LA BOZZA DI PROPOSTA DI LEGGE e LA LETTERA DI ACCOMPAGNAMENTO CHE E' STATA INVIATA L'OTTO MAGGIO AL MINISTRO DEL LAVORO ENRICO GIOVANNINI TRAMITE RACCOMANDATA R.R.
in copia via mail è stata già inviata
alla segreteria dello stesso Ministro Giovannini
al Presidente del Consiglio Letta
Egregio
Signor Ministro del Lavoro
Prof. Enrico
Giovannini
Le allego
una bozza di proposta di legge su lavoro e disoccupazione che è stata condivisa
in rete.
Sicuramente
non mancano dati alla S.V. per misurare il problema della disoccupazione in Italia; ma
sui dati si legge una pena che travalica i dati stessi, i suicidi di
disoccupati sono l’esempio più estremo. Chi cerca lavoro è lasciato solo dallo Stato,
in una disperazione che aumenta per ogni
giorno che si aggiunge nella ricerca, ma si aggiungono mesi e in alcuni casi anni. E’ estremamente necessario che i tempi di
attesa producano una forma di precedenza.
Nel nostro paese esisteva un ruolo del Ministero
del Lavoro di aiuto e di collaborazione nella ricerca del lavoro e una normativa sulle liste di collocamento
che è stata distrutta. Cercare un lavoro con gli attuali Centri di impiego si
rivela inutile; cercarlo con centri privati o su internet è deprimente, spesso si
tratta di meri annunci fatti allo scopo di accantonare curriculi e dati; in alcuni annunci vengono richieste pretese
esperienze pregresse anche per i lavori più umili dall’aiuto in cucina alle
mansioni di pulizia. Chi cerca lavoro per la prima volta o chi cerca lavoro in un campo diverso da quello precedente si
trova sempre senza i requisiti necessari.
Le liste di collocamento pubbliche possono:
diminuire l’angoscia di chi cerca lavoro, contrastare il lavoro nero e l’evasione
fiscale connessa, permettere di misurare
con certezza l’entità della disoccupazione al fine di organizzare un welfare
appropriato, permettere di centralizzare domanda e offerta di lavoro all’interno
di un sistema informatico di alto livello evitando tempi morti e perdite di
energie.
Fare ripartire il lavoro e farlo ripartire con
un certo ordine fa parte dello stesso problema. Le aziende non riceveranno un danno da una normativa che imponga le assunzioni
tramite liste pubbliche per il 70% degli
occupabili se a fronte di tale impegno solidale si vengono a concedere benefici
fiscali. La gestione delle assunzioni
non può essere considerato un fatto
privato se poi si danno benefici fiscali
pubblici; il 70 per cento per assunzioni
tramite liste pubbliche e il 30 per cento tramite chiamata diretta può essere
un buon equilibrio tra funzione pubblica e privata nel criterio delle
assunzioni.
Chi è in stato di disoccupazione con
l’iscrizione alle liste di collocamento dichiarerebbe esplicitamente la propria
disponibilità al lavoro e la disponibilità al lavoro va riconosciuta in parte come
lavoro. Retribuire con un minimo la
disponibilità al lavoro e ancorare questa retribuzione ad un meccanismo di
controllo è il modo meno umiliante con cui concedere un reddito minimo di
cittadinanza ed evita la dispersione delle risorse.
Gli esborsi monetari per tale welfare avranno
la caratteristica di ritornare immediatamente nel circuito della domanda dei
beni. Questi costi sono capaci di generare ricchezza perché determineranno la
riduzione di altri costi: si sottrae manodopera alla malavita, si fa diminuire
l’evasione, si riducono costi sanitari e di altra assistenza, e soprattutto si riduce
la disperazione.
I fondi?
Possono derivare dalla riduzione dei costi della politica e dal
contenimento delle paghe pubbliche più elevate, e se non basta facendo ricorso
a un tributo di solidarietà, come tributo di scopo e con vincolo di
destinazione ben preciso, una forma di
mutualità tra tutti i lavoratori dove lo Stato viene ad assolvere alla sua
funzione di assicuratore sociale.
Le allego la
bozza della proposta.
Distinti
saluti
Monza
08/05/13
Prof.
Francesco Zaffuto
firma
Disponibilità al lavoro,
collocamento e welfare
1
Ai fini dell’applicazione degli articoli 1, 4 e 38 della Costituzione italiana
sono istituiti presso i Centri di impiego regionali le Liste di Collocamento al
Lavoro con carattere obbligatorio e pubblico.
