venerdì 21 marzo 2014

da un Ministro all’altro


Sì, è vero, capisco che sia un atto inutile, come lo fu il primo ma …
Questa proposta fu inviata l'8 maggio 2013  via mail a 640 parlamentari  e per  raccomandata al Ministro del lavoro Giovannini;  visto che il Ministro del lavoro è cambiato è stata inviata all’attuale  Ministro Poletti  con la lettera qui sotto allegata.
Disponibilità al lavoro, collocamento e welfare
1
Ai fini dell’applicazione degli articoli 1, 4 e 38 della Costituzione italiana sono istituiti presso i Centri di impiego regionali le Liste di Collocamento al Lavoro con carattere obbligatorio e pubblico.
2
Ogni cittadino in condizione di disoccupazione e che cerca con urgenza un’occupazione può chiedere l’iscrizione alle Liste di Collocamento e sarà iscritto in base alle proprie capacità e formazione a diverse tipologie di mansioni, oltre a una di generica iscrizione di disponibilità a lavori di pubblica utilità predisposti dal Comune di appartenenza e comuni viciniori. Sono da considerare cittadini in stato di disoccupazione: tutti coloro che hanno perso un precedente lavoro a tempo indeterminato, determinato, a progetto e di qualsiasi altra forma; tutti i cittadini che cercano il lavoro come prima collocazione; tutti i cittadini che hanno chiuso una partita IVA per l’impossibilità di esercitare un lavoro autonomo.
3
Tutte le ditte private che assumono personale sono obbligate a farlo tramite le liste di collocamento pubbliche per almeno il 70% delle assunzioni, sia per le assunzioni a tempo indeterminato e sia per le assunzioni a tempo determinato. Tutti gli organismi pubblici sono obbligati ad assumere tramite dette liste per il 100% delle assunzioni a tempo indeterminato e determinato, tranne per i posti soggetti a concorso pubblico. Le percentuali indicate sono comprensive delle quote previste per le categorie protette.
4
 Solo le ditte che dimostrano di assumere per il 70% tramite le Liste di Collocamento pubbliche potranno godere di incentivi per l’occupazione e potranno detrarre gli emolumenti corrisposti ai lavoratori dalla base imponibile IRAP.
5
Le assunzione avverranno sulla base delle seguenti priorità: carichi di famiglia e precedenza per maggior tempo di attesa in collocamento.
6
 Durante il tempo di attesa verrà riconosciuta una indennità di disponibilità al lavoro di 20 euro al giorno a carico dello Stato  esente da ogni tassazione e tributo. Ai fini previdenziali e pensionistici i periodi di permanenza di iscrizione alle liste di collocamento sono riconosciuti come lavoro effettivo.
7
 Il Centro di impiego comunicherà al lavoratore in disponibilità il primo lavoro disponibile e il lavoratore sarà obbligato a prendere servizio. La mancata presa di servizio viene a comportare la cancellazione dalle liste per mesi tre e la sospensione dell’indennità per lo stesso periodo.
8
 Durante il periodo di permanenza in disponibilità i Comuni possono utilizzare gli iscritti alle liste per lavori socialmente utili. In tal caso i comuni provvederanno a pagare al lavoratore altri 20 euro per l’effettiva utilizzazione giornaliera.
9
 Ai fini del finanziamento di questi dispositivi vengono sospese tutte le pensioni superiori a 5.000 euro netti mensili e tutti gli emolumenti pubblici del personale in attività  non potranno  superare il doppio di tale riferimento;  in caso di mancata capienza finanziaria si farà riferimento ad un tributo di scopo con carattere solidale,  proporzionale e progressivo,  e con vincolo di destinazione al solo finanziamento degli oneri derivanti da questi dispositivi. 

