venerdì 3 giugno 2016

Italia: uno dei peggiori welfare d’Europa

In Italia c’è uno dei peggiori welfare d’Europa: non esiste un reddito di cittadinanza, ci sono grandi differenze tra cittadini tutelati dal welfare e cittadini senza alcuna tutela; si arriva perfino a forti contraddizioni con i migranti. Se non si fa ordine nel welfare italiano si rischia uno scontro sociale e un malessere ancora più grande.
Qui alleghiamo una riflessione sull’ultimo rapporto Istat (maggio 2016) ; non stanchiamoci di parlare di queste cose – non arrendiamoci –

giovedì 2 giugno 2016

Disoccupazione un altro dato contraddittorio


Il tasso di disoccupazione nel mese di aprile sale all'11,7% (era all'11,5% a marzo secondo il dato rivisto come definitivo dall’Istat).
Sempre ad aprile,  crescono occupati, ad aprile +51.000   
 Viene fuori una sintesi contraddittoria: aumenta l’occupazione ed aumenta la disoccupazione.  La motivazione di questo dato contraddittorio viene in parte spiegata dall’Istat con la diminuzione degli inattivi di 113.000.
In pratica appena si apre qualche minimo spiraglio sulla possibilità di trovare il lavoro un po’ di quelli chiamati scoraggiati, riprendono a cercare e l’indice dei disoccupati aumenta di nuovo.
Se consideriamo disoccupati sia quelli che cercano lavoro e sia gli inattivi (o scoraggiati) arriviamo a cifre da paura

mercoledì 1 giugno 2016

SCARPE E ROBOT

La tedesca Adidas ha annunciato l’inizio di un processo di rimpatrio delle produzioni che aveva delocalizzato in Asia. Sta costruendo un nuovo stabilimento, stato dell’arte, a Ansbach, in Baviera. Si tratta di un impianto prototipo nel quale le scarpe saranno preparate e cucite da robot.
A CONTI FATTI i robot sono meglio della delocalizzazione:
con la delocalizzazione si cercano operai nel mondo da pagare il meno possibile, con la completa automazione si fa totalmente a meno degli operai.
COSA FARANNO I GIOVANI CHE CERCANO LAVORO ???
Nell’ottocento c’erano i luddisti che andavano in giro a spaccare le macchine; oggi le macchine sono entrate nel DNA e nella mente di ogni umano come entità insostituibili.
 ALLORA hanno ragione quelli che hanno proposto il referendum in Svizzera: REDDITO DI BASE INCONDIZIONATO e poi un qualsiasi lavoro ce l’inventiamo, anche autonomo e volontario,  per migliorare la società.
 SE NON CI DATE IL LAVORO ALMENO DIVIDERE IL PANE.
 I PROFITTI DELLE MACCHINE VANNO SOCIALIZZATI, perché derivano da un progresso a cui ha contribuito tutta l’umanità.

la notizia su 



martedì 31 maggio 2016

Merito: parenti e amici

da una ricerca dell'Isfol, l'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, secondo la quale si arriva al 60% dei casi se si considera l'aiuto "indiretto" richiesto alle reti delle proprie relazioni personali durante la fase di ricerca del lavoro. Di contro, i servizi per il lavoro pubblici e privati svolgono un ruolo di intermediazione diretta molto contenuto: "Solo il 3,4% degli occupati dichiara di aver trovato lavoro attraverso i Centri per l'impiego (CPI) e il 5,6% mediante le Agenzie di lavoro interinale".

lunedì 30 maggio 2016

un grafico che fa paura

Su questo link del Sole 24 ore un grafico che fa paura.
Sono 3.500.000 quelle persone che si definiscono scoraggiati, 
non cercano più il lavoro perché hanno perso la speranza
di trovarlo

domenica 29 maggio 2016

dalla terra il lavoro – un esempio

La signora Lia ed il marito Franco hanno di recente pubblicato un annuncio davvero inusuale sul sito del Consorzio della Quarantina, associazione per la terra e la cultura rurale nel genovese.
Buongiorno,
Io e mio marito abbiamo dei terreni privati a San Desiderio, Calliano, Asti e altri in Toscana in provincia di Grosseto che ci sono stati lasciati dalle nostre famiglie. Visto che noi svolgiamo lavori totalmente diversi e che alla nostra età è impensabile un progetto di ritorno alla campagna, abbiamo pensato che sarebbe stato interessante cederli gratuitamente, o al massimo con un affitto simbolico di pochi euro all’anno, a dei giovani che abbiano un progetto di agricoltura sostenibile. Per noi e’ una pena sapere che quei terreni così tanto amati dai nostri genitori siano abbandonati, soprattutto in un periodo nel quale le nuove generazioni invece, hanno un bisogno estremo di lavoro!!!
Cordiali saluti
Lia Taddei
Un appello davvero meraviglioso a cui hanno risposto in tantissimi!
Sul sito di SlowFood si legge infatti che le mail allegate di progetto ecosotenibile arrivate alla signora Taddei fino ad ora sono talmente numerose che si è deciso di creare un sito con la descrizione dei terreni interessati e tutti potranno inviare un curriculum ed un progetto che verranno valutati direttamente da loro.
Altre informazioni su


