario
generale della Cgil Maurizio Landini, in un'intervista rilasciata al settimanale L'Espresso: “Se invece il Parlamento stabilisce un salario che
prescinde dalla contrattazione, e che può essere persino più basso dei limiti
contrattuali, diventa una norma di legge che contrasta la contrattazione
collettiva.
Non sono s’accordo
con Landini su questo aspetto: la retribuzione minima di un’ora di lavoro non contrasta con la contrattazione collettiva,
perché la contrattazione collettiva può essere sempre migliorativa del minimo.
E in tutte le situazioni organizzate il sindacato può esercitare il suo ruolo.
Qui si tratta di tutelare i lavoratori che non riescono ad organizzarsi
sindacalmente. Il minimo va considerato
come soglia per evitare le condizioni di supersfruttamento, e la norma sulla
retribuzione minima va accompagnata dalla funzione di controllo degli
ispettorati del lavoro.
Quanto all’allargamento
dei contratti “erga omnes”,
istituto già previsto, questo non riesce ad influire nelle situazioni di lavoro
marginale; e in molti casi, specie per
lavori occasionali e piccolissime aziende, è pressoché inapplicabile. (fr.z)
LINK
SALARIO MINIMO
IN GERMANIA
Francia
IN EUROPA
La proposta 5 stelle
IMMAGINE DA http://contropiano.org/news/politica-news/2015/03/11/arriva-il-salario-minimo-da-fame-naturalmente-029609
mercoledì 13 febbraio 2019
Il Reddito di cittadinanza e gli ultimi
Il
Reddito di cittadinanza rischia di lasciare fuori gli ultimi, i più bisognosi,
i cosiddetti clochard, i senza fissa dimora.
La
mancanza di una residenza può diventare l’ostacolo più forte per determinare
l’esclusione.
Ma se
ciò accade, questa volta non si può dare la cola allo Stato; sono i Comuni che
conoscono il fenomeno sul loro territorio, che hanno a disposizione i vigili
urbani e che possono censire l’entità del fenomeno.
I comuni debbono dare una residenza ai senza
fissa dimora che dormono all’aperto o in luoghi di transito coperti per
ripararsi dal freddo. Queste persone vanno censite e gli va dato un posto dove
dimorare, e se il Comune non riesce a provvedere subito, deve almeno
urgentemente dare una residenza virtuale presso lo stesso Comune, o una
qualsiasi sede comunale, per permettere a queste persone di accedere al reddito
di cittadinanza.
Una
volta ottenuto il Reddito di cittadinanza presso il Comune, il comune stesso potrà
trattenere una parte di tale reddito per provvedere ad un alloggio provvisorio
o definitivo. E visto che i comuni non sono tutti così solleciti verso gli Ultimi,
lo Stato deve dare una Direttiva ai Comuni anche sotto la forma di Dispositivo applicativo
della Legge sul reddito di cittadinanza.
Non va accettata la critica che alcuni
esponenti politici cominciano a fare al reddito di cittadinanza che non ha
pensato agli ultimi; c’è la possibilità di provvedere subito e con urgenza.
(fr. z.)
Immagine da:
mercoledì 30 gennaio 2019
reddito di cittadinanza in gazzetta ufficiale
Il
reddito di cittadinanza nella versione Di Maio del Governo 5stelle/lega è in
Gazzetta Ufficiale
Trattandosi di un decreto il provvedimento
è entrato in vigore. Successivamente,
il testo arriverà alle Camere, che avranno i consueti 60 giorni di tempo per l’iter di conversione.
E non si esclude che il passaggio parlamentare possa apportare modifiche al provvedimento.
Qui di seguito il
decreto in copia dalla Gazzetta – questo blog in post successivi esaminerà
alcuni punti di forza e di debolezza di questa misura.
domenica 27 gennaio 2019
Ad un passo dal reddito di cittadinanza, quali riflessi sulla domanda interna
Forse approda
il cosiddetto reddito di cittadinanza nella versione voluta da Di Maio, e ad
aprile ci dovrebbero essere le circolari applicative della nuova normativa.
E’ una
riforma, che sia pure con tutte le contraddizioni, viene a portare un
cambiamento importante nel welfare in Italia.
Una delle bordate degli acerrimi oppositori è
quella di dire che non porterà nuovo lavoro.
