mercoledì 25 novembre 2015

18 anni bonus 500 euro per ...

Potete  controllare sul “Corriere della Sera”
Sì, il nostro Capo del governo ha detto proprio
"I 550mila italiani che compiono diciotto anni potranno usufruire di una carta, un bonus di 500 euro per poter partecipare a iniziative culturali,
Pensate che il giornale ha mal riportato le parole e allora andate sulla Repubblica e trovate:
«I 550mila italiani che compiono diciotto anni potranno usufruire di una carta, un bonus di 500 euro a testa per poter partecipare a iniziative culturali».
Proprio così, soldi alla sparpagliata, e secondo Renzi servono a combattere addirittura il terrorismo dell’Isis creando voglia di cultura.
Crea pane e lavoro ha  rintracciato in rete questo commento che proponiamo in riflessione:

“E va bene.... il bonus di 500 euro ai docenti per aggiornarsi, e ora il bonus di 500 euro ai neo diciottenni per cinema, musei, concerti... ma un bonus ai quasi quarantenni disoccupati no... loro non hanno nessun diritto... tanto ci sono i genitori pensionati che provvedono a mantenerli....”

martedì 24 novembre 2015

una persona su 4 a rischio povertà

Oltre una persona su quattro in Italia è a rischio povertà o esclusione sociale nel 2014. Sono il 28,3% della popolazione, secondo la stima dell'Istat, un dato stabile rispetto al 2013. In particolare il 19,4% è a rischio povertà, l'11,6% vive in famiglie gravemente deprivate e il 12,1% in famiglie a bassa intensità lavorativa.
Rischio povertà-esclusione Ue 24,4%,  Italia sopra media - In Italia il rischio di povertà o esclusione sociale (28,3%) è superiore di quasi quattro punti percentuali a quello medio dell'Unione europea, pari al 24,4% nel 2014. Così l'Istat. Il valore italiano è inferiore solo a quelli di Romania (40,2%), Bulgaria (40,1%), Grecia (36,0%), Lettonia (32,7%) e Ungheria (31,1%) e su livelli "molto simili" a quelli di Spagna (29,2%), Croazia e Portogallo.

immagine da internet

lunedì 23 novembre 2015

tutele crescenti: primo licenziato

Arriva il primo licenziamento per chi è stato assunto con le tutele crescenti e con il pieno rischio di licenziamento.
Ne parlano i giornali e viene intervistato il lavoratore licenziato:
aveva smesso di fare il camionista sperando in un lavoro stabile a tempo indeterminato trovato con il Jobs act, e dopo alcuni mesi licenziato.
Se inizia la catena ci saranno licenziamenti silenziosi e senza interviste:

sabato 21 novembre 2015

Genova: due curriculm vitae conclusi

Cronache italiane della società espulsiva – da ottobre a novembre 2 casi di suicidio a Genova a causa della perdita del lavoro

Novembre 17 - 2015

Genova. Dopo aver perso il lavoro era caduto in una brutta depressione, che alla fine lo ha portato a compiere l’estremo gesto. Un impiegato 40enne si è tolto la vita oggi impiccandosi nella sua abitazione, in un quartiere del levante genovese.
La scoperta del cadavere è stata effettuata dai pompieri e dagli agenti delle volanti allertate dalla madre dell’uomo con una telefonata al 113 spaventata perché il figlio, depresso per il licenziamento, non rispondeva più al telefono.
I vigili del fuoco sono riusciti ad entrare nell’abitazione dell’uomo insieme ai poliziotti e lo hanno trovato ormai privo di vita.