2
Ogni cittadino in condizione di disoccupazione e che cerca con urgenza
un’occupazione può chiedere l’iscrizione alle Liste di Collocamento e sarà
iscritto in base alle proprie capacità e formazione a diverse tipologie di mansioni,
oltre a una di generica iscrizione di disponibilità a lavori di pubblica
utilità predisposti dal Comune di appartenenza e comuni viciniori. Sono da
considerare cittadini in stato di disoccupazione: tutti coloro che hanno perso
un precedente lavoro a tempo indeterminato, determinato, a progetto e di
qualsiasi altra forma; tutti i cittadini che cercano il lavoro come prima
collocazione; tutti i cittadini che hanno chiuso una partita IVA per
l’impossibilità di esercitare un lavoro autonomo.
3
Tutte le ditte private che assumono personale sono obbligate a farlo
tramite le liste di collocamento pubbliche per almeno il 70% delle assunzioni,
sia per le assunzioni a tempo indeterminato e sia per le assunzioni a tempo
determinato. Tutti gli organismi pubblici sono obbligati ad assumere tramite
dette liste per il 100% delle assunzioni a tempo indeterminato e determinato,
tranne per i posti soggetti a concorso pubblico. Le percentuali indicate sono comprensive
delle quote previste per le categorie protette.
4
Solo le ditte che dimostrano di assumere per il 70% tramite le Liste
di Collocamento pubbliche potranno godere di incentivi per l’occupazione e
potranno detrarre gli emolumenti corrisposti ai lavoratori dalla base imponibile
IRAP.
5
Le assunzione avverranno sulla base delle seguenti priorità: carichi di
famiglia e precedenza per maggior tempo di attesa in collocamento.
6
Durante il tempo di attesa verrà riconosciuta una indennità di
disponibilità al lavoro di 20 euro al giorno a carico dello Stato esente
da ogni tassazione e tributo. Ai fini previdenziali e pensionistici i periodi
di permanenza di iscrizione alle liste di collocamento sono riconosciuti come
lavoro effettivo.
7
Il Centro di impiego comunicherà al lavoratore in disponibilità il
primo lavoro disponibile e il lavoratore sarà obbligato a prendere servizio. La
mancata presa di servizio viene a comportare la cancellazione dalle liste per
mesi tre e la sospensione dell’indennità per lo stesso periodo.
8
Durante il periodo di permanenza in disponibilità i Comuni possono
utilizzare gli iscritti alle liste per lavori socialmente utili. In tal caso i
comuni provvederanno a pagare al lavoratore altri 20 euro per l’effettiva
utilizzazione giornaliera.
9
Ai fini del finanziamento di questi dispositivi vengono sospese tutte
le pensioni superiori a 5.000 euro netti mensili e tutti gli emolumenti
pubblici del personale in attività non potranno superare il doppio
di tale riferimento; in caso di mancata capienza finanziaria si farà
riferimento ad un tributo di scopo con carattere solidale, proporzionale
e progressivo, e con vincolo di destinazione al solo finanziamento degli
oneri derivanti da questi dispositivi.
Ciao.
In Italia esistevano le liste di collocamento pubbliche e invece di migliorarle e renderle efficienti sono state cancellate. Aspettare un lavoro che si può non trovare per un tempo indefinito fa aumentare la disperazione in modo esponenziale. Un ordine sul mercato del lavoro verrebbe a contrastare il dilagante lavoro nero in Italia, lavoro nero ed evasione fiscale vanno di pari passo.
Il costo dell'operazione non è facilmente definibile ma può essere ancorato ad una tassa di scopo, una forma di assicurazione obbligatoria a tutela della disoccupazione con vincolo di destinazione. Avrebbe un effetto positivo sulla domanda dei beni e sui consumi, allontanerebbe dalla criminalità e dalle mafie che stanno diventando datrici di lavoro. A conti fatti farebbe risparmiare perché gli attuali costi del disastro sono più elevati.
Ovvero di continuare a percepire, anche qui per anni, pensioni di persone decedute.
I 20 euro che tu proponi farebbero gola a tutti, e la possibilità di averli, pure esentasse, sarebbe occasione ghiotta per chiunque.
Più che questo, credo sia più utopica la speranza che i centri per l'impiego tornino ad essere quello per cui sono stati creati.
Firmo, così come firmo tutti i sogni.
Ciao.
Postilla: "Anche i lavoratori autonomi debbono essere considerati esseri umani e, nel caso di un piccolissimo imprenditore in proprio, di un rappresentante, di un negoziante o di un artigiano che siano rimasti senza lavoro, avranno diritto, come tutti i dipendenti diretti, alle iscrizioni alla lista dei disoccupati, alla mutua ed ad un minimo di cassa integrazione". Oggi come oggi chi chiude la partita Iva, per mancanza di lavoro, anche con moglie e figli a carico, non ha diritto neppure al rispetto degli pseudo-sindacalisti della Confcommercio e della Confesercenti.
Scusate, ma conosco il problema più profondamente di quanto pensiate, e fremo di sdegno ogni volta che ci penso. Saluti a tutti !
