Argomento di discussione posto da
Giandiego Marigo
Sono stato un artigiano e sono socialista e libertario, la mia vita è stata distrutta da una mancanza di liquidità le banche mi hanno strangolato e prostrato e debbo rispondere , personalmente, nelle SRL ed SPA non è così, di una situazione debitoria pesante che mi sta distruggendo gli ultimi anni di vita. Avrei forse dovuto suicidarmi a suo tempo, come molti. Dico questo perché vedo montare una rancorosa campagna contro le partite iva e la loro presunta evasione “mostruosa”. Prendersela con gli artigiani e le Partite Iva senza garantire la possibilità di mantenere in vita le loro aziende dentro a questo mercato ed alle sue regole restando nella regolarità è limitativo ed ipocrita. È esattamente dove vuole portarci il potere e l'élite , che evade miliardi e fa e disfa le regole medesime a sua misura ed uso. Il mercato, con la massima ipocrisia, prevede e richiede il nero, senza il quale non si lavora e si chiude. Non basta riempirsi la bocca di moralismo (guidato dalle èlite) bisogna proporre soluzioni reali e solo dopo invocare il rigore. Altrimenti si uccidono le persone e si costruiscono roghi.
martedì 28 giugno 2016
domenica 26 giugno 2016
Brexit: cosa potrà accadere agli italiani a Londra?
Brexit: cosa potrà accadere
agli italiani a Londra? L’incognita è abbastanza ampia. Gli italiani sono circa
550 mila in tutta la Gran Bretagna e la maggior parte vive a Londra.
Al di là della favola dei
pochi che hanno fatto fortuna (raccontata nei servizi giornalistici della TV
italiana); la maggior parte fa lavori
abbastanza umili (spesso nel settore della ristorazione), ha un reddito che
mediamente non va oltre le 1200 sterline, e per un monolocale con servizi
igenici all’interno può arrivare a pagare 800 sterline. Non sono pochi quelli
che ancora si barcamenano cercando e si sono provvisoriamente accontentati di
collocazioni di lavoro in part-time. Sgombrata la favola ora c’è d’aspettarsi misure di
restringimento.
Le misure arriveranno gradualmente: non rischiano coloro che avevano
trovato un buon posto ma sicuramente rischiano tutti quelli che stavano in una
posizione marginale o ancora di ricerca.
venerdì 24 giugno 2016
la Regione Sicilia ci vuole provare con il reddito di cittadinanza
Reddito di cittadinanza, misure per il contrasto della
povertà, servizio civile e altri provvedimenti, stanno per essere discussi, e
probabilmente approvati, dalla giunta regionale siciliana guidata da Rosario
Crocetta. Nello schema di delibera recentemente approvato fondi per 350 milioni
di euro totali, parte dei quali verranno impiegati per il finanziamento
di un reddito da 500 euro al mese per sei mesi per 40 mila
cittadini sotto la soglia di povertà, che abbiano un indice Isee
inferiore ai 5 mila euro annui.
In cambio di questo "reddito di
cittadinanza", però, i residenti dovranno prestare qualche ora del proprio
tempo libero svolgendo servizi sociali. Un reddito di cittadinanza molto simile
a quello proposto dal sindaco M5S Filippo Nogarin a Livorno e pensato dalla
giunta De Magistris, appena riconfermata alle elezioni amministrative
della scorsa settimana. Inoltre, la delibera prevede il
rifinanziamento del servizio civile per ulteriori 40 mila giovani,
che presteranno la propria opera nell'assistenza agli anziani, nelle carceri,
nell'assistenza ai minori e nelle varie onlus impegnate sul sociale.
Forse è poco; comunque benvenuto a Crocetta su questo grave problema;
siamo ancora in attesa di Renzi …
lunedì 20 giugno 2016
In rianimazione per incidente sul lavoro: la ditta gli invia procedimento disciplinare
Con grande tristezza riportiamo questa cattiva storia:
Operaio in rianimazione dopo incidente sul lavoro: la
ditta gli invia procedimento disciplinare
http://www.today.it/cronaca/operaio-rianimazione-procedimento-disciplinare-azienda.html
sabato 18 giugno 2016
Il welfare e Paolo Leon
Pochi
giorni fa, l’11 giugno 2016, è morto Paolo Leon, uno di quei pochi economisti
capaci di far comprendere la ricchezza del Welfare. Ne rivolgere un saluto,
ricordiamo qui qualche sua frase preziosa:
“Lo stato sociale non è beneficenza, è un diritto. Rende più
forte la democrazia ed è anche un elemento di sviluppo economico. È chiaro che
mantenerlo e migliorarlo ha un costo, però produce guadagno; smantellarlo,
invece, significa finire per spendere molto di più”.
“Deve aumentare la domanda di
beni e servizi, se si riduce il costo del lavoro
ma il fatturato delle aziende non cresce, queste avranno forse più margini ma
non maggiore vendita. E la disoccupazione continuerà ad aumentare, senza
peraltro contare gli scoraggiati…”
“La cultura dominante
conservatrice ha dimenticato ragioni e finalità dello stato sociale.
L’importante è il rigore di bilancio, con il pareggio messo addirittura come vincolo
legislativo, qualcosa che suona come una composizione di interessi egoistici e
mentalità medioevale, e che nulla ha a che fare con le ragioni dell’economia …”
martedì 14 giugno 2016
ECOMULO e i grani di Sicilia
Nel maggio 2016 in Sicilia
c’è stato un tour particolare a bordo dell’Ecomulo – Giovani coltivatori che
vogliono rilanciare la coltura dei grani antichi hanno organizzato una
singolare iniziativa: un tour della Sicilia sul dorso di Muli – I paesi dell'itinerario
sulle Madonie ha toccato i paesi di Castelbuono, Polizzi Generosa,
Petralia Soprana, Petralia Sottana, Geraci Siculo, Tusa, Valledolmo, Castronovo
di Sicilia, Prizzi, Palazzo Adriano. Durante
il viaggio Ecomulo ha lasciato ai contadini, ai pastori, agli allevatori, alla
gente dell'entroterra un volantino per informare sulle
prospettive del lavoro legale alla terra, per motivare i giovani a non
rinunciare alla vita nelle campagne ma anche per fare arrivare la loro voce
alla città e per rappresentare i loro problemi alle istituzioni.
