mercoledì 1 ottobre 2014

Inseguimenti sulla via dell’art. 18

 Le recenti vicende in casa PD presentano un Renzi vincente sull’art. 18, ma cosa ha vinto ancora non si sa bene;  ha focalizzato le attenzioni su di sé, si spostano simpatie e antipatie elettorali, ma i contenuti appaiono indecifrabili.
I Contratti Nazionali di Lavoro, già stabiliscono che i lavoratori possono essere licenziati per le seguenti mancanze : insubordinazione ai superiori; danneggiamento colposo al materiale dello stabilimento; lavorazioni senza permesso eseguite in azienda; rissa nello stabilimento; abbandono del posto di lavoro; assenze ingiustificate prolungate oltre 4 giorni; condanna ad una pena detentiva; recidiva per mancanze di più lieve entità; furto in azienda; fino al fumare in azienda dove è espressamente vietato.
La stessa legge Fornero del 2012 ha già modificato la portata sostanziale  dell’art.18 ampliando la possibilità di licenziare per motivi economici e organizzativi,  ha previsto momenti di conciliazione per diminuire il ricorso al giudice, ed ha  indicato precise procedure e possibilità per sostituire il reintegro con un indennizzo.
Voler ritoccare oggi l’art. 18 significa far divenire il licenziamento una specie di autonoma facoltà dell’imprenditore o del dirigente  limitando  al massimo l’intervento di un giudice terzo; come se il giudice venisse a dare sempre ragione all’operaio e torto all’imprenditore. Ci si può lamentare per una eventuale lentezza della giustizia  e trovare rimedi per rendere celeri udienze e sentenze;  ma non volere un giudice ha veramente un sapore ideologico, è un intendere l’azienda come un impero incontrastabile.
 Il legislatore al momento di varare lo Statuto dei lavoratori, nel suo porre il limite di 15 dipendenti per l’applicazione dell’art. 18,  era consapevole dei conflitti che potevano crearsi nelle piccole aziende dove lavoratori e imprenditori sono nelle condizioni di operare gomito a gomito, ed ha voluto chiamare a doveri più complessi  le aziende più grandi spesso dirette da manager in grado di affrontare con più competenza problematiche relative ai rapporti con il personale. Non si volevano creare lavoratori di serie A e di serie B, ma nei fatti si è venuta a creare una disparità di trattamento.  In qualche modo si è venuta a creare la tendenza a costruire micro aziende non superiori a 15 dipendenti a cui affidare lavori in appalto esternalizzando diverse funzioni delle aziende mediograndi (molte aziende di pulizie e di smaltimento rifiuti sono piccole e attuano condizioni di lavoro a dir poco selvagge).
 La soluzione prospettata è quella di barattare i contenuti dell’art. 18 con un  contratto a tutele crescenti.
«Sulla carta è interessante, ma bisognerà vedere bene i contenuti. Se la tutela crescente si risolve in un po’ più di indennizzo in cambio della libertà di licenziare, allora non è che sia un gran tutela. Il diritto al reintegro resterà solo sui licenziamenti discriminatori, ma è molto difficile per il lavoratore provare questa fattispecie» Il virgolettato è una dichiarazione della stessa Fornero, un tempo cattiva e che ora pare almeno sincera.
Voler pianificare i diritti adeguandoli al ribasso non è certo un buon metodo specie in una realtà come quella italiana dove la possibilità di trovare un nuovo lavoro è ridotta ai minimi termini, lo stazionamento in disoccupazione ha periodi molto elevati e manca una indennità di disoccupazione generalizzata.  
 Occorre avere una minima tutela economica per i disoccupati e investire per creare lavoro pubblico e privato;  accrescere  la possibilità di licenziare non ha l’effetto magico di aumentare i posti di lavoro, nessun imprenditore assume e produce se pensa di non poter vendere quello che produce.

01/10/14 francesco zaffuto

lunedì 29 settembre 2014

Bevete Birra Messina


Questo blog non fa pubblicità
Ma come non farla se degli operai licenziati hanno deciso di costruire una cooperativa e continuare a produrre, lavorare, vivere.
Si tratta dello stabilimento della Birra Messina, l’unico in Sicilia che ha chiuso i battenti nel 2011.
“A distanza di due anni, i sedici soci si preparano a festeggiare la loro prima bottiglia. L’unico vero aiuto ricevuto fino a oggi dalle istituzioni sono due capannoni industriali in disuso affidati dalla Regione al termine di una lunga trattativa. Molto più importante, soprattutto da un punto di vista simbolico, è stato il sostegno dei loro concittadini, che in pochi mesi hanno raccolto e donato oltre 60 mila euro. Alla grande festa prevista per la riapertura, nei primi mesi del 2015, saranno loro gli ospiti d’onore.”
AUGURI
Qui il video e la notizia

