giovedì 3 aprile 2014

Disoccupazione, il malato e le cure


2009, siamo nel pieno della crisi economica, nata negli USA comincia ad espandersi in Europa, il dato di disoccupazione in Italia nel dicembre 2009 è dell’ 8,2%,
E’ indubbio che tutto il 2010 sia un anno di piena crisi, ebbene il dato di disoccupazione al gennaio 2011 è dell’ 8,6%.
Si invocano cure contro la crisi, cominciano le cure ed in agosto 2012 il dato diventa 10,7%
Continuano le cure ed in maggio 2013 il dato diventa 12,2%, fino ad arrivare al fatidico 13% del febbraio 2014 comunicato in questi giorni dall’Istat.
Vediamo le cure attuate: aumento della flessibilità, aumento della precarizzazione, aumento dell’età per andare in pensione, aumento dei corsi di riqualificazione.
Flessibilità: se flessibilità significa spostarsi da un settore produttivo in difficoltà ad un altro in espansione sicuramente la flessibilità è utile;  ma se flessibilità significa lavorare pochi mesi all’anno e per gli altri mesi starsene a casa senza neanche una indennità di disoccupazione, questo tipo di flessibilità può solo avere una ripercussione negativa sulla domanda di beni di consumo con tutti gli effetti negativi sull’economia.
Precarizzazione: l’aumento di giovani con lavori precari ha una forte incidenza sulla domanda, grava come risparmio forzato verso le famiglie di origine dove i genitori vedono i figli ancora non sistemati,  impedisce la formazione di nuove famiglie in grado di avere una propria autonomia di spesa. Le nuove famiglie sono il traino per lo sviluppo dei consumi in tanti settori e se hanno difficoltà a formarsi anche l’economia ne risente.
Aumento dell’età pensionabile: se da un lato ha l’effetto positivo di diminuire la spesa previdenziale,  dall’altro impedisce l’ingresso di giovani nei lavori stabili. Se si considera che gli anziani hanno una propensione ai consumi molto ridotta rispetto a quello che possono avere  le nuove famiglie, anche questa soluzione ha inciso in modo negativo sulla domanda di beni.
Aumento dei corsi di riqualificazione: la maggior parte dei corsi di formazione sono stati una specie di posteggio per i disoccupati;  i corsi di riqualificazione sono utili solo se sono in vista di una nuova collocazione nel mondo produttivo, altrimenti sono solo una spesa inutile.
Le cure sono state pessime. Il contenimento del costo del lavoro può dare una boccata di ossigeno alle aziende,  ma se le aziende che producono (anche a costi di lavoro più bassi) non riescono a vendere i loro prodotti, CHIUDONO lo stesso.
L’idea di diminuire il cuneo fiscale e fare arrivare più soldi alle buste paga sperando in una ripresa della domanda, promossa dal governo Renzi con i cosiddetti 80 euro, può avere un effetto positivo;  non è facilmente misurabile per la sua entità degli effetti, ma quantomeno va in una direzione diversa dalle precedenti cure.  Il richiamo nuovamente alla flessibilità, dello stesso governo Renzi, invece, può continuare a produrre effetti negativi, il recente decreto del Governo  sui contratti a tempo determinato va nella stessa direzione delle vecchie cure.
 Se la flessibilità è un bene per le imprese, le stesse imprese debbono pagare un qualche centesimo in più rispetto al lavoro a tempo indeterminato.
03/041/14 – francesco zaffuto


Immagine fuori testo – la cura con le sanguisughe probabilmente meno dannosa -  http://sanguisugheamedicinalis.blogspot.it/p/salasso-terapeutico.html

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