Egregio Signor Ministro del Lavoro Giuliano Poletti
Via Veneto, 56 - 00187 Roma 

Le allego una bozza di proposta su collocamento e welfare  che è stata condivisa in rete sul blog  http://creapaneelavoro.blogspot.it/  e che fu inviata al precedente Ministro Giovannini l’8 maggio 2013. Considerato che la SV ora è a capo di codesto Ministero si ritiene doveroso ripetere l’invio.
 Chi cerca lavoro è lasciato solo dallo Stato  in una disperazione che può durare mesi e anni.  E’ estremamente necessario che i tempi di attesa producano una forma  di precedenza per evitare gesti estremi di disperazione.
  Cercare un lavoro con gli attuali Centri di impiego si rivela inutile; cercarlo con centri privati o su internet è deprimente, spesso si tratta di meri annunci fatti allo scopo di accantonare curriculi e dati.  
Liste di collocamento pubbliche e centralizzazione informatica  della offerta di lavoro sono essenziali.  
Per la gestione di tali liste è necessaria una collaborazione delle aziende.  I benefici fiscali vanno dati solo alle aziende che sono disposte ad assumere per una percentuale tramite le liste pubbliche.  Il 70 per cento per assunzioni tramite liste pubbliche e il 30 per cento tramite chiamata diretta può essere un buon equilibrio tra funzione pubblica e privata nel criterio delle assunzioni.
  Retribuire la disponibilità al lavoro e ancorare questa retribuzione ad un meccanismo di controllo è il modo meno umiliante con cui concedere un reddito minimo di cittadinanza ed evitare  la dispersione delle risorse.
 La retribuzione della disponibilità al lavoro  va considerata come riconoscimento di una attività produttiva potenziale  e non come un mero atto di carità. Altre forme di sostegno per carichi di famiglia, per assenza di ogni altra forma di reddito e per  la casa è opportuno che vengano considerati a parte.
 Gli esborsi monetari per tale welfare avranno la caratteristica di ritornare immediatamente nel circuito della domanda dei beni e determineranno la riduzione di altri costi sociali: si sottrae manodopera alla malavita, si fa diminuire l’evasione con il lavoro in nero, si riducono costi di altra assistenza, e soprattutto si riduce la disperazione.
 Distinti Saluti

Francesco Zaffuto  per conto di    http://creapaneelavoro.blogspot.it/

mercoledì 19 marzo 2014

il miracolo del precariato e il nuovo governo

Il 12 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato la prima parte del Jobs Act di Renzi. E’ stato approvato un decreto legge che rimaneggia le regole del precariato.  L’allora ministro Fornero aveva emanato norme che dovevano tendere alla stabilizzazione del precariato e poi nei fatti non avevano avuto il successo sperato, le norme del nuovo ministro del lavoro Poletti ora tendono a prendere atto che il precariato è uno dei pochi modi di trovare lavoro.
Vediamo sinteticamente gli aspetti di questo primo atto.
E’ stata  alzata da 12 a 36 mesi la durata dei contratti a tempo determinato senza causale, (in pratica senza nessuna specificazione di una necessità aziendale di ricorrere a contratti a tempo determinato). Viene indicata invece una percentuale,  la forza lavoro assunta con contratti a tempo determinato  non potrà essere più del 20 per cento del totale degli assunti.
I contratti a tempo determinato si potranno rinnovare fino ad un massimo di otto volte in tre anni, basterà confermare la situazione preesistente e salta l’obbligo di pausa tra un contratto e l’altro.
Meno vincoli sui contratti di apprendistato, per assumere nuovi apprendisti non sarà obbligatorio confermare i precedenti apprendisti alla fine del percorso formativo. La busta paga base degli apprendisti sarà pari al 35 per cento della retribuzione del livello contrattuale di inquadramento.
 Il Durc (Documento unico di regolarità contributiva), il documento sugli obblighi legislativi e contrattuali delle aziende nei confronti di Inps, Inail e Cassa edile,  viene sostituito da un modulo da compilare su internet.
 Praticamente i precari passano da precariato a precariato, con la speranza che almeno possano essere toccati da un miracolo di precariato lungo tre anni e poi alla fine essere assunti.  
 Questo primo atto sul  Jobs act  si distanzia  dalle aspettative di una nuova tipologia di contratto che doveva incrementare nel tempo i diritti. La parte più “bella” del Jobs act  viene rinviata al futuro e lo stesso 12 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge delega al governo che dovrebbe affrontare i temi degli ammortizzatori sociali  e i servizi per il lavoro, dall’introduzione di un sussidio di disoccupazione al salario minimo, dalla riduzione delle forme contrattuali alla tutela per le donne in maternità. Per tutte le  “ belle cose”  c’è  il rinvio a un disegno di legge con tutti i tempi e i ritardi parlamentari. Siamo ben lontani dal dare un sussidio di sopravvivenza con urgenza a chi sta in gravi difficoltà.
19/03/14 francesco zaffuto

Immagine fuori testo – il dipinto di Domenico Beccafumi sul miracolo della “mula”  da
http://it.wikipedia.org/wiki/Miracolo_eucaristico_di_Rimini

martedì 18 marzo 2014

ALLUCINANTE

Il bilancio drammatico pare sia di 12 morti e decine di feriti. E' successo in Nigeria, nella città di Abuja, dove si sono presentati in 140 mila per soli 30 posti pubblici,  nello stadio si doveva svolgere il concorso, avevano chiuso anche le porte …….
«Sono arrivato per la prova di selezione. A loro servivano 30 persone ma hanno venduto sei milioni di moduli di richiesta», ha detto un testimone all’Afp.