mercoledì 13 agosto 2014

motivi della mancata ripresa


Lo sgomento dei primi giorni di agosto è stato per il dato Istat del – 0,2% per la nostra economia. Si aggiunge che i consumi non riprendono e che  i prezzi di vari generi tendono a diminuire per la diminuzione della domanda. Questo il sintetico quadro della mancata ripresa. L’effetto positivo per gli 80 euro di Renzi tarda ad arrivare. Si dice che è “troppo presto” per la misurazione degli effetti. Magari qualche effetto arriverà dopo, ma la misura degli 80 euro non può avere effetti miracolistici
Uno dei motivi chiave che frena i consumi e la ripresa dell’economia è l’aver distrutto in Italia la capacità rigeneratrice delle nuove generazioni. Sono state bruciate almeno due generazioni, abbiamo disoccupati oltre i trenta anni, abbiamo giovani che hanno lasciato il paese, abbiamo giovani che stanno in una costante condizione di precariato.  Una grande leva per la domanda di beni è stata in passato quella che veniva dalle coppie di giovani che mettevano su famiglia; negli anni prima della crisi sono stati sempre le giovani famiglie a tenere alta la domanda di elettrodomestici, case, arredi, mezzi di trasporto .. ecc …
 Le famiglie di anziani hanno comprato in passato ciò che gli necessitava,e nel comportamento futuro tendono al risparmio per paura di malesseri fisici o per potere aiutare i figli in difficoltà. Le stesse difficoltà dei giovani sono una ulteriore spinta al risparmio delle famiglie di anziani con giovani a carico.
 Era evidente che bisognava subito partire dai giovani: intanto un immediato aiuto alle condizioni di disoccupazione avrebbe diminuito l’impatto negativo sulle famigli e avrebbe prodotto sulla domanda effetti più immediati degli 80 euro distribuiti indistintamente, perché sarebbe arrivato denaro a chi aveva la necessità immediata di consumarlo.
 In un intervento sul blog “crisi dopo la crisi” di aprile 2014, criticavo la misura degli 80 euro proprio su questo aspetto e l’ho considerata soprattutto elettoralistica, http://crisidopolacrisi.blogspot.it/2014/04/80-euro-e-altro.html , ora aggiungerei, visto che le risorse sono sempre poche, che è stata un’occasione mancata. Si potevano spendere meglio.
 Il governo ha scelto per il lavoro tempi lunghi:  parla di legge delega, parla di rivedere lo statuto dei diritti, ma la scelta dei tempi lunghi su un argomento urgente non è certo un buon segno. Parlare di riforma dei diritti e di tutto l’impianto del lavoro senza avere un’idea su come affrontare il nodo disoccupazione ha una grande perversità di fondo.

13/08/14 francesco zaffuto

mercoledì 16 luglio 2014

un milione di posti di lavoro, ma persi

Eccolo
il milione dei posti di lavoro
sempre promessi: da Berlusconi ed altri governi
La UIL riassume i dati degli anni di crisi,
un milione sì, ma di posti di lavoro persi ...
Nell’insieme di questi 6 anni di crisi, è sparito 1 milione di posti di lavoro, di cui più della metà riguarda l’occupazione dipendente; il tasso di disoccupazione passa dal 6,7% del 2008 al 12,2% nel 2013, quello giovanile dal 21,3% del 2008 al 40% nel 2013 (quasi raddoppiato).

Per il Rapporto UIL al link
il comunicato

venerdì 11 luglio 2014

La crisi ha raddoppiato i poveri in Italia


La crisi ha raddoppiato i poveri in Italia: da 2,4 milioni (il 4,1% della popolazione) del 2007 a 4,8 milioni di italiani (l’8% del totale della popolazione). Con una accurata analisi la Caritas ha messo in evidenza  i diversi aspetti di questo grave stato sociale e le deboli iniziative dei governi che si sono succeduti.
 Il Rapporto della Caritas “Il bilancio della crisi” lo si può consultare a questo link

immagine - il quadro "mangiatori di patate" di Vincent Van Gogh

mercoledì 4 giugno 2014

Disoccupazione: oltre il 13 ci sta il 13,6%


 Nei primi tre mesi dell’anno disoccupazione al 13,6%, 3milioni e 487 mila persone disoccupate (altri 212 mila in più su base annua).
Il lavoro continua a diminuire, perfino lo stesso lavoro precario ….
E il meridione sprofonda più al sud del sud …
C’è da chiedersi, ma come regge il paese? Regge per quel minimo di welfare mal distribuito, per  il sostegno delle famiglie dei genitori dei disoccupati, e per qualche risparmio precedente che si va prosciugando.
Quanto può reggere il paese? Fin a quando gli italiani pensano che ci sia un Santo a cui votarsi. E se il Santo è un uomo politico le responsabilità sono notevoli.


