domenica 5 luglio 2020

160 minatori morti in una miniera di giada in Myanmar

 È il bilancio di uno smottamento di terreno in una miniera di giada nel nord della Birmania, vicino al confine cinese, una delle peggiori catastrofi negli ultimi anni. I minatori sono stati spazzati via da un torrente di fango causato dalle piogge monsoniche. 
Sul posto c'erano decine di operai che lavoravano malgrado le autorità avessero consigliato di recarsi sul sito a causa del maltempo: cercavano le pietre preziose sui taglienti terreni montuosi, dove i solchi degli scavi precedenti avevano  allentato la tenuta dei terreni.

Milano, la protesta degli infermieri


da La Repubblica 04/07/2020
Milano, la protesta degli infermieri: "Ci chiamavano eroi ma abbiamo gli stipendi più bassi d'Europa"

Appello al ministro della Salute: "Chiediamo rispetto, date gli indennizzi a chi si è ammalato"

Gli infermieri sono scesi in piazza con tamburi e fischietti, scandendo lo slogan: "mai più come prima". Sono arrivati da tutta Italia ma soprattutto dal centro nord e hanno deciso di manifestare a Milano perché è il capoluogo della Regione più colpita dal Covid
"Non chiediamo premi perché siamo professionisti ma i nostri stipendi devono essere allineati ameno alla media degli stipendi europei. I nostri sono i più bassi d'Europa".
 

sabato 4 luglio 2020

Nuovi robot per l'agricoltura

In arrivo nuovi robot per l'agricoltura
diserbo meccanico - sotto i riflettori come risposta alternativa al controllo chimico delle malerbe - oggi dispone di macchinari intelligenti e autonomi che sfruttando sensoritelecamere e sistemi di guida migliorano l'efficienza di lavoro, facilitano l'attività degli operatori e mitigano l'impatto ambientale.

più informazioni su https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agrimeccanica/2020/07/02/diserbo-meccanico-arrivano-i-robot/67258?utm_source=facebook&utm_medium=social&utm_term=ev&utm_content=post&utm_campaign=AgroNotizie+2020&fbclid=IwAR1F-h6CHs0OsbiqNW-fhhdYEo3CF-OJKqsDVvEa7jApFTEDAHuP_mV1xAQ

 buono l'aiuto dei robot - ?ma quando diminuirà l'oppressione del lavoro e l'oppressione della mancanza di lavoro?

post inserito il 04/07/2020

venerdì 3 luglio 2020

Istat: dai figli al lavoro, il Covid allarga i divari in Italia

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2020/07/03/istat-12-delle-imprese-pensa-di-ridurre-loccupazione_97546fa5-9d94-4701-8d7e-1fb5d15aa2d3.html

l'Istat nel Rapporto annuale, il Covid rischia di accentuarle, allargando i divari esistenti, con una 'scala sociale' nella quale è più facile scendere che salire. Il mercato del lavoro si restringe - il 12% delle imprese pensa di tagliare 

La "classe" di origine influisce meno sulla collocazione sociale che si raggiunge all'età di 30 anni rispetto al passato ma pesa ancora in misura rilevante. Per l'ultima generazione (1972-1986), la probabilità di accedere a posizioni più vantaggiose invece che salire è scesa. Una mobilità, dunque, verso il basso: il 26,6% dei figli rischia un 'downgrading' rispetto ai genitori. Una percentuale, praticamente più di 1 su 4, superiore rispetto alle generazioni precedenti. E anche più alta di quella in salita (24,9%). Cosa che non era mai accaduta prima. 