Qui il link del video (Corriere della Sera)

Quello accaduto in Nigeria e stato allucinante, ma se domani fosse bandito un concorso pubblico in Italia ... 

venerdì 14 marzo 2014

una priorità per i miracoli del “fare”


Che Renzi abbia fatto un elenco dei suoi buoni propositi è legittimo. Che si voglia “fare”, dopo anni d’attesa, è legittimo. Anche la voglia di “fare” miracoli è legittima.

 Ma anche nell’ambito dei miracoli esiste una qualche priorità: chi non ha un lavoro e non ha mezzi di sussistenza va aiutato con urgenza e non può aspettare con pazienza gli effetti degli altri miracoli.

venerdì 28 febbraio 2014

Nel peggio siamo al massimo, disoccupazione al 12,9%

A gennaio 2014  il tasso di disoccupazione è balzato al 12,9%, in rialzo di 0,2 punti percentuali su dicembre e di 1,1 su base annua.
I disoccupati italiani, secondo i dati provvisori diffusi dall'Istat, sfiorano i 3,3 milioni.
Il peggior dato dal 1977

lunedì 17 febbraio 2014

134 mila imprese in meno in sei anni di crisi

134 mila imprese in meno in Italia: è questo il drammatico bilancio dopo sei anni di crisi. La CGIA di Mestre denuncia che tra il 2008 e il 2013 le due principali categorie che costituiscono il cosiddetto popolo delle partite Iva hanno subito una vera e propria moria di imprese: il saldo, dato dalla differenza tra le aziende nate e quelle cessate, è spaventosamente negativo. Se tra i piccoli commercianti sfiora le 64 mila unità, tra gli artigiani supera addirittura quota 70 mila. Sommando i risultati dell’una e dell’altra categoria, all’appello mancano quasi 134 mila piccole imprese.

domenica 16 febbraio 2014

Lavoro nero e Governo Letta

Prima che tutto il merito di tutto passi a Renzi pare doveroso ricordare che il Governo Letta, nell’ambito delle poche cose che ha fatto,  ha aumentato le sanzioni contro il lavoro in nero.
Nel decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145 (in G.U. n. 300 del 23 dicembre 2013) in vigore dal 24 dicembre 2013, contenente interventi urgenti di avvio del piano “Destinazione Italia”, sono state inserite nuove misure sanzionatorie e di riorganizzazione ispettiva.
Per il dettaglio delle nuove norme a questa pagina


Visto che il quadro normativo è stato varato, occorrerà vedere se il nuovo governo metterà in atto anche tutte le necessarie misure applicative. 


sabato 15 febbraio 2014

i giovani visti dalla ex Fiat


 Elkann: «Il lavoro c’è ma i giovani non sono così determinati a cercarlo» dice «Se guardo a molte iniziative che ci sono, non vedo in loro la voglia di cogliere queste opportunità perché da un lato non c’è una situazione di bisogno oppure non c’è l’ambizione a fare certe cose». Secondo Elkann «ci sono tantissimi lavori nel settore alberghiero ma c’è tantissima domanda di lavoro ma c’è poca offerta perché i giovani o stanno bene a casa o non hanno ambizione».

DELLA VALLE : "Il poveretto di Jaki non perde mai tempo di ricordare agli italiani che è un imbecille". Lo ha detto Diego Della Valle riferendosi alle dichiarazioni di John Elkann sui giovani. "Dovremmo fare un referendum - ha aggiunto - e chiederci se lo vogliamo ancora in Italia". "Appartiene a una famiglia che ha distrutto una quantità industriale di posti di lavoro e, di conseguenza, anche le speranze di molti giovani . È una vergogna che uno degli Agnelli dica che oggi in Italia i giovani hanno i posti di lavoro. Uno che si permette di dire che i ragazzi stanno a casa perché non hanno voglia di lavorare, perché il lavoro c'è, è un imbecille - ha continuato - lo tengano a casa, lo tengano un po' a riposo, vada a sciare».

