venerdì 12 maggio 2017

Italia: crescita debole, ma va forte per le armi

La relazione annuale presentata al Parlamento dal Ministero degli Esteri, rivela che l’export nel mondo di armamenti prodotti dall’Italia è praticamente quasi raddoppiato in solo anno.
Infatti secondo la relazione, le esportazioni italiane di armamenti nel 2016 hanno raggiunto 14,6 miliardi di euro, con un aumento dell'85,7% rispetto ai 7,9 miliardi del 2015.

Un'impennata nel 50% del valore delle esportazioni dovuta dalla fornitura al Kuwait di 28 Eurofighter (il famoso caccia europeo) prodotti della Leonardo (Finmeccanica) che vede così salire l’emirato al primo posto come mercato di sbocco delle armi per l'Italia. Seguono Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna, Arabia Saudita (427,5 milioni), Usa, Qatar, Norvegia e Turchia (133,4 milioni). Oltre ad aerei ed elicotteri (che pesano per 8,8 miliardi di euro), la categoria di armamenti più venduta dall'Italia è quella di “bombe, siluri razzi, missili e accessori”. Questi ultimi in particolare, hanno visto una impennata con le forniture all’Arabia Saudita che li sta utilizzando per massacrare la popolazione Houthi nello Yemen.
Tra le aziende esportatrici infatti va rilevato l'exploit assoluto della Rheinmetall passata dal 19esimo posto in classifica dell’export (circa 52 milioni di euro nel 2015) al terzo posto assoluto nel 2016 (500 milioni). L’azienda che produce le bombe che i sauditi gettano abbondantemente sullo Yemen, viene subito dopo la nuova veste di Finmeccanica – Leonardo –  e la Avio (passata a General Electric). La Rheinmetall infatti è società finita nell'occhio del ciclone e delle proteste antimilitariste per la produzione a Domusnovas, in Sardegna, delle bombe utilizzate poi dall'Arabia Saudita per i bombardamenti in Yemen contro i ribelli Houthi.
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NON SI PUò CHIAMARE LAVORO LA COSTRUZIONE E VENDITA DI ARMI. 
NEL LAVORO C'è un vincolo umano solidale che non esiste nella guerra.


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