Questa affermazione non è vera. Non si riesce a quantificare l’entità di
lavoro che potrà generare, ma
sicuramente l’incrementare la domanda
interna di beni porta ad avere un riflesso sulla produzione con il conseguente
aumento di lavoro.
I circa sei
miliardi che arriveranno a cittadini
attualmente sprovvisti di reddito saranno sicuramente spesi in beni soprattutto
di prima necessità, e non saranno tesaurizzati e messi da parte, non solo per i
marchingegni delle tessere di Di Maio, ma perché quei cittadini hanno immediati
bisogni di spesa. Ma non tutto avrà un
riflesso sulla produzione nazionale, e per comprenderlo può servire un esempio:
se il percettore del reddito comprerà un chilo di limoni di Sicilia, si avrà un
riflesso su un produttore nazionale, se
comprerà un chilo di limoni spagnoli il riflesso si avrà in parte sulla rete di
commercializzazione nazionale e in parte sul produttore estero, Ma ciò è normale e dipende dalla condizione
dei mercati aperti.
Quindi il riflesso positivo sulla domanda
interna ci sarà e in qualche modo inciderà sull’incremento della produzione e
sull’incremento di posti di lavoro. Quanti è in quanto tempo, non è facile da
valutare. E se sarà poco dipende soprattutto dal fatto che sei miliardi sono
ben pochi.
Vediamo cosa potrebbe accadere se questi sei
miliardi, al posto di andare verso
persone povere prive di redditi, andassero verso persone che già percepiscono
redditi medio alti: una parte andrebbe verso lo sviluppo dei consumi ed un’altra
parte verrebbe tesaurizzato o messo da parte in previsione di consumi futuri, l’incremento
della domanda sarebbe sicuramente inferiore.
Certo non può essere solo questa misura a
generare nuovo lavoro, deve essere
accompagnata da più misure. Ma in ogni caso è una misura che ha un duplice
aspetto: quello di sostegno ai ceti più poveri per diminuire il malessere
sociale e quello di sostegno della domanda interna per il suo aspetto
economico. (fr. z.)
lunedì 14 gennaio 2019
In appello ha vinto Lisa, era stata licenziata per aver “rubato” un monopattino dai rifiuti
Comunicato di Change.org
12 GEN
2019 —
Cari amici/amiche,
grazie a tutti per le vostre firme e i vostri sforzi. E' con
grande piacere che vi annuncio che la vicenda di Lisa ha avuto un lieto fine.
I giudici in appello hanno dato ragione a Lisa che dovrà essere riassunta dalla sua azienda.
Vi auguro un buon week-end!
Grazie ancora.
Sergio
La recente notizia di stampa
i due precedenti post di questo blog
lunedì 7 gennaio 2019
Rider: un esempio di supersfruttamento
Tutto sincronizzato: consegne – velocità e
supersfruttamento
L’Espresso ha intervistato un addetto al
controllo – continua su …
http://espresso.repubblica.it/attualita/2018/12/19/news/rider-controllo-foodora-1.329793?fbclid=IwAR1Hdd9TRw9Cek0DgONHI6TKT-PoIVKRmqE4zEel_Kz8gVC0XFsGvGLR4ng
venerdì 4 gennaio 2019
2018 l’orribile normalità dei morti sul lavoro
L’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
comunica dati che
dovrebbero allarmare: i morti sul lavoro nel corso del 2018 sono
aumentati:
Sono 703 i
morti sui luoghi di lavoro del 2018. Con i morti sulle strade e in itinere,
considerati dallo Stato e dall’INAIL come morti sul lavoro, arriviamo a oltre
1450 lavoratori morti per infortuni. Mai stati così tanti da quando il 1°
gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio, che monitora tutti i morti sui
luoghi di lavoro, anche i non assicurati INAIL e tutti quelli che non
dispongono di un’assicurazione.
Rispetto al
2017 registriamo un aumento del 9,7%.
L’Agricoltura registra
il 33,3% di tutti i morti sui luoghi di lavoro (è così tutti gli anni); il dato
impressionante è quello dei 149 agricoltori che hanno perso la vita guidando un
trattore rimanendone schiacciati. Nessuno ha mosso un dito neppure quest’anno
per arginare e informare sulla pericolosità del trattore, oltre che mettere a
disposizione fondi per renderli più sicuri.