10MILA NATI IN MENO, ripartiti per un terzo nel 2020 e per due terzi nel 2021". E La prospettiva peggiora se si tiene conto dello shock sull'occupazione. I nati scenderebbero a circa 426mila nel bilancio finale del corrente anno, per poi ridursi a 396mila, nel caso più sfavorevole, in quello del 2021



giovedì 25 giugno 2020

Un anno di Reddito di Cittadinanza - Corte dei Conti e Giornali

Se su un giornale come Qui Finanza si legge
e su Il Giornale di Sallusti si legge

Lo dice pure la Corte dei Conti: il reddito di cittadinanza è un flop

Ti può venire il dubbio che la Corte dei Conti sia andata oltre i suoi compiti di vigilanza – se hai tempo e pazienza puoi andare sul 
e cercare i documenti originali.

Scopri che alla  Pagina 13/14 dalla Requisitoria orale del Procuratore generale Fausta Di Grazia
Sul fronte assistenziale, l’attuazione del “reddito di cittadinanza” è rientrato tra le finalità della missione 24, con uno stanziamento definitivo di 5.728,6 milioni di euro, dei quali ne sono stati impegnati 3.878,7 milioni. Dai dati degli uffici di controllo risultano essere state accolte circa 1 milione di domande, a fronte di quasi 2,4 milioni di richieste, delle quali, secondo elaborazioni di questo Istituto, soltanto il 2% ha poi dato luogo ad un rapporto di lavoro tramite i Centri per l’impiego. Il calo degli investimenti pubblici non ha aiutato certamente la ripresa dell’economia nazionale, in evidente sofferenza  per la pressione fiscale e l’alto costo del lavoro, nonché per i noti fenomeni corruttivi. Appare non più rinviabile un intervento in materia fiscale che riduca, per quanto possibile, le aliquote sui redditi dei dipendenti ed anche dei pensionati che, pur essendo fuori dal circuito produttivo, frequentemente sostengono le generazioni più giovani, oltreché le imposizioni gravanti sulle imprese alle quali sono affidate le concrete speranze di un rilancio del Paese.
pagina 65/66 del Documento di Sintesi Relazione sul Rendiconto Generale dello Stato
Per quel che riguarda le politiche assistenziali, nel primo anno di vigenza dell’RdC sono state accolte poco più di 1 milione di domande, con complessivi 2,4 milioni di beneficiari coinvolti. L’importo medio mensile del beneficio è risultato pari a 513 euro. Rispetto al precedente programma (Reddito di inclusione), si è registrato un sensibile incremento sia delle persone assistite (erano pari a 1,3 milioni), sia del sussidio erogato (296 euro per nucleo, nel 2018). Secondo elaborazioni proposte dalla Corte nel Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica, effetti sensibili si sono avuti in termini di riduzione degli indici di povertà e minore concentrazione della distribuzione del reddito (indice di Gini). Di contro, appaiono modesti i risultati in termini occupazionali. Elaborazioni della Corte sui dati micro dell’indagine trimestrale sulle forze di lavoro condotta dall’Istat mostrano che la quota di coloro i quali trovano lavoro tramite i CPI resta modestissima: intorno al 2 per cento.
Ora, dopo aver riportato la Fonte,  aggiungo una mia brevissima considerazione.
Dall’esame di questi due documenti risulta che la Corte dei Conti dice che la misura del Reddito di cittadinanza è costata meno del previsto (solo 3.878,7 milioni rispetto ai 5.728,6 milioni di euro stanziati,  e spendere di meno è sicuramente un bene) – ed inoltre dice che  ha avuto un sensibile effetto in termini di riduzione dell’indice di povertà: quindi meno gente disperata – meno suicidi per disperazione – meno dolore – meno degradazione -  e questo sul piano umano è un risultato notevole.
Dice pure che solo il 2% ha trovato lavoro con il collocamento tramite Centri d’impiego e Navigator – Quindi c’è qualcosa che non va in questo sistema di trovare lavoro. I Navigator non potevano trovare un lavoro da proporre perché non ci sono stati investimenti per aumentare il lavoro (e lo dice il Procuratore della Corte dei Conti).  E io aggiungerei che quel poco di lavoro che c’era non è arrivato neanche ai Centri per l’impiego perché nessun obbligo di notifica di richieste è stato previsto per le Aziende, quindi i Navigator dovevano gestire il nulla e questo nulla ha prodotto il 2%.  (francesco zaffuto)

martedì 9 giugno 2020

Lavorare meglio, meno e tutti


intervento di 
Lorenzo Andorlini
(da Rifrazione Critica http://rifrazionecritica.it/lavorare-meglio-meno-e-tutti/?fbclid=IwAR0eVJJ9Zq5iOD7cAZc4LA-T8m5H9f-ubuceTHtXJtTDM6EULrjhWDkHX_I)