STA NASCENDO UNA RETE DI
GIOVANI AGRICOLTORI in Sicilia con nuove microimprese agricole, aiutiamoli
richiedendo i loro prodotti e parlando delle loro iniziative.
Qui alcuni link
Il blog http://ecomulo.blogspot.it/
La pagina facebook https://www.facebook.com/ecomulo
lunedì 6 giugno 2016
La Svizzera dice No al Reddito di Base Incondizionato
La Svizzera ha bocciato la proposta di introdurre
il Reddito
di Base Incondizionato
Il 76,9% dei cittadini
svizzeri ha detto no. Per essere varata, la proposta avrebbe dovuto
essere approvata da una doppia maggioranza, quella dei cantoni e dei votanti.
La
proposta era ostacolata da tutte le componenti politiche di destra e di
sinistra.
Per i promotori del referendum, come Daniel Häni, non è un’utopia. “Il reddito
di base incondizionato per tutti in Svizzera ha ottenuto il consenso del 20%,
ossia di un votante su cinque. Questo significa che esiste un trend, che l’idea
è stata lanciata”.
Al momento comunque la
Svizzera ha detto di No. L’ottimismo è una buona cosa, ma la
percentuale elevata dei no segna anche la difficoltà di modificare un modo
generalizzato di pensare. Al momento prevalgono due convinzioni: quella che i soldi da spendere per un simile
provvedimento siano tanti; e quella che
dare un reddito di base possa influire negativamente sulla spinta a cercare un
lavoro.
domenica 5 giugno 2016
La Banca del “non se pò fà”
Il governatore della Banca d’Italia Visco, alla vigilia del voto
in Svizzera sul Reddito di Base Incondizionato, rilascia una dichiarazione su
un possibile reddito di cittadinanza in Italia, dicendo: “non se pò fà”
E badate bene, quando
Visco dice che non si può fare si riferisce solo a : "Un reddito minimo
universale di 500 euro a cittadino per 12 mesi”
La misera cifra di 500
euro, per limitare lo stato di povertà
che avanza in Italia, secondo Visco vale
il 20 per cento del Pil.
Come ha fatto Visco questi
conti non lo spiega; basta dirlo con la sua autorità di banchiere del Paese.
La gestione delle risorse è di competenza del Governo e non del
governatore della Banca d’Italia; si attende allora una parola da Renzi che
sull’argomento è in ritardo da due anni, la povertà pare che non sia nell’ordine
delle sue priorità.
Tra le competenze della Banca d’Italia non c’è il welfare, ma sicuramente c’è quella di controllare il comportamento corretto delle
Banche, e in questo campo purtroppo l’Istituto centrale non ha brillato. Se
Banca Etruria ed altre fossero state in qualche modo ben controllate forse oggi
si sarebbero risparmiati alcuni miliardi per il loro salvataggio.
Il si può fare o non si
può fare dipende da una scelta politica; se il denaro si usa in bonus vari, si
elimina l’Imu, e si spendono miliardi per salvare alcune banche dal disastro, è evidente che le risorse finiscono.
sabato 4 giugno 2016
5 giugno 2016 si vota per il reddito di dignità
Domani 5 giugno si vota in Italia per le
elezioni comunali.
Sì, certo è importante. Ma c’è un appuntamento
elettorale fuori dell’Italia che può segnare la storia:
il voto in Svizzera sul Reddito di Base
Incondizionato.
E’ difficile che questa conquista sociale possa
vincere il referendum, ma in questa battaglia sono importanti anche i dati di
una sconfitta. Per vedere se ci sono possibilità di modificare questa società capitalista
che espelle i giovani dal mondo del lavoro con l’automazione e non gli lascia
alcuna prospettiva.
venerdì 3 giugno 2016
Italia: uno dei peggiori welfare d’Europa
In Italia c’è uno dei
peggiori welfare d’Europa: non esiste un reddito di cittadinanza, ci sono
grandi differenze tra cittadini tutelati dal welfare e cittadini senza alcuna
tutela; si arriva perfino a forti contraddizioni con i migranti. Se non si fa
ordine nel welfare italiano si rischia uno scontro sociale e un malessere ancora
più grande.
Qui alleghiamo una
riflessione sull’ultimo rapporto Istat (maggio 2016) ; non stanchiamoci di
parlare di queste cose – non arrendiamoci –
giovedì 2 giugno 2016
Disoccupazione un altro dato contraddittorio
Il tasso di disoccupazione nel mese di aprile sale all'11,7% (era
all'11,5% a marzo secondo il dato rivisto come definitivo dall’Istat).
Sempre ad aprile, crescono occupati, ad aprile +51.000
Viene fuori una sintesi
contraddittoria: aumenta l’occupazione ed aumenta la disoccupazione. La motivazione di questo dato contraddittorio
viene in parte spiegata dall’Istat con la diminuzione degli inattivi di
113.000.
In pratica appena si apre qualche minimo spiraglio sulla
possibilità di trovare il lavoro un po’ di quelli chiamati scoraggiati,
riprendono a cercare e l’indice dei disoccupati aumenta di nuovo.