Saluti a tutti.
In vita mia ho lavorato solo con grosse aziende che non evadevano una lira, pagavano la cedolare secca e detraevano tutti i compensi che ci davano, dietro regolari fatture. Avevo tre collaboratori, una cinquantina di rappresentate, una piccola impresa in proprio e mi recavo in Francia, in Belgio, in Inghilterra e negli Usa per consulenze sulle prospettive di vendita in Italia e nel medio oriente e lo studio dei prodotti da inserire nel mercato del tessile.
Se non avessi fatto tutto questo lavoro non avrei un centesimo, oggi, e non sono ricco. Ed ho una sola casa, la mia. Notate che, allora le tasse erano minori, di poco ma minori.
Ora, ho un figlio architetto ed uno che fa il rappresentante. L'architetto oggi, per mangiare, deve far la spola con la Cina, perché in Italia non si costruisce un accidenti. La sua famiglia la vede col binocolo.
Al rappresentante avevo lasciato le mie mandanti, imprese centenarie, che sono TUTTE fallite. Lui non può, con moglie e due figlie, neppure aver diritto ad iscriversi al collocamento e, se non ci fossi io che farebbe ? Certo, si rifarà, è un uomo "tosto", ma comprenderete che ci girino, quando vien fuori la barzelletta dei ricchi commercianti che hanno le medicine gratis !
Chi fa le pulci ai negozi che chiudono ? Secondo voi se un negozio guadagna, chiude ? Ma non scherziamo.
Che ne facciamo dei dipendenti ENEL che fanno gli elettricisti a tempo perso, dei professori che si fanno pagare le ripetizioni, degli statali, parastatali, paramedici che timbrano sei cartellini e lavorano un giorno la settimana ?
Io sono pratico do ospedali, purtroppo. La mattina, al day hospital, sapete quanti infermieri vedo arrivare e timbrare per tre o quattro colleghi ? Tutte le sante mattine.
Quelli descritti dall' amico Gattonero sono malviventi, non commercianti onesti. Oggi il commercio dà soltanto fame. E governi lampo. Ciao Gattonero, grazie e perdonami lo sfogo.
Ciao Sari.
Inoltre non ho detto, di commercianti e artigiani, che dovrebbero essere eliminati dall'eventuale lista: ho solo suggerito una maggiore attenzione al loro ingresso. So anch'io che ci sono commercianti e artigiani che fanno la fame come, e forse più, dei disoccupati. Infatti la mia non voleva essere una generalizzazione; ho solo considerato la vicinanza al mio piccolo vissuto di situazioni aberranti.
Ciao, grazie a te per l'intervento, e un saluto a chi ci ospita.
Ciao!
Francesca
Ciao!
"Ogni cittadino in condizione di disoccupazione e che cerca con urgenza un’occupazione può iscriversi, a seconda delle sue capacità professionali, alle liste di collocamento e come minimo a tre tipologie di mansioni, oltre a una di generica adesione a lavori di pubblica utilità e assistenza predisposti dal Comune di appartenenza e comuni vicinori. Sono da considerare cittadini in stato di disoccupazione: tutti coloro che hanno perso un precedente lavoro a tempo indeterminato, determinato, a progetto e in qualsiasi altra forma; tutti i cittadini che cercano il lavoro come prima collocazione; tutti i cittadini che hanno chiuso una partita IVA per l’impossibilità di esercitare un lavoro autonomo."
Ho letto il dibattito nei commenti sul lavoro autonomo; non possiamo fare semplificazioni, tra i lavoratori autonomi ci sono i ricchi, quelli che se riescono a viverci modestamente e i poverissimi. Le regole applicative per fare pagare le tasse ai ricchi vanno bene e vanno potenziate, ma è necessario anche un qualche aiuto per non fare chiudere l’attività ai poveri. C’è anche da considerare che le grandi imprese della distribuzione hanno avuto grandi vantaggi nel loro insediarsi nel territorio nazionale facendo chiudere tanti piccoli esercenti. Il lavoro autonomo nelle diverse tipologie è una forma di occupazione per il lavoratore autonomo e può creare altro lavoro dipendente, vanno studiate tutte le possibilità per svilupparlo.
La bozza è solo di riferimento per dare qualche rimedio ai livelli più elevati di disperazione nella ricerca del lavoro, non è certo esaustiva per creare lavoro e andrebbe accompagnata da altre proposte per lo sviluppo del lavoro.
Ma cosa fare di questa proposta iniziale? Continuare nella raccolta adesioni? Inviarla al Ministro del Lavoro? Sono tutti dubbi che in questo momento mi assillano. Al momento ho messo su un altro blog dove raccogliere tutti gli interventi su pane e lavoro e questo è il suo link http://creapaneelavoro.blogspot.it/
Saluti.