venerdì 27 maggio 2016

Lettera aperta al Ministro Beatrice Lorenzin

I figli sono figli e non sono bebè.
LETTERA APERTA
AL MINISTRO DELLA SALUTE BEATRICE LORENZIN
 Volersi prendere cura di un figlio non può avere un tempo, è qualcosa senza tempo e scadenza ed è giusto che sia così.
 Un genitore che si fa carico di un figlio cercherà di sostenerlo fino a che diventa adulto e poi spera e teme finché non diventa autonomo con un suo lavoro e con mezzi sufficienti per vivere una vita dignitosa.
 Lo Stato se vuole farsi carico di una parte del carico familiare non può limitarsi a regali per l’evento della nascita o a sostegni per i primi tre anni, può incrementare l’istituto degli assegni familiari già esistente e dare un aiuto fino al raggiungimento della maggiore età. Lo Stato deve instillare sicurezza nei cittadini e non può farlo con la precarietà di un regalo a scadenza.
 Lo Stato doveva (e deve ancora) rispondere all’urgenza dei giovani senza lavoro, doveva trovare una qualche forma di aiuto per chi versa in disoccupazione; sono tanti i vecchi genitori che oggi mantengono figli disoccupati, i figli continuano ad essere figli anche a quarant’anni.
 Quei quarantenni disoccupati erano la base di sviluppo di nuove famiglie, ma difficilmente possono mettersi nell’ottica di fare “bebè” senza un lavoro e senza una casa.
 Non c’è nessun astio e nessuna polemica nei suoi confronti signor Ministro,  
questa lettera forse neanche le arriverà;  c’è solo una considerazione:
tutti i bonus stanziati dal suo Governo: bebè, regalo ai 18 enni,  scuola, 80 euro variamente distribuiti, taglio dell’Imu, facilitazioni alle imprese per le assunzioni a scadenza; tutti questi miliardi erano giusto quelli che potevano bastare per istituire un reddito di cittadinanza, un vero e proprio concreto aiuto per la disoccupazione. Questa misura avrebbe tolto dalla disperazione tanta gente, instillato fiducia e speranza nello Stato, sarebbe nata qualche famiglia in più e qualche figlio in più.
Distinti Saluti
Francesco Zaffuto
Invita tramite ufficiostampa@sanita.it
Riferimento alle notizie riportate su

"L'idea è quella di estendere il bonus bebè per tre anni", ovvero per i primi tre anni di vista del bambino. E' la proposta lanciata dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.

"Purtroppo - ha detto Lorenzin - in questi anni sul bonus bebè abbiamo risparmiato 1,38 miliardi e questo perché non sono nati bambini. Partendo da tale cifra, basta aggiungere 300 milioni per fare in modo che ad una famiglia con una classe Isee di 25 mila euro possa andare un bonus bebè che passa da 80 a 160 euro al mese, mentre per una famiglia con classe Isee di 7 mila euro si potrebbe passare ad un bonus bebè da 160 a 320 euro al mese; per il secondo figlio si potrebbe invece passare da 240 euro a 400 euro mensili in relazione alla seconda fascia Isee considerata". Questo, ha sottolineato il ministro, "per dare un aiuto pratico ai genitori".

giovedì 26 maggio 2016

Dalla Francia: no jobs act

«Non credete a questa menzogna del progresso! Vi siete fatti fregare, voi italiani. Non faremo lo stesso. Questo legge sulla flessibilità del lavoro è un ritorno al passato, vogliono togliere di mezzo il sindacato e disporre dei lavoratori a piacimento. Lo chiamano futuro, ma è una nuova forma di schiavitù».  

La lotta non è finita

l'immagine e notizie 


mercoledì 25 maggio 2016

Castagneti da salvare

Avete notato che  nelle pubblicità di prodotti alimentari ora le aziende dicono che non fanno più uso dell’olio di palma;  ebbene le petizioni con raccolte di firme possono formare l’opinione pubblica  e modificare comportamenti di aziende e di amministratori pubblici.
C’è una petizione sui Castagneti di Mongrassano in Calabria, che rischiano di scomparire per l’aggressione di un insetto chiamato Cinipide galligeno; il rimedio esiste, occorre diffondere nella zona un altro insetto capace di sterminare il parassita il Torimus sinesis; ma ovviamente la Regione Calabria dovrebbe avere cura di finanziare questa necessaria operazione.
I castagneti sono ricchezza, lavoro, riserva alimentare e di buon legno; per par nascere un castagneto ci vogliono più di 50 anni, sarebbe il caso di curare e salvare ciò che esiste.
Firma la petizione su change.org

domenica 22 maggio 2016

Parassiti o uomini liberi?