La seconda
categoria con più morti è l’Edilizia che conta il 15,2% di tutti i morti sui
luoghi di lavoro. Questa categoria, forse a causa della crisi dell’edilizia,
registra un calo delle morti di oltre il 5% rispetto al 2017.
Gli
autotrasportatori (li monitoriamo tutti assieme, anche se fanno parte di
categorie diverse) sono percentualmente il 12,1% di tutti i morti sul lavoro.
L’Industria, di tutte le categorie (esclusa l’edilizia) ha complessivamente il
7,8% di tutti i morti sul lavoro. Pur avendo milioni di addetti ha
percentualmente pochi morti, questo perché ha ancora un sindacato forte che
riesce a dialogare e a far rispettare più di altri comparti la Sicurezza sul
lavoro. A morire per infortuni sono quasi tutti lavoratori in appalto:
dipendenti di altre aziende, spesso artigianali, muoiono per infortuni nelle
aziende stesse. Nemmeno i Sindacati non s’interessano di questi lavoratori
figli di un “dio minore” che non hanno articolo 18 e lavorano in insicurezza
senza nessun controllo. Continua su https://cadutisullavoro.blogspot.com/
giovedì 3 gennaio 2019
chi arriva e chi parte per un lavoro - le valige del capitalismo
Migranti dall’Africa
che arrivano disperati in Italia – Migranti Italiani in cerca di lavoro che
lasciano l’Italia – si chiama CAPITALISMO
Nel 2017 se ne sono andati dall’Italia circa 285 mila cittadini. È una cifra che si avvicina al record di emigrazione del Dopoguerra, quello degli anni ‘50, quando a lasciare il Paese erano in media 294 mila Italiani l’anno.
Chi espatria, va principalmente in Europa (Germania e Gran Bretagna in testa). E se fino al 2002 il 51% degli emigrati con più di 25 anni aveva al massimo la licenza media, ora quasi un terzo sono laureati. Questa “fuga di cervelli” per il Paese rappresenta una perdita in tutti i sensi. Ogni emigrato istruito è infatti come un investimento che se ne va: mediamente 164 mila euro per un laureato...
Secondo il “Rapporto italiani nel mondo” della Fondazione Migrantes, la maggior parte continua a trovare impiego in occupazioni poco qualificate, ristoranti e pizzerie in cima alla lista.
martedì 18 dicembre 2018
Ball... e c'è chi a Natale perderà il lavoro
SAN MARTINO SULLA MARRUCINA - Ball conferma il proprio impegno a portare a termine la chiusura dello stabilimento di San Martino sulla Marrucina (Chieti).
Per i 70 addetti procedura di licenziamento scadrà il 25 dicembre prossimo
Per i 70 addetti procedura di licenziamento scadrà il 25 dicembre prossimo
morire di Gig economy ... per un lavoro di m...
Correre veloci in bicicletta per consegne veloci ... e ... ogni tanto qualcuno ci lascia la pelle ... per un lavoro di m...
sabato 1 dicembre 2018
REDDITO DI CITTADINANZA – appunti di viaggio
Non so
a che punto siano Di Maio e quelli del suo staff che studiano l’attuazione del
Reddito di cittadinanza, comunque mi auguro che facciano un discreto provvedimento, perché trattasi di qualcosa d’importante
per tanta gente che non ce la fa a tirare avanti.
Sulla questione Reddito di cittadinanza, non
voglio stare dalla parte di quelli che esultano e non voglio stare tra quelli
che si augurano che il Governo possa sbagliare; e neanche con quelli che sanno
già tutto e prevedono già tutto.
Va fatto un Reddito di cittadinanza perché va ribadito che si lavora per il pane e
che se il pane c’è va in qualche modo distribuito. Va fatto perché un lavoro la
società può costruirlo se vuole: c’è da ripulire l’Italia da tutta l’immondizia
lasciata in giro, c’è da avviare tutto il riciclo dei rifiuti, c’è da fare
argine ad un territorio sempre più disastrato, c’è da fornire servizi a cittadini
in difficoltà. Ci sono anche da produrre nuovi beni che non inquinano
e c’è anche da dividere il carico di lavoro di tanti vessati da orari pesanti
che non lasciano spazio al godimento della vita. C’è tanto da fare e il lavoro si può trovare; e se il Privato stenta a trovarlo deve darsi
da fare il Pubblico. Ma nel tempo di attesa nessuno deve essere gettato nella
disperazione di un’assoluta mancanza di reddito, nella povertà.
