martedì 29 aprile 2014

Buon 1° Maggio 2014


La Crisi2009  augura un Buon 1° Maggio 2014 con questo quadro di  Vincent van Gogh –
Spesso si fanno gli auguri di Buon Natale e Buona Pasqua e ci si dimentica di fare gli auguri per il Primo Maggio, eppure questa festa è l’unica festa laica che attraversa il mondo.
BUON PRIMO MAGGIO
LAVORARE PER MIGLIORARE LA TERRA E NON PER DISTRUGGERLA
LAVORARE PER MIGLIORARE LA VITA UMANA
LAVORARE MENO LAVORARE TUTTI

martedì 22 aprile 2014

1 milione e 130mila nuclei familiari senza redditi da lavoro


 1 milione e 130mila nuclei familiari senza redditi da lavoro, tra i quali 491mila sono coppie con figli, e  213mila con monogenitore. Questo il dato Istat sul 2013, che diventa ancora più grave se si guarda  all’incremento temporale:  il  fenomeno delle famiglie sprovviste di reddito da lavoro se si va confrontare con i dati di due anni prima ha avuto un rialzo del 56,5%;  la crescita nell'ultimo anno è stata pari al 18,3%, con l’aggiunta di altre 175mila famiglie.

 Come vivono o sopravvivono l’Istat non è in grado di dircelo,  nel nostro civile paese non esistono liste di disoccupazione con un criterio di attesa e di precedenza, tutto naviga nell’impreciso e nell’indeterminato su un argomento gravissimo. Dentro quel milionecentotrentamila possiamo trovare:  famiglie che hanno un qualche reddito di capitale, famiglie che si arrangiano con qualche lavoro in nero, quelle che si sostengono con l’indennità di disoccupazione o con qualche aiuto dei comuni o di enti caritatevoli, e quelli che si sostengono con l’aiuto di qualche componente familiare in pensione.  Una galassia sconosciuta di cui i governi si possono preoccupare o continuare per la strada di sempre, al punto di non conoscere i dettagli del problema. http://economia.ilmessaggero.it/economia_e_finanza/crisi_lavoro_famiglie_senza_reddito_istat/644193.shtml


immagine - il quadro "mangiatori di patate" di Vincent Van Gogh

martedì 15 aprile 2014

80 euro e altro ...

Gli 80 euro promesse dal governo Renzi stanno cominciando ad assumere un carattere mitico, ci si aspetta dalla loro introduzione una inversione di marcia dell’economia. Provo ad aggiungere qualche riflessione.
 La produzione di beni destinati all’esportazione ha avuto nel corso di un anno una debole ripresa, mentre la domanda interna di beni continua con i dati negativi e si riflette complessivamente sulla produzione generando a sua volta nuova disoccupazione.
 I detentori di redditi elevati in Italia non hanno determinato un aumento complessivo della domanda interna; c’è stato un aumento di beni di  consumo solo in alcuni settori di nicchia,  un notevole aumento di tesaurizzazione e risparmio con un rivolgersi a titoli di debito pubblico e privato (ed anche ad oro), e una fuga di capitali verso l’estero.  Il correre verso il risparmio non è stato solo determinato dal comportamento dei detentori di reddito elevati, ma anche dal comportamento di detentori di redditi medio bassi che per la stessa paura della crisi si sono astenuti da consumi considerati superflui; la stessa incertezza del lavoro per i figli ha determinato comportamenti prudenti di famiglie di genitori anziani; le difficoltà avute dai giovani nel formare nuove famiglie autonome ha determinato una ulteriore flessione della domanda di beni.
L’idea di operare sul cuneo fiscale determinando un immediato aumento dei redditi di lavoro bassi  per 80 euro mensili può dare una qualche ripresa alla domanda interna di beni di cui in parte potranno beneficiare le aziende italiane a livello di aumento di beni venduti.  Ho aggiunto “in parte” perché ovviamente la domanda non sarà rivolta esclusivamente a beni prodotti in Italia; in un mercato aperto si possono comprare “in parte” prodotti che vengono dall’estero. Quindi un effetto positivo gli 80 euro l’avranno ma non si può pensare ad un effetto magico di risoluzione di tutti i mali di una economia ingessata.
 Non critico pertanto il governo Renzi per avere fatto la scelta degli 80 euro, la direzione è giusta, ma lo critico per non aver considerato nella scala delle urgenti priorità, come primo punto, un sostegno immediato a chi versa in condizione di disoccupazione.
 Se si fanno le stesse considerazioni sulla domanda interna di beni, ogni sostegno dato ai disoccupati si traduce sempre in potenziamento  della domanda interna di beni. E allora perché non si è posta l’urgenza sul sostegno universale a chi versa in stato di disoccupazione? Azzardo una ipotesi interpretativa: se debbo dare 640 euro come sussidio di disoccupazione ad un disoccupato tolgo dalle difficoltà uno (che forse sì o forse no mi darà un voto); con 640 euro riesco a dare 80 euro e accontento 8 detentori di redditi di lavoro bassi  (sul forse sì o forse no, aumentano le possibilità di riconoscenza).  La vastità della platea conta;  ad essere cattivi si può ricordare l’operazione IMU sulla prima casa, che fece la “buonanima”,  anche allora si volle cogliere la vastità della platea.
15/04/14 francesco zaffuto
Immagine – foto di 80 euro