Mi ricordo quando le persone più grandi ci spiegavano come prima il lavoro era una tappa obbligata e scontata nella vita di tutti. Oggi invece trovare un impiego è difficile e per nulla scontato, le assunzioni sono sempre meno, i contratti instabili e gli stipendi molto spesso bassi.
La disoccupazione riguarda più del 10,6% del totale della popolazione Italiana, con punte del 30% quando si parla della fasce più giovani del paese. I dati riportati sono stati raccolti prima della pandemia di Corona Virus, che ha avuto e avrà degli effetti devastanti sull’economia con inevitabili conseguenze anche sul mondo del lavoro.
Il Loockdown, giustamente adottato dal governo per contrastare l’espandersi del Covid-19, ha comportato nel mese di Marzo, Aprile e parte di Maggio, il quasi totale azzeramento della domanda per alcuni settori, ciò ha fatto andare in crisi tantissime attività produttive, con concrete possibilità nel futuro immediato di perdere molti posti di lavoro, con conseguenze sociali ed economiche catastrofiche.
L’attuale situazione ci costringe a effettuare una riflessione sulla necessità di rimodulare il concetto di lavoro e le sue modalità, cercando di trovare soluzioni per tutelare il più possibile l’occupazione, gli stipendi e diritti dei lavoratori e la sopravvivenza delle stesse aziende.
Noi di Orizzonte crediamo che per far fronte a questa emergenza sia arrivato il momento di attuare una vera riforma del lavoro, partendo da un abbassamento dell’orario lavorativo da 8 a 6 ore a parità di salario. L’equità di salario dovrà essere corrisposta al lavoratore attraverso una diminuzione (progressiva in base al salario) dalla tassazione sugli stipendi e un aumento della paga oraria dovuta al rinnovo dei contratti di categoria.
La riduzione dell’orario lavorativo oltre alle aziende che lavorano a ciclo continuo, le quali vedrebbero aumentare da 3 turni di 8 ore a 4 turni di 6, permetterà alle altre aziende di spalmare su più turni la propria operatività (2 turni da 6 ore o 3 turni da 6), aumentando così le proprie capacità produttive e di conseguenza il numero di persone occupate.
Lo stato incentiverà le aziende a ridurre le fasce orarie lavorative attraverso degli appositi bonus fiscali, così da ridurre la pressione fiscale sulle imprese.
Per ultimo a beneficiarne di tale iniziativa sarà anche lo stesso stato, perché se più gente lavora, maggiori saranno le entrate fiscali, inoltre più persone avranno potere d’acquisto da utilizzare accrescendo così l’economia.
Attuando questa rivoluzione nell’orario lavorativo ne guadagneremo tutti, sia da un punto da un punto di vista economico, garantendo il lavoro a molte più persone e potere d’acquisto, che di libertà con la possibilità di avere ancora più tempo libero a nostra disposizione.
Avremo la possibilità di uscire velocemente da questa crisi economica, solo se riusciremo a fare scelte coraggiose e di vero cambiamento, atte a cercare di migliorare la vita della maggioranza dei cittadini, senza favorire chi porta avanti interessi speculari e nocivi sulla pelle dei più.
Al contrario, rimandare questa riforma porterebbe a un mercato del lavoro profondamente segnato dalla crisi del Corona Virus, dove l’incertezza e la mancanza di stimoli ci condurrebbero a una crisi che rischierebbe di diventare oltre che economica anche sociale, dove a farne le spese saremo tutti indistintamente.
Lorenzo Andorlini
post inserito il 09/06/2020