Ottobre 4 - 2015
Genova. Aveva faticato tanto a trovare un lavoro da cuoco che gli aveva permesso di avere una propria indipendenza economica e mettersi alle spalle anni difficili a causa di problemi familiari e crisi depressive legate anche alla fine di una relazione sentimentale.
Così un ventenne di Genova quando ha scoperto di essere stato licenziato si e’ ucciso gettandosi da una finestra di casa. La caduta dal quinto piano non gli ha lasciato scampo. In casa c’era il padre, con cui conviveva. Nella casa non è stata trovato nessun biglietto che spiegasse il drammatico gesto



domenica 15 novembre 2015

Simone Weil e il lavoro


IL PROGETTO DI UN FILM
Un gruppo di giovani è alle prese con la realizzazione di un film su …
  «Simone Weil e il lavoro: una storia attuale» vuole essere un cortometraggio riguardo al lavoro nella realtà di oggi, lavoro che non è quasi mai sinonimo di soddisfazione e dignità, come sarebbe normale fosse, quanto piuttosto di frustrazione e oppressione.

“La storia del lavoro è sempre attuale. La raccontiamo in un film. Le difficoltà, i diritti, attraverso le parole di una filosofa.
Qui il link del progetto

venerdì 13 novembre 2015

NET radiografia di un male

L'Università Cattolica di Milano fa la fotografia di un fenomeno che conta in Italia 2,4 milioni di giovani che non studiano e sono senza un impiego.
 Nel nostro Paese i Neet erano 1,8 milioni nel 2008. Nel giro di sette anni se ne sono aggiunti altri 550mila e oggi toccano i 2,4 milioni. Insieme potrebbero riempire una città grande quasi quanto Roma. "Un livello allarmante mai raggiunto nella storia ". A dirlo è una recentissima indagine di Alessandro Rosina, demografo e sociologo dell'università Cattolica di Milano: "La quantità di giovani lasciati in inoperosa attesa era già elevata prima della crisi - scrive nel volume Neet, edito da Vita e pensiero - ma è diventata una montagna sempre più elevata e siamo una delle vette più alte d'Europa". Il 2014 è stato l'anno in cui l'Italia ha toccato il punto più basso di nascite ma il valore più alto di Neet: si muovono in questo labirinto il 26 per cento dei giovani italiani fra i quindici e i trent'anni. La media europea è del 17 per cento, di nove punti più bassa. Ma ci sono Paesi come la Germania e l'Austria dove i ragazzi in questa condizione non superano il 10 per cento.


mercoledì 11 novembre 2015

Puglia, tentativo di reddito di cittadinanza

Si tratta di un contributo sino a 600 euro al mese, per massimo un anno, a disposizione di 60 mila pugliesi finiti sotto la soglia di poverta', in cambio di percorsi di formazione e lavori socialmente utili, come ha spiegato Emiliano. "Un modo -ha detto il presidente della Regione Puglia- di essere di sinistra in modo moderno considerando la difficolta' delle famiglie senza mantenere in piedi situazioni di privilegio. Ne beneficieranno circa 60mila pugliesi con un limite massimo di 600 euro a famiglia per un anno. Un modo non per sbarcare il lunario e sistemarsi per sempre, come qualcuno immagina, ma un modo per far superare la soglia di poverta' a famiglie in difficolta' e reinserire nel mondo del lavoro attraverso formazione, prestazioni sociali che ciascun sottoposto al programma dovra' rendere, dalla pulizia di giardini e scuole in cambio della solidarieta' da parte della comunita' che gli dara' una mano"

lunedì 9 novembre 2015

I 55 anni di Renzi

In un’Italia con tanti giovani disoccupati, trovare un lavoro a 55 anni è un’impresa pressoché impossibile. Il presidente dell’Inps Tito Boeri ha presentato una proposta al Governo per garantire un minimo sostegno a chi si trova a 55 anni senza lavoro. Un sostegno minimo di 500 euro pari alla pensione minima.  Le risorse, secondo Boeri, possono essere reperite da: circa 1,2 miliardi, vengono rimodulando le prestazioni assistenziali percepite al di sopra dei 65 anni di età e che oggi finiscono anche al 30% della popolazione con i redditi più elevati. La seconda parte della proposta di legge armonizza i trattamenti in essere prevedendo per chi quelli più elevati, sopra i 5 mila euro, un contributo «equo» ottenuto attraverso l’immediato ricalcolo della pensione attraverso il sistema contributivo. Il ricalcolo sarebbe più graduale tra i 3.500 e i 5 mila euro.
La pur minimale proposta di Boeri viene bocciata dal presidente Renzi: «Penso sia un errore tagliare le pensioni, dobbiamo dare fiducia agli italiani».
E’ evidente che gli italiani più sfortunati possono pure schiattare.