Magari questo Governo potrà sbagliare la
misura e farla con qualche difetto, ma
va fatta; va iniziato un processo di consapevolezza; occorre arrivare alla
coscienza che nessuno deve restare abbandonato se vive in una società.
Per
quel poco che so sul problema e che ho cercato in questi anni di affrontare nel
blog
ho
inviato una lettera a Di Maio –
via mail ed anche via Raccomandata con
ricevuta di ritorno.
So che
la lettera è arrivata a destinazione perché ho la ricevuta di ritorno e so che la
spedizione mi è costata € 8,10. So
anche, che essendo nessuno, non posso pretendere alcun segno di
ricevimento, tranne quello postale che ho pagato; so purtroppo che Uno non vale Uno.
Francesco
Zaffuto
martedì 13 novembre 2018
La Madonna non ha mobili IKEA
Il Tribunale
di Milano, sezione Lavoro, ha confermato la legittimità del licenziamento operato
da Ikea di Marica Ricutti– la
donna, separata è madre di due figli piccoli di cui uno disabile –, per la
gravità dei comportamenti tenuti. Aveva
osato chiedere con forza un orario di lavoro più flessibile e più umano.
(Per commentare
questa notizia non trovo sufficienti parole e mi affido
all’immagine della Madonna di Giovanni
Battista Salvi detto il Sassoferrato fr.z.)
venerdì 2 novembre 2018
L’ultimo morto su lavoro di ieri aveva 18 anni
L’ultimo morto su lavoro di ieri aveva 18 anni
nell’anno
2018 – già numeri terribili di morti sul lavoro
Per i
numeri spaventosi di morti sul lavoro di quest’anno
IL LINK
dell’ Osservatorio che con cura li raccoglie
Qui sotto solo alcune parole
Morti
bianche
Parlando
sotto un bianco lenzuolo
un filo di voce:
non c’era la guerra
non ero un eroe,
si stava in pace
e quel giorno
non c’erano
bimbi da salvare dall’incendio,
non avevo neanche
una famiglia da sfamare.
Lavoravo solo per me
e per quei miseri trenta denari.
Ora sono sotto
questo bianco lenzuolo.
Quale croce
volete
ch’io indossi?
(fr.z.)
sabato 27 ottobre 2018
Grano duro, difendere la produzione agricola in Sicilia
Un Decreto
ministeriale stabilisce, di fatto, che il Mezzogiorno dovrà produrre meno grano
duro biologico. Provvedimento che colpisce, in particolare, la Sicilia, prima
Regione italiana nell’agricoltura biologica.
Ricordo che mio padre faceva seminare un anno fave ed
un anno grano e che bastava per rigenerare il terreno. Ho chiesto ad un mio
amico Agronomo, Liborio Mastrosimone, un parere tecnico. (fr.z)
Il parere sell’Agronomo
Ricordi bene
– per tutelare la fertilità del terreno esistono 1000 tecniche la migliore per
mia esperienza personale era il DEBBIO” Pratica di bruciare le stoppie dei
cereali dopo la mietitura, interrando poi le ceneri per migliorare il terreno”
che sicuramente ricordi – oggi vietata - il Ministro Leghista Centinaio copre
interessi industriali e di commercio internazionale – nella realtà siciliana il
biologico ha permesso il proliferare di piccole aziende che producono prodotti
trasformati biologici compresa la pasta(che non richiede grossi impegni
finanziari) che venduta a prezzi vicini alla pasta tradizionale €0, 60/0,70 per
gr.500 – contro € 1,20 per gr.500 di Voiello preparata con grano italiano
prodotto anche al Nord, crea concorrenza
martedì 16 ottobre 2018
Niente straordinari in Danimarca
Ufficialmente l’orario di lavoro settimanale è di
37 ore, ma una nuova indagine dell’OCSE mostra che il danese medio lavora
appena 33 ore circa alla settimana.
Quasi nessuno
fa gli straordinari, a
nessuno viene in mente di restare sul posto di lavoro più a lungo del necessario
solo per fare bella figura.
E
con un orario ridotto i danesi sono più efficienti e più produttivi del
12%.