mercoledì 1 maggio 2019

!° Maggio 2019

Gli sfruttati di oggi sono tanti: 
operai, 
contadini,
pastori,
pescatori,
lavoratori precari, 
disoccupati, 
disoccupati con reddito di cittadinanza e senza, 
lavoratori in nero sempre ricattati, 
migranti appena arrivati, 
migranti arrivati da tempo e e che vivono come gli italiani più sfruttati, 
impiegati di livello retributivo basso, 
insegnanti malpagati, 
pensionati ai livelli di sussistenza,
partite IVA che spuntano come lavoratori in proprio ma nei fatti sono dipendenti ricattati con orari di lavoro pesanti, 
professionisti marginali, 
imprenditori sull'orlo di chiudere la propria impresa. 
Il fatto è che non sono uniti, ma divisi lottano spesso l'un contro l'altro. 
PROLETARI DI TUTTO IL MONDO CERCATE DI CAPIRE CHI SIETE E UNITEVI.

giovedì 14 marzo 2019

Il salario minimo in Italia è un’urgenza


Abbiamo bisogno di una norma dove si dice con chiarezza che se un lavoratore viene pagato 3 euro allora per raccogliere pomodori trattasi di riduzione in schiavitù e vanno perseguiti penalmente il datore di lavoro e il mediatore di lavoro.
Vediamo cosa dice Landini segretario CGIL
“Non siamo contrari al salario minimo come concetto ma, visto che tra l'80 e il 90 per cento dei lavoratori italiani è coperto dai contratti nazionali, noi proponiamo di rendere quei contratti ‘erga omnes’, che valgano cioè per tutti. In questo modo, oltre al salario, anche altri aspetti come le ferie diventerebbero per legge i minimi sotto cui non si può andare, minimi non fatti dal Parlamento, ma dalla contrattazione tra le parti. Basterebbe recepire gli accordi interconfederali”. A dirlo è il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, in un'intervista rilasciata al settimanale L'Espresso: “Se invece il Parlamento stabilisce un salario che prescinde dalla contrattazione, e che può essere persino più basso dei limiti contrattuali, diventa una norma di legge che contrasta la contrattazione collettiva.

 Non  sono saccordo con Landini su questo aspetto: la retribuzione minima di unora di lavoro non contrasta con la contrattazione collettiva, perché la contrattazione collettiva può essere sempre migliorativa del minimo. E in tutte le situazioni organizzate il sindacato può esercitare il suo ruolo. Qui si tratta di tutelare i lavoratori che non riescono ad organizzarsi sindacalmente.  Il minimo va considerato come soglia per evitare le condizioni di supersfruttamento, e la norma sulla retribuzione minima va accompagnata dalla funzione di controllo degli ispettorati del lavoro.
Quanto allallargamento dei contratti erga omnes, istituto già previsto, questo non riesce ad influire nelle situazioni di lavoro marginale;  e in molti casi, specie per lavori occasionali e piccolissime aziende, è pressoché inapplicabile. (fr.z)