Da dove viene tanto cinismo? Semplice,  da un calcolo matematico elettorale ben preciso; per aiutare un disoccupato di 55 anni con 500 euro occorre togliere almeno a dieci pensionati ricchi 50 euro a testa; dieci teste elettorali valgono più di una testa quindi …

domenica 1 novembre 2015

Disoccupazione settembre: gli invisibili

I dati della disoccupazione di settembre hanno qualcosa di paradossale: diminuisce la disoccupazione e diminuisce anche l’occupazione,  e crescono gli invisibili inattivi.
Il tasso di disoccupazione e dell’11,8%, cala di 0,1 punti percentuali, proseguendo il calo di luglio (-0,5 punti) e agosto (-0,1 punti).
Nello stesso tempo abbiamo
Secondo i dati preliminari dell'Istat, a settembre la stima degli occupati diminuisce dello 0,2% (-36 mila). Il calo riguarda sia i dipendenti (-26 mila) sia gli indipendenti (-10 mila).
La stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta nell’ultimo mese dello 0,4% (+53 mila persone inattive). Il tasso di inattività, è pari al 35,8%, in aumento di 0,2 punti percentuali.
Tra i giovani, il tasso di disoccupazione è al 40,5%, in calo di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente. "La stima del numero di giovani disoccupati diminuisce rispetto al mese precedente (-2,2%, pari a -14 mila).
Dalle serie storiche emerge che, rispetto a inizio anno  i contratti di dipendenti permanenti sono saliti di 77mila unità.

http://www.repubblica.it/economia/2015/10/30/news/disoccupazione_settembre_2015-126217273/

Si può BRINDARE alla Fine della Crisi?

Gli incentivi dati dal Governo Renzi l’hanno prodotto un po’ di contratti a tempo indeterminato, facendo gravare sulla collettività buona parte degli oneri contributivi, ma lo stesso Pier Carlo Padoan, intervenuto all’assemblea dell’Anci in corso a Torino  avverte: «Il bonus assunzioni verrà prorogato anche quest’anno ma non potrà durare in eterno».

lunedì 12 ottobre 2015

Quella Sicilia senza lavoro

PRIMA IN EUROPA LA SICILIA PER DISOCCUPAZIONE
Per Eurostat il tasso di occupazione in Sicilia  per le persone tra i 20 e i 64 anni è del 42,4%. Più di un siciliano su due in età da lavoro è quindi disoccupato.  Per l’occupazione  femminile solo il 29,6% delle donne nella stessa fascia d'età ha un lavoro.
Il dato che si registra sull'isola è il più basso di tutte le regioni europee.
Si avvicinano al dato della Sicilia,  Calabria (42,6%), Campania (42,7%) e Puglia, (45,7%).
 Un divario con le regioni del Nord Italia è sempre più elevato, esempio il tasso di occupazione più alto è quello di Bolzano con il 76,1%; una differenza in negativo per la Sicilia di -33,5%.
 I cosiddetti «Neets», quei giovani che non lavorano, non studiano e non seguono nessun corso di formazione, nella media europea sono il 16,3%,  in Sicilia oltre i 40%.
Qualche politico del governo ricomincia a parlare di Ponte sullo stretto di Messina,  ma per traghettare alcuni personaggi politici all’inferno può bastare la barca di Caronte (dimonio con l’occhi di bragia).