La proposta del blog Crea pane e lavoro

sabato 12 aprile 2014

Disoccupati giovani e vecchietti di Poletti


50enni disoccupati e che non riuscite a rientrare nel mondo del lavoro, prendete nota. Il ministro Giuliano Poletti annuncia che sta studiando un progetto:  una forma contrattuale che favorisca il reinserimento degli over 50, ed una sorta di "scivolo" per chi è prossimo a ritirarsi. 
Prima  è ovvio occorre trovare le risorse, ma per chi è disoccupato il passare del tempo in attesa non è ovvio.
Intanto, in prima fila ci sono i giovani per loro arriva la prima applicazione pratica della garanzia giovani europea, con uno stanziamento di 1,7 miliardi che dovranno servire per offrire un’occasione di lavoro ai giovani tra i 18 e i 29 anni. I servizi saranno disponibili grazie a un portale internet Garanzia giovani.  Ovviamente, il ministro trova generoso  il suo decreto legge che cambia le regole dei contratti a termine, che potranno durare tre anni senza l’obbligo di indicare una causale (il motivo del contratto a termine) e l’apprendistato (senza garanzie di assunzione di precedenti apprendisti già formati). Accanto a questo decreto si attendono gli effetti del disegno legge delega che porterà alla scrittura di un codice semplificato del lavoro, con introdurre un assegno di disoccupazione “universale” (questa universalità però sarà tutta da vedere, perché l’assegno pare che sarà proporzionale alla durata dell’impiego che lo ha preceduto).  
Peccato che esistono i disoccupati da 30 a 49 anni senza alcun progetto governativo.
Peccato che non si tiene conto di quanto tempo si è stati in disoccupazione e non scatta un minimo di precedenza per chi è già disoccupato da qualche anno. Il problema è urgente ma pare che sia allo studio.  Riguardo alle urgenze la preoccupazione maggiore del Governo  Renzi pare che sia quella relativa agli 80 euro che dovrebbero arrivare ai lavoratori occupati; non è facile comprendere la scala delle urgenze del Governo.
11/04/14 francesco zaffuto


Immagine – cartello della Terapia d’urgenza

giovedì 3 aprile 2014

Disoccupazione, il malato e le cure


2009, siamo nel pieno della crisi economica, nata negli USA comincia ad espandersi in Europa, il dato di disoccupazione in Italia nel dicembre 2009 è dell’ 8,2%,
E’ indubbio che tutto il 2010 sia un anno di piena crisi, ebbene il dato di disoccupazione al gennaio 2011 è dell’ 8,6%.
Si invocano cure contro la crisi, cominciano le cure ed in agosto 2012 il dato diventa 10,7%
Continuano le cure ed in maggio 2013 il dato diventa 12,2%, fino ad arrivare al fatidico 13% del febbraio 2014 comunicato in questi giorni dall’Istat.
Vediamo le cure attuate: aumento della flessibilità, aumento della precarizzazione, aumento dell’età per andare in pensione, aumento dei corsi di riqualificazione.
Flessibilità: se flessibilità significa spostarsi da un settore produttivo in difficoltà ad un altro in espansione sicuramente la flessibilità è utile;  ma se flessibilità significa lavorare pochi mesi all’anno e per gli altri mesi starsene a casa senza neanche una indennità di disoccupazione, questo tipo di flessibilità può solo avere una ripercussione negativa sulla domanda di beni di consumo con tutti gli effetti negativi sull’economia.
Precarizzazione: l’aumento di giovani con lavori precari ha una forte incidenza sulla domanda, grava come risparmio forzato verso le famiglie di origine dove i genitori vedono i figli ancora non sistemati,  impedisce la formazione di nuove famiglie in grado di avere una propria autonomia di spesa. Le nuove famiglie sono il traino per lo sviluppo dei consumi in tanti settori e se hanno difficoltà a formarsi anche l’economia ne risente.
Aumento dell’età pensionabile: se da un lato ha l’effetto positivo di diminuire la spesa previdenziale,  dall’altro impedisce l’ingresso di giovani nei lavori stabili. Se si considera che gli anziani hanno una propensione ai consumi molto ridotta rispetto a quello che possono avere  le nuove famiglie, anche questa soluzione ha inciso in modo negativo sulla domanda di beni.
Aumento dei corsi di riqualificazione: la maggior parte dei corsi di formazione sono stati una specie di posteggio per i disoccupati;  i corsi di riqualificazione sono utili solo se sono in vista di una nuova collocazione nel mondo produttivo, altrimenti sono solo una spesa inutile.
Le cure sono state pessime. Il contenimento del costo del lavoro può dare una boccata di ossigeno alle aziende,  ma se le aziende che producono (anche a costi di lavoro più bassi) non riescono a vendere i loro prodotti, CHIUDONO lo stesso.
L’idea di diminuire il cuneo fiscale e fare arrivare più soldi alle buste paga sperando in una ripresa della domanda, promossa dal governo Renzi con i cosiddetti 80 euro, può avere un effetto positivo;  non è facilmente misurabile per la sua entità degli effetti, ma quantomeno va in una direzione diversa dalle precedenti cure.  Il richiamo nuovamente alla flessibilità, dello stesso governo Renzi, invece, può continuare a produrre effetti negativi, il recente decreto del Governo  sui contratti a tempo determinato va nella stessa direzione delle vecchie cure.
 Se la flessibilità è un bene per le imprese, le stesse imprese debbono pagare un qualche centesimo in più rispetto al lavoro a tempo indeterminato.
03/041/14 – francesco zaffuto