Svizzera – verso il 5 giugno per il Referendum sul Reddito di Base Incondizionato
Parassiti o uomini liberi?
di Nenad Stojanovic
Il motivo principale per il quale sostengo il RBI è questo: la dignità. La dignità di ogni essere umano. Oggigiorno, chi non ha un lavoro, chi non ha più diritto all’assicurazione contro la disoccupazione, di cosa vive (se vive)? Dell’assistenza sociale: circa 1000 franchi al mese. Un enorme apparato burocratico è stato messo in piedi per gestirla, per verificare se uno «ha diritto» all’assistenza. Una parte della società (speriamo minoritaria) considera questi cittadini come «falliti» oppure, peggio, come «parassiti». Non a caso, tante persone che avrebbero diritto all’assistenza ci rinunciano. Perché non vogliono essere stigmatizzate. Perché si vergognano. L’aumento delle malattie psichiche e dei relativi costi ne sono la conseguenza.
È il sistema (capitalista) che trasforma queste persone in schiavi moderni. Schiavi della propria dignità. Schiavi dello sguardo degli altri. Schiavi delle leggi e dei burocrati che a periodi regolari devono verificare se – non si sa mai – tu «abusi» dell’assistenza. Se per caso ti sei permesso di comprarti un telefonino troppo caro.
Il RBI è una liberazione. Restituirà la dignità – e la libertà – alle persone. Nessuno dovrà chiedere l’elemosina allo Stato. Nessuno dovrà verificare se tu rispetti le «condizioni» per ricevere una somma minima di cui potrai vivere. Perché il bello di questa proposta è proprio questo: è un reddito di base senza condizioni(per chi risiede in Svizzera).
Anche gli assegni familiari sono erogati in base al numero dei figli, senza condizioni, alle famiglie ricche così come a quelle povere. Anche quella fu un’idea utopica. Il Ticino ha avuto il coraggio di attuarla ed è stato all’avanguardia in questo settore negli anni 90. Ora gli assegni familiari sono standard in tutta la Svizzera. Ritroviamo il coraggio di osare.
Dal sito

Reddito di Base Incondizionato,  che cos’è

venerdì 20 maggio 2016

Robot, anche se in Cina non mancano umani

Non mancano certo uomini in Cina che cercano un lavoro eppure c’è chi pensa a sostituirli
Zero diritti, nessun permesso sindacale, ferie o malattia. Benvenuti nella prima fabbrica al mondo senza operai. Qui infatti a produrre saranno i robot. Siamo in Cina, a Dongguan dove sorgerà il primo stabilimento in cui il lavoro umano sarà completamente rimpiazzato da quello dei robot.
È la Shenzhen Evenwin Precision Technology la società protagonista del progetto. Inizialmente circa 1.000 robot saranno impiegati presso lo stabilimento di Dongguan, che produce componenti per cellulari.

Niente male se arrivano robot a fare il lavoro più faticoso ed alienante delle fabbriche, ma chi non ha lavoro deve trovare un lavoro oppure un reddito sociale di base per vivere.

lunedì 16 maggio 2016

Lavoro ricominciando dagli antichi grani di Sicilia


“Ho fatto il liceo classico e mi sono laureato in legge a 23 anni. Non avrei mai immaginato di diventare un pastaio vero e proprio”, racconta a b-hop Roberto Gaudino, confidando dubbi e difficoltà nell’approccio ad un mercato sconosciuto ed antico. Senza esperienza, senza conoscenze tecniche, decide di aprire un pastificio: a Santa Margherita di Belice nasce C’è Pasta per te.
E’ una delle poche storie, in questa difficile realtà italiana,  che si possono indicare come esempio di imprenditoria giovanile ...

mercoledì 11 maggio 2016

Jobs Act: 600 mln di sgravi contributivi non dovuti


All’ombra del Jobs Act, ci sono:
600 milioni di euro di sgravi contributivi indebitamente percepiti,
circa 100mila lavoratori su un milione e mezzo assunti nel 2015 con l’esonero totale di contributi previdenziali non aveva diritto allo sgravio.
Le aziende coinvolte sono circa 60mila. 
Un esercito di aziende fantasma che incassavano i contributi triennali messi in campo dal governo, assumendo però lavorativi fittizi. Oppure imprese inesistenti, con decine di dipendenti a fronte di un'ipotetica attività per la quale invece era richiesto meno personale.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/10/sgravi-contributivi-sindacati-un-regalo-alle-aziende-poletti-dal-jobs-act-un-risultato-straordinario/2713708/

giovedì 5 maggio 2016

a Napoli reddito di cittadinanza, forse si fa …


Quello che accade alla vigilia di un’elezione è sempre meglio prenderlo con le pinze, comunque il sindaco De Magistris dichiara che sarà istituito il reddito di cittadinanza per i napoletani.
Quanto? Circa 600 euro al mese . "Per accedervi- dice De Magistris - servono alcuni condizioni: la maggiore età, la mancanza di un reddito ed essere residenti, anche se stranieri, da almeno 24 mesi a Napoli. Inoltre, bisogna firmare un patto di accompagnamento al lavoro e alle attività socialmente utili: quindi non è un rapporto assistenzialista, ma di inserimento nella città.”

A Napoli, città difficile, un primo tentativo di reddito minimo lo fece Bassolino nel 2004, poi fu tolto da Caldoro con la scusa che non c’erano soldi; ora De Magistris dice di avere trovato i soldi dalla lotta all’evasione fiscale sulle tasse comunali; prendiamo atto della promessa, e non dimentichiamo che il nostro Ministro del Lavoro, per una cosa così urgente,  non ha fatto ancora nulla.

martedì 3 maggio 2016

Robot umani a Zurigo


«Vogliamo lavorare per gli umani. La sfida della Quarta rivoluzione industriale è che tutti ricevano un guadagno di base sicuro».  