domenica 11 ottobre 2015

Disoccupazione e più morti sul lavoro

Da gennaio ad agosto del 2015 i morti sul lavoro sono 752
In tutto il 2014 si erano registrati 652 casi di mortalità sul lavoro, in otto mesi i morti sono già 100 in più.
Disoccupazione, meno lavoro, e il lavoro che c’è produce più morti questo è il dato di assoluta gravità.
Nel 2006 il dato della mortalità sul lavoro diminuiva ora aumenta, qualcosa è successo.  Quale può essere il motivo? Forse, precarietà, meno garanzie, ricatto della disoccupazione invogliano a lavorare anche in condizione di pericolo. Forse gli ispettori sul lavoro sono diventati rarissimi. Forse lo stesso lavoratore è più solo che mai, con un sindacato in crisi e colpevolizzato, e spesso addirittura assente nei posti del lavoro? Forse quella battaglia che il governo Letta pensava di fare contro il lavoro nero è totalmente persa?
Le domande sono tante e qualcuno deve rispondere.
Si lavora per vivere o, se pagati male, per sopravvivere, ma non per morire.

Per i dati il sito dei caduti sul lavoro


domenica 4 ottobre 2015

Contenti anche se ancora infelici

La disoccupazione ad Agosto 2015 è scesa sotto la soglia del 12 per cento ed è arrivata all’ 11,9%
la stima degli occupati cresce dello 0,3% (+69 mila)


Esulta il capo del governo e il ministro dell’economia dice che siamo sulla buona strada. Cogliendo l’occasione di questi dati il capo del governo ha espresso  dichiarazioni contrarie ad  ipotesi di reddito di cittadinanza .

Marciando di questo passo non si sa se i problemi della disoccupazione saranno risolti nel 2030 o nel 2040, nel frattempo qualche disoccupato avrà raggiunto i 70 anni e potrà andare in pensione senza pensione e qualche altro si sarà già estinto per miseria.  Siamo contenti anche se infelici. 

lunedì 14 settembre 2015

Cassazione: legittimo rifiutare di lavorare nelle festività

La Cassazione ha stabilito che il datore di lavoro non può costringere un dipendente a lavorare in una giornata festiva infrasettimanale. Ed è illegittima la sanzione disciplinare che punisce il suo rifiuto.

mercoledì 19 agosto 2015

il sugo dello sfruttamento

APPELLO CONDIVISO  di CHANGE.ORG

Circa il 95 per cento del pomodoro pelato "Sammarzano" trasformato nel mondo, e che ritroviamo sulle nostre tavole,proviene dalla provincia di Foggia.
D'improvviso le industrie conserviere del Sud Italia hanno portato il prezzo del pomodoro pelato da 0,10 cent (prezzo da accordo sottoscritto in fase di contrattazione all’interno delle regole del Distretto Sud del pomodoro da industria) a 0,08 cent al kg, decretando un effetto a pioggia che si riversa non solo sugli agricoltori e le loro famiglie, ma anche sulla mano d'opera e sullo sfruttamento ulteriore di tante povere persone. Più del 30 per cento delle aziende agricole è a rischio fallimento.
A pagarne le spese sarà soprattutto il consumatore finale, che compra a non meno di 0,90 cent al kg (per le marche private label): con una differenza di prezzo, quindi, di 0,83 cent, pari a più del 1000 per cento di differenziale.
Il pomodoro rappresenta l’ingrediente base dell’alimentazione degli italiani. Non è giusto che i consumatori debbano subire un prezzo così elevato, rispetto al valore reale del prodotto. Restituiamo dignità all’oro rosso del Mezzogiorno e a chi, con fatica, ogni giorno si impegna per produrlo.
La nostra terra ha tanto da offrire e può contribuire in modo concreto alla crescita e al reale sviluppo. Dobbiamo continuare a crederci e a fare in modo che si creino prospettive di futuro per i giovani agricoltori, senza farli fuggire verso altri lavori apparentemente più dignitosi. 
VaZapp è il primo hub rurale in Puglia, voluto da don Michele de Paolis, sacerdote salesiano volato in cielo lo scorso ottobre e che all’età di 93 anni amava leggere libri sul tablet e scrivere post su Facebook. VàZapp’ nasce nell’Azienda Agricola “Cascina Savino”, al suo interno ci sono spazi di coworking dove ci si incontra per ascoltare gli agricoltori, per creare eventi e format su agricoltura sostenibile e innovativa, workshop e format. Il prossimo step sarà quello di costruire una serra al cui interno si coltivino idee, con tavoli sedie e connessione a internet. Mission di “VàZapp’ – Coltiviamo idee” è quella di ridare dignità agli agricoltori.
Abbiamo a cuore il futuro dell’agricoltura e soprattutto delle nuove generazioni. Se non si porranno le basi del cambiamento, saremo costretti ad abbandonare i nostri terreni e vedere fallire il nostro futuro nella nostra terra.
Chiediamo che il ministro dell’Agricoltura Martina venga a Foggia per riscrivere le regole di una sana contrattazione, considerata la disattenzione degli accordi sottoscritti da parte dell’Industria di trasformazione e recepiti nell’accordo Quadro Pomodoro nell’annata 2015. Chiediamo che venga riconosciuto un prezzo equo per gli agricoltori e la riduzione della forbice del prezzo pagato dai consumatori finali.
Chiediamo al ministro dell’Agricoltura Martina un incontro al fine di confrontarci sulla crisi e di mettere in campo tutte le forze affinché questo problema venga affrontato e risolto.