Se consideriamo disoccupati sia quelli che cercano lavoro e sia
gli inattivi (o scoraggiati) arriviamo a cifre da paura
mercoledì 1 giugno 2016
SCARPE E ROBOT
La tedesca Adidas ha annunciato l’inizio di un
processo di rimpatrio delle produzioni che aveva delocalizzato in Asia. Sta
costruendo un nuovo stabilimento, stato dell’arte, a Ansbach, in Baviera. Si
tratta di un impianto prototipo nel quale le scarpe saranno preparate e cucite
da robot.
A CONTI FATTI i robot sono meglio della
delocalizzazione:
con la delocalizzazione si cercano operai nel
mondo da pagare il meno possibile, con la completa automazione si fa totalmente
a meno degli operai.
COSA FARANNO I GIOVANI CHE CERCANO LAVORO ???
Nell’ottocento c’erano i luddisti che andavano
in giro a spaccare le macchine; oggi le macchine sono entrate nel DNA e nella
mente di ogni umano come entità insostituibili.
ALLORA
hanno ragione quelli che hanno proposto il referendum in Svizzera: REDDITO DI
BASE INCONDIZIONATO e poi un qualsiasi lavoro ce l’inventiamo, anche autonomo e
volontario, per migliorare la società.
SE NON
CI DATE IL LAVORO ALMENO DIVIDERE IL PANE.
I PROFITTI
DELLE MACCHINE VANNO SOCIALIZZATI, perché
derivano da un progresso a cui ha contribuito tutta l’umanità.
martedì 31 maggio 2016
Merito: parenti e amici
da una ricerca dell'Isfol, l'Istituto per lo sviluppo della
formazione professionale dei lavoratori, secondo la quale si arriva al 60% dei
casi se si considera l'aiuto "indiretto" richiesto alle reti delle
proprie relazioni personali durante la fase di ricerca del lavoro. Di contro, i
servizi per il lavoro pubblici e privati svolgono un ruolo di intermediazione
diretta molto contenuto: "Solo il 3,4% degli occupati dichiara di aver
trovato lavoro attraverso i Centri per l'impiego (CPI) e il 5,6% mediante le
Agenzie di lavoro interinale".
lunedì 30 maggio 2016
un grafico che fa paura
Su questo link del Sole 24 ore un grafico che fa paura.
Sono 3.500.000 quelle persone che si definiscono scoraggiati,
non cercano più il lavoro perché hanno perso la speranza
di trovarlo
Sono 3.500.000 quelle persone che si definiscono scoraggiati,
non cercano più il lavoro perché hanno perso la speranza
di trovarlo
domenica 29 maggio 2016
dalla terra il lavoro – un esempio
La
signora Lia ed il marito Franco hanno di recente pubblicato un annuncio davvero
inusuale sul sito del Consorzio della Quarantina,
associazione per la terra e la cultura rurale nel genovese.
Buongiorno,
Io e mio marito abbiamo
dei terreni privati a San
Desiderio, Calliano, Asti e altri in Toscana in provincia
di Grosseto che ci sono stati lasciati dalle
nostre famiglie. Visto che noi svolgiamo lavori totalmente diversi e che alla
nostra età è impensabile un progetto di ritorno alla campagna, abbiamo pensato
che sarebbe stato interessante cederli gratuitamente, o al massimo con un
affitto simbolico di pochi euro all’anno, a dei giovani che abbiano un progetto
di agricoltura sostenibile. Per noi e’ una pena sapere che quei terreni così
tanto amati dai nostri genitori siano abbandonati, soprattutto in un periodo
nel quale le nuove generazioni invece, hanno un bisogno estremo di lavoro!!!
Cordiali saluti
Lia Taddei
Un appello davvero
meraviglioso a cui hanno risposto in tantissimi!
Sul sito di SlowFood si
legge infatti che le mail allegate di progetto ecosotenibile arrivate alla
signora Taddei fino ad ora sono talmente numerose che si è deciso di creare un
sito con la descrizione dei terreni interessati e tutti potranno inviare un
curriculum ed un progetto che verranno valutati direttamente da loro.
Altre informazioni su
venerdì 27 maggio 2016
Lettera aperta al Ministro Beatrice Lorenzin
I figli sono figli e
non sono bebè.
LETTERA APERTA
AL MINISTRO DELLA SALUTE BEATRICE LORENZIN
Volersi prendere cura di un
figlio non può avere un tempo, è qualcosa senza tempo e scadenza ed è giusto
che sia così.
Un genitore che si fa
carico di un figlio cercherà di sostenerlo fino a che diventa adulto e poi
spera e teme finché non diventa autonomo con un suo lavoro e con mezzi
sufficienti per vivere una vita dignitosa.
Lo Stato se vuole farsi
carico di una parte del carico familiare non può limitarsi a regali per l’evento
della nascita o a sostegni per i primi tre anni, può incrementare l’istituto
degli assegni familiari già esistente e dare un aiuto fino al raggiungimento
della maggiore età. Lo Stato deve instillare sicurezza nei cittadini e non può
farlo con la precarietà di un regalo a scadenza.
Lo Stato doveva (e deve
ancora) rispondere all’urgenza dei giovani senza lavoro, doveva trovare una
qualche forma di aiuto per chi versa in disoccupazione; sono tanti i vecchi
genitori che oggi mantengono figli disoccupati, i figli continuano ad essere
figli anche a quarant’anni.
Quei quarantenni
disoccupati erano la base di sviluppo di nuove famiglie, ma difficilmente
possono mettersi nell’ottica di fare “bebè” senza un lavoro e senza una casa.
Non c’è nessun astio e
nessuna polemica nei suoi confronti signor Ministro,
questa lettera forse neanche le arriverà; c’è solo una considerazione:
tutti i bonus stanziati dal suo Governo: bebè, regalo ai 18 enni, scuola, 80 euro variamente distribuiti, taglio
dell’Imu, facilitazioni alle imprese per le assunzioni a scadenza; tutti questi
miliardi erano giusto quelli che potevano bastare per istituire un reddito di
cittadinanza, un vero e proprio concreto aiuto per la disoccupazione. Questa
misura avrebbe tolto dalla disperazione tanta gente, instillato fiducia e
speranza nello Stato, sarebbe nata qualche famiglia in più e qualche figlio in
più.
