venerdì 18 novembre 2016

Armi: un lavoro perverso

Il pane e il lavoro si possono creare fabbricando armi?
Abbiamo esportato strumenti di guerra ed ora ci ritroviamo i profughi
La legge sul commercio delle armi  (legge n. 185 del 9 luglio del 1990) doveva assicurare trasparenza e correttezza, ma attualmente sul commercio il traffico delle armi dall’Italia ormai è totalmente fuori controllo e le autorizzazioni sono spesso difficili da controllare. I motivi sono molteplici, tra gli interessi della ricca lobby delle armi italiana fino alle banche che incassano ingenti guadagni dall’intermediazione delle vendite.
In questi 25 anni, infatti, i sistemi militari italiani sono stati esportati a ben 123 nazioni, tra cui alle forze amate di regimi autoritari di diversi paesi come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, l’Egitto, la Libia, la Siria, Kazakistan e Turkmenistan, a paesi in conflitto come India, Pakistan, Israele ma anche la stessa Turchia, fino a paesi con un indice di sviluppo umano basso come il Ciad, l’Eritrea e la Nigeria.
«Nel corso di questi 25 anni sono state autorizzate esportazioni dall’Italia, in valori costanti, per oltre 54 miliardi di euro
Per continuare al lettura dell’inchiesta al link
http://www.linkiesta.it/it/article/2015/07/09/italia-ipocrita-ripudia-la-guerra-ma-vende-armi-per-54-miliardi-di-eur/26630/

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