Immagine fuori testo – la cura con le sanguisughe probabilmente meno dannosa -  http://sanguisugheamedicinalis.blogspot.it/p/salasso-terapeutico.html

martedì 1 aprile 2014

raggiunto il fatidico 13%

 Febbraio il tasso di disoccupazione ha raggiunto il fatidico 13%.
Oltre 3,3 milioni di persone sono in cerca di lavoro: +8 mila su mese e +272 mila su base annua.
La componente giovani 42,3% di disoccupazione,  in lievissima diminuzione su gennaio, ma con un +3,6% su base annua.


sabato 29 marzo 2014

Nei posti da laureato della Pubblica amministrazione, solo metà ha il titolo


Nel 2012 tra il personale amministrativo e tecnico della Pa ''nel gruppo degli occupati che svolgono lavori per i quali è richiesta la laurea solo la metà all'incirca (51%) ha effettivamente la laurea''. Lo rileva l'Aran analizzando il personale impiegatizio (1,2mln). Pesano criteri di anzianità e deroghe, accumulati nel tempo.
L'Aran riscontra ''evidenti segnali di una complessiva debolezza del 'capitale umano' della pubblica amministrazione, accentuatasi negli ultimi anni anche per effetto delle politiche di blocco del turn-over''. I segnali, spiega, si ''colgono innanzitutto, nella prevalenza di mestieri a bassa o media qualificazione professionale''.
Qui un link sui battibecchi tra ministri del governo Renzi

mercoledì 26 marzo 2014

dimissioni in bianco dei lavoratori e voto alla Camera

Roma, 25 mar. - Con 300 voti a favore, 101 contrari e 21 astensioni l’Aula della Camera ha approvato la nuova legge che vieta la pratica diffusa delle dimissioni in bianco fatte firmare a lavoratrici e lavoratori al momento dell’assunzione e conservate dal datore di lavoro per la durata del rapporto.  A favore hanno votato Pd, Forza Italia, Sel, Psi, Cd, Fdi e Per l'Italia. Contrari M5s, Nuovo Centrodestra e Scelta Civica.  Una maggioranza ben diversa da quella che sostiene il Governo in carica, vediamo alcune prese di posizione e la legge votata.

Presa di distanza del Movimento 5 stelle
………….
Fin dal 2001 esiste l'ottimo istituto della convalida: quando una lavoratrice dà le dimissioni, deve poi confermarle presso i Centri per l'Impiego o le Direzioni territoriali del Lavoro, in modo da certificare ufficialmente che non sia stata costretta. Questo vale in particolare per
 donne giovani, neospose o neomamme.
……….
Su pressioni della lobby di Confindustria, vista nei corridoi della Camera a ronzare intorno ai deputati della maggioranza, infatti, ecco che a Montecitorio passa una legge che neutralizza la convalida... indovinate per quale categoria? Proprio per le lavoratrici giovani, neospose e neomamme! 
Le quali potranno ora, con comodo, firmare un moduletto in azienda e via andare. Con comodo del datore di lavoro, naturalmente, che
 potrà buttarle fuori senza dover più dare spiegazioni a nessuno.
E intanto, qualcuno continuerà a spellarsi le mani in TV per altre bugie sulla pelle delle donne. Altro che quote rosa.

Ecco la replica di SEL
Titti di Salvo risponde: «…. La legge contro le dimissioni in bianco che stiamo discutendo in aula, che introduce il modulo con numerazione progressiva previsto nel 2007 e eliminato dall’allora ministro del governo Berlusconi Sacconi, previene l’abuso e il ricatto. La convalida di cui parla a sproposito Grillo (e ovviamente i suoi deputati) prevede che il ricatto sia già avvenuto e che con un questionario presso l’ispettorato del lavoro si riesca a capire l’intenzione del lavoratore o della lavoratrice. Solo in 30 casi su decine di migliaia di verifiche e di convalide l’ispettorato del lavoro ha stabilito che c’era un abuso. Grillo può dirci se secondo lui i casi di dimissioni in bianco erano soltanto 30? Il punto è proprio questo: il modulo numerato (a costo zero scaricabile da internet) che ha una scadenza di 15 giorni, previene il ricatto, tutto il resto (cioè la legge Fornero) è un tortuoso meccanismo di verifica ex post, di cui l’onere della prova è a carico della lavoratrice e del lavoratore».