Continua
su…
immagine
– Copenaghen da http://www.valledaostaglocal.it/2017/10/20/leggi-notizia/argomenti/cultura-2/articolo/perche-studiare-in-danimarca-lesperienza-di-una-studentessa.html
sabato 13 ottobre 2018
REDDITO DI CITTADINANZA - LETTERA A DI MAIO
Ecco la Lettera inviata da Francesco Zaffuto, sulla questione Reddito di cittadinanza, al Ministro del Lavoro Luigi Di Maio - via mail e tramite sito internet sezione contatti. Verrà successivamente inviata Lunedì 15/10/2018 via posta - raccomandata.
Al Ministro del Lavoro Luigi Di Maio
Oggetto: Un contributo sul Reddito di cittadinanza
Mi scuso per la lunghezza che purtroppo è
necessaria, data l’importanza dell’argomento.
Nel maggio del 2013 intervenni sull’argomento
(Reddito di cittadinanza) con una bozza sui centri per l’impiego e le liste di collocamento che fu inviata a 640 parlamentari, ovviamente
il risultato dell’interlocuzione fu poco significativo.
Inviai
la bozza anche al ministro
Giovannini; e dopo la nascita del
governo Renzi, al ministro Poletti.
Ebbene
oggi, faticosamente arrivato al 2018 e 70 anni di età, e avendo votato per i
5stelle per la centralità nel programma del Reddito di cittadinanza, mi sembra
doveroso inviarLe questa nota.
Mi scuserà se fra qualche giorno la riceverà
anche per Raccomandata, non è per mancanza di fiducia sul ricevimento
di questa mail, ma per seguire la stessa procedura di cortesia che
ho usato con i Ministri precedenti.
Vengo al dunque.
Ci sono tre possibilità di affrontare in
dottrina, in Italia, il Reddito di
cittadinanza:
quella che avevo cercato di esporre in quella
bozza che si basava su un effettivo funzionamento dei Centri per l’impiego
capaci di gestire Liste di Collocamento
con aspetti di obbligatorietà in toto o in parte;
e quella della proposta dei 5stelle del 2013, che
cerca di contemplare un reddito di cittadinanza generalizzato con l’esistenza
di Centri per l’impiego efficienti.
Scartata
la seconda ipotesi di Reddito di base incondizionato, non perché sia sbagliata,
ma perché ci vuole un coraggio da leoni per affrontarla, e non l’hanno avuto
gli stessi svizzeri che in quanto a welfare e denaro a disposizione stanno
molto meglio di noi; rimangono le altre due . E poiché la prima, che è la
mia, non fa dottrina mi concentro su
quella dei 5stelle.
Prima questione: i
Centri per l’impiego, possono essere resi più efficienti e collegati con sistemi
informatici, un posto di lavoro in provincia di Biella di aiuto cuoco potrà
essere sottoposto ad un aspirante aiuto cuoco di Canicattì. Diventa però essenziale capire quale obbligo
può derivare alle aziende per effettuare
l’offerta di lavoro al Centro pubblico per l’impiego e quale obbligo può
derivare alle aziende di assumere tramite l’ordine di una Lista di collocamento
del Centro Pubblico.
Attualmente il datore di lavoro, che deve
assumere, prova in prima istanza tra le
sue conoscenze parentali ed amicali, poi comincia a rivolgersi ad una Agenzia
Privata di collocamento, e solo alla fine ricorre ad un Centro pubblico per
l’impiego. Aggiungiamo, inoltre, che non
ha alcun obbligo di assumere la persona che viene segnalata dal Centro per
l’impiego perché la facoltà di assunzione è riservata all’azienda stessa, visto
che le leggi di assunzione obbligata del
dopoguerra sono state tutte abrogate.
Non
dando alcun obbligo alle aziende di ricorrere ai Centri per l’impiego per
l’offerta di lavoro e non dando nessuna percentuale obbligatoria di rispetto
delle Liste di collocamento, si può ipotizzare che il disoccupato iscritto al
Centro non venga a ricevere offerte di lavoro o pochissime e con estreme
difficoltà di assunzione. Certo, per continuare a percepire l’assegno del
Reddito di cittadinanza dovrà dimostrare che sta cercando lavoro anche in
proprio, e starà soggetto a controlli, ad obblighi di formazione, a
disponibilità presso i Comuni per servizi; ma rischia di stare in quella
deprimente situazione per anni, con gravi effetti psicologici, e si sentirà
anche accusato di essere un mangiapane a tradimento.