LINK

SALARIO MINIMO
IN GERMANIA
Francia
IN EUROPA
La proposta 5 stelle


mercoledì 13 febbraio 2019

Il Reddito di cittadinanza e gli ultimi


 Il Reddito di cittadinanza rischia di lasciare fuori gli ultimi, i più bisognosi, i cosiddetti clochard, i senza fissa dimora.
 La mancanza di una residenza può diventare l’ostacolo più forte per determinare l’esclusione.
 Ma se ciò accade, questa volta non si può dare la cola allo Stato; sono i Comuni che conoscono il fenomeno sul loro territorio, che hanno a disposizione i vigili urbani e che possono censire l’entità del fenomeno.
  I comuni debbono dare una residenza ai senza fissa dimora che dormono all’aperto o in luoghi di transito coperti per ripararsi dal freddo. Queste persone vanno censite e gli va dato un posto dove dimorare, e se il Comune non riesce a provvedere subito, deve almeno urgentemente dare una residenza virtuale presso lo stesso Comune, o una qualsiasi sede comunale, per permettere a queste persone di accedere al reddito di cittadinanza. 
 Una volta ottenuto il Reddito di cittadinanza presso il Comune, il comune stesso potrà trattenere una parte di tale reddito per provvedere ad un alloggio provvisorio o definitivo. E visto che i comuni non sono tutti così solleciti verso gli Ultimi, lo Stato deve dare una Direttiva ai Comuni anche sotto la forma di Dispositivo applicativo della Legge sul reddito di cittadinanza.
Non va accettata la critica che alcuni esponenti politici cominciano a fare al reddito di cittadinanza che non ha pensato agli ultimi; c’è la possibilità di provvedere subito e con urgenza. (fr. z.)

Immagine da:

mercoledì 30 gennaio 2019

reddito di cittadinanza in gazzetta ufficiale


Il reddito di cittadinanza nella versione Di Maio del Governo 5stelle/lega è in Gazzetta Ufficiale
Trattandosi di un decreto il  provvedimento è entrato in vigore.  Successivamente, il testo arriverà alle Camere, che avranno i consueti 60 giorni di tempo per l’iter di conversione. E non si esclude che il passaggio parlamentare possa apportare modifiche al provvedimento.

Qui di seguito il decreto in copia dalla Gazzetta – questo blog in post successivi esaminerà alcuni punti di forza e di debolezza di questa misura.

domenica 27 gennaio 2019

Ad un passo dal reddito di cittadinanza, quali riflessi sulla domanda interna


Forse approda il cosiddetto reddito di cittadinanza nella versione voluta da Di Maio, e ad aprile ci dovrebbero essere le circolari applicative della nuova normativa.
E’ una riforma, che sia pure con tutte le contraddizioni, viene a portare un cambiamento importante nel welfare in Italia.
 Una delle bordate degli acerrimi oppositori è quella di dire che non porterà nuovo lavoro.  Questa affermazione non è vera. Non si riesce a quantificare l’entità di lavoro che  potrà generare, ma sicuramente  l’incrementare la domanda interna di beni porta ad avere un riflesso sulla produzione con il conseguente aumento di lavoro.
I circa sei miliardi che  arriveranno a cittadini attualmente sprovvisti di reddito saranno sicuramente spesi in beni soprattutto di prima necessità, e non saranno tesaurizzati e messi da parte, non solo per i marchingegni delle tessere di Di Maio, ma perché quei cittadini hanno immediati bisogni di spesa.  Ma non tutto avrà un riflesso sulla produzione nazionale, e per comprenderlo può servire un esempio: se il percettore del reddito comprerà un chilo di limoni di Sicilia, si avrà un riflesso su un produttore nazionale,  se comprerà un chilo di limoni spagnoli il riflesso si avrà in parte sulla rete di commercializzazione nazionale e in parte sul produttore estero,  Ma ciò è normale e dipende dalla condizione dei mercati aperti.
 Quindi il riflesso positivo sulla domanda interna ci sarà e in qualche modo inciderà sull’incremento della produzione e sull’incremento di posti di lavoro. Quanti è in quanto tempo, non è facile da valutare. E se sarà poco dipende soprattutto dal fatto che sei miliardi sono ben pochi.
 Vediamo cosa potrebbe accadere se questi sei miliardi,  al posto di andare verso persone povere prive di redditi, andassero verso persone che già percepiscono redditi medio alti: una parte andrebbe verso lo sviluppo dei consumi ed un’altra parte verrebbe tesaurizzato o messo da parte in previsione di consumi futuri, l’incremento della domanda sarebbe sicuramente inferiore.
 Certo non può essere solo questa misura a generare nuovo lavoro,  deve essere accompagnata da più misure. Ma in ogni caso è una misura che ha un duplice aspetto: quello di sostegno ai ceti più poveri per diminuire il malessere sociale e quello di sostegno della domanda interna per il suo aspetto economico. (fr. z.)