Qui il link del testo Integrale della legge proposta da SEL

Nota del blog Crea pane e lavoro

L’introduzione di un modulo che dà la certezza temporale è utile per evitare l’abuso di dimissioni date al momento dell’assunzione; forse, vista la delicatezza del problema , l’introduzione del nuovo modulo si può conciliare mantenendo gli aspetti di controllo dell’ispettorato;  ma non volere porre un rimedio alla situazione attuale non è certo una buona cosa.  Chissà se questa legge passerà al Senato,  e come voteranno gli alleati di governo  in quell’aula ?

venerdì 21 marzo 2014

da un Ministro all’altro


Sì, è vero, capisco che sia un atto inutile, come lo fu il primo ma …
Questa proposta fu inviata l'8 maggio 2013  via mail a 640 parlamentari  e per  raccomandata al Ministro del lavoro Giovannini;  visto che il Ministro del lavoro è cambiato è stata inviata all’attuale  Ministro Poletti  con la lettera qui sotto allegata.
Disponibilità al lavoro, collocamento e welfare
1
Ai fini dell’applicazione degli articoli 1, 4 e 38 della Costituzione italiana sono istituiti presso i Centri di impiego regionali le Liste di Collocamento al Lavoro con carattere obbligatorio e pubblico.
2
Ogni cittadino in condizione di disoccupazione e che cerca con urgenza un’occupazione può chiedere l’iscrizione alle Liste di Collocamento e sarà iscritto in base alle proprie capacità e formazione a diverse tipologie di mansioni, oltre a una di generica iscrizione di disponibilità a lavori di pubblica utilità predisposti dal Comune di appartenenza e comuni viciniori. Sono da considerare cittadini in stato di disoccupazione: tutti coloro che hanno perso un precedente lavoro a tempo indeterminato, determinato, a progetto e di qualsiasi altra forma; tutti i cittadini che cercano il lavoro come prima collocazione; tutti i cittadini che hanno chiuso una partita IVA per l’impossibilità di esercitare un lavoro autonomo.
3
Tutte le ditte private che assumono personale sono obbligate a farlo tramite le liste di collocamento pubbliche per almeno il 70% delle assunzioni, sia per le assunzioni a tempo indeterminato e sia per le assunzioni a tempo determinato. Tutti gli organismi pubblici sono obbligati ad assumere tramite dette liste per il 100% delle assunzioni a tempo indeterminato e determinato, tranne per i posti soggetti a concorso pubblico. Le percentuali indicate sono comprensive delle quote previste per le categorie protette.
4
 Solo le ditte che dimostrano di assumere per il 70% tramite le Liste di Collocamento pubbliche potranno godere di incentivi per l’occupazione e potranno detrarre gli emolumenti corrisposti ai lavoratori dalla base imponibile IRAP.
5
Le assunzione avverranno sulla base delle seguenti priorità: carichi di famiglia e precedenza per maggior tempo di attesa in collocamento.
6
 Durante il tempo di attesa verrà riconosciuta una indennità di disponibilità al lavoro di 20 euro al giorno a carico dello Stato  esente da ogni tassazione e tributo. Ai fini previdenziali e pensionistici i periodi di permanenza di iscrizione alle liste di collocamento sono riconosciuti come lavoro effettivo.
7
 Il Centro di impiego comunicherà al lavoratore in disponibilità il primo lavoro disponibile e il lavoratore sarà obbligato a prendere servizio. La mancata presa di servizio viene a comportare la cancellazione dalle liste per mesi tre e la sospensione dell’indennità per lo stesso periodo.
8
 Durante il periodo di permanenza in disponibilità i Comuni possono utilizzare gli iscritti alle liste per lavori socialmente utili. In tal caso i comuni provvederanno a pagare al lavoratore altri 20 euro per l’effettiva utilizzazione giornaliera.
9
 Ai fini del finanziamento di questi dispositivi vengono sospese tutte le pensioni superiori a 5.000 euro netti mensili e tutti gli emolumenti pubblici del personale in attività  non potranno  superare il doppio di tale riferimento;  in caso di mancata capienza finanziaria si farà riferimento ad un tributo di scopo con carattere solidale,  proporzionale e progressivo,  e con vincolo di destinazione al solo finanziamento degli oneri derivanti da questi dispositivi. 