domenica 2 agosto 2015

Disoccupazione: il dato amaro di giugno 12,7%

Dopo il calo nel mese di aprile (-0,2 punti percentuali) e la stazionarietà di maggio, a giugno il tasso di disoccupazione torna a crescere di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente, arrivando al 12,7%. Su base annua - fa sapere l’Istat - il tasso mostra un incremento di 0,3 punti percentuali. Il numero di disoccupati in Italia aumenta dunque dell’1,7% (+55mila) su base mensile.

sabato 18 luglio 2015

DERIVA DELL'ANIMA

Abbiamo assistito recentemente a più di una manifestazione in Italia contro  profughi, rifugiati e immigrati; alcune si sono caratterizzate per la forma violenta.
Gli italiani si stanno scoprendo razzisti,  non lo erano ma lo stanno
diventando. Nel nostro paese, dove non si è mai voluto affrontare
il problema della povertà con un reddito di cittadinanza, l’accoglienza
agli immigrati e l’assegno stabilito per la loro assistenza sta diventando
motivo di contesa.
Certo c’è chi soffia sul fuoco della discordia per alimentare l’acredine,
ma uno Stato disordinato e che non ha voluto mai porre rimedio
alle sue vecchie contraddizioni in materia di welfare è il primo
responsabile di questa catastrofe del sentimento degli italiani.
Qui il link di un’antica favola di Giovanni Meli


martedì 14 luglio 2015

Salario minimo per legge

ARRIGO COLOMBO DEL MOVIMENTO PER LA SOCIETÀ DI GIUSTIZIA
E PER LA SPERANZA DI LECCE LANCIA A TUTTI NOI QUESTO APPELLO

Arrigo Colombo nel suo studio a Lecce

Urge introdurre il salario minimo garantito.

Cari amici,
il Movimento è intervenuto sull'urgenza del salario minimo garantito con questo documento, per il quale chiede la vostra collaborazione nell'invio e nella diffusione. Il documento può anche essere fatto proprio o modificato.
Gl'indirizzi:
Pres. Sergio Mattarella,  presidenza.repubblica@quirinale.it
Premier Matteo Renzi, usg@mailbox.governo.it
Min. Giuliano Poletti, ufficiostampa@lavoro.gov.it
Dep. PierLuigi Bersani, bersani_p@camera.it
Dep. Gianni Cuperlo, cuperlo_g@camera.it
Un saluto fraterno da Arrigo Colombo

Documento da inviare e diffondere se condiviso
Al Presidente Sergio Mattarella
al Premier Matteo Renzi
al Ministro Giuliano Poletti
ai deputatati PierLuigi Bersani e Gianni Cuperlo