lunedì 14 gennaio 2019

In appello ha vinto Lisa, era stata licenziata per aver “rubato” un monopattino dai rifiuti


Comunicato  di Change.org 
12 GEN 2019 — 
Cari amici/amiche,
grazie a tutti per le vostre firme e i vostri sforzi. E' con grande piacere che vi annuncio che la vicenda di Lisa ha avuto un lieto fine.
I giudici in appello hanno dato ragione a Lisa che dovrà essere riassunta dalla sua azienda.
Vi auguro un buon week-end!
Grazie ancora.
Sergio
La recente notizia di stampa
i due precedenti post di questo blog


venerdì 4 gennaio 2019

2018 l’orribile normalità dei morti sul lavoro


L’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
comunica dati che dovrebbero allarmare:  i morti sul lavoro nel corso del 2018 sono aumentati:
Sono 703 i morti sui luoghi di lavoro del 2018. Con i morti sulle strade e in itinere, considerati dallo Stato e dall’INAIL come morti sul lavoro, arriviamo a oltre 1450 lavoratori morti per infortuni. Mai stati così tanti da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio, che monitora tutti i morti sui luoghi di lavoro, anche i non assicurati INAIL e tutti quelli che non dispongono di un’assicurazione. 
Rispetto al 2017 registriamo un aumento del 9,7%.
L’Agricoltura registra il 33,3% di tutti i morti sui luoghi di lavoro (è così tutti gli anni); il dato impressionante è quello dei 149 agricoltori che hanno perso la vita guidando un trattore rimanendone schiacciati. Nessuno ha mosso un dito neppure quest’anno per arginare e informare sulla pericolosità del trattore, oltre che mettere a disposizione fondi per renderli più sicuri.
La seconda categoria con più morti è l’Edilizia che conta il 15,2% di tutti i morti sui luoghi di lavoro. Questa categoria, forse a causa della crisi dell’edilizia, registra un calo delle morti di oltre il 5% rispetto al 2017. 
Gli autotrasportatori (li monitoriamo tutti assieme, anche se fanno parte di categorie diverse) sono percentualmente il 12,1% di tutti i morti sul lavoro. L’Industria, di tutte le categorie (esclusa l’edilizia) ha complessivamente il 7,8% di tutti i morti sul lavoro. Pur avendo milioni di addetti ha percentualmente pochi morti, questo perché ha ancora un sindacato forte che riesce a dialogare e a far rispettare più di altri comparti la Sicurezza sul lavoro. A morire per infortuni sono quasi tutti lavoratori in appalto: dipendenti di altre aziende, spesso artigianali, muoiono per infortuni nelle aziende stesse. Nemmeno i Sindacati non s’interessano di questi lavoratori figli di un “dio minore” che non hanno articolo 18 e lavorano in insicurezza senza nessun controllo.  Continua su   https://cadutisullavoro.blogspot.com/

giovedì 3 gennaio 2019

chi arriva e chi parte per un lavoro - le valige del capitalismo


Migranti dall’Africa che arrivano disperati in Italia – Migranti Italiani in cerca di lavoro che lasciano l’Italia – si chiama CAPITALISMO

Nel 2017 se ne sono andati dall’Italia circa 285 mila cittadini. È una cifra che si avvicina al record di emigrazione del Dopoguerra, quello degli anni ‘50, quando a lasciare il Paese erano in media 294 mila Italiani l’anno.