NON riesco a intervenire su questa diatriba, ho già due figli emigrati all’estero, mi diventa difficile trovare nel vocabolario le parole adatte;
per commentare con un immagine questa notizia prendo in prestito un disegno di Salvatore Salamone, "Le pietre parlanti" bozzetto per installazione, acrilici e grafite su cartoncino, 1995
Delle pietre vagano in una serie di stanze attaccate a delle funi e dialogano con un indecifrabile linguaggio.
Esposto in
IPOTESI D'AVVICINAMENTO, mostra collettiva a cura di Antonio Vitale
Dal 1 al 23 febbraio 2014
SPAZIOVITALEin, via Milano 20 - 95128 Catania.


15/02/14 francesco zaffuto

lunedì 10 febbraio 2014

referendum in Svizzera: chiusura porte

C’era da aspettarselo: la Svizzera chiude le porte. Non sono certo le porte delle banche che restano sempre ben aperte per chi esporta capitali, ma le porte a immigrati e frontalieri
 Non si tratta di una decisione del governo svizzero ma dei risultati della cosiddetta volontà popolare. Si è espressa per restrizioni agli immigrati una maggioranza risicata  del 50,3%, ma se si considerano i risultati del Canton Ticino, di lingua italiana e confinante con l’Italia, la maggioranza sale al 68,17%. E’ il chiaro sintomo che le nuove restrizioni vogliono prendere di mira gli italiani che trovano lavoro in Svizzera.
  Con i livelli di disoccupazione sempre crescenti nella cosiddetta ricca Lombardia lo sfogo della Svizzera per tanti lavoratori è stato una delle poche possibilità, ora questa possibilità rischia di essere fortemente ridimensionata.
 La Lega Lombarda da una parte si allarma in difesa dei frontalieri e dall’altra minaccia un referendum dello stesso tipo contro gli extracomunitari;  ma dal 1994 è stata alleata in tutti i governi Berlusconi e la crisi occupazionale in Lombardia è maturata in tutti questi anni.
 Le leghe svizzere, promotrici del referendum, hanno fatto leva sulla paura degli svizzeri di non trovare lavoro; ma se il lavoratore straniero viene messo in regola e viene pagato nella stessa misura del lavoratore locale non fa concorrenza al lavoratore locale; la questione sta sempre nel maggior sfruttamento del lavoratore straniero e al posto di esercitare un controllo sulle ditte si preferisce perseguitare i lavoratori stranieri.
 La Svizzera non fa parte della comunità europea,  ma per motivi geografici ne è avvolta, e di fronte ad una Europa che ha lasciato crescere i livelli di disoccupazione oltre misura ha reagito seguendo le spinte xenofobe. L’Europa ha forti responsabilità: ha stabilito misure sul debito ma non ha stabilito misure sulla disoccupazione,  una vera Europa si può costruire solo partendo dalla tutela dei livelli occupazionali.
10/02/14  - francesco zaffuto


immagine – dogana tra Como e la Svizzera

domenica 19 gennaio 2014

Scoraggiati nuovo record


In Italia ci sono quasi 3,3 milioni di persone che sarebbero disponibili a lavorare ma non cercano impiego: il 13,1% della forza lavoro, oltre tre volte la media Ue-28 (4,1%). Lo rileva l'Eurostat in uno studio sul terzo trimestre 2013
 L'Italia detiene il record assoluto di coloro che sarebbero disponibili a lavorare ma non cercano, con il 13,1% della forza lavoro (appena l'1,3% in Germania, il 2,5% nel Regno Unito e il 5,1% in Spagna


Quando si sono inviati centinaia di curriculum senza avere ricevuto una risposta, quando si sono frequentati corsi di riqualificazione che non sono serviti a nulla … essere scoraggiati è il minimo … altrimenti resta la nevrosi e la depressione …

Immagine – il pensatore – dettaglio del bronzo di Auguste Rodin

domenica 12 gennaio 2014

lettera a Renzi

Matteo Renzi ha pubblicato sul suo blog le premesse per la sua proposta di jobsact (detta in lingua italiana sul lavoro)
Su questo blog è stata inserita sul post precedente
http://creapaneelavoro.blogspot.it/2014/01/le-premesse-del-jobsact-di-renzi.html

QUESTA é LA LETTERA INVIATA DAL BLOG "crea pane e lavoro" via mail a Renzi.