Immagine – la statua di San Michele Arcangelo, patrono della città di Caltanissetta, che viene portata in processione dal bloghttp://caltanissettalibomast.blogspot.com/2009/06/post-3-san-michele-in-castigo-gastone.html

domenica 1 giugno 2014

Potrebbe aiutarci il peperoncino

Occupazione, crisi, che fare?
Potrebbe aiutarci il peperoncino.
Riflettiamo un attimo su questa notizia sul peperoncino parzialmente avvelenato che importiamo dal Vietnam

https://it.finance.yahoo.com/notizie/coldiretti-allarme-peperoncino-made-vietman-%C3%A8-contaminato-070116730.html

In pratica importiamo peperoncino (273.800 chili nel solo 2013) e spesso nocivo per  residui chimici.
E’ evidente che possiamo produrlo noi, magari in Calabria dove c’è una grande tradizione di questo prodotto dell’agricoltura, aggiungerci una targhetta DOC che rassicuri sulla qualità di prodotto. Non manca terra in Calabria e non mancano braccia disoccupate.
??? L’Italia ha veramente bisogno di importare prodotti  agroalimentari per 39 miliardi di euro l’anno ???


lunedì 19 maggio 2014

falsi e veri braccianti

nel solo cosentino 3000 falsi braccianti (ndr. chissà quanto potrebbero essere avviando un’inchiesta su tutte le province d’Italia ?!?!?!?!) che sistematicamente dimostravano false giornate lavorative insieme a compiacenti aziende agricole  per ottenere l’indebita percezione di spettanze previdenziali, nonché la maturazione di congrui periodi assicurativi ai fini pensionistici e la prevista indennità di disoccupazione. ………  A fronte delle false attestazioni, l’INPS, negli anni dal 2006 al 2011, ha, infatti, erogato ai fittizi lavoratori agricoli quasi 13 milioni di euro di indennità di disoccupazione, assegni familiari ed indennità di malattia e/o maternità.
Di questo stato di cose se ne era avuta una avvisaglia quando ci furono i gravi incidenti di Rosarno
Oggi se ne comincia a vedere l’entità.
Il lavoro nero in Italia è una piaga che si vuole mantenere piaga, non si vuole porre ordine e si sprecano milioni.
E’ necessaria una legge sul collocamento che preveda un obbligo per le aziende ad assumere tramite liste di attesa, almeno per il 50%, solo così si può dare una indennità di disoccupazione evitando truffe e raggiri. Questo blog si è fatto promotore da anni di una proposta che è stata fatta arrivare a due ministri del lavoro e a quasi tutti  i parlamentari.
Anche quegli  “illuminati”  parlamentari che parlano di reddito di cittadinanza evitano di affrontare nel concreto il problema, lo rinviano ad un ipotetico tempo in cui vinceranno, nel frattempo abbiamo perduto tutti.
19/05/14 francesco zaffuto

Immagine – zappatori veri di Van Gogh

martedì 29 aprile 2014

Buon 1° Maggio 2014


La Crisi2009  augura un Buon 1° Maggio 2014 con questo quadro di  Vincent van Gogh –
Spesso si fanno gli auguri di Buon Natale e Buona Pasqua e ci si dimentica di fare gli auguri per il Primo Maggio, eppure questa festa è l’unica festa laica che attraversa il mondo.
BUON PRIMO MAGGIO
LAVORARE PER MIGLIORARE LA TERRA E NON PER DISTRUGGERLA
LAVORARE PER MIGLIORARE LA VITA UMANA
LAVORARE MENO LAVORARE TUTTI

martedì 22 aprile 2014

1 milione e 130mila nuclei familiari senza redditi da lavoro


 1 milione e 130mila nuclei familiari senza redditi da lavoro, tra i quali 491mila sono coppie con figli, e  213mila con monogenitore. Questo il dato Istat sul 2013, che diventa ancora più grave se si guarda  all’incremento temporale:  il  fenomeno delle famiglie sprovviste di reddito da lavoro se si va confrontare con i dati di due anni prima ha avuto un rialzo del 56,5%;  la crescita nell'ultimo anno è stata pari al 18,3%, con l’aggiunta di altre 175mila famiglie.

 Come vivono o sopravvivono l’Istat non è in grado di dircelo,  nel nostro civile paese non esistono liste di disoccupazione con un criterio di attesa e di precedenza, tutto naviga nell’impreciso e nell’indeterminato su un argomento gravissimo. Dentro quel milionecentotrentamila possiamo trovare:  famiglie che hanno un qualche reddito di capitale, famiglie che si arrangiano con qualche lavoro in nero, quelle che si sostengono con l’indennità di disoccupazione o con qualche aiuto dei comuni o di enti caritatevoli, e quelli che si sostengono con l’aiuto di qualche componente familiare in pensione.  Una galassia sconosciuta di cui i governi si possono preoccupare o continuare per la strada di sempre, al punto di non conoscere i dettagli del problema. http://economia.ilmessaggero.it/economia_e_finanza/crisi_lavoro_famiglie_senza_reddito_istat/644193.shtml


immagine - il quadro "mangiatori di patate" di Vincent Van Gogh

martedì 15 aprile 2014

80 euro e altro ...

