lunedì 2 ottobre 2017

Il sindacato è dei lavoratori

 Le recenti frasi Di Maio nei confronti del sindacato sembrano mal poste e in qualche modo si aggiungono ai non lontani atteggiamenti tracotanti di Renzi nei confronti del sindacato.
 Forse non è necessario preoccuparsi perché Di Maio voleva riferirsi “solo” all’eliminazione dei privilegi di alcuni dirigenti sindacali; ma tali privilegi derivano da leggi previdenziali dello Stato che possono essere ben velocemente modificate se esiste una volontà politica e poco c’entrano con l’organizzazione sindacale.   Forse non è necessario preoccuparsi perché Renzi intendeva “solo” mettere in crisi il meccanismo della concertazione dei governi precedenti, concertazione che determinava la mancata assunzione di responsabilità dei governi che facevano tutto derivare da preaccordi con i sindacati confederali.  Ma fatto sta che il Governo Renzi ha modificato la disciplina dei licenziamenti senza confrontarsi con il sindacato e che oggi Di Maio è difficile da interpretare per le sue volontà future; e se si aggiunge che molti lavoratori sono arrivati al punto di non sapere cosa sia il sindacato ed alcuni lo considerano come un possibile nemico; allora è bene preoccuparsi ed è forse opportuno ribadire alcune cose vecchie in materia di sindacato.
 Il sindacato è dei lavoratori ed è sostenuto dalle quote che pagano d’iscrizione e soprattutto dalla loro partecipazione attiva. Il sindacato si può cambiare ma lo possono fare solo gli stessi lavoratori partecipando e lottando al loro interno, e, ove non riescono, costruendo una nuova organizzazione sindacale.        
  Non ci possono essere misure autoritarie dall’alto di un Governo che possano stabilire come si deve organizzare un sindacato e quali decisioni possa prendere per portare avanti gli interessi dei lavoratori. Il Parlamento può con leggi dello Stato:
 - stabilire come la composizione di una delegazione sindacale, autorizzata alla firma di contratti di lavoro,  debba rispecchiare la rappresentatività numerica dei lavoratori in modo che non venga stravolto il criterio democratico;
- stabilire i servizi minimi da assicurare in caso di sciopero per garantire la sicurezza e la salute pubblica;
- stabilire gli standard di sicurezza nei luoghi di lavoro e le misure contro la nocività alla salute;
- stabilire il minimo di paga sempre dovuta;
- stabilire il minimo di riposo sempre dovuto;
- stabilire infine il welfare generalizzato a tutti i lavoratori sulla base dei contributi sociali e sulla base del carico fiscale globale.
Un Governo deve lasciare che le parti sociali addivengano a contratti di lavoro in piena libertà ed intervenire come mediatore (terzo)  solo quando viene richiesto dalle parti o se una trattativa difficile possa mettere a repentaglio gli stessi posti di lavoro.
 Nel caso di datore di lavoro Pubblico, il Governo deve avere maggior cura perché: dovrà tutelare nella trattativa gli interessi degli stessi lavoratori che sono cittadini dello Stato e gli interessi globali di tutti i cittadini dello Stato che il Governo rappresenta in modo collettivo.
 Per il resto Parlamento e Governo è meglio che si astengano e che si facciano artefici e difensori della libertà sindacale di lavoratori e datori di lavoro.  (Fr. Z.)
 Infine non dimentichiamo le lezioni che ci vengono dalla Storia, lo strozzamento delle libertà sindacali apportato  dalle dittature totalitarie:
il sindacato organizzato dal regime fascista
il sindacato organizzato dal regime sovietico

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