Gent. Matteo Renzi

leggo molte cose condivise e mi auguro che vadano in porto. Voglio puntualizzare due cose.
1 Assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro.
Sacrosanto, perché va dato un sostegno a chi cerca il lavoro e si rende disponibile a prendere immediatamente il lavoro offerto.  Ma se non vengono considerati coloro che cercano lavoro in prima istanza si commette di nuovo una grave ingiustizia specie nei confronti dei giovani. Allora a chi si scrive, anche per la prima volta,  con le nuove regole  ai nuovi centri d’impiego, e si rende effettivamente disponibile e non rinuncia all’offerta di collocamento,  va datato un minimo di sostegno vitale che compensi la sua disponibilità.
2 Agenzia Unica Federale che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali.
 Ottimo,  perché si possono utilizzare in pieno tutti gli strumenti di informatizzazione.  Ma dovrebbe derivare un obbligo di iscrizione per tutti coloro che cercano il lavoro ed un obbligo d’iscrizione per tutti coloro che offrono lavoro.  Se la collettività si fa carico di un sostegno ai lavoratori disoccupati ed anche alle imprese, è anche giusto che le imprese siano gravate da un minimo obbligo di assunzione  delle persone in attesa da più tempo.  La percentuale di questo obbligo può essere contenuta ma è necessaria per il funzionamento dell’agenzia stessa.  Non si tratta di fare un ritorno alle antiche regole del collocamento,  si tratta di costruire un nuovo strumento effettivamente agile per collocare al lavoro chi aspetta da più tempo.
Qui il link di una proposta che in maggio 2013 fu inviata a tutti i parlamentari e al ministro del lavoro inserita in questo blog http://creapaneelavoro.blogspot.it/2013/06/bozza-proposta-di-legge-su-collocamento.html
Qui il link sulle vostre proposte doverosamente pubblicate sullo stesso blog  http://creapaneelavoro.blogspot.it/2014/01/le-premesse-del-jobsact-di-renzi.html
cordiali saluti

francesco zaffuto

sabato 11 gennaio 2014

le premesse del jobsact di Renzi


Qui di seguito sono inserite le premesse del jobsact di Renzi - come apparse sul suo blog
http://www.matteorenzi.it/enews-381-8-gennaio-2014/

L’obiettivo è creare posti di lavoro, rendendo semplice il sistema, incentivando voglia di investire dei nostri imprenditori, attraendo capitali stranieri (tra il 2008 e il 2012 l’Italia ha attratto 12 miliardi di euro all’anno di investimenti stranieri. Metà della Germania, 25 miliardi un terzo della Francia e della Spagna, 37 miliardi). Per la Banca Mondiale siamo al 73° posto aal mondo per facilità di fare impresa (dopo la Romania, prima delle Seychelles). Per il World Economic Forum siamo al 42° posto per competitività (dopo la Polonia, prima della Turchia). Vi sembra possibile? No, ovviamente no. E allora basta ideologia e mettiamoci sotto
Parte A – Il Sistema
  1. 1.  Energia. Il dislivello tra aziende italiane e europee è insostenibile e pesa sulla produttività. Il primo segnale è ridurre del 10% il costo per le aziende, soprattutto per le piccole imprese che sono quelle che soffrono di più (Interventi dell’Autorità di Garanzia, riduzione degli incentivi cosiddetti interrompibili).
  2. 2.  Tasse. Chi produce lavoro paga di meno, chi si muove in ambito finanziario paga di più, consentendo una riduzione del 10% dell’IRAP per le aziende. Segnale di equità oltre che concreto aiuto a chi investe.
  3. 3.  Revisione della spesa. Vincolo di ogni risparmio di spesa corrente che arriverà dalla revisione della spesa alla corrispettiva riduzione fiscale sul reddito da lavoro.
  4. 4.  Azioni dell’agenda digitale. Fatturazione elettronica, pagamenti elettronici, investimenti sulla rete.
  5. 5.  Eliminazione dell’obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio. Piccolo risparmio per le aziende, ma segnale contro ogni corporazioni. Funzioni delle Camere assegnate a Enti territoriali pubblici. 
  6. 6.  Eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince concorso. Un dirigente no. Stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali.
  7. 7.  Burocrazia. Intervento di semplificazione amministrativa sulla procedura di spesa pubblica sia per i residui ancora aperti (al Ministero dell’Ambiente circa 1 miliardo di euro sarebbe a disposizione immediatamente) sia per le strutture demaniali sul modello che vale oggi per gli interventi militari. I Sindaci decidono destinazioni, parere in 60 giorni di tutti i soggetti interessati, e poi nessuno può interrompere il processo. Obbligo di certezza della tempistica nel procedimento amministrativo, sia in sede di Conferenza dei servizi che di valutazione di impatto ambientale. Eliminazione della sospensiva nel giudizio amministrativo.
  8. 8.  Adozione dell’obbligo di trasparenza: amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati hanno il dovere di pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro, preciso e circostanziato.
Parte B – I nuovi posti di lavoro
Per ognuno di questi sette settori, il JobsAct conterrà un singolo piano industriale con indicazione delle singole azioni operative e concrete necessarie a creare posti di lavoro.
a) Cultura, turismo, agricoltura e cibo.
b) Made in Italy (dalla moda al design, passando per l’artigianato e per i makers)
c) ICT
d) Green Economy
e) Nuovo Welfare
f) Edilizia
g) Manifattura
Parte C – Le regole
  1. Semplificazione delle norme. Presentazione entro otto mesi di un codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti e sia ben comprensibile anche all’estero.
  2. Riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile. Processo verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti.
III. Assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro.
IV. Obbligo di rendicontazione online ex post per ogni voce dei denari utilizzati per la formazione professionale finanziata da denaro pubblico. Ma presupposto dell’erogazione deve essere l’effettiva domanda delle imprese. Criteri di valutazione meritocratici delle agenzie di formazione con cancellazione dagli elenchi per chi non rispetta determinati standard di performance.
V.  Agenzia Unica Federale che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali.
VI. Legge sulla rappresentatività sindacale e presenza dei rappresentanti eletti direttamente dai lavoratori nei CDA delle grandi aziende.