Gli 80 euro promesse dal governo Renzi stanno cominciando ad assumere un carattere mitico, ci si aspetta dalla loro introduzione una inversione di marcia dell’economia. Provo ad aggiungere qualche riflessione.
 La produzione di beni destinati all’esportazione ha avuto nel corso di un anno una debole ripresa, mentre la domanda interna di beni continua con i dati negativi e si riflette complessivamente sulla produzione generando a sua volta nuova disoccupazione.
 I detentori di redditi elevati in Italia non hanno determinato un aumento complessivo della domanda interna; c’è stato un aumento di beni di  consumo solo in alcuni settori di nicchia,  un notevole aumento di tesaurizzazione e risparmio con un rivolgersi a titoli di debito pubblico e privato (ed anche ad oro), e una fuga di capitali verso l’estero.  Il correre verso il risparmio non è stato solo determinato dal comportamento dei detentori di reddito elevati, ma anche dal comportamento di detentori di redditi medio bassi che per la stessa paura della crisi si sono astenuti da consumi considerati superflui; la stessa incertezza del lavoro per i figli ha determinato comportamenti prudenti di famiglie di genitori anziani; le difficoltà avute dai giovani nel formare nuove famiglie autonome ha determinato una ulteriore flessione della domanda di beni.
L’idea di operare sul cuneo fiscale determinando un immediato aumento dei redditi di lavoro bassi  per 80 euro mensili può dare una qualche ripresa alla domanda interna di beni di cui in parte potranno beneficiare le aziende italiane a livello di aumento di beni venduti.  Ho aggiunto “in parte” perché ovviamente la domanda non sarà rivolta esclusivamente a beni prodotti in Italia; in un mercato aperto si possono comprare “in parte” prodotti che vengono dall’estero. Quindi un effetto positivo gli 80 euro l’avranno ma non si può pensare ad un effetto magico di risoluzione di tutti i mali di una economia ingessata.
 Non critico pertanto il governo Renzi per avere fatto la scelta degli 80 euro, la direzione è giusta, ma lo critico per non aver considerato nella scala delle urgenti priorità, come primo punto, un sostegno immediato a chi versa in condizione di disoccupazione.
 Se si fanno le stesse considerazioni sulla domanda interna di beni, ogni sostegno dato ai disoccupati si traduce sempre in potenziamento  della domanda interna di beni. E allora perché non si è posta l’urgenza sul sostegno universale a chi versa in stato di disoccupazione? Azzardo una ipotesi interpretativa: se debbo dare 640 euro come sussidio di disoccupazione ad un disoccupato tolgo dalle difficoltà uno (che forse sì o forse no mi darà un voto); con 640 euro riesco a dare 80 euro e accontento 8 detentori di redditi di lavoro bassi  (sul forse sì o forse no, aumentano le possibilità di riconoscenza).  La vastità della platea conta;  ad essere cattivi si può ricordare l’operazione IMU sulla prima casa, che fece la “buonanima”,  anche allora si volle cogliere la vastità della platea.
15/04/14 francesco zaffuto
Immagine – foto di 80 euro

La proposta del blog Crea pane e lavoro

sabato 12 aprile 2014

Disoccupati giovani e vecchietti di Poletti


50enni disoccupati e che non riuscite a rientrare nel mondo del lavoro, prendete nota. Il ministro Giuliano Poletti annuncia che sta studiando un progetto:  una forma contrattuale che favorisca il reinserimento degli over 50, ed una sorta di "scivolo" per chi è prossimo a ritirarsi. 
Prima  è ovvio occorre trovare le risorse, ma per chi è disoccupato il passare del tempo in attesa non è ovvio.
Intanto, in prima fila ci sono i giovani per loro arriva la prima applicazione pratica della garanzia giovani europea, con uno stanziamento di 1,7 miliardi che dovranno servire per offrire un’occasione di lavoro ai giovani tra i 18 e i 29 anni. I servizi saranno disponibili grazie a un portale internet Garanzia giovani.  Ovviamente, il ministro trova generoso  il suo decreto legge che cambia le regole dei contratti a termine, che potranno durare tre anni senza l’obbligo di indicare una causale (il motivo del contratto a termine) e l’apprendistato (senza garanzie di assunzione di precedenti apprendisti già formati). Accanto a questo decreto si attendono gli effetti del disegno legge delega che porterà alla scrittura di un codice semplificato del lavoro, con introdurre un assegno di disoccupazione “universale” (questa universalità però sarà tutta da vedere, perché l’assegno pare che sarà proporzionale alla durata dell’impiego che lo ha preceduto).  
Peccato che esistono i disoccupati da 30 a 49 anni senza alcun progetto governativo.
Peccato che non si tiene conto di quanto tempo si è stati in disoccupazione e non scatta un minimo di precedenza per chi è già disoccupato da qualche anno. Il problema è urgente ma pare che sia allo studio.  Riguardo alle urgenze la preoccupazione maggiore del Governo  Renzi pare che sia quella relativa agli 80 euro che dovrebbero arrivare ai lavoratori occupati; non è facile comprendere la scala delle urgenze del Governo.
11/04/14 francesco zaffuto