È davvero vergognoso che in un paese come l'Italia, che è tra i maggiori d'Europa, non ci sia ancora il salario minimo garantito, che esiste in circa settanta paesi. In Francia, ad esempio, esiste dal 1950, e viene aggiornato all'inizio di ogni anno; nel 2014 era  di 9,53 euro all'ora, quindi di 1445,38 euro lordi, 1130 netti al mese, per una settimana di 35 ore. Il che ci fa davvero vergognare se consideriamo i nostri salari, anche quelli sindacalmente pattuiti (ma anche quello che si dice sia il progetto del governo Renzi, cioè 6 o 7 euro l'ora); tanto più gli enormi abusi che, mancando una legge, e quindi un controllo, furoreggiano da noi, l'enorme sfruttamento del lavoro. Anche tutto il fenomeno del caporalato, dove lo sfruttamento è feroce, dove si lavora dieci ore al giorno per dieci euro, non può assolutamente essere tollerato: il fenomeno dev'essere recensito, un sistema di controllo permanente dev'essere stabilito, il caporalato deve scomparire. Una volta per sempre.
Vogliamo vedere qui la capacità innovativa di Renzi, il peso reale dei suoi programmi e delle sue promesse. E, con lui, quella del Partito Democratico, che su questo punto dev'essere compatto.
Lecce, luglio 2015
Per il Movimento il Responsabile
Prof. Arrigo Colombo
Arrigo Colombo, Centro interuniversitario di ricerca sull’Utopia, Università del Salento-Lecce
Via Monte S.Michele 49, 73100 Lecce, tel. 0832-314160
E-mail arribo@libero.it/ Pag  web http://digilander.libero.it/ColomboUtopia

Dal blog Odissea

giovedì 2 luglio 2015

il formaggio si fa con il latte

Dare il via libera anche in Italia al formaggio prodotto senza latte: a chiederlo è l’Europa. La Commissione europea ha infatti inviato a Roma una diffida in cui definisce troppo stringenti le leggi italiane in materia e auspica che la Penisola metta fine al divieto di utilizzo di latte in polvere concentrato e ricostituito per la fabbricazione del formaggio. 



In questo modo non si dà lavoro né in Italia e né in Germania e il formaggio farà un po’ schifo; solo il profitto per aziende che hanno da smaltire residui di latte in polvere

lunedì 22 giugno 2015

Reddito di cittadinanza e Renzi

 

"La questione occupazione è ai vertici di tutte le preoccupazioni, e' chiaro, ma il compito dei politici non e' quello di dare i soldi per stare a casa: dobbiamo dare l'idea di dare l'opportunità di crearti un posto di lavoro, se uno ha voglia"

http://www.cassaforense.it/radiocor-news/starstarstar-renzi-reddito-di-cittadinanza-incostituzionale-no-soldi-per-stare-a-casa-1/

per poi aggiungere (anche nel corso della direzione del Partito Democratico): “È anche incostituzionale, perché la nostra Costituzione stabilisce che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”

http://www.fanpage.it/per-renzi-il-reddito-di-cittadinanza-e-incostituzionale-e-roba-da-furbi/

 

Si ricorda al Presidente del Consiglio di leggere gli articoli 3 e 4 della Costituzione

Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Dunque Presidente, come intende applicare Lei l’articolo 3: È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Ci sono milioni di lavoratori disoccupati che dichiarano di voler lavorare e sono disponibili al lavoro; possono consegnare un Numero di telefono alla Signoria Vostra o al Suo Ufficio di Governo, o a suoi uffici di Collocamento (che non ci sono e se ci sono non funzionano); e: se la Signoria Vostra li chiama per un qualsiasi lavoro e non si presentano, il reddito di cittadinanza (o indennità di disoccupazione generalizzata)  può essere benissimo sospeso. Nessuno vuole vivere con una misera assistenza,  Signor Presidente,  e dunque sceglierà di lavorare per terzi o in proprio; ma se il lavoro non c’è, nel frattempo,  non può restare nella disperazione.
22 giugno 2015  francesco zaffuto

qui la minima ipotesi per una indennità di disoccupazione generalizzata proposta da questo blog


mercoledì 3 giugno 2015

la cosiddetta inversione di tendenza

Il tasso di disoccupazione ad aprile scende di 0,2 punti al 12,4% dopo l’incremento registrato negli ultimi due mesi: i disoccupati sono diminuiti dell’1,2% (-40.000 a 3.161.000). Nei dodici mesi il numero di disoccupati è diminuito dello 0,5% (-17 mila) e il tasso di disoccupazione di 0,2 punti.  Dopo il calo degli ultimi due mesi ad aprile 2015 gli occupati aumentano dello 0,7% (+159 mila) rispetto al mese precedente, tornando ai livelli di fine 2012.