Il
Vostro progetto di Reddito di cittadinanza, mi pare che, non preveda l’obbligo di assunzione per le aziende tramite le Liste dei Centri di
collocamento; forse perché una tale misura
contrasta con l’attuale visione delle aziende che non vogliono rinunciare
alla potestà di decidere. Quindi i nuovi Centri per l’impiego, anche se meglio efficienti, resteranno monchi
per autorevolezza. Fare un confronto con
Centri per l’impiego tedeschi, può essere utile, ma non basta, perché occorre fare i conti la nostra
mentalità che prevede la raccomandazione
amicale e il “mi dice la testa”.
Quindi
una qualche norma sarebbe necessaria per
dare una funzione autorevole alle
Liste di collocamento dei nuovi Centri per l’impiego: magari in
percentuale, oppure riservandola alle grandi aziende, oppure riservandola a
lavori che non necessitano di una eccessiva specializzazione. Si può anche
percorrere la strada di dare un qualche beneficio alle aziende che intenderanno
optare per le assunzioni fatte attraverso l’ordine di priorità dato dai Centri pubblici per l’impiego. Qualcosa in
questa direzione va fatto, in modo che Liste di collocamento vengano ad avere
una priorità di collocamento per le persone che hanno carichi di famiglia e per
le persone che stanno in condizione di disoccupazione da più tempo.
Una seconda questione: è quella di creare una necessaria duttilità
nelle Liste di collocamento dei Centri per l’impiego, che tenga conto dei titoli di studio e della
formazione già conseguiti dal lavoratore. Il lavoratore dovrebbe essere posto nella
condizione di iscriversi su almeno due tipologie di Liste di
collocamento: una tipologia, che si può
chiamare A, che corrisponde a mansioni congruenti con i titoli di studio più elevati
già conseguiti; ed una tipologia B che corrisponda a mansioni più ordinarie (o
meno elevate), ma più agevoli per trovare
lavoro. Se il lavoratore troverà lavoro
tramite i Centri per l’impiego nella
tipologia B, e prende lavoro, non dovrà essere cancellato dalle Liste d’attesa
di collocamento per la tipologia A; e qualora si dovesse presentare una
successiva possibilità di lavoro nella tipologia A, avrà il diritto di cambiare
lavoro per optare per la tipologia più elevata.
Una terza questione: è quella di non scoraggiare coloro che
vogliono mettersi a lavorare in proprio. L’esistenza di cittadini giovani e
meno giovani che vogliono provare a costruire un lavoro in proprio è fonte di
grande ricchezza per il paese ed è fonte possibile di nascita di nuovo lavoro e
nuovo reddito. Se diventa prevalente il beneficio di starsene ad aspettare un
lavoro subordinato, diventa anche difficile che qualcuno scelga di
rinunciare a un Reddito di cittadinanza
sicuro per sopportare tutto il rischio
di costruire un lavoro in proprio. La misura del Reddito di cittadinanza
dovrebbe decollare insieme ad una serie di misure che spingono a costruire un lavoro
in proprio. E possono essere le più varie. Anche i centri per l’impiego
dovrebbero avere una sezione di consulenza per spingere il lavoratore verso la
costruzione di un lavoro in proprio. Il Reddito di cittadinanza in tal caso
sarebbe funzionale ad assistere
l’impresa del cittadino in fase di decollo, e si dovrà chiedere al cittadino la
massima trasparenza in materia di fatturazione. Ciò potrà servire per normalizzare tanto lavoro in nero, e combattere quella parte di
evasione fiscale marginale e diffusa.
Una quarta questione: è l’ammontare del reddito di cittadinanza e la
sua distanza con salari da lavoro molto bassi. Il reddito di cittadinanza nella
misura di 780 euro è equo, ed in ogni caso va fatto decollare anche per un
ammontare non eccessivamente lontano da questa cifra. Va, altresì, accompagnato
con una misura normativa che venga a determinare
la Paga oraria minima per Legge; allo
scopo di evitare livelli salariali troppo bassi e al limite dello schiavismo. La collaborazione su questa questione con i Sindacati è fuori di dubbio necessaria;
credo condivideranno che il sostegno ai
lavoratori per la disoccupazione involontaria (oggi chiamato Reddito di
cittadinanza) e il diritto alla paga
minima stanno nella tradizione di tutto il movimento di lavoratori . Si possono
trovare con i sindacati stessi tutte le condizioni normative per non vanificare i contratti collettivi che prevedono
paghe orarie superiori; ma la paga minima per legge è sacrosanta per evitare lo
schiavismo in questo paese.