Primo maggio con i robot che chiedono un reddito di base per gli umani. È accaduto a Zurigo dove ieri centinaia di robot hanno manifestato nella capitale finanziaria svizzera accompagnati da centinaia di sostenitori. Insieme hanno chiesto l’introduzione di un reddito di base incondizionato: l’erogazione di un beneficio economico senza obbligo di accettare un lavoro. La trovata situazionista fa parte della campagna referendaria in vista del voto del prossimo 5 giugno. La Svizzera, infatti, sarà il primo paese al mondo a votare un referendum per introdurre la forma più universale del reddito: non minimo, nè di cittadinanza, ma di base.

lunedì 2 maggio 2016

Lo spogliarello dei diritti


 Un tempo a Milano, quando si celebrava il Primo Maggio, era tutto chiuso; c’era un po’ di lavoro in più e c’era un po’ più di rispetto per il riposo dei lavoratori dipendenti. 
 Da qualche anno a questa parte il Primo Maggiò è diventata una giornata lavorativa come tutte le altre per i lavoratori del settore commercio.
“Cosa volete, c’è la crisi”
“E poi lo fanno volontariamente, nessuno li obbliga”
Queste le frasi che si sentono dire;  come se un lavoratore precario e ricattato potrebbe facilmente rifiutare.
 Ieri, alcuni rappresentanti sindacali dell’Usb (unione sindacati di base) ha inscenato,   dinanzi a un grande magazzino di Milano, rimasto aperto per il 1* maggio, uno spogliarello dei diritti; ovviamente la protesta ha messo in allarme gestori e poliziotti privati del magazzino; con il tentativo di allontanare e pestare chi protestava. QUI la cronaca di Repubblica…

Occorre dire con chiarezza e forza che i centri commerciali non sono servizi essenziali come gli ospedali e i treni, non c’è nessuna giustificazione per restare aperti il 1* Maggio.  La questione non può essere vista neanche sotto il profilo della propria libertà, perché non si tratta del singolo esercizio di un lavoratore autonomo che può decidere di restare aperto, si tratta di centri con lavoratori dipendenti  che hanno diritto a festeggiare la propria festa. 

domenica 1 maggio 2016

Buon Primo Maggio 2016

Buon Primo Maggio 2016  a tutti i lavoratori che spandono il seme del proprio lavoro e a tutti i disoccupati, a cui viene impedito di seminare.

- link su l'opera di Van Gogh e Millet - http://arpaeolica.blogspot.it/…/05/buon-primo-maggio-2016.h…

venerdì 29 aprile 2016

Disoccupazione marzo: da peggio a meno peggio


Disoccupazione marzo:  da peggio a meno peggio, anche se ancora si sta nel peggio

Dopo il dato negativo di febbraio, il tasso di disoccupazione a marzo in Italia scende all'11,4%.

Dopo il calo di febbraio 2016 (-0,4%, pari a -87 mila), a marzo la stima degli occupati sale dello 0,4% (+90 mila persone occupate), tornando ai livelli di gennaio. L'aumento riguarda sia i dipendenti (+42 mila i permanenti e +34 mila quelli a termine) sia gli indipendenti (+14 mila). La crescita degli occupati coinvolge uomini e donne e si distribuisce tra tutte le classi d'età ad eccezione dei 25-34enni. Il tasso di occupazione, pari al 56,7%, aumenta di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente.
I movimenti mensili dell'occupazione determinano, nei primi tre mesi del 2016, una sostanziale stabilità del livello degli occupati (+0,1%, pari a +17 mila) rispetto ai tre mesi precedenti. L'unica componente che mostra una crescita congiunturale significativa è quella dei dipendenti permanenti, che aumentano dello 0,5% sul quarto trimestre del 2015 (+72 mila).
La stima dei disoccupati a marzo registra una diminuzione (-2,1%, pari a -63 mila), il calo riguarda uomini e donne. Il tasso di disoccupazione è pari all'11,4%, in calo di 0,3 punti percentuali su febbraio.
A marzo la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni cala dello 0,3% (-36 mila). La diminuzione è determinata quasi esclusivamente dalle donne e riguarda le persone di 25 anni o più. Il tasso di inattività scende al 35,9% (-0,1 punti percentuali).
Rispetto ai tre mesi precedenti, nel periodo gennaio-marzo 2016 si registra un calo dei disoccupati (-0,5%, pari a -15 mila) e degli inattivi (-0,3%, pari a -43 mila).
Su base annua si conferma la tendenza all'aumento del numero di occupati (+1,2%, pari a +263 mila), che coinvolge soprattutto gli over 50. Sono in calo sia i disoccupati (-8,6%, pari a -274 mila) sia gli inattivi (-0,9%, pari a -125 mila).

mercoledì 20 aprile 2016

REDDITO DI BASE INCONDIZIONATO, cosa è


Il 5 giugno 2016 la Svizzera si esprimerà con un referendum sul
REDDITO DI BASE INCONDIZIONATO
Riportiamo qui dal sito http://bien.ch/it/node le spiegazioni della proposta di legge.
Questa proposta è diversa da quella qui lanciata dal blog “Crea pane e lavoro”, diversa dalle proposte che ancora non hanno approdato al Parlamento italiano di 5 stelle e Sel;  è una proposta molto interessante e rivoluzionaria dal punto di vista della cultura del lavoro. E’ necessario conoscerla, riflettere e parlarne.