Chi espatria, va principalmente in Europa (Germania e Gran Bretagna in testa). E se fino al 2002 il 51% degli emigrati con più di 25 anni aveva al massimo la licenza media, ora quasi un terzo sono laureati. Questa “fuga di cervelli” per il Paese rappresenta una perdita in tutti i sensi. Ogni emigrato istruito è infatti come un investimento che se ne va: mediamente 164 mila euro per un laureato...
Secondo il “Rapporto italiani nel mondo” della Fondazione Migrantes, la maggior parte continua a trovare impiego in occupazioni poco qualificate, ristoranti e pizzerie in cima alla lista.




sabato 1 dicembre 2018

REDDITO DI CITTADINANZA – appunti di viaggio


Non so a che punto siano Di Maio e quelli del suo staff che studiano l’attuazione del Reddito di cittadinanza, comunque mi auguro che facciano un discreto  provvedimento, perché trattasi di qualcosa d’importante per tanta gente che non ce la fa a tirare avanti.
 Sulla questione Reddito di cittadinanza, non voglio stare dalla parte di quelli che esultano e non voglio stare tra quelli che si augurano che il Governo possa sbagliare; e neanche con quelli che sanno già tutto e prevedono già tutto.
 Va fatto un Reddito di cittadinanza  perché va ribadito che si lavora per il pane e che se il pane c’è va in qualche modo distribuito. Va fatto perché un lavoro la società può costruirlo se vuole: c’è da ripulire l’Italia da tutta l’immondizia lasciata in giro, c’è da avviare tutto il riciclo dei rifiuti, c’è da fare argine ad un territorio sempre più disastrato, c’è da fornire servizi a cittadini  in difficoltà. Ci sono  anche da produrre nuovi beni che non inquinano e c’è anche da dividere il carico di lavoro di tanti vessati da orari pesanti che non lasciano spazio al godimento della vita.  C’è tanto da fare e il lavoro si può trovare;  e se il Privato stenta a trovarlo deve darsi da fare il Pubblico. Ma nel tempo di attesa nessuno deve essere gettato nella disperazione di un’assoluta mancanza di reddito, nella  povertà.
 Magari questo Governo potrà sbagliare la misura e farla  con qualche difetto, ma va fatta; va iniziato un processo di consapevolezza; occorre arrivare alla coscienza che nessuno deve restare abbandonato se vive in una società.
Per quel poco che so sul problema e che ho cercato in questi anni di affrontare nel blog
ho inviato una lettera a Di Maio –
 via mail ed anche via Raccomandata con ricevuta di ritorno.
So che la lettera è arrivata a destinazione perché ho la ricevuta di ritorno e so che la spedizione mi è costata € 8,10. So anche, che essendo nessuno,  non posso pretendere alcun segno di ricevimento, tranne quello postale che ho pagato; so purtroppo che Uno non vale Uno.
Francesco Zaffuto

martedì 13 novembre 2018

La Madonna non ha mobili IKEA


Il Tribunale di Milano, sezione Lavoro, ha confermato la legittimità del licenziamento operato da  Ikea di  Marica Ricutti– la donna, separata è madre di due figli piccoli di cui uno disabile –, per la gravità dei comportamenti tenuti. Aveva osato chiedere con forza un orario di lavoro più flessibile e più umano.
(Per commentare questa  notizia  non trovo sufficienti parole e mi affido all’immagine della Madonna di Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato fr.z.)

venerdì 2 novembre 2018

L’ultimo morto su lavoro di ieri aveva 18 anni


L’ultimo morto su lavoro di ieri aveva 18 anni
nell’anno 2018 – già numeri terribili di morti sul lavoro
Per i numeri spaventosi di morti sul lavoro di quest’anno
IL LINK dell’ Osservatorio che con cura li raccoglie
Qui sotto solo alcune parole


Morti bianche

Parlando
sotto un bianco lenzuolo
un filo di voce:
non c’era la guerra
non ero un eroe,
si stava in pace
e quel giorno
non c’erano
bimbi da salvare dall’incendio,
non avevo neanche
una famiglia da sfamare.
Lavoravo solo per me
e per quei miseri trenta denari.
Ora sono sotto
questo bianco lenzuolo.
Quale croce
volete
ch’io indossi?

(fr.z.)

Il quadro dell’immagine è di Carlo Soricelli