Una quinta questione; è
quella sull’utilizzo che potranno fare i
Comuni e gli Enti locali, di cittadini
posti in reddito di cittadinanza. Può andare ben oltre le otto ore settimanali; si possono fare convenzioni con gli enti
territoriali per progetti di lavoro anche produttivi di lungo periodo. I Comuni
ne avrebbero un notevole beneficio per l’utilizzo di mano d’opera a costi
contenuti. Ma attenzione! Chi è posto in
reddito di cittadinanza, se viene impiegato per un numero superiore alle otto
ore settimanali deve ricevere qualche euro in più.
Una sesta questione: evitare che la formazione, durante il periodo
di fruizione del Reddito di cittadinanza, diventi spreco di risorse. Abbiamo in Italia esperienze negative di corsi
costosi e inutili, che non hanno portato ad assunzioni (la gestione di alcuni
corsi di formazione regionali è stata accompagnata da sprechi e truffe). Occorre
puntare soprattutto sulla formazione diretta fatta dalle aziende nel
periodo che precede un’assunzione e in vista di una vera e propria di
assunzione. Riguardo a corsi generici di formazione vanno fatti decollare con
la massima attenzione per la spesa e per le previsione di possibili assunzioni. Occorre pure vedere quanta parte di
formazione è già affrontata o affrontabile con la Scuola pubblica, specie
quella professionale, che già assorbe una
parte della Spesa pubblica.
A queste sei questioni vanno aggiunti due punti
necessari per fare chiarezza sul piano
applicativo.
Primo punto: la riserva del reddito di cittadinanza
ai cittadini italiani va meglio
chiarita. Chi non è cittadino italiano e non ha trovato lavoro in Italia
può far parte di altri Istituti assistenziali che fanno riferimento all’Accoglienza.
Chi, pur non essendo cittadino italiano, ha trovato lavoro in Italia ed ha
partecipato con il suo lavoro a contributi previdenziali ed al pagamento d’imposte, va tutelato in quanto lavoratore
in Italia e va assimilato, se perde il lavoro, a tutti gli altri lavoratori
italiani. Quindi la normativa del Reddito
di cittadinanza lo deve in qualche modo contemplare.
Secondo
punto, i lavoratori che attualmente sono tutelati dalla cosiddetta indennità di
disoccupazione debbono mantenere le attuali garanzie di tutela e vanno solo
successivamente rinviati nel regime di reddito di cittadinanza. Vanno però corretti alcuni aspetti applicativi
dell’indennità di disoccupazione che si prestano in alcuni casi a raggiri
(esempio alcuni casi di uso dell’indennità nel settore del bracciantato
agricolo – il collocamento nel lavoro
dei braccianti va eseguito da Centri comunali
per l’impiego, e reso trasparente, per eliminare lo schiavismo del Caporalato).
Riguardo a questo secondo punto è
necessario il rapporto con il Sindacato per trovare un accordo.
Il Sindacato va posto nella condizione di
piena collaborazione per l’impianto del Reddito di cittadinanza. Il Reddito di
cittadinanza può essere un istituto che
trova il finanziamento prevalente dai lavoratori e dai datori di lavoro, oltre
che dallo Stato in generale. In fin dei conti il Reddito di cittadinanza è una
forma di civilizzazione del mercato del lavoro.
Infine
la penalizzazione di chi abusa del Reddito di cittadinanza senza averne diritto
deve avere misure agili di penalizzazione, piccole, immediatamente applicative
e con un risvolto economico. Minacciare grandi pene e galera non fa bene all’Istituto
del Reddito di cittadinanza che si vuol fare decollare, apre la stura a lunghi
processi, alla vittoria dei furbi o alla punizione eccessiva di qualche
disgraziato.
E
proprio infine, faccio i miei migliori auguri a Lei Signor Ministro Luigi Di Maio, e che possa riuscire
in questa impresa di civiltà e solidarietà.
Monza 13/10/2018 Francesco Zaffuto
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