Immagine – cartello della Terapia d’urgenza

giovedì 3 aprile 2014

Disoccupazione, il malato e le cure


2009, siamo nel pieno della crisi economica, nata negli USA comincia ad espandersi in Europa, il dato di disoccupazione in Italia nel dicembre 2009 è dell’ 8,2%,
E’ indubbio che tutto il 2010 sia un anno di piena crisi, ebbene il dato di disoccupazione al gennaio 2011 è dell’ 8,6%.
Si invocano cure contro la crisi, cominciano le cure ed in agosto 2012 il dato diventa 10,7%
Continuano le cure ed in maggio 2013 il dato diventa 12,2%, fino ad arrivare al fatidico 13% del febbraio 2014 comunicato in questi giorni dall’Istat.
Vediamo le cure attuate: aumento della flessibilità, aumento della precarizzazione, aumento dell’età per andare in pensione, aumento dei corsi di riqualificazione.
Flessibilità: se flessibilità significa spostarsi da un settore produttivo in difficoltà ad un altro in espansione sicuramente la flessibilità è utile;  ma se flessibilità significa lavorare pochi mesi all’anno e per gli altri mesi starsene a casa senza neanche una indennità di disoccupazione, questo tipo di flessibilità può solo avere una ripercussione negativa sulla domanda di beni di consumo con tutti gli effetti negativi sull’economia.
Precarizzazione: l’aumento di giovani con lavori precari ha una forte incidenza sulla domanda, grava come risparmio forzato verso le famiglie di origine dove i genitori vedono i figli ancora non sistemati,  impedisce la formazione di nuove famiglie in grado di avere una propria autonomia di spesa. Le nuove famiglie sono il traino per lo sviluppo dei consumi in tanti settori e se hanno difficoltà a formarsi anche l’economia ne risente.
Aumento dell’età pensionabile: se da un lato ha l’effetto positivo di diminuire la spesa previdenziale,  dall’altro impedisce l’ingresso di giovani nei lavori stabili. Se si considera che gli anziani hanno una propensione ai consumi molto ridotta rispetto a quello che possono avere  le nuove famiglie, anche questa soluzione ha inciso in modo negativo sulla domanda di beni.
Aumento dei corsi di riqualificazione: la maggior parte dei corsi di formazione sono stati una specie di posteggio per i disoccupati;  i corsi di riqualificazione sono utili solo se sono in vista di una nuova collocazione nel mondo produttivo, altrimenti sono solo una spesa inutile.
Le cure sono state pessime. Il contenimento del costo del lavoro può dare una boccata di ossigeno alle aziende,  ma se le aziende che producono (anche a costi di lavoro più bassi) non riescono a vendere i loro prodotti, CHIUDONO lo stesso.
L’idea di diminuire il cuneo fiscale e fare arrivare più soldi alle buste paga sperando in una ripresa della domanda, promossa dal governo Renzi con i cosiddetti 80 euro, può avere un effetto positivo;  non è facilmente misurabile per la sua entità degli effetti, ma quantomeno va in una direzione diversa dalle precedenti cure.  Il richiamo nuovamente alla flessibilità, dello stesso governo Renzi, invece, può continuare a produrre effetti negativi, il recente decreto del Governo  sui contratti a tempo determinato va nella stessa direzione delle vecchie cure.
 Se la flessibilità è un bene per le imprese, le stesse imprese debbono pagare un qualche centesimo in più rispetto al lavoro a tempo indeterminato.
03/041/14 – francesco zaffuto


Immagine fuori testo – la cura con le sanguisughe probabilmente meno dannosa -  http://sanguisugheamedicinalis.blogspot.it/p/salasso-terapeutico.html

martedì 1 aprile 2014

raggiunto il fatidico 13%

 Febbraio il tasso di disoccupazione ha raggiunto il fatidico 13%.
Oltre 3,3 milioni di persone sono in cerca di lavoro: +8 mila su mese e +272 mila su base annua.
La componente giovani 42,3% di disoccupazione,  in lievissima diminuzione su gennaio, ma con un +3,6% su base annua.