Su questi spunti, nei prossimi giorni, ci apriremo alla discussione. Con tutti. Ma con l’idea di fare. Certo ci saranno polemiche, resistenze. Ma pensiamo che un provvedimento del genere arricchito dalle singole azioni concrete e dalla certezza dei tempi della pubblica amministrazione possa dare una spinta agli investitori stranieri. E anche agli italiani. Oggi stimiamo in circa 3.800 miliardi di euro la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane. Insomma, ancora qualcuno ha disponibilità di denari. Ma non investe perché ha paura, perché è bloccato, perché non ha certezze.
Noi vogliamo dire che l’Italia può ripartire se abbandoniamo la rendita e scommettiamo sul lavoro. In questa settimana accoglieremo gli stimoli e le riflessioni di addetti ai lavori e cittadini (matteo@matteorenzi.it). Poi redigeremo il vero e proprio Jobs Act.

giovedì 2 gennaio 2014

QUANDO IL LAVORO DIVENTA MOSTRUOSITA’


La tragedia accaduta alla fine dell’anno in una famiglia del Piemonte (nel comune di Collegno) ha avuto aspetti raccapriccianti; un uomo di 57 anni ha sterminato tutta la sua famiglia e poi si è suicidato. Per la cronaca si rinvia a questo link de La Stampa
Lo stesso cronista, nel commentare il fatto, ha trovato una qualche relazione tra l’episodio di follia e la nuova condizione di disoccupazione in cui si era venuto a trovare da tre mesi l’uomo di 57 anni.  In un caso limite come questo non è facile porre delle relazioni; ma se si fa memoria di altri casi limite e se si aggiungono i tanti casi di suicidio connessi alla perdita del lavoro, possiamo dire che i casi limite sono la punta di un grande malessere.
La disoccupazione spesso è vissuta come annientamento e come impossibilità a potersi ricostruire una immagine della propria esistenza per sopportare l’esistenza stessa.
Se il lavoro è l’unica fonte di reddito per la sopravvivenza, se con il lavoro ci si identifica in tutto, se quando il lavoro cessa viene a cessare anche l’uomo: il lavoro è una mostruosità e la disoccupazione è un aspetto della mostruosità stessa del lavoro.
 In questa società dominata da una tecnologia avanzata che tende ad espellere la forza lavoro  non è facile difendersi. Non basta il sogno di una ripresa della crescita per riprodurre le stesse condizioni precedenti alla crisi economica. Non basta un obolo di carità dato a chi non lavora per tenerlo in stato di espulsione.
 Occorre che si costruiscano strumenti inclusivi sul piano economico e una cultura che ponga al centro la persona umana.
 Lo strumento inclusivo più importante è quello del “lavorare meno lavorare tutti”; quello che può sembrare un vecchio slogan utopistico è il progetto umano per la società del futuro.
  Sul piano culturale quelle domande costanti che incontriamo nella nostra vita quotidiana: “che lavoro fai?” e “quanto denaro hai?” dovranno essere sostituite da un sostanziale “chi sei?” e “come stai?”.

2 gennaio 2014 francesco zaffuto

immagine - coercizione - fotocomposizione di Liborio Mastrosimone - http://libomast1949.blogspot.com/

giovedì 19 dicembre 2013

sosta d'inverno

Buon Natale e buon anno
e che la locomotiva possa ripartire ...