Egregio Signor Ministro del Lavoro Giuliano Poletti
Via Veneto, 56 - 00187 Roma 

Le allego una bozza di proposta su collocamento e welfare  che è stata condivisa in rete sul blog  http://creapaneelavoro.blogspot.it/  e che fu inviata al precedente Ministro Giovannini l’8 maggio 2013. Considerato che la SV ora è a capo di codesto Ministero si ritiene doveroso ripetere l’invio.
 Chi cerca lavoro è lasciato solo dallo Stato  in una disperazione che può durare mesi e anni.  E’ estremamente necessario che i tempi di attesa producano una forma  di precedenza per evitare gesti estremi di disperazione.
  Cercare un lavoro con gli attuali Centri di impiego si rivela inutile; cercarlo con centri privati o su internet è deprimente, spesso si tratta di meri annunci fatti allo scopo di accantonare curriculi e dati.  
Liste di collocamento pubbliche e centralizzazione informatica  della offerta di lavoro sono essenziali.  
Per la gestione di tali liste è necessaria una collaborazione delle aziende.  I benefici fiscali vanno dati solo alle aziende che sono disposte ad assumere per una percentuale tramite le liste pubbliche.  Il 70 per cento per assunzioni tramite liste pubbliche e il 30 per cento tramite chiamata diretta può essere un buon equilibrio tra funzione pubblica e privata nel criterio delle assunzioni.
  Retribuire la disponibilità al lavoro e ancorare questa retribuzione ad un meccanismo di controllo è il modo meno umiliante con cui concedere un reddito minimo di cittadinanza ed evitare  la dispersione delle risorse.
 La retribuzione della disponibilità al lavoro  va considerata come riconoscimento di una attività produttiva potenziale  e non come un mero atto di carità. Altre forme di sostegno per carichi di famiglia, per assenza di ogni altra forma di reddito e per  la casa è opportuno che vengano considerati a parte.
 Gli esborsi monetari per tale welfare avranno la caratteristica di ritornare immediatamente nel circuito della domanda dei beni e determineranno la riduzione di altri costi sociali: si sottrae manodopera alla malavita, si fa diminuire l’evasione con il lavoro in nero, si riducono costi di altra assistenza, e soprattutto si riduce la disperazione.
 Distinti Saluti

Francesco Zaffuto  per conto di    http://creapaneelavoro.blogspot.it/

mercoledì 19 marzo 2014

il miracolo del precariato e il nuovo governo

Il 12 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato la prima parte del Jobs Act di Renzi. E’ stato approvato un decreto legge che rimaneggia le regole del precariato.  L’allora ministro Fornero aveva emanato norme che dovevano tendere alla stabilizzazione del precariato e poi nei fatti non avevano avuto il successo sperato, le norme del nuovo ministro del lavoro Poletti ora tendono a prendere atto che il precariato è uno dei pochi modi di trovare lavoro.
Vediamo sinteticamente gli aspetti di questo primo atto.
E’ stata  alzata da 12 a 36 mesi la durata dei contratti a tempo determinato senza causale, (in pratica senza nessuna specificazione di una necessità aziendale di ricorrere a contratti a tempo determinato). Viene indicata invece una percentuale,  la forza lavoro assunta con contratti a tempo determinato  non potrà essere più del 20 per cento del totale degli assunti.
I contratti a tempo determinato si potranno rinnovare fino ad un massimo di otto volte in tre anni, basterà confermare la situazione preesistente e salta l’obbligo di pausa tra un contratto e l’altro.
Meno vincoli sui contratti di apprendistato, per assumere nuovi apprendisti non sarà obbligatorio confermare i precedenti apprendisti alla fine del percorso formativo. La busta paga base degli apprendisti sarà pari al 35 per cento della retribuzione del livello contrattuale di inquadramento.
 Il Durc (Documento unico di regolarità contributiva), il documento sugli obblighi legislativi e contrattuali delle aziende nei confronti di Inps, Inail e Cassa edile,  viene sostituito da un modulo da compilare su internet.
 Praticamente i precari passano da precariato a precariato, con la speranza che almeno possano essere toccati da un miracolo di precariato lungo tre anni e poi alla fine essere assunti.  
 Questo primo atto sul  Jobs act  si distanzia  dalle aspettative di una nuova tipologia di contratto che doveva incrementare nel tempo i diritti. La parte più “bella” del Jobs act  viene rinviata al futuro e lo stesso 12 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge delega al governo che dovrebbe affrontare i temi degli ammortizzatori sociali  e i servizi per il lavoro, dall’introduzione di un sussidio di disoccupazione al salario minimo, dalla riduzione delle forme contrattuali alla tutela per le donne in maternità. Per tutte le  “ belle cose”  c’è  il rinvio a un disegno di legge con tutti i tempi e i ritardi parlamentari. Siamo ben lontani dal dare un sussidio di sopravvivenza con urgenza a chi sta in gravi difficoltà.
19/03/14 francesco zaffuto

Immagine fuori testo – il dipinto di Domenico Beccafumi sul miracolo della “mula”  da
http://it.wikipedia.org/wiki/Miracolo_eucaristico_di_Rimini

martedì 18 marzo 2014

ALLUCINANTE

Il bilancio drammatico pare sia di 12 morti e decine di feriti. E' successo in Nigeria, nella città di Abuja, dove si sono presentati in 140 mila per soli 30 posti pubblici,  nello stadio si doveva svolgere il concorso, avevano chiuso anche le porte …….
«Sono arrivato per la prova di selezione. A loro servivano 30 persone ma hanno venduto sei milioni di moduli di richiesta», ha detto un testimone all’Afp.