sabato 29 marzo 2014

Nei posti da laureato della Pubblica amministrazione, solo metà ha il titolo


Nel 2012 tra il personale amministrativo e tecnico della Pa ''nel gruppo degli occupati che svolgono lavori per i quali è richiesta la laurea solo la metà all'incirca (51%) ha effettivamente la laurea''. Lo rileva l'Aran analizzando il personale impiegatizio (1,2mln). Pesano criteri di anzianità e deroghe, accumulati nel tempo.
L'Aran riscontra ''evidenti segnali di una complessiva debolezza del 'capitale umano' della pubblica amministrazione, accentuatasi negli ultimi anni anche per effetto delle politiche di blocco del turn-over''. I segnali, spiega, si ''colgono innanzitutto, nella prevalenza di mestieri a bassa o media qualificazione professionale''.
Qui un link sui battibecchi tra ministri del governo Renzi

mercoledì 26 marzo 2014

dimissioni in bianco dei lavoratori e voto alla Camera

Roma, 25 mar. - Con 300 voti a favore, 101 contrari e 21 astensioni l’Aula della Camera ha approvato la nuova legge che vieta la pratica diffusa delle dimissioni in bianco fatte firmare a lavoratrici e lavoratori al momento dell’assunzione e conservate dal datore di lavoro per la durata del rapporto.  A favore hanno votato Pd, Forza Italia, Sel, Psi, Cd, Fdi e Per l'Italia. Contrari M5s, Nuovo Centrodestra e Scelta Civica.  Una maggioranza ben diversa da quella che sostiene il Governo in carica, vediamo alcune prese di posizione e la legge votata.

Presa di distanza del Movimento 5 stelle
………….
Fin dal 2001 esiste l'ottimo istituto della convalida: quando una lavoratrice dà le dimissioni, deve poi confermarle presso i Centri per l'Impiego o le Direzioni territoriali del Lavoro, in modo da certificare ufficialmente che non sia stata costretta. Questo vale in particolare per
 donne giovani, neospose o neomamme.
……….
Su pressioni della lobby di Confindustria, vista nei corridoi della Camera a ronzare intorno ai deputati della maggioranza, infatti, ecco che a Montecitorio passa una legge che neutralizza la convalida... indovinate per quale categoria? Proprio per le lavoratrici giovani, neospose e neomamme! 
Le quali potranno ora, con comodo, firmare un moduletto in azienda e via andare. Con comodo del datore di lavoro, naturalmente, che
 potrà buttarle fuori senza dover più dare spiegazioni a nessuno.
E intanto, qualcuno continuerà a spellarsi le mani in TV per altre bugie sulla pelle delle donne. Altro che quote rosa.

Ecco la replica di SEL
Titti di Salvo risponde: «…. La legge contro le dimissioni in bianco che stiamo discutendo in aula, che introduce il modulo con numerazione progressiva previsto nel 2007 e eliminato dall’allora ministro del governo Berlusconi Sacconi, previene l’abuso e il ricatto. La convalida di cui parla a sproposito Grillo (e ovviamente i suoi deputati) prevede che il ricatto sia già avvenuto e che con un questionario presso l’ispettorato del lavoro si riesca a capire l’intenzione del lavoratore o della lavoratrice. Solo in 30 casi su decine di migliaia di verifiche e di convalide l’ispettorato del lavoro ha stabilito che c’era un abuso. Grillo può dirci se secondo lui i casi di dimissioni in bianco erano soltanto 30? Il punto è proprio questo: il modulo numerato (a costo zero scaricabile da internet) che ha una scadenza di 15 giorni, previene il ricatto, tutto il resto (cioè la legge Fornero) è un tortuoso meccanismo di verifica ex post, di cui l’onere della prova è a carico della lavoratrice e del lavoratore».

Qui il link del testo Integrale della legge proposta da SEL

Nota del blog Crea pane e lavoro

L’introduzione di un modulo che dà la certezza temporale è utile per evitare l’abuso di dimissioni date al momento dell’assunzione; forse, vista la delicatezza del problema , l’introduzione del nuovo modulo si può conciliare mantenendo gli aspetti di controllo dell’ispettorato;  ma non volere porre un rimedio alla situazione attuale non è certo una buona cosa.  Chissà se questa legge passerà al Senato,  e come voteranno gli alleati di governo  in quell’aula ?