Distinti Saluti
Francesco Zaffuto
Invita tramite ufficiostampa@sanita.it
Riferimento alle notizie riportate su
"L'idea è quella di estendere il bonus bebè per tre
anni", ovvero per i primi tre anni di vista del bambino. E' la proposta
lanciata dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.
"Purtroppo - ha detto Lorenzin - in questi anni sul bonus
bebè abbiamo risparmiato 1,38 miliardi e questo perché non sono nati bambini.
Partendo da tale cifra, basta aggiungere 300 milioni per fare in modo che ad
una famiglia con una classe Isee di 25 mila euro possa andare un bonus bebè che
passa da 80 a 160 euro al mese, mentre per una famiglia con classe Isee di 7
mila euro si potrebbe passare ad un bonus bebè da 160 a 320 euro al mese; per
il secondo figlio si potrebbe invece passare da 240 euro a 400 euro mensili in
relazione alla seconda fascia Isee considerata". Questo, ha sottolineato
il ministro, "per dare un aiuto pratico ai genitori".
giovedì 26 maggio 2016
Dalla Francia: no jobs act
«Non credete a questa
menzogna del progresso! Vi siete fatti fregare, voi italiani. Non faremo lo
stesso. Questo legge sulla flessibilità del lavoro è un ritorno al passato,
vogliono togliere di mezzo il sindacato e disporre dei lavoratori a piacimento.
Lo chiamano futuro, ma è una nuova forma di schiavitù».
La lotta non è finita
mercoledì 25 maggio 2016
Castagneti da salvare
Avete notato che nelle pubblicità di prodotti alimentari ora le
aziende dicono che non fanno più uso dell’olio di palma; ebbene le petizioni con raccolte di firme possono
formare l’opinione pubblica e modificare
comportamenti di aziende e di amministratori pubblici.
C’è una petizione sui
Castagneti di Mongrassano in Calabria, che rischiano di scomparire per l’aggressione
di un insetto chiamato Cinipide galligeno; il rimedio esiste, occorre
diffondere nella zona un altro insetto capace di sterminare il parassita il
Torimus sinesis; ma ovviamente la Regione Calabria dovrebbe avere cura di
finanziare questa necessaria operazione.
I castagneti sono ricchezza, lavoro,
riserva alimentare e di buon legno; per par nascere un castagneto ci vogliono
più di 50 anni, sarebbe il caso di curare e salvare ciò che esiste.
Firma la petizione su
change.org
domenica 22 maggio 2016
Parassiti o uomini liberi?
Svizzera – verso il 5 giugno per il Referendum
sul Reddito di Base Incondizionato
Parassiti o uomini liberi?
di Nenad Stojanovic
Il motivo principale per il quale sostengo il RBI è questo: la dignità. La
dignità di ogni essere umano. Oggigiorno, chi non ha un lavoro, chi non ha più
diritto all’assicurazione contro la disoccupazione, di cosa vive (se vive)?
Dell’assistenza sociale: circa 1000 franchi al mese. Un enorme apparato
burocratico è stato messo in piedi per gestirla, per verificare se uno «ha
diritto» all’assistenza. Una parte della società (speriamo minoritaria)
considera questi cittadini come «falliti» oppure, peggio, come «parassiti». Non
a caso, tante persone che avrebbero diritto all’assistenza ci rinunciano.
Perché non vogliono essere stigmatizzate. Perché si vergognano. L’aumento delle
malattie psichiche e dei relativi costi ne sono la conseguenza.
È il sistema (capitalista) che trasforma queste persone in schiavi moderni.
Schiavi della propria dignità. Schiavi dello sguardo degli altri. Schiavi delle
leggi e dei burocrati che a periodi regolari devono verificare se – non si sa
mai – tu «abusi» dell’assistenza. Se per caso ti sei permesso di comprarti un
telefonino troppo caro.
Il RBI è una liberazione. Restituirà la dignità – e la libertà – alle
persone. Nessuno dovrà chiedere l’elemosina allo Stato. Nessuno dovrà
verificare se tu rispetti le «condizioni» per ricevere una somma minima di cui
potrai vivere. Perché il bello di questa proposta è proprio questo: è un
reddito di base senza condizioni(per chi risiede in Svizzera).
Anche gli assegni familiari sono erogati in base al numero dei figli, senza
condizioni, alle famiglie ricche così come a quelle povere. Anche quella fu
un’idea utopica. Il Ticino ha avuto il coraggio di attuarla ed è stato
all’avanguardia in questo settore negli anni 90. Ora gli assegni familiari sono
standard in tutta la Svizzera. Ritroviamo il coraggio di osare.
Dal sito
Reddito di
Base Incondizionato, che cos’è
venerdì 20 maggio 2016
Robot, anche se in Cina non mancano umani
Non mancano certo uomini in Cina che
cercano un lavoro eppure c’è chi pensa a sostituirli
Zero diritti, nessun permesso sindacale,
ferie o malattia. Benvenuti nella prima fabbrica al mondo senza operai.
Qui infatti a produrre saranno i robot. Siamo in Cina, a Dongguan dove
sorgerà il primo stabilimento in cui il lavoro umano sarà completamente
rimpiazzato da quello dei robot.
È la Shenzhen Evenwin Precision
Technology la società protagonista del progetto. Inizialmente circa
1.000 robot saranno impiegati presso lo stabilimento di Dongguan, che produce
componenti per cellulari.