Claude Monet - Treno nella neve o la locomotiva", 1875- Olio su tela 78 x 59 cm Musée Marmottan-Monet, Paris

martedì 10 dicembre 2013

Forconi in assenza dei sindacati


Le manifestazioni del 9 dicembre, che forse continueranno nei giorni successivi, hanno visto scendere in lotta una composizione sociale complessa e tutta compromessa dal perdurare della crisi: piccoli imprenditori in difficoltà sull’orlo della chiusura della propria attività e disoccupati.
 I lavoratori in proprio (che spesso sono classificati come piccoli imprenditori, piccoli commercianti, autotrasportatori) vedono che con la possibile chiusura della propria attività non si apre nessuna possibilità lavoro dipendente e si presenta lo spettro di una disoccupazione di lungo periodo.
La storia non lascia mai spazi vuoti.  Se il sindacato è stato assente,  non ha voluto organizzare i disoccupati,  non ha  dato risposte in termini proposte per risolvere i problemi occupazionali e di welfare, non ci si può meravigliare che lo spazio venga riempito da altri soggetti.
La manifestazioni in corso non hanno più la caratteristica di una richiesta alle Istituzioni  ma di messa in stato di accusa di tutta rappresentanza politica nelle istituzioni.  Una mancanza di risposta della politica e un suo chiudersi in difesa può creare uno stato di sbandamento nel paese di cui non è facile prevedere le conseguenze. (f.z.)
Per le notizie

immagine di un forcone – da internet

lunedì 2 dicembre 2013

BUCIARE NEL CAOS DEL LAVORO IN NERO

 7 morti e due feriti gravi, a Prato in una fabbrica – dormitorio  gestita da imprenditori cinesi.
il presidente della Regione, Enrico Rossi, sostiene che "questa tragedia l'abbiamo sulla coscienza tutti. Occorre andare più a fondo nella denuncia della più grande concentrazione di lavoro nero in Italia. Siamo sotto la soglia dei diritti umani".

Sono anni che si sapeva dell’esistenza di queste fabbriche. Una imprenditoria straniera spregiudicata si è inserita nella piaga del lavoro nero che in Italia è stata sempre ben tollerata, e per tollerare il lavoro in nero italiano si tollera quello della imprenditoria straniera.
 Gli imprenditori tutti debbono essere obbligati ad assumere almeno il 50% della manodopera da liste di collocamento pubbliche, è il solo modo per evitare le sacche di sfruttamento occulte.
 L’assunzione di una percentuale obbligatoria di operai attraverso liste di collocamento pubbliche  e il controllo degli ispettorati del lavoro sono gli strumenti per contrastare il lavoro nero.   Libertà di mercato e di impresa non può significare assenza di regole e di controlli. 
 Qui la proposta di legge che questo blog ha inviato ai parlamentari

sabato 30 novembre 2013

occupazione DATI TRISTI ottobre 2013

ANCHE UN LAVORO PRECARIO DIVENTA DIFFICILE DA TROVARE
I dati sulla disoccupazione resi pubblici dall’Istat ieri 29 novembre e in riferimento ad ottobre 2013 sono TRISTI enon promettono una inversione di tendenza.
Ad ottobre 2013 il tasso di disoccupazione è al 12,5% ed è invariato rispetto a settembre
Il numero dei disoccupati complessivo a ottobre è pari a 3 milioni 189 mila, invariato rispetto al mese precedente ma in aumento del 9,9% su base annua.
Il numero degli scoraggiati, coloro che non cercano un’occupazione perché ritengono di non trovarla, nel terzo trimestre del 2013 sale a un milione 901 mila, un livello mai così elevato.
Per la fascia di età 18-29 anni il tasso di disoccupazione si attesta invece al 28% (+5,2 %), con un numero di disoccupati che giunge a un milione 68 mila (+17,2%, pari a 157mila unità) in crescita nel terzo trimestre dell’anno.
Perfino  il lavoro precario, definito dall’Istat come atipico, subisce un nuovo calo, il terzo consecutivo, perché il numero di dipendenti a tempo determinato e di collaboratori scende a 2 milioni 624 mila, in calo di 253 mila unità (-8,8% su anno).  Una diminuzione ancora più forte rispetto a quella registrata per i dipendenti a tempo indeterminato (-1,3%) e segnala come le aziende stiano in parte rinunciando alla stabilizzazione di contratti a termine e non stiano realizzando nuove assunzioni.