Il reddito di base, che cosa è?
Il reddito di base incondizionato (RBI) è un versamento mensile, erogato da un ente pubblico, ad ogni individuo, di una somma di denaro sufficiente a coprire i bisogni di base e consentire la partecipazione alla vita sociale, come un vitalizio. Si tratta della realizzazione di un diritto umano fondamentale.
Personalità di ogni credo politico, fede religiosa e nazionalità hanno sostenuto nei secoli questa idea, a cui sono stati dati vari nomi: sussidio universale, reddito di sussistenza, reddito di cittadinanza, reddito universale, reddito sociale garantito, dividendo universale, rendita a vita, ecc.
Il Reddito di Base non è un sussidio sociale e non deve essere confuso con il salario minimo, il sussidio di disoccupazione, l'assistenza sociale o qualsiasi altra prestazione erogata in maniera condizionale. Il Reddito di Base è automatico, incondizionato e inalienabile. È erogato a tutti, ricchi o poveri, dalla nascita alla morte. L'importo è sufficiente a garantire a tutti una vita dignitosa - qualunque cosa succeda. È cumulabile con altri redditi (da lavoro e non).

Il Reddito di Base è dunque:
corrisposto ai singoli individui e non ai nuclei familiari
cumulabile con altri redditi
corrisposto senza l'obbligo di intraprendere un'attività lavorativa
sufficiente a coprire i bisogni fondamentali e consentire la partecipazione alla vita sociale
Il reddito di base rende la giustizia sociale compatibile con l'efficienza economica. È il principio di solidarietà più liberale che si possa immaginare: assicura infatti l'esistenza individuale e la coesione sociale senza la rigidità dell'interventismo e la pesantezza della burocrazia. Molteplici sono state le varianti discusse in merito alla sua implementazione. Il Reddito di Base non è appannaggio di una parte politica: trova infatti supporto e resistenze da una parte come dall'altra degli schieramenti politici tradizionali.

Separare l'attività professionale dal reddito: una necessità
Né il lavoro retribuito, né le rendite da capitale, né le le prestazioni sociali riescono ormai a garantire il diritto all'esistenza di ognuno, così come definito dall'articolo 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Incondizionato com'è, il Reddito di Base spezza la catena che unisce la copertura delle necessità di base alle prestazioni di lavoro retribuito. Questa separazione parziale tra lavoro e reddito è resa necessaria dalla scomparsa della stabilità nel mondo del lavoro. La disoccupazione e la precarietà del lavoro sono in gran parte il risultato di una dinamica di razionalizzazione e automatizzazione che rende l'obiettivo del ritorno alla piena occupazione obsoleto - quantomeno alle condizioni che abbiamo conosciuto nei 50 anni successivi al secondo dopoguerra. La flessibilità organizzativa delle imprese moderne comporta attualmente una crescente instabilità del lavoro dipendente. In Svizzera, grazie all'elevata competitività internazionale del paese, il tasso di disoccupazione e la quota di contratti precari restano relativamente limitati. Tuttavia, sarebbe illusorio considerare la Svizzera come un'isola separata dal resto del mondo.

A queste condizioni, chi continuerà a lavorare?
Nella maggior parte dei casi, la fruizione del Reddito di Base non incoraggerà le persone a lasciare il proprio impiego, soprattutto perché l'importo non basterebbe a coprire tutti i loro desideri di consumo.
Ricordiamo che l'importo del RdB proposto è di soli CHF 2'500 al mese. Il salario minimo richiesto dai sindacati è di CHF 4'000. Il salario medio è di CHF 6'000.-.
D'altra parte, sono molti i lavori utili e necessari che contribuiscono alla produzione di ricchezza e che non sono remunerati: famiglia, volontariato, associazioni, ecc.
Lungi dall'incoraggiare all'ozio, il Reddito di Base permetterà a ciascuno, nella misura delle proprie capacità e del proprio desiderio, di impegnarsi in modo sereno, libero e responsabile in attività lavorative essenziali per l’interesse generale, che però gli impieghi tradizionali tendenzialmente trascurano. Il lavoro è sempre d'attualità ed il suo compito enorme. È più che mai necessario che ognuno possa impegnarsi: a prendersi cura di se stesso, dei propri genitori, dei propri figli e della propria famiglia; a lavorare per il bene pubblico comune (la conoscenza, le arti, la cultura, il software, ecc); e infine a lavorare per sviluppare e applicare a tutti i livelli i mezzi che permetteranno di lasciare in eredità alle generazioni future un pianeta vivibile.
Il reddito di base, inoltre, modifica le condizioni di chi attualmente beneficiano di prestazioni sociali basate su criteri di reddito o di pensioni di invalidità. Il reddito di base è in effetti cumulabile con la remunerazione da attività lavorativa, che così preserva la propria attrattiva finanziaria. Il ritorno al lavoro retribuito non è penalizzato dal rischio di perdere alcuna prestazione sociale.