venerdì 21 marzo 2014

da un Ministro all’altro


Sì, è vero, capisco che sia un atto inutile, come lo fu il primo ma …
Questa proposta fu inviata l'8 maggio 2013  via mail a 640 parlamentari  e per  raccomandata al Ministro del lavoro Giovannini;  visto che il Ministro del lavoro è cambiato è stata inviata all’attuale  Ministro Poletti  con la lettera qui sotto allegata.
Disponibilità al lavoro, collocamento e welfare
1
Ai fini dell’applicazione degli articoli 1, 4 e 38 della Costituzione italiana sono istituiti presso i Centri di impiego regionali le Liste di Collocamento al Lavoro con carattere obbligatorio e pubblico.
2
Ogni cittadino in condizione di disoccupazione e che cerca con urgenza un’occupazione può chiedere l’iscrizione alle Liste di Collocamento e sarà iscritto in base alle proprie capacità e formazione a diverse tipologie di mansioni, oltre a una di generica iscrizione di disponibilità a lavori di pubblica utilità predisposti dal Comune di appartenenza e comuni viciniori. Sono da considerare cittadini in stato di disoccupazione: tutti coloro che hanno perso un precedente lavoro a tempo indeterminato, determinato, a progetto e di qualsiasi altra forma; tutti i cittadini che cercano il lavoro come prima collocazione; tutti i cittadini che hanno chiuso una partita IVA per l’impossibilità di esercitare un lavoro autonomo.
3
Tutte le ditte private che assumono personale sono obbligate a farlo tramite le liste di collocamento pubbliche per almeno il 70% delle assunzioni, sia per le assunzioni a tempo indeterminato e sia per le assunzioni a tempo determinato. Tutti gli organismi pubblici sono obbligati ad assumere tramite dette liste per il 100% delle assunzioni a tempo indeterminato e determinato, tranne per i posti soggetti a concorso pubblico. Le percentuali indicate sono comprensive delle quote previste per le categorie protette.
4
 Solo le ditte che dimostrano di assumere per il 70% tramite le Liste di Collocamento pubbliche potranno godere di incentivi per l’occupazione e potranno detrarre gli emolumenti corrisposti ai lavoratori dalla base imponibile IRAP.
5
Le assunzione avverranno sulla base delle seguenti priorità: carichi di famiglia e precedenza per maggior tempo di attesa in collocamento.
6
 Durante il tempo di attesa verrà riconosciuta una indennità di disponibilità al lavoro di 20 euro al giorno a carico dello Stato  esente da ogni tassazione e tributo. Ai fini previdenziali e pensionistici i periodi di permanenza di iscrizione alle liste di collocamento sono riconosciuti come lavoro effettivo.
7
 Il Centro di impiego comunicherà al lavoratore in disponibilità il primo lavoro disponibile e il lavoratore sarà obbligato a prendere servizio. La mancata presa di servizio viene a comportare la cancellazione dalle liste per mesi tre e la sospensione dell’indennità per lo stesso periodo.
8
 Durante il periodo di permanenza in disponibilità i Comuni possono utilizzare gli iscritti alle liste per lavori socialmente utili. In tal caso i comuni provvederanno a pagare al lavoratore altri 20 euro per l’effettiva utilizzazione giornaliera.
9
 Ai fini del finanziamento di questi dispositivi vengono sospese tutte le pensioni superiori a 5.000 euro netti mensili e tutti gli emolumenti pubblici del personale in attività  non potranno  superare il doppio di tale riferimento;  in caso di mancata capienza finanziaria si farà riferimento ad un tributo di scopo con carattere solidale,  proporzionale e progressivo,  e con vincolo di destinazione al solo finanziamento degli oneri derivanti da questi dispositivi. 

Egregio Signor Ministro del Lavoro Giuliano Poletti
Via Veneto, 56 - 00187 Roma 

Le allego una bozza di proposta su collocamento e welfare  che è stata condivisa in rete sul blog  http://creapaneelavoro.blogspot.it/  e che fu inviata al precedente Ministro Giovannini l’8 maggio 2013. Considerato che la SV ora è a capo di codesto Ministero si ritiene doveroso ripetere l’invio.
 Chi cerca lavoro è lasciato solo dallo Stato  in una disperazione che può durare mesi e anni.  E’ estremamente necessario che i tempi di attesa producano una forma  di precedenza per evitare gesti estremi di disperazione.
  Cercare un lavoro con gli attuali Centri di impiego si rivela inutile; cercarlo con centri privati o su internet è deprimente, spesso si tratta di meri annunci fatti allo scopo di accantonare curriculi e dati.  
Liste di collocamento pubbliche e centralizzazione informatica  della offerta di lavoro sono essenziali.  
Per la gestione di tali liste è necessaria una collaborazione delle aziende.  I benefici fiscali vanno dati solo alle aziende che sono disposte ad assumere per una percentuale tramite le liste pubbliche.  Il 70 per cento per assunzioni tramite liste pubbliche e il 30 per cento tramite chiamata diretta può essere un buon equilibrio tra funzione pubblica e privata nel criterio delle assunzioni.
  Retribuire la disponibilità al lavoro e ancorare questa retribuzione ad un meccanismo di controllo è il modo meno umiliante con cui concedere un reddito minimo di cittadinanza ed evitare  la dispersione delle risorse.
 La retribuzione della disponibilità al lavoro  va considerata come riconoscimento di una attività produttiva potenziale  e non come un mero atto di carità. Altre forme di sostegno per carichi di famiglia, per assenza di ogni altra forma di reddito e per  la casa è opportuno che vengano considerati a parte.
 Gli esborsi monetari per tale welfare avranno la caratteristica di ritornare immediatamente nel circuito della domanda dei beni e determineranno la riduzione di altri costi sociali: si sottrae manodopera alla malavita, si fa diminuire l’evasione con il lavoro in nero, si riducono costi di altra assistenza, e soprattutto si riduce la disperazione.
 Distinti Saluti