Per i dati del mese precedente

lunedì 25 maggio 2015

con figli e senza lavoro

Un dato estremamente preoccupante evidenziato dai dati ISTAT: genitori con figli e senza lavoro:
 Nel dettaglio si tratta di 1 milione e 182 mila genitori disoccupati. Un milione e 36 mila vive con il coniuge o il convivente, mentre 146 mila risultano madri o padri soli (nuclei monogenitore).

mercoledì 13 maggio 2015

Lombardia e Reddito di Cittadinanza

Roberto Maroni annuncia a sorpresa: "Voglio introdurre in Lombardia la prima sperimentazione del reddito di cittadinanza riservato ai cittadini lombardi". La proposta del governatore della Lombardia ha colto di sorpresa perfino i suoi assessori.
"Ci sono proposte di legge, e quella presentata dai grillini mi interessa molto - ha confermato Maroni - Me la sono letta in questi giorni ed è interessante perché riguarda anche formazione e lavoro. Voglio dare una prima attuazione contemporaneamente alla legge di assestamento di bilancio fra fine giugno e luglio".
Bene Governatore, non conosciamo i motivi di questa sua inattesa sensibilizzazione ma è benvenuta, faccia i passi necessari per iniziare con urgenza;  e se la Lombardia comincia tanto meglio.
Incomprensibile l’atteggiamento dei sindacati, lo stesso articolo del giornale Repubblica riporta: per la Cgil Lombardia, "avere un lavoro è il primo reddito di cittadinanza". Mentre per il segretario generale della Cils Lombardia Osvaldo Domaneschi: "In Lombardia , il reddito di cittadinanza non è la priorità".
L’insensibilità dei sindacati su questo problema è ingiustificabile.

lunedì 11 maggio 2015

dati Inps e dati Istat

Secondo i dati forniti dall'Inps, facendo un confronto con il I trimestre 2014, c’è una variazione positiva di 185,656 di nuovi contratti di lavoro.
Inevitabili gli entusiasmi del Governo.
Tanto meglio,  ma va considerato anche il dato sulla disoccupazione globale recentemente diffuso dall’ISTAT 13%

Quando il dato della disoccupazione comincerà sensibilmente a scendere si potrà parlare di dati veramente positivi. 

lunedì 4 maggio 2015

5 MAGGIO SCIOPERO DEGLI INSEGNANTI

Non c’è nessuna giustificazione per non scioperare.
Si tratta di uno sciopero che ha il valore di un Referendum
Sì o No al decreto di Renzi sulla buona scuola
Sì o No al decreto che ha mischiato l’assunzione dei precari con la cessione ai Dirigenti scolastici della scuola pubblica
Sì o No al decreto che vuole trasformare la scuola in azienda ed avviare maldestri tentativi di privatizzazione
Lo sciopero del 5 maggio è stato dichiarato da tutti i sindacati:
CGIL – CISL – UIL – SNALS – GILDA degli insegnanti – COBAS,  
proprio tutti.

Il Ministro e Renzi  il 5 maggio staranno a guardare alle percentuali di adesione allo sciopero, quei dati saranno un vero e proprio Test per misurare la forza  di opposizione dei docenti. Sarà difficile in futuro trovare migliori momenti per lottare.