Per quale stipendio?
Il Reddito di Base cambia la natura del mercato del lavoro. Per la prima volta nella storia economica e sociale, lo stipendio versato dal datore di lavoro non deve più coprire le necessità primarie del lavoratore, dal momento che questo compito viene assolto dal Reddito di Base . Allo stesso modo, fornendo una base d'indipendenza economica, consente agli aspiranti dipendenti di recuperare la libertà contrattuale e rende così quello del lavoro un vero e proprio mercato.
È soprattutto per i salari più modesti che il Reddito di Base rinforza la posizione dei candidati nella fase di negoziazione dello stipendio, poiché questi avranno la possibilità di rifiutare un'offerta ritenuta insufficiente (il che si tradurrà in una rivalutazione dei suddetti posti di lavoro). Per l'azienda, l'introduzione del Reddito di Base Incondizionato non comporta cambiamenti: a seconda dei modelli di finanziamento presi in considerazione, la massa salariale resterà grosso modo invariata (in questo caso il contributo alla cassa del Reddito di Base sarà prelevato direttamente ed unicamente dai salari), oppure, se è l'impresa in quanto tale ad essere tassata, la diminuzione relativa della massa salariale in senso stretto (i salari netti) sarà compensata dal contributo dell'impresa al finanziamento del Reddito di Base.
Quali che siano i casi, l'ammontare del reddito complessivo del dipendente non cambia (salvo nel caso indicato sopra). Infine, in una certa misura, la nuova libertà contrattuale del dipendente legittima quella del datore di lavoro; a quest'ultimo infatti consente di meglio adattare i propri bisogni di forza lavoro secondo l'andamento dell'attività imprenditoriale.

Il valore etico del lavoro
Sarebbe sbagliato limitare il valore del lavoro a quello di puro mercato, come accade sempre più spesso. Dopo la scomparsa dei lavori ripetitivi e noiosi svolti in ambienti austeri, ora le forze che tendono a distruggere il senso umano e creativo del lavoro sono la pressione, lo stress e le costanti minacce. Al contrario, il Reddito di Base ripristina il valore etico del lavoro, sia nei confronti della società che con sé stessi.
D'altra parte, la pigrizia non risiede nel genoma umano: è soltanto una reazione al lavoro forzato. Donare la possibilità ai lavoratori di rifiutare le proposte di lavoro è una forma di responsabilizzazione. Si abbandona il pretesto della necessità. Senza libertà non c'è una vera etica del lavoro.

Un diritto fondamentale
Il Reddito di Base non è una forma di assistenza, ma un diritto umano. Per questo è corrisposto a tutti, indipendentemente dalla necessità particolari di ogni individuo.
Contrariamente alle forme di sussidio, il Reddito di Base non è “stigmatizzante” perché è concesso a tutti. Riconosce il valore della partecipazione sociale di ciascuno ed elimina l'idea del lavoro retribuito come criterio secondo cui chi non ha un posto di lavoro sarebbe meno importante degli altri. Il Reddito di Base rimuove quindi la pressione che grava su disoccupati, gli "assistiti", e su tutti coloro che un giorno potrebbe diventarlo.

Finanziamento
A parte gli “effetti dinamici”, difficili da stimare, dal punto di vista economico il Reddito di Base Incondizionato è un gioco a somma zero: il valore aggiunto del paese non cambia di un solo franco, mentre la distribuzione cambia in maniera significativa. Prima di essere distribuita sotto forma di salari e rendite di capitale, parte della ricchezza prodotta va a tutta la popolazione residente sotto forma di Reddito di Base Incondizionato.
Per il dipendente, il reddito complessivo non cambia in modo significativo, ma si compone ora di un salario diretto e del Reddito di Base. Per l'azienda, i costi non aumentano: se da un lato pagano meno salari netti, dall'altro pagano un importo approssimativamente equivalente alla cassa del Reddito di Base. Il nodo che resta da sciogliere riguarda il canale attraverso il quale l'operazione viene eseguita.
Se prendiamo per esempio come base di calcolo per un Reddito di Base la cifra di 2'500 al mese per un adulto e 625 al mese (un quarto) per un minorenne, il costo complessivo è pari a circa 200 miliardi all'anno, ossia un terzo del Prodotto Interno Lordo (il P.I.L. nel 2011 è stato di circa 600 miliardi di franchi svizzeri). Ma come vedremo in seguito, solo una piccola parte di questa somma resta da finanziare, dal momento che la gran parte di essa è semplicemente riallocata senza oneri aggiuntivi per lo Stato.