Qui il link del video (Corriere della Sera)

Quello accaduto in Nigeria e stato allucinante, ma se domani fosse bandito un concorso pubblico in Italia ... 

venerdì 14 marzo 2014

una priorità per i miracoli del “fare”


Che Renzi abbia fatto un elenco dei suoi buoni propositi è legittimo. Che si voglia “fare”, dopo anni d’attesa, è legittimo. Anche la voglia di “fare” miracoli è legittima.

 Ma anche nell’ambito dei miracoli esiste una qualche priorità: chi non ha un lavoro e non ha mezzi di sussistenza va aiutato con urgenza e non può aspettare con pazienza gli effetti degli altri miracoli.

venerdì 28 febbraio 2014

Nel peggio siamo al massimo, disoccupazione al 12,9%

A gennaio 2014  il tasso di disoccupazione è balzato al 12,9%, in rialzo di 0,2 punti percentuali su dicembre e di 1,1 su base annua.
I disoccupati italiani, secondo i dati provvisori diffusi dall'Istat, sfiorano i 3,3 milioni.
Il peggior dato dal 1977

lunedì 17 febbraio 2014

134 mila imprese in meno in sei anni di crisi

134 mila imprese in meno in Italia: è questo il drammatico bilancio dopo sei anni di crisi. La CGIA di Mestre denuncia che tra il 2008 e il 2013 le due principali categorie che costituiscono il cosiddetto popolo delle partite Iva hanno subito una vera e propria moria di imprese: il saldo, dato dalla differenza tra le aziende nate e quelle cessate, è spaventosamente negativo. Se tra i piccoli commercianti sfiora le 64 mila unità, tra gli artigiani supera addirittura quota 70 mila. Sommando i risultati dell’una e dell’altra categoria, all’appello mancano quasi 134 mila piccole imprese.

domenica 16 febbraio 2014

Lavoro nero e Governo Letta

Prima che tutto il merito di tutto passi a Renzi pare doveroso ricordare che il Governo Letta, nell’ambito delle poche cose che ha fatto,  ha aumentato le sanzioni contro il lavoro in nero.
Nel decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145 (in G.U. n. 300 del 23 dicembre 2013) in vigore dal 24 dicembre 2013, contenente interventi urgenti di avvio del piano “Destinazione Italia”, sono state inserite nuove misure sanzionatorie e di riorganizzazione ispettiva.
Per il dettaglio delle nuove norme a questa pagina


Visto che il quadro normativo è stato varato, occorrerà vedere se il nuovo governo metterà in atto anche tutte le necessarie misure applicative. 


sabato 15 febbraio 2014

i giovani visti dalla ex Fiat


 Elkann: «Il lavoro c’è ma i giovani non sono così determinati a cercarlo» dice «Se guardo a molte iniziative che ci sono, non vedo in loro la voglia di cogliere queste opportunità perché da un lato non c’è una situazione di bisogno oppure non c’è l’ambizione a fare certe cose». Secondo Elkann «ci sono tantissimi lavori nel settore alberghiero ma c’è tantissima domanda di lavoro ma c’è poca offerta perché i giovani o stanno bene a casa o non hanno ambizione».

DELLA VALLE : "Il poveretto di Jaki non perde mai tempo di ricordare agli italiani che è un imbecille". Lo ha detto Diego Della Valle riferendosi alle dichiarazioni di John Elkann sui giovani. "Dovremmo fare un referendum - ha aggiunto - e chiederci se lo vogliamo ancora in Italia". "Appartiene a una famiglia che ha distrutto una quantità industriale di posti di lavoro e, di conseguenza, anche le speranze di molti giovani . È una vergogna che uno degli Agnelli dica che oggi in Italia i giovani hanno i posti di lavoro. Uno che si permette di dire che i ragazzi stanno a casa perché non hanno voglia di lavorare, perché il lavoro c'è, è un imbecille - ha continuato - lo tengano a casa, lo tengano un po' a riposo, vada a sciare».

NON riesco a intervenire su questa diatriba, ho già due figli emigrati all’estero, mi diventa difficile trovare nel vocabolario le parole adatte;
per commentare con un immagine questa notizia prendo in prestito un disegno di Salvatore Salamone, "Le pietre parlanti" bozzetto per installazione, acrilici e grafite su cartoncino, 1995
Delle pietre vagano in una serie di stanze attaccate a delle funi e dialogano con un indecifrabile linguaggio.
Esposto in
IPOTESI D'AVVICINAMENTO, mostra collettiva a cura di Antonio Vitale
Dal 1 al 23 febbraio 2014
SPAZIOVITALEin, via Milano 20 - 95128 Catania.