 La disoccupazione giovanile è ad ottobre al 41,2%, record della serie storica, anche se la rilevazione chiama in causa la fascia di età 15-24 anni in cui la gran parte dei giovani è impegnata in un ciclo formativo (è un dato calcolato dall’Istat per omogeneità con le rilevazioni dell’Unione Europea).





venerdì 29 novembre 2013

Lavoro, no a un’economia dell’esclusione


Sono qui inseriti alcune parti della esortazione apostolica di Papa  Francesco che riguardano il lavoro e l’economia. Quanto inciderà la sua voce sui mercati finanziari e sui comportamenti degli Stati non è facilmente da prevedere, ma benvenuta questa voce.

 I. Alcune sfide del mondo attuale

52. L’umanità vive in questo momento una svolta storica che possiamo vedere nei progressi che si producono in diversi campi. Si devono lodare i successi che contribuiscono al benessere delle persone, per esempio nell’ambito della salute, dell’educazione e della comunicazione.

martedì 26 novembre 2013

A Milano per un lavoro si aspetta la neve

A Milano per trovare un lavoro si aspetta la neve:  le iscrizioni di chi aspetta un provvisorio lavoro di spalatore sono 3.400, il 25 per cento in più rispetto all'anno scorso, di questi iscritti  3mila sono italiani, l'85 per cento del totale.
Tra gli iscritti sono tanti i quarantenni.
Il freddo che sta arrivando fa ben sperare e 75 euro netti al giorno (90 se di notte) fanno sempre più gola.
Si tratta dell’unica lista di collocamento pubblica che esiste in Italia, per gli altri lavori occorre rivolgersi ad uffici di collocamento che non funzionano.
La notizia

Immagine – "Tram in Piazza S. Stefano" Olio su tela 30x30" Sabrina Laganà, artista contemporanea
Vive e lavora a Milano  dal blog  http://sandrablogprove.blogspot.it/2010/11/neve-milano.html

giovedì 21 novembre 2013

Pane, sale e attraverseremo il deserto

Di Giandiego Marigo
Cosa sta succedendo?
L’ennesimo tentativo di unificare la “sinistra”? Una bella idea nata in un gruppo di intellettuali  e da un paio di sindacalisti “conseguenti”?
Un’altra bandiera sollevata, nuovamente? Un’altra variazione sul tema della nostalgia
Nulla di tutto questo ed anche tutto questo. Innanzi tutto non siamo intellettuali riconosciuti e ben remunerati, siamo un gruppo di persone vere, esistiamo in rete e nel territorio. Persone normali, anche se forse con una lunga storia di partecipazione , certamente, con un grandissimo amore e rispetto per i movimenti. Lontanissime, per molteplici ragioni,  da ogni segreteria e salotto. Non siamo nostalgici e non pratichiamo la Raccolta di bandiere cadute.

sabato 9 novembre 2013

Lettera aperta a Fassina

Esimio Stefano  Fassina
 Lei non può rispondere di fronte a una proposta di legge sul reddito minimo di sopravvivenza, perché di questo si tratta, dicendo: “sono balle”.
Lei è in dovere di fare i conti, Lei è in dovere di presentare una sua proposta fattibile, Lei è in dovere di studiare, studiare, studiare ... per affrontare  il problema più grave che attanaglia tanti cittadini italiani:  la sopravvivenza.

09/11/13  f.to Francesco Zaffuto

venerdì 8 novembre 2013

Benvenuta la nuova proposta e ora avanti ....

Proposta del M5S sul reddito minimo garantito
articolo riportato da Il Fatto quotidiano


L’hanno trovata. La copertura finanziaria per il reddito di cittadinanza esiste ed è realizzabile. O almeno è quello che promette il Movimento 5 Stelle, che dopo sei mesi di lavoro annuncia “abbiamo un disegno di legge”. Costa 20 miliardi e prevede un contributo di massimo 600 euro per chi ha perso il lavoro o si trova sotto la soglia di povertà. E’ il punto numero uno del programma elettorale, promosso da Beppe Grillo nelle piazze di tutta Italia e la proposta che non possono mancare. Il modello è la Francia, e non la Svizzera come aveva detto il leader, e soprattutto il sostegno è legato ad una riorganizzazione dei centri dell’impiego. Tecnicamente andrebbe chiamato “reddito minimo garantito” e non “reddito di cittadinanza”, perché quest’ultimo indica l’erogazione di fondi ai cittadini maggiorenni a prescindere che lavorino o no, ma resta una forma di contributo.