Bisogna distinguere tre fonti di finanziamento:
Le prime due sono semplicemente un trasferimento di costi, mentre l'ultima richiede nuove fonti. La principale fonte di finanziamento è il trasferimento dei costi assicurativi e dell'insieme di prestazioni sociali, agevolazioni ed altri sussidi che il Reddito di Base renderà inutili. A seconda dei punti di vista, l'importo di questo trasferimento si situa intorno ai 60 miliardi. La seconda fonte di finanziamento, stimata attorno ai 110 miliardi, è il trasferimento della quota del reddito da lavoro sostituito dal RBI. Tale importo sarà finanziato dalle imprese, e corrisponderà grossomodo alla quota salariale che queste che non dovranno più versare ai dipendenti, i quali, a loro volta, la riceveranno sotto forma di RBI. Infine, la terza fonte di finanziamento è la differenza tra il costo totale del RBI e la cifra già disponibile (il totale dei trasferimenti di cui sopra) ovverosia 200 miliardi - 60 miliardi - 110 miliardi = 30 miliardi. Tale somma rappresenta approssimativamente lo sforzo reale per finanziare il RBI, che corrisponde all'aumento reale del reddito per una parte della popolazione.
Anche se l'equazione è stata posta in maniera un po' semplificata, dobbiamo in buona sostanza renderci conto che i vari canali di finanziamento sono interdipendenti. Qualunque sia il meccanismo specifico che verrà scelto, il finanziamento sarà basato su un nuovo principio di distribuzione del valore creato dalle attività economiche. Che non sarà più diviso in due parti, ma in tre: i salari, i profitti e il RBI.
Il finanziamento renderà necessario un adeguamento della sistema fiscale per il quale diversi canali ora sono attualmente già in discussione. Nel nostro libro Il Finanziamento del Reddito di Base Incondizionato(FR/DE), vengono prospettate tre soluzioni: la compensazione salariale (addebito diretto sullo stipendio), l'IVA (che potrebbe ripercuotersi in parte sui prezzi dei beni di consumo), e infine l'IVA accompagnata da una revisione dell'imposta federale diretta (FDT) per correggere la graduale diminuzione dell'effetto indiretto delle imposte sul reddito. Un'ulteriore soluzione sarebbe quella di prendere la parte del RBI direttamente sul “valore aggiunto netto” (VAN) delle imprese, ossia il valore calcolato dopo l'ammortamento degli investimenti, dell'IVA e delle eventuali tasse di importazione. In questo caso, non vi sarebbe alcun impatto sui prezzi. Molto probabilmente, la soluzione finale sarà un insieme di queste diverse possibilità.
In sintesi, non è necessario finanziare il costo totale del RBI, perché si tratta in gran parte dello stesso denaro pubblico speso in modo diverso. Per la maggior parte dei dipendenti, il reddito complessivo non cambia in modo significativo, componendosi quindi di un salario diretto e del Reddito di Base Incondizionato. Solo le persone il cui reddito complessivo aumenta grazie al RBI (le famiglie e le persone che esercitano poca o nessuna attività di lucro) genereranno dei costi supplementari. Siamo in grado di stimare questi costi a circa 30 miliardi l'anno. Per le imprese, infine, i costi operativi dovrebbero essere sostanzialmente gli stessi.

Troppo Stato?
Secondo la soluzione presa in considerazione, il finanziamento del Reddito di Base può passare attraverso un prelievo obbligatorio sulla creazione di valore economico, oppure appoggiarsi sulle imposte dirette o indirette. Ma in ogni caso, bisogna distinguere il finanziamento del Reddito di Base dall'azione dello Stato. Anche facendo ricorso alle imposte, nel caso del Reddito di Base la pressione fiscale non apporta alcun beneficio all'amministrazione pubblica o ad una qualsiasi politica interventista. Si tratta di denaro che si trasferisce dalla economia privata all’economia privata attraverso la soddisfazione dei bisogni fondamentali della popolazione; lo Stato svolge solo un ruolo di fiduciario, mentre la libertà individuale, come viene esercitata in un'economia di mercato, rimane intatta. Estendendo la libertà contrattuale ai lavoratori su di un mercato del lavoro finalmente degno del questo nome, il Reddito di Base muove chiaramente nella direzione della libertà individuale.

D'altra parte il Reddito di Base permetterà sicuramente di ridurre il peso e il costo della burocrazia sociale restituendo nel contempo al lavoro sociale tutta la sua dimensione di sostegno ed assistenza. Infine, da un punto di vista prettamente politico, riducendo l'influenza dello Stato sulla vita privata dei cittadini, in particolar modo su coloro che vivono in condizioni modeste, il Reddito di Base contribuirà allo sviluppo della democrazia e della libertà individuale.

foto dal sito citato - la presentazione della proposta

lunedì 18 aprile 2016

vince la trivella


Ecco il saluto de Presidente del Consiglio: “Credo che abbiano vinto gli ingegneri, gli impiegati e gli operai che hanno mantenuto il lavoro, ha vinto chi lavora nelle piattaforme".