sabato 2 maggio 2015

Di nuovo al 13 %, primo maggio addio

Di nuovo al 13 % il tasso di disoccupazione, nonostante le misure del Jobs Act il mercato del lavoro non riprende, ed aumenta la disoccupazione dello 0,2 rispetto al mese precedente. Sono i dati di Marzo dell’Istat, che abbiamo conosciuto proprio il 1° Maggio.  Dopo i cali registrati a dicembre e a gennaio, quindi, si riconferma l’inversione il trend negativo iniziato in febbraio. In termini numerici un incremento di 52mila disoccupati.
Purtroppo. Si era intravista una piccola variazione positiva in gennaio e in febbraio, e si era subito manifestato ottimismo
ma purtroppo.
Qui non si tratta di essere ottimisti o gufi, si tratta di trovare qualche rimedio per fare ripartire l’economia, perché l’inceppamento sta producendo disastri.
Il lavoro non riparte per tanti motivi:
bassi investimenti pubblici per la stretta sul debito;
mancanza di nuovi prodotti;
forte concorrenza di manufatti prodotti all’estero a costi inferiori;
lavoro mal ripartito con eccessi di straordinari;
la stessa disoccupazione crea altra disoccupazione perché deprime i consumi delle famiglie (i giovani non possono spendere e i vecchi con maggiorenni a carico tendono a risparmiare al massimo);
ricchezza mal distribuita (i ricchi, a differenza dei ceti meno abbienti e dei ceti medi, tendono a tesaurizzare e non riportano nei consumi tutti i loro redditi);
tendenza a ritirarsi dell’imprenditore italiano (c’è una sommatoria: quelli che non ce la fanno e chiudono, quelli che vedono buio e chiudono prima del fallimento; quelli che non riescono a trasferire ai figli l’attività perché i figli non vogliono fare i lavori dei padri; quelli che  chiudono perché hanno deciso di vivere di rendita);
assenza di imprenditoria pubblica (le imprese pubbliche vengono smantellate e quelle private non nascono);
lavoro nero (che non crea condizioni di sicurezza nel farsi una posizione);
malavita, corruzione e pizzo (che in tante parti d’Italia scoraggia l’inizio di una attività imprenditoriale);
mal funzionamento della giustizia civile (che crea scoraggiamento negli imprenditori);
forte pressione fiscale sul lavoro;
All’elenco sicuramente manca ancora qualcosa.
 Il Governo, parlo di quest’ultimo, qualcosa l’ha fatto:
ha tentato di far riprendere i consumi con l’operazione 80 euro;
ha dato dei vantaggi alle imprese che assumono a tempo indeterminato;
ha diminuito le tutele ai lavoratori nuovi assunti per stimolare le imprese ad assumere a tempo indeterminato;
è intervenuto più volte in casi specifici di chiusure di grosse aziende;
ha diminuito l’IRAP sterilizzandola dai costi del lavoro.
 Fatti salvi gli interventi specifici per salvare alcune aziende e la sterilizzazione dell’IRAP, gli altri  interventi si sono rivelati poco significativi: gli 80 euro non sono immediatamente ricaduti in consumi, e sono ricaduti in buona parte nella debole tesaurizzazione delle famiglie spaventate; i vantaggi alle aziende che assumono a tempo indeterminato, fino ad ora,  hanno  prodotto un aumento di contratti a tempo indeterminato di lavoratori che prima venivano assunti a tempo determinato e senza aggiungere nuova occupazione.
L’ampio investimento usato per gli 80 euro se veniva utilizzato per creare una indennità di disoccupazione allargata avrebbe prodotto una maggiore sicurezza e il denaro destinato si sarebbe trasferito tutto sui consumi. Gli incentivi contributivi per le assunzioni andavano date a quelle aziende che effettivamente assumevano lavoratori in più rispetto all’anno precedente.
Allora due investimenti inappropriati con le poche energie a disposizione.
 Un altro elemento che va urgentemente aggiunto:  lo Stato e gli enti pubblici debbono essere promotori per iniziative pubbliche di impresa, se non decolla l’impresa privata deve esserci un cuscinetto di impresa sociale. L’impresa pubblica però non deve diventare una spugna che assorbe energie monetarie pubbliche in continuazione, dopo l’investimento iniziale ogni impresa pubblica deve essere gestita con criteri di pareggio di bilancio.
02/05/2015 francesco zaffuto