15/02/14 francesco zaffuto

lunedì 10 febbraio 2014

referendum in Svizzera: chiusura porte

C’era da aspettarselo: la Svizzera chiude le porte. Non sono certo le porte delle banche che restano sempre ben aperte per chi esporta capitali, ma le porte a immigrati e frontalieri
 Non si tratta di una decisione del governo svizzero ma dei risultati della cosiddetta volontà popolare. Si è espressa per restrizioni agli immigrati una maggioranza risicata  del 50,3%, ma se si considerano i risultati del Canton Ticino, di lingua italiana e confinante con l’Italia, la maggioranza sale al 68,17%. E’ il chiaro sintomo che le nuove restrizioni vogliono prendere di mira gli italiani che trovano lavoro in Svizzera.
  Con i livelli di disoccupazione sempre crescenti nella cosiddetta ricca Lombardia lo sfogo della Svizzera per tanti lavoratori è stato una delle poche possibilità, ora questa possibilità rischia di essere fortemente ridimensionata.
 La Lega Lombarda da una parte si allarma in difesa dei frontalieri e dall’altra minaccia un referendum dello stesso tipo contro gli extracomunitari;  ma dal 1994 è stata alleata in tutti i governi Berlusconi e la crisi occupazionale in Lombardia è maturata in tutti questi anni.
 Le leghe svizzere, promotrici del referendum, hanno fatto leva sulla paura degli svizzeri di non trovare lavoro; ma se il lavoratore straniero viene messo in regola e viene pagato nella stessa misura del lavoratore locale non fa concorrenza al lavoratore locale; la questione sta sempre nel maggior sfruttamento del lavoratore straniero e al posto di esercitare un controllo sulle ditte si preferisce perseguitare i lavoratori stranieri.
 La Svizzera non fa parte della comunità europea,  ma per motivi geografici ne è avvolta, e di fronte ad una Europa che ha lasciato crescere i livelli di disoccupazione oltre misura ha reagito seguendo le spinte xenofobe. L’Europa ha forti responsabilità: ha stabilito misure sul debito ma non ha stabilito misure sulla disoccupazione,  una vera Europa si può costruire solo partendo dalla tutela dei livelli occupazionali.
10/02/14  - francesco zaffuto


immagine – dogana tra Como e la Svizzera

domenica 19 gennaio 2014

Scoraggiati nuovo record


In Italia ci sono quasi 3,3 milioni di persone che sarebbero disponibili a lavorare ma non cercano impiego: il 13,1% della forza lavoro, oltre tre volte la media Ue-28 (4,1%). Lo rileva l'Eurostat in uno studio sul terzo trimestre 2013
 L'Italia detiene il record assoluto di coloro che sarebbero disponibili a lavorare ma non cercano, con il 13,1% della forza lavoro (appena l'1,3% in Germania, il 2,5% nel Regno Unito e il 5,1% in Spagna


Quando si sono inviati centinaia di curriculum senza avere ricevuto una risposta, quando si sono frequentati corsi di riqualificazione che non sono serviti a nulla … essere scoraggiati è il minimo … altrimenti resta la nevrosi e la depressione …

Immagine – il pensatore – dettaglio del bronzo di Auguste Rodin

domenica 12 gennaio 2014

lettera a Renzi

Matteo Renzi ha pubblicato sul suo blog le premesse per la sua proposta di jobsact (detta in lingua italiana sul lavoro)
Su questo blog è stata inserita sul post precedente
http://creapaneelavoro.blogspot.it/2014/01/le-premesse-del-jobsact-di-renzi.html

QUESTA é LA LETTERA INVIATA DAL BLOG "crea pane e lavoro" via mail a Renzi.

Gent. Matteo Renzi

leggo molte cose condivise e mi auguro che vadano in porto. Voglio puntualizzare due cose.
1 Assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro.
Sacrosanto, perché va dato un sostegno a chi cerca il lavoro e si rende disponibile a prendere immediatamente il lavoro offerto.  Ma se non vengono considerati coloro che cercano lavoro in prima istanza si commette di nuovo una grave ingiustizia specie nei confronti dei giovani. Allora a chi si scrive, anche per la prima volta,  con le nuove regole  ai nuovi centri d’impiego, e si rende effettivamente disponibile e non rinuncia all’offerta di collocamento,  va datato un minimo di sostegno vitale che compensi la sua disponibilità.
2 Agenzia Unica Federale che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali.
 Ottimo,  perché si possono utilizzare in pieno tutti gli strumenti di informatizzazione.  Ma dovrebbe derivare un obbligo di iscrizione per tutti coloro che cercano il lavoro ed un obbligo d’iscrizione per tutti coloro che offrono lavoro.  Se la collettività si fa carico di un sostegno ai lavoratori disoccupati ed anche alle imprese, è anche giusto che le imprese siano gravate da un minimo obbligo di assunzione  delle persone in attesa da più tempo.  La percentuale di questo obbligo può essere contenuta ma è necessaria per il funzionamento dell’agenzia stessa.  Non si tratta di fare un ritorno alle antiche regole del collocamento,  si tratta di costruire un nuovo strumento effettivamente agile per collocare al lavoro chi aspetta da più tempo.
Qui il link di una proposta che in maggio 2013 fu inviata a tutti i parlamentari e al ministro del lavoro inserita in questo blog http://creapaneelavoro.blogspot.it/2013/06/bozza-proposta-di-legge-su-collocamento.html
Qui il link sulle vostre proposte doverosamente pubblicate sullo stesso blog  http://creapaneelavoro.blogspot.it/2014/01/le-premesse-del-jobsact-di-renzi.html
cordiali saluti

francesco zaffuto

sabato 11 gennaio 2014

le premesse del jobsact di Renzi


Qui di seguito sono inserite le premesse del jobsact di Renzi - come apparse sul suo blog
http://www.matteorenzi.it/enews-381-8-gennaio-2014/