Il mar Mediterraneo resterà a rischio, resterà a rischio il lavoro di tutti quelli che lavorano sulla sua ricchezza naturale come pescatori e come operatori del turismo; centinaia di migliaia di lavoratori resteranno a rischio;   una marea nera causata da un incidente sarà sempre possibile,  c’è solo da sperare che non accada.

giovedì 14 aprile 2016

Il mare è nutrimento e lavoro – Il 17 Aprile vota Sì

Ci hanno detto che votando Sì, si mettono in difficoltà i lavoratori che operano sulle piattaforme.
Ebbene non è così.
Con il Sì, si vuole eliminare la concessione automatica e fatta in eterno dal Governo Renzi alle società petrolifere.
Gli impianti di estrazione esistenti potranno rimanere a lavorare fino alla prevista scadenza del contratto.
Ogni contratto deve avere una sua scadenza, è un principo che esiste per tutti contratti, e se il Governo vuole potrà rinnovarlo dopo un’attenta verifica e valutazione della sicurezza degli impianti e non al buio come prevede la norma che si vuole abrogare con il referendum.
A questi due link una più dettagliata informazione sul quesito referendario
Il mare non può essere zona franca dei petrolieri, il mare è una grande riserva naturale e nutrizionale, il mare dà lavoro ai pescatori, il mare pulito incrementa tutto il settore turistico che dà lavoro a milioni di addetti. Un disastro petrolifero sul mare può provocare una catastrofe per centinaia di migliaia di lavoratori.
Ecco cosa accadde nel golfo del Messico
Ecco cosa è accaduto un mese fa nelle coste della Tunisia
Occorre votare Sì proprio per preservare il lavoro di tutti quelli che lavorano sulla ricchezza naturale del mare e per preservarlo come grande fonte economica di ricchezza.
Il voto attualmente riguarda 12 chilometri dalla costa, ma la vittoria del Sì potrà essere un primo monito dato all’Europa e a tutte le nazioni che si affacciano sul Mediterraneo, per la tutela del MARE DI TUTTI,  IL MEDITERRANEO. Il Mediterraneo si dovrà liberare di tutte le trivelle vicine e lontane e anche degli oleodotti e petroliere che lo attraversano. L’era del petrolio deve essere archiviata dalla storia per inziare la nuova era delle energie rinnovabili, capaci di dare molto più lavoro e capaci di preservare l’enorme ricchezza del mare.
Francesco Zaffuto

immagine - pescatori sulla riva del mare - Giovanni Rovero

sabato 2 aprile 2016

Ci risiamo, febbraio aumenta la disoccupazione

A febbraio 2016 la disoccupazione torna a salire (+0,1%) e calano gli occupati (-97mila posti). A pesare è la fine dell’effetto degli sgravi fiscali per le assunzioni a tempo indeterminato previsti dalla legge di stabilità del 2015.
Il dato di febbraio contrasta con i dati positivi riassuntivi annuali, ma i dati riassuntivi annuali misuravano l’effetto di un anno di applicazione degli incentivi.
Ora non si tratta di essere “gufi” o di essere ottimisti, sì tratta di registrare che gli effetti del job act non ci stanno e non potevano esserci.
L’occupazione nel 2015  non è aumentata per la cancellazione dell’art. 18; l’occupazione è aumentata nel 2015 (per quel poco)  perché una parte del costo del lavoro è stata caricata sull’intera collettività e ne hanno beneficiato alcuni imprenditori; appena finiscono i benefici fiscali il tutto tende a ritornare come prima. L’aver cancellato l’articolo 18 ha solo avvantaggiato un po’ d’imprenditori che volevano avere le mani libere nella gestione del personale.
Non si può neanche pensare di continuare con i benefici per l’assunzioni e far pagare alla collettività una parte del costo del lavoro.
Allora??
Allora, bisogna avere il coraggio di guardare alla realtà:
le aziende producono beni, e se per quei beni non c’è domanda la produzione e l’occupazione vanno in crisi. Solo se si potenzia la domanda c’è qualche speranza di uscire dalla crisi e non parlando a vanvera di crescita. Se si produce di più senza vendere c’è solo aumento della crisi o un suo perdurare all’infinito nel tempo.
Occorre avere il coraggio di fare arrivare denaro a chi non lo ha, occorre una migliore redistribuzione della ricchezza. Se continuano ad aumentare i ricchi, ci sarà solo un lieve aumento di consumo di beni di lusso e per il resto ci sarà tesaurizzazione ed aumento del capitale finanziario con tutti i suoi aspetti negativi. Se vengono sostenuti con denaro i ceti più deboli la domanda investe la generalità dei beni stessi e la parte tesaurizzata di denaro diminuisce. L’aumento della domanda riesce ad avere un effetto benefico su  produzione ed occupazione.
 Occorre dare atto che il Governo Renzi, una prima e immediata misura la fece verso l’incremento della domanda, con i cosiddetti 80 euro. Eppure quella misura non si tradusse in un aumento immediato della domanda.  Con la paura della crisi anche i ceti poco abbienti hanno teso a tesaurizzare o a rimandare prudenzialmente i consumi.
 La massa di denaro che fu investito per gli 80 euro se fosse stata investita per iniziare ad affrontare la misura del reddito minimo garantito, avrebbe avuto sicuramente un effetto più immediato sulla domanda e per due motivi:
-    1     il denaro arrivava a chi aveva necessità immediate di beni,
-      2   diminuiva un poco la paura della disoccupazione come catastrofe totale.
Il secondo motivo citato poteva avere il riflesso d’innestare quel minimo di ottimismo di base necessario, per fare riprendere la domanda di quelle famiglie che hanno tranciato i consumi per paura della disoccupazione dei figli.
 Può sembrare un paradosso, ma  una misura come il reddito minimo garantito ha effetti positivi sulla domanda.

Francesco Zaffuto