Francesco Zaffuto  per conto di    http://creapaneelavoro.blogspot.it/

mercoledì 19 marzo 2014

il miracolo del precariato e il nuovo governo

Il 12 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato la prima parte del Jobs Act di Renzi. E’ stato approvato un decreto legge che rimaneggia le regole del precariato.  L’allora ministro Fornero aveva emanato norme che dovevano tendere alla stabilizzazione del precariato e poi nei fatti non avevano avuto il successo sperato, le norme del nuovo ministro del lavoro Poletti ora tendono a prendere atto che il precariato è uno dei pochi modi di trovare lavoro.
Vediamo sinteticamente gli aspetti di questo primo atto.
E’ stata  alzata da 12 a 36 mesi la durata dei contratti a tempo determinato senza causale, (in pratica senza nessuna specificazione di una necessità aziendale di ricorrere a contratti a tempo determinato). Viene indicata invece una percentuale,  la forza lavoro assunta con contratti a tempo determinato  non potrà essere più del 20 per cento del totale degli assunti.
I contratti a tempo determinato si potranno rinnovare fino ad un massimo di otto volte in tre anni, basterà confermare la situazione preesistente e salta l’obbligo di pausa tra un contratto e l’altro.
Meno vincoli sui contratti di apprendistato, per assumere nuovi apprendisti non sarà obbligatorio confermare i precedenti apprendisti alla fine del percorso formativo. La busta paga base degli apprendisti sarà pari al 35 per cento della retribuzione del livello contrattuale di inquadramento.
 Il Durc (Documento unico di regolarità contributiva), il documento sugli obblighi legislativi e contrattuali delle aziende nei confronti di Inps, Inail e Cassa edile,  viene sostituito da un modulo da compilare su internet.
 Praticamente i precari passano da precariato a precariato, con la speranza che almeno possano essere toccati da un miracolo di precariato lungo tre anni e poi alla fine essere assunti.  
 Questo primo atto sul  Jobs act  si distanzia  dalle aspettative di una nuova tipologia di contratto che doveva incrementare nel tempo i diritti. La parte più “bella” del Jobs act  viene rinviata al futuro e lo stesso 12 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge delega al governo che dovrebbe affrontare i temi degli ammortizzatori sociali  e i servizi per il lavoro, dall’introduzione di un sussidio di disoccupazione al salario minimo, dalla riduzione delle forme contrattuali alla tutela per le donne in maternità. Per tutte le  “ belle cose”  c’è  il rinvio a un disegno di legge con tutti i tempi e i ritardi parlamentari. Siamo ben lontani dal dare un sussidio di sopravvivenza con urgenza a chi sta in gravi difficoltà.
19/03/14 francesco zaffuto

Immagine fuori testo – il dipinto di Domenico Beccafumi sul miracolo della “mula”  da
http://it.wikipedia.org/wiki/Miracolo_eucaristico_di_Rimini

martedì 18 marzo 2014

ALLUCINANTE

Il bilancio drammatico pare sia di 12 morti e decine di feriti. E' successo in Nigeria, nella città di Abuja, dove si sono presentati in 140 mila per soli 30 posti pubblici,  nello stadio si doveva svolgere il concorso, avevano chiuso anche le porte …….
«Sono arrivato per la prova di selezione. A loro servivano 30 persone ma hanno venduto sei milioni di moduli di richiesta», ha detto un testimone all’Afp.

Qui il link del video (Corriere della Sera)

Quello accaduto in Nigeria e stato allucinante, ma se domani fosse bandito un concorso pubblico in Italia ... 

venerdì 14 marzo 2014

una priorità per i miracoli del “fare”


Che Renzi abbia fatto un elenco dei suoi buoni propositi è legittimo. Che si voglia “fare”, dopo anni d’attesa, è legittimo. Anche la voglia di “fare” miracoli è legittima.

 Ma anche nell’ambito dei miracoli esiste una qualche priorità: chi non ha un lavoro e non ha mezzi di sussistenza va aiutato con urgenza e non può aspettare con pazienza gli effetti degli altri miracoli.