L’obiettivo è creare posti di lavoro, rendendo semplice il sistema, incentivando voglia di investire dei nostri imprenditori, attraendo capitali stranieri (tra il 2008 e il 2012 l’Italia ha attratto 12 miliardi di euro all’anno di investimenti stranieri. Metà della Germania, 25 miliardi un terzo della Francia e della Spagna, 37 miliardi). Per la Banca Mondiale siamo al 73° posto aal mondo per facilità di fare impresa (dopo la Romania, prima delle Seychelles). Per il World Economic Forum siamo al 42° posto per competitività (dopo la Polonia, prima della Turchia). Vi sembra possibile? No, ovviamente no. E allora basta ideologia e mettiamoci sotto
Parte A – Il Sistema
  1. 1.  Energia. Il dislivello tra aziende italiane e europee è insostenibile e pesa sulla produttività. Il primo segnale è ridurre del 10% il costo per le aziende, soprattutto per le piccole imprese che sono quelle che soffrono di più (Interventi dell’Autorità di Garanzia, riduzione degli incentivi cosiddetti interrompibili).
  2. 2.  Tasse. Chi produce lavoro paga di meno, chi si muove in ambito finanziario paga di più, consentendo una riduzione del 10% dell’IRAP per le aziende. Segnale di equità oltre che concreto aiuto a chi investe.
  3. 3.  Revisione della spesa. Vincolo di ogni risparmio di spesa corrente che arriverà dalla revisione della spesa alla corrispettiva riduzione fiscale sul reddito da lavoro.
  4. 4.  Azioni dell’agenda digitale. Fatturazione elettronica, pagamenti elettronici, investimenti sulla rete.
  5. 5.  Eliminazione dell’obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio. Piccolo risparmio per le aziende, ma segnale contro ogni corporazioni. Funzioni delle Camere assegnate a Enti territoriali pubblici. 
  6. 6.  Eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince concorso. Un dirigente no. Stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali.
  7. 7.  Burocrazia. Intervento di semplificazione amministrativa sulla procedura di spesa pubblica sia per i residui ancora aperti (al Ministero dell’Ambiente circa 1 miliardo di euro sarebbe a disposizione immediatamente) sia per le strutture demaniali sul modello che vale oggi per gli interventi militari. I Sindaci decidono destinazioni, parere in 60 giorni di tutti i soggetti interessati, e poi nessuno può interrompere il processo. Obbligo di certezza della tempistica nel procedimento amministrativo, sia in sede di Conferenza dei servizi che di valutazione di impatto ambientale. Eliminazione della sospensiva nel giudizio amministrativo.
  8. 8.  Adozione dell’obbligo di trasparenza: amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati hanno il dovere di pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro, preciso e circostanziato.
Parte B – I nuovi posti di lavoro
Per ognuno di questi sette settori, il JobsAct conterrà un singolo piano industriale con indicazione delle singole azioni operative e concrete necessarie a creare posti di lavoro.
a) Cultura, turismo, agricoltura e cibo.
b) Made in Italy (dalla moda al design, passando per l’artigianato e per i makers)
c) ICT
d) Green Economy
e) Nuovo Welfare
f) Edilizia
g) Manifattura
Parte C – Le regole
  1. Semplificazione delle norme. Presentazione entro otto mesi di un codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti e sia ben comprensibile anche all’estero.
  2. Riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile. Processo verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti.
III. Assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro.
IV. Obbligo di rendicontazione online ex post per ogni voce dei denari utilizzati per la formazione professionale finanziata da denaro pubblico. Ma presupposto dell’erogazione deve essere l’effettiva domanda delle imprese. Criteri di valutazione meritocratici delle agenzie di formazione con cancellazione dagli elenchi per chi non rispetta determinati standard di performance.
V.  Agenzia Unica Federale che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali.
VI. Legge sulla rappresentatività sindacale e presenza dei rappresentanti eletti direttamente dai lavoratori nei CDA delle grandi aziende.

Su questi spunti, nei prossimi giorni, ci apriremo alla discussione. Con tutti. Ma con l’idea di fare. Certo ci saranno polemiche, resistenze. Ma pensiamo che un provvedimento del genere arricchito dalle singole azioni concrete e dalla certezza dei tempi della pubblica amministrazione possa dare una spinta agli investitori stranieri. E anche agli italiani. Oggi stimiamo in circa 3.800 miliardi di euro la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane. Insomma, ancora qualcuno ha disponibilità di denari. Ma non investe perché ha paura, perché è bloccato, perché non ha certezze.
Noi vogliamo dire che l’Italia può ripartire se abbandoniamo la rendita e scommettiamo sul lavoro. In questa settimana accoglieremo gli stimoli e le riflessioni di addetti ai lavori e cittadini (matteo@matteorenzi.it). Poi redigeremo il vero e proprio Jobs Act.