Niente male
se arrivano robot a fare il lavoro più faticoso ed alienante delle fabbriche,
ma chi non ha lavoro deve trovare un lavoro oppure un reddito sociale di base
per vivere.
lunedì 16 maggio 2016
Lavoro ricominciando dagli antichi grani di Sicilia
“Ho fatto il
liceo classico e mi sono laureato in legge a 23 anni. Non avrei mai immaginato
di diventare un pastaio vero e proprio”,
racconta a b-hop Roberto Gaudino, confidando dubbi e difficoltà nell’approccio ad un mercato
sconosciuto ed antico. Senza esperienza, senza conoscenze tecniche, decide di
aprire un pastificio: a Santa Margherita di Belice nasce C’è Pasta per
te.
E’ una delle poche storie, in questa difficile realtà
italiana, che si possono indicare come esempio di imprenditoria giovanile ...
mercoledì 11 maggio 2016
Jobs Act: 600 mln di sgravi contributivi non dovuti
All’ombra del Jobs Act, ci sono:
600 milioni di euro di sgravi contributivi indebitamente percepiti,
circa 100mila lavoratori su un milione e mezzo assunti nel 2015 con
l’esonero totale di contributi previdenziali non aveva diritto allo sgravio.
Le aziende coinvolte
sono circa 60mila.
Un esercito di aziende fantasma che incassavano i contributi
triennali messi in campo dal governo, assumendo però lavorativi fittizi. Oppure
imprese inesistenti, con decine di dipendenti a fronte di un'ipotetica attività
per la quale invece era richiesto meno personale.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/10/sgravi-contributivi-sindacati-un-regalo-alle-aziende-poletti-dal-jobs-act-un-risultato-straordinario/2713708/
giovedì 5 maggio 2016
a Napoli reddito di cittadinanza, forse si fa …
Quello che accade alla vigilia di un’elezione è sempre meglio
prenderlo con le pinze, comunque il sindaco De Magistris dichiara che sarà
istituito il reddito di cittadinanza per i napoletani.
Quanto? Circa 600 euro al mese .
"Per accedervi- dice De Magistris - servono alcuni condizioni: la maggiore
età, la mancanza di un reddito ed essere residenti, anche se stranieri, da
almeno 24 mesi a Napoli. Inoltre, bisogna firmare un patto di accompagnamento
al lavoro e alle attività socialmente utili: quindi non è un rapporto
assistenzialista, ma di inserimento nella città.”
A Napoli, città difficile, un primo tentativo di reddito
minimo lo fece Bassolino nel 2004, poi fu tolto da Caldoro con la scusa che non
c’erano soldi; ora De Magistris dice di avere trovato i soldi dalla lotta all’evasione
fiscale sulle tasse comunali; prendiamo atto della promessa, e non dimentichiamo
che il nostro Ministro del Lavoro, per una cosa così urgente, non
ha fatto ancora nulla.
martedì 3 maggio 2016
Robot umani a Zurigo
«Vogliamo lavorare per gli
umani. La sfida della Quarta rivoluzione industriale è che tutti ricevano un
guadagno di base sicuro».
Primo maggio con i
robot che chiedono un reddito di base per gli umani. È accaduto a Zurigo dove
ieri centinaia di robot
hanno manifestato nella capitale finanziaria svizzera accompagnati da
centinaia di sostenitori. Insieme hanno chiesto l’introduzione di un
reddito di base incondizionato: l’erogazione di un beneficio economico
senza obbligo di accettare un lavoro. La trovata situazionista fa parte della
campagna referendaria in vista del voto del prossimo 5 giugno. La Svizzera,
infatti, sarà il primo paese al mondo a votare un referendum per introdurre la
forma più universale del reddito: non minimo, nè di cittadinanza, ma di base.
lunedì 2 maggio 2016
Lo spogliarello dei diritti
Un tempo
a Milano, quando si celebrava il Primo Maggio, era tutto chiuso; c’era un po’
di lavoro in più e c’era un po’ più di rispetto per il riposo dei lavoratori
dipendenti.
Da
qualche anno a questa parte il Primo Maggiò è diventata una giornata lavorativa
come tutte le altre per i lavoratori del settore commercio.
“Cosa
volete, c’è la crisi”
“E poi lo
fanno volontariamente, nessuno li obbliga”
Queste le frasi che si sentono dire; come se un lavoratore precario e ricattato
potrebbe facilmente rifiutare.
Ieri,
alcuni rappresentanti sindacali dell’Usb (unione sindacati di base) ha
inscenato, dinanzi a un grande magazzino di Milano,
rimasto aperto per il 1* maggio, uno spogliarello dei diritti; ovviamente la
protesta ha messo in allarme gestori e poliziotti privati del magazzino; con il
tentativo di allontanare e pestare chi protestava. QUI la cronaca di Repubblica…
Occorre dire con chiarezza
e forza che i centri commerciali non
sono servizi essenziali come gli ospedali e i treni, non c’è nessuna
giustificazione per restare aperti il 1* Maggio. La questione non può essere vista neanche
sotto il profilo della propria libertà, perché non si tratta del singolo
esercizio di un lavoratore autonomo che può decidere di restare aperto, si
tratta di centri con lavoratori dipendenti che hanno diritto a festeggiare la propria
festa.
domenica 1 maggio 2016
Buon Primo Maggio 2016
Buon Primo Maggio 2016
a tutti i lavoratori che spandono il seme del proprio lavoro e a tutti i
disoccupati, a cui viene impedito di seminare.
- link su l'opera di Van Gogh e Millet - http://arpaeolica.blogspot.it/…/05/buon-primo-maggio-2016.h…
venerdì 29 aprile 2016
Disoccupazione marzo: da peggio a meno peggio
Disoccupazione marzo: da peggio a meno peggio, anche se ancora si
sta nel peggio
Dopo il dato negativo di febbraio, il tasso di
disoccupazione a marzo in Italia scende all'11,4%.
Dopo il calo di
febbraio 2016 (-0,4%, pari a -87 mila), a marzo la stima degli occupati sale
dello 0,4% (+90 mila persone occupate), tornando ai livelli di gennaio.
L'aumento riguarda sia i dipendenti (+42 mila i permanenti e +34 mila quelli a
termine) sia gli indipendenti (+14 mila). La crescita degli occupati coinvolge
uomini e donne e si distribuisce tra tutte le classi d'età ad eccezione dei
25-34enni. Il tasso di occupazione, pari al 56,7%, aumenta di 0,2 punti
percentuali rispetto al mese precedente.
I movimenti mensili
dell'occupazione determinano, nei primi tre mesi del 2016, una sostanziale
stabilità del livello degli occupati (+0,1%, pari a +17 mila) rispetto ai tre
mesi precedenti. L'unica componente che mostra una crescita congiunturale
significativa è quella dei dipendenti permanenti, che aumentano dello 0,5% sul
quarto trimestre del 2015 (+72 mila).
La stima dei
disoccupati a marzo registra una diminuzione (-2,1%, pari a -63 mila), il calo
riguarda uomini e donne. Il tasso di disoccupazione è pari all'11,4%, in calo
di 0,3 punti percentuali su febbraio.
A marzo la stima degli
inattivi tra i 15 e i 64 anni cala dello 0,3% (-36 mila). La diminuzione è
determinata quasi esclusivamente dalle donne e riguarda le persone di 25 anni o
più. Il tasso di inattività scende al 35,9% (-0,1 punti percentuali).
Rispetto ai tre mesi
precedenti, nel periodo gennaio-marzo 2016 si registra un calo dei disoccupati
(-0,5%, pari a -15 mila) e degli inattivi (-0,3%, pari a -43 mila).
Su base annua si
conferma la tendenza all'aumento del numero di occupati (+1,2%, pari a +263
mila), che coinvolge soprattutto gli over 50. Sono in calo sia i disoccupati
(-8,6%, pari a -274 mila) sia gli inattivi (-0,9%, pari a -125 mila).
mercoledì 20 aprile 2016
REDDITO DI BASE INCONDIZIONATO, cosa è
Il 5 giugno 2016 la Svizzera si esprimerà con un
referendum sul
REDDITO DI BASE INCONDIZIONATO
Riportiamo qui dal
sito http://bien.ch/it/node le spiegazioni
della proposta di legge.
Questa proposta è diversa
da quella qui lanciata dal blog “Crea pane e lavoro”, diversa dalle proposte che
ancora non hanno approdato al Parlamento italiano di 5 stelle e Sel; è una proposta molto interessante e
rivoluzionaria dal punto di vista della cultura del lavoro. E’ necessario
conoscerla, riflettere e parlarne.
Il reddito di base, che cosa è?
Il reddito di base incondizionato (RBI) è un versamento
mensile, erogato da un ente pubblico, ad ogni individuo, di una somma di denaro
sufficiente a coprire i bisogni di base e consentire la partecipazione alla
vita sociale, come un vitalizio. Si tratta della realizzazione di un diritto
umano fondamentale.
Personalità di ogni credo politico, fede religiosa e
nazionalità hanno sostenuto nei secoli questa idea, a cui sono stati dati vari
nomi: sussidio universale, reddito di sussistenza, reddito di cittadinanza,
reddito universale, reddito sociale garantito, dividendo universale, rendita a
vita, ecc.
Il Reddito di Base non è un sussidio sociale e non deve
essere confuso con il salario minimo, il sussidio di disoccupazione,
l'assistenza sociale o qualsiasi altra prestazione erogata in maniera
condizionale. Il Reddito di Base è automatico, incondizionato e inalienabile. È
erogato a tutti, ricchi o poveri, dalla nascita alla morte. L'importo è
sufficiente a garantire a tutti una vita dignitosa - qualunque cosa succeda. È
cumulabile con altri redditi (da lavoro e non).
Il Reddito di Base è
dunque:
corrisposto ai singoli individui e non ai nuclei familiari
cumulabile con altri redditi
corrisposto senza l'obbligo di intraprendere un'attività
lavorativa
sufficiente a coprire i bisogni fondamentali e consentire la
partecipazione alla vita sociale
Il reddito di base rende la giustizia sociale compatibile
con l'efficienza economica. È il principio di solidarietà più liberale che si
possa immaginare: assicura infatti l'esistenza individuale e la coesione
sociale senza la rigidità dell'interventismo e la pesantezza della burocrazia.
Molteplici sono state le varianti discusse in merito alla sua implementazione.
Il Reddito di Base non è appannaggio di una parte politica: trova infatti
supporto e resistenze da una parte come dall'altra degli schieramenti politici
tradizionali.
Separare l'attività
professionale dal reddito: una necessità
Né il lavoro retribuito, né le rendite da capitale, né le le
prestazioni sociali riescono ormai a garantire il diritto all'esistenza di ognuno,
così come definito dall'articolo 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti
Umani.
Incondizionato com'è, il Reddito di Base spezza la catena
che unisce la copertura delle necessità di base alle prestazioni di lavoro
retribuito. Questa separazione parziale tra lavoro e reddito è resa necessaria
dalla scomparsa della stabilità nel mondo del lavoro. La disoccupazione e la
precarietà del lavoro sono in gran parte il risultato di una dinamica di
razionalizzazione e automatizzazione che rende l'obiettivo del ritorno alla
piena occupazione obsoleto - quantomeno alle condizioni che abbiamo conosciuto
nei 50 anni successivi al secondo dopoguerra. La flessibilità organizzativa
delle imprese moderne comporta attualmente una crescente instabilità del lavoro
dipendente. In Svizzera, grazie all'elevata competitività internazionale del
paese, il tasso di disoccupazione e la quota di contratti precari restano
relativamente limitati. Tuttavia, sarebbe illusorio considerare la Svizzera
come un'isola separata dal resto del mondo.
A queste condizioni,
chi continuerà a lavorare?
Nella maggior parte dei casi, la fruizione del Reddito di
Base non incoraggerà le persone a lasciare il proprio impiego, soprattutto
perché l'importo non basterebbe a coprire tutti i loro desideri di consumo.
Ricordiamo che l'importo del RdB proposto è di soli CHF
2'500 al mese. Il salario minimo richiesto dai sindacati è di CHF 4'000. Il
salario medio è di CHF 6'000.-.
D'altra parte, sono molti i lavori utili e necessari che
contribuiscono alla produzione di ricchezza e che non sono remunerati:
famiglia, volontariato, associazioni, ecc.
Lungi dall'incoraggiare all'ozio, il Reddito di Base
permetterà a ciascuno, nella misura delle proprie capacità e del proprio
desiderio, di impegnarsi in modo sereno, libero e responsabile in attività
lavorative essenziali per l’interesse generale, che però gli impieghi
tradizionali tendenzialmente trascurano. Il lavoro è sempre d'attualità ed il
suo compito enorme. È più che mai necessario che ognuno possa impegnarsi: a
prendersi cura di se stesso, dei propri genitori, dei propri figli e della
propria famiglia; a lavorare per il bene pubblico comune (la conoscenza, le
arti, la cultura, il software, ecc); e infine a lavorare per sviluppare e
applicare a tutti i livelli i mezzi che permetteranno di lasciare in eredità
alle generazioni future un pianeta vivibile.
Il reddito di base, inoltre, modifica le condizioni di chi
attualmente beneficiano di prestazioni sociali basate su criteri di reddito o
di pensioni di invalidità. Il reddito di base è in effetti cumulabile con la
remunerazione da attività lavorativa, che così preserva la propria attrattiva
finanziaria. Il ritorno al lavoro retribuito non è penalizzato dal rischio di
perdere alcuna prestazione sociale.
Per quale stipendio?
Il Reddito di Base cambia la natura del mercato del lavoro.
Per la prima volta nella storia economica e sociale, lo stipendio versato dal
datore di lavoro non deve più coprire le necessità primarie del lavoratore, dal
momento che questo compito viene assolto dal Reddito di Base . Allo stesso
modo, fornendo una base d'indipendenza economica, consente agli aspiranti
dipendenti di recuperare la libertà contrattuale e rende così quello del lavoro
un vero e proprio mercato.
È soprattutto per i salari più modesti che il Reddito di
Base rinforza la posizione dei candidati nella fase di negoziazione dello
stipendio, poiché questi avranno la possibilità di rifiutare un'offerta
ritenuta insufficiente (il che si tradurrà in una rivalutazione dei suddetti posti
di lavoro). Per l'azienda, l'introduzione del Reddito di Base Incondizionato
non comporta cambiamenti: a seconda dei modelli di finanziamento presi in
considerazione, la massa salariale resterà grosso modo invariata (in questo
caso il contributo alla cassa del Reddito di Base sarà prelevato direttamente
ed unicamente dai salari), oppure, se è l'impresa in quanto tale ad essere
tassata, la diminuzione relativa della massa salariale in senso stretto (i
salari netti) sarà compensata dal contributo dell'impresa al finanziamento del
Reddito di Base.
Quali che siano i casi, l'ammontare del reddito complessivo
del dipendente non cambia (salvo nel caso indicato sopra). Infine, in una certa
misura, la nuova libertà contrattuale del dipendente legittima quella del
datore di lavoro; a quest'ultimo infatti consente di meglio adattare i propri
bisogni di forza lavoro secondo l'andamento dell'attività imprenditoriale.
Il valore etico del
lavoro
Sarebbe sbagliato limitare il valore del lavoro a quello di
puro mercato, come accade sempre più spesso. Dopo la scomparsa dei lavori
ripetitivi e noiosi svolti in ambienti austeri, ora le forze che tendono a
distruggere il senso umano e creativo del lavoro sono la pressione, lo stress e
le costanti minacce. Al contrario, il Reddito di Base ripristina il valore
etico del lavoro, sia nei confronti della società che con sé stessi.
D'altra parte, la pigrizia non risiede nel genoma umano: è
soltanto una reazione al lavoro forzato. Donare la possibilità ai lavoratori di
rifiutare le proposte di lavoro è una forma di responsabilizzazione. Si
abbandona il pretesto della necessità. Senza libertà non c'è una vera etica del
lavoro.
Un diritto
fondamentale
Il Reddito di Base non è una forma di assistenza, ma un
diritto umano. Per questo è corrisposto a tutti, indipendentemente dalla
necessità particolari di ogni individuo.
Contrariamente alle forme di sussidio, il Reddito di Base
non è “stigmatizzante” perché è concesso a tutti. Riconosce il valore della
partecipazione sociale di ciascuno ed elimina l'idea del lavoro retribuito come
criterio secondo cui chi non ha un posto di lavoro sarebbe meno importante
degli altri. Il Reddito di Base rimuove quindi la pressione che grava su
disoccupati, gli "assistiti", e su tutti coloro che un giorno potrebbe
diventarlo.
Finanziamento
A parte gli “effetti dinamici”, difficili da stimare, dal
punto di vista economico il Reddito di Base Incondizionato è un gioco a somma
zero: il valore aggiunto del paese non cambia di un solo franco, mentre la
distribuzione cambia in maniera significativa. Prima di essere distribuita
sotto forma di salari e rendite di capitale, parte della ricchezza prodotta va
a tutta la popolazione residente sotto forma di Reddito di Base Incondizionato.
Per il dipendente, il reddito complessivo non cambia in modo
significativo, ma si compone ora di un salario diretto e del Reddito di Base.
Per l'azienda, i costi non aumentano: se da un lato pagano meno salari netti,
dall'altro pagano un importo approssimativamente equivalente alla cassa del Reddito
di Base. Il nodo che resta da sciogliere riguarda il canale attraverso il quale
l'operazione viene eseguita.
Se prendiamo per esempio come base di calcolo per un Reddito
di Base la cifra di 2'500 al mese per un adulto e 625 al mese (un quarto) per un
minorenne, il costo complessivo è pari a circa 200 miliardi all'anno, ossia un
terzo del Prodotto Interno Lordo (il P.I.L. nel 2011 è stato di circa 600
miliardi di franchi svizzeri). Ma come vedremo in seguito, solo una piccola
parte di questa somma resta da finanziare, dal momento che la gran parte di
essa è semplicemente riallocata senza oneri aggiuntivi per lo Stato.
Bisogna distinguere
tre fonti di finanziamento:
Le prime due sono semplicemente un trasferimento di costi,
mentre l'ultima richiede nuove fonti. La principale fonte di finanziamento è il
trasferimento dei costi assicurativi e dell'insieme di prestazioni sociali,
agevolazioni ed altri sussidi che il Reddito di Base renderà inutili. A seconda
dei punti di vista, l'importo di questo trasferimento si situa intorno ai 60
miliardi. La seconda fonte di finanziamento, stimata attorno ai 110 miliardi, è
il trasferimento della quota del reddito da lavoro sostituito dal RBI. Tale
importo sarà finanziato dalle imprese, e corrisponderà grossomodo alla quota
salariale che queste che non dovranno più versare ai dipendenti, i quali, a
loro volta, la riceveranno sotto forma di RBI. Infine, la terza fonte di
finanziamento è la differenza tra il costo totale del RBI e la cifra già
disponibile (il totale dei trasferimenti di cui sopra) ovverosia 200 miliardi -
60 miliardi - 110 miliardi = 30 miliardi. Tale somma rappresenta
approssimativamente lo sforzo reale per finanziare il RBI, che corrisponde
all'aumento reale del reddito per una parte della popolazione.
Anche se l'equazione è stata posta in maniera un po'
semplificata, dobbiamo in buona sostanza renderci conto che i vari canali di
finanziamento sono interdipendenti. Qualunque sia il meccanismo specifico che
verrà scelto, il finanziamento sarà basato su un nuovo principio di
distribuzione del valore creato dalle attività economiche. Che non sarà più
diviso in due parti, ma in tre: i salari, i profitti e il RBI.
Il finanziamento renderà necessario un adeguamento della
sistema fiscale per il quale diversi canali ora sono attualmente già in
discussione. Nel nostro libro Il Finanziamento del Reddito
di Base Incondizionato(FR/DE), vengono prospettate tre soluzioni: la
compensazione salariale (addebito diretto sullo stipendio), l'IVA (che potrebbe
ripercuotersi in parte sui prezzi dei beni di consumo), e infine l'IVA
accompagnata da una revisione dell'imposta federale diretta (FDT) per
correggere la graduale diminuzione dell'effetto indiretto delle imposte sul
reddito. Un'ulteriore soluzione sarebbe quella di prendere la parte del RBI
direttamente sul “valore aggiunto netto” (VAN) delle imprese, ossia il valore
calcolato dopo l'ammortamento degli investimenti, dell'IVA e delle eventuali
tasse di importazione. In questo caso, non vi sarebbe alcun impatto sui prezzi.
Molto probabilmente, la soluzione finale sarà un insieme di queste diverse
possibilità.
In sintesi, non è necessario finanziare il costo totale del
RBI, perché si tratta in gran parte dello stesso denaro pubblico speso in modo
diverso. Per la maggior parte dei dipendenti, il reddito complessivo non cambia
in modo significativo, componendosi quindi di un salario diretto e del Reddito
di Base Incondizionato. Solo le persone il cui reddito complessivo aumenta
grazie al RBI (le famiglie e le persone che esercitano poca o nessuna attività
di lucro) genereranno dei costi supplementari. Siamo in grado di stimare questi
costi a circa 30 miliardi l'anno. Per le imprese, infine, i costi operativi
dovrebbero essere sostanzialmente gli stessi.
Troppo Stato?
Secondo la soluzione presa in considerazione, il
finanziamento del Reddito di Base può passare attraverso un prelievo obbligatorio
sulla creazione di valore economico, oppure appoggiarsi sulle imposte dirette o
indirette. Ma in ogni caso, bisogna distinguere il finanziamento del Reddito di
Base dall'azione dello Stato. Anche facendo ricorso alle imposte, nel caso del
Reddito di Base la pressione fiscale non apporta alcun beneficio
all'amministrazione pubblica o ad una qualsiasi politica interventista. Si
tratta di denaro che si trasferisce dalla economia privata all’economia privata
attraverso la soddisfazione dei bisogni fondamentali della popolazione; lo
Stato svolge solo un ruolo di fiduciario, mentre la libertà individuale, come
viene esercitata in un'economia di mercato, rimane intatta. Estendendo la
libertà contrattuale ai lavoratori su di un mercato del lavoro finalmente degno
del questo nome, il Reddito di Base muove chiaramente nella direzione della
libertà individuale.
D'altra parte il Reddito di Base permetterà sicuramente di
ridurre il peso e il costo della burocrazia sociale restituendo nel contempo al
lavoro sociale tutta la sua dimensione di sostegno ed assistenza. Infine, da un
punto di vista prettamente politico, riducendo l'influenza dello Stato sulla
vita privata dei cittadini, in particolar modo su coloro che vivono in
condizioni modeste, il Reddito di Base contribuirà allo sviluppo della
democrazia e della libertà individuale.
foto dal sito citato